Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Baldr    29/07/2015    1 recensioni
Odino ha scelto Thor e Loki non si dà pace. Il dio degli inganni cerca di sedare il proprio livore soddisfacendo i propri desideri, anche i più perversi, ma questo comportamento lo esporrà a un subdolo ricatto al quale suo malgrado si piegherà.
Quando sarà Thor a essere vittima degli eventi e il trono di Asgard sarà in pericolo, Loki verrà inviato assieme a Sif su Midgard alla ricerca degli ultimi discendenti dell'ormai estinto popolo dei giganti della terra.
Loki cercherà quindi i propri figli e chiederà aiuto a Hela per poter aiutare il proprio fratello. Sarà lei a porlo di fronte a un compito nel quale Loki si cimenterà per poter salvare Thor e Asgard.
Sarà proprio questa ricerca spasmodica della salvezza a condurre il dio degli inganni lungo una via senza ritorno, che alimenterà il gelido inverno giunto nella sua anima.
ATTENZIONE: l'incest è solo accennato
Seguito di Nel passato.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kamar







L'intreccio di intrighi

 

Sdraiato sul letto sfatto, Loki osservava il soffitto polveroso della stanza del bordello. Doveva riconoscere che, in quei tre mesi, si erano dati decisamente da fare per ripulirla e renderla accettabile ai suoi occhi. Era il loro cliente preferito e lo trattavano con ogni riguardo.

Quando sfuggiva alla noia di palazzo, si recava lì, camuffandosi magicamente. Capitava almeno una volta ogni fase lunare e quasi ogni notte sperimentava qualcosa di nuovo. Uomini o donne, non aveva preferenze, aveva imparato che i piaceri della carne rimanevano tali anche con partner del medesimo sesso e non comprendeva l’ostilità che certe pratiche riscontrassero nella morale comune. Aveva scacciato i propri amanti ed era rimasto solo, come dopo ogni amplesso, perso nei propri pensieri. Troppe volte l’idea che Odino avesse sbagliato a valutare quel giorno su Alfheim lo sfiorava.

Frigga aveva ragione, le persone cambiano con il tempo e le esperienze, ma Asgard non poteva permettersi di affidarsi a un re irresponsabile. Thor era altruista e coraggioso ma non aveva senno, era un fatto così evidente, che Loki non capiva il motivo della scelta di Padretutto.

All’inizio, il cadetto aveva pensato che Odino avrebbe preso in mano l’educazione di Thor, correggendo tutti i suoi sbagli, ma era trascorsa una luna e ancora nulla era cambiato.

Lui stesso aveva provato a far aprire gli occhi al fratello, ma tutto era stato vano. Thor era pieno di boria e la consapevolezza di essere destinato al trono, aveva alimentato quel lato del suo carattere.
Loki iniziava a vedere con disagio il giorno in cui Thor avrebbe preso il posto di Odino, temeva per le sorti di Asgard. Una volta re, l’ego del fratello sarebbe stato completamente fuori controllo e Thor non avrebbe più ascoltato nessuno, nemmeno lui. Già adesso Loki faticava a far sì che il fratello gli desse retta, dubitava che in futuro avrebbe potuto avere su di lui una grande influenza.

E se il maggiore non lo avesse più seguito, chi avrebbe mitigato il furore a cui spesso cedeva?

Nessuno. Non ci sarebbe riuscito nessuno e sarebbe stata la rovina, sarebbe stata guerra e, al solo pensiero, Loki rivedeva gli eserciti nanici decimare gli einherjar(*) asgardiani.
Il dio degli inganni chiuse gli occhi. Doveva riposare un poco, prima di ritornare a palazzo. Doveva liberarsi di quei pensieri, ma ormai nemmeno le notti di passione riuscivano in quell’intento. Serrò la mascella, quando percepì un lievissimo rumore. Non era suono che un normale orecchio potesse udire, era la vibrazione di uno dei fili della magia, che permeavano l’ambiente naturale e univano ogni cosa del creato, all’albero che tutto aveva generato.
Un usufruitore di magia era vicino, aveva richiamato a sé la trama, per far scattare la serratura della stanza, senza che alcunché risuonasse nella quiete notturna.

Chi sei per essere così pazzo da entrare nelle mie stanze? Un mago che non percepisce il mio potere?
La mente di Loki era protesa verso l’intruso, lo percepiva pur avendo gli occhi chiusi e seguiva il passo leggero che faceva scricchiolare le assi, subito zittite dal sapiente uso del seidr.
Seidr. Sei dunque una donna? O sei forse un uomo che vuol farsi biasimare dagli altri asgardiani?
Loki era tentato di aprire gli occhi e focalizzare quella figura, ma voleva aspettare che si avvicinasse al letto.
La ragazza si fermò accanto al letto, osservando l’uomo, vestito solo coi calzoni, sdraiato su di esso. Indugiò con lo sguardo sui lineamenti del suo viso, prima di sfilare dalla cintura una sottile ampolla. La stappò e si sporse in avanti, appoggiandosi appena contro il materasso e tese  la mano verso la bocca di Loki, per poter rovesciare sulle sue labbra il contenuto della fiala.

La mano di Loki scattò e l’afferrò per il polso, la strattonò tirandola sul letto e lei si ritrovò schiacciata sul materasso, con l’uomo a gravarle sull’addome. Le aveva immobilizzato i polsi sopra la testa con una mano e con l’altra afferrò la fialetta.
Loki l’avvicinò alle nari e ne odorò il contenuto, poi sorrise e si chinò sulla sconosciuta, sussurrandole all’orecchio: «Pensa un po’, ne è rimasta un po’ nell’ampolla...» Avvicinò il contenitore alle labbra di lei, che si irrigidì, cercando di ritrarsi. Lui le lasciò i polsi e le afferrò la testa, costringendola a stare ferma.
«N-no!» protestò lei, cercando di allontanare le labbra dalla mano con la fiala che ormai le premeva sulla bocca.
Loki le tappò il naso e la tenne stretta per lunghi istanti, in cui lei si dibatté con forza. Il bisogno d’aria la costrinse ad aprire la bocca e ad accogliere il fluido che cercava di evitare. Lentamente, la rabbia della giovane si spense e la sconosciuta si acquietò. Loki la lasciò e si sedette sul bordo del letto, passandosi le mani tra i capelli, per allontanarli dal viso. Tenne le iridi, magicamente azzurre, sul volto della giovane, illuminata dalle fiamme morenti del fuoco che scoppiettava stanco nel camino.
Il dio degli inganni le accarezzò il crine, scuro alla debole luce, di una tonalità simile a quella delle fattezze che aveva assunto. Rosso erano quindi i capelli di quella ragazza. Le sfiorò la pelle, liscia come la seta, e disegnò l’ovale di quel volto perfetto, dagli zigomi decisi e gli occhi velati che lo osservavano.
Loki sorrise. «Chi sei?» le chiese, appoggiando la schiena alla testiera del letto.
Le lunghe ciglia della donna ebbero un fremito, prima che lei si umettasse la labbra e rispondesse a quella domanda: «Lorelei.»
Loki cercò di ricordare se lo avesse mai sentito come nome, ma non aveva memorie di esso. «Hai preparato tu la pozione dell’ubbidienza?»
«Sì» rispose con voce piatta.
«Perché volevi somministrarmela?» chiese ancora, tenendo lo sguardo fermo sul suo volto.

«Affinché tu mi seguissi» mormorò lei, senza che alcuna emozione trasparisse dalla sua voce.

Loki sollevò un sopracciglio e poi si sporse verso Lorelei. «Interessante. Sono proprio curioso di sapere il perché.»

10eosd0.jpg

Si erano lasciati i bassifondi alle spalle e Lorelei precedeva Loki, mentre lui la seguiva tenendo alta la lanterna. I loro passi rintoccavano sul selciato curato, mentre costeggiavano le mura che cingevano un grande giardino. E proprio quelle mura varcarono, superando una porticina secondaria della quale Lorelei aveva la chiave.

Il giardino celato all’interno era meraviglioso, ricco di alberi, arbusti, fiori e rampicanti; l’aria  era profumata dalla moltitudine di glicini che si intrecciavano alla struttura del pergolato che sporgeva dal portico che costeggiava l’ampio parco, al centro del quale una fontana zampillava placida.
Lorelei guidò Loki vicino alla vasca, poi guardò in direzione del vicino gazebo, cinto in una gabbia di fiori dalle tonalità viola che ricadevano in grappoli, come un sontuoso drappo.
«Bentornata, sorellina, ben fatto» esordì una voce di donna appartenente a una figura celata dalla vegetazione. Un’ombra abbandonò il gazebo e si avvicinò a Lorelei e Loki. Lui la vide alzare la mano destra e un globo luminoso si accese sul suo palmo, illuminando l’area con una luce fredda, vagamente rosata.

«Sei stata brava, Lorelei» disse ancora la sconosciuta, avvicinandosi a Loki. Era più alta rispetto alla giovane, con una criniera bionda che ricadeva in morbidi boccoli, ricoprendole la schiena lasciata nuda dalla tunica verde pastello che le fasciava il corpo statuario.
Quando si avvicinò, Loki vide il bel sorriso sparire dal viso avvenente e la paura dell’ignoto accendersi nelle iridi di giada.

«Cosa?» ringhiò, tramutando il globo di luce in un proiettile di energia mistica, che attraverso il corpo dell’illusione del principe cadetto, che si dissolse nel nulla.
La donna serrò i denti allarmata, mentre gli occhi saettavano per il cortile. «Stupida Lorelei, ti sei fatta ing...» Si immobilizzò, quando avvertì il piatto della lama gelida, posarsi sul collo.
La sconosciuta deglutì e spostò lo sguardo sulla figura apparsa dal nulla al suo fianco e sorrise. «Avevo percepito la potenza della magia in te, straniero. Ti assicuro che non è mia intenzione nuocerti» mormorò tesa, per poi sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.
Quel sorriso diede un qualcosa di familiare al suo viso e improvvisamente la mente di Loki si tuffò nei ricordi dell’infanzia.
Il principe rammentò una festa del raccolto, quando ancora aveva appena quattordici anni, di come quel giorno il suo fisico gli avesse permesso di seguire la famiglia a quell’appuntamento di gioia. Era rimasto incantato davanti a una bancarella dove piccole riproduzioni dei soldati degli eserciti dei nove regni facevano bella mostra di sé. Ne aveva adocchiata una e aveva pregato Frigga di prendergliela, poiché voleva regalarla a Thor. La madre lo aveva accontentato e lui, con il suo piccolo regalo stretto tra le dita, aveva cercato il fratello con lo sguardo, scorgendolo mentre si allontanava. Lo aveva seguito, correndo nel vicolo dove il maggiore si era inoltrato e, con il fiatone, lo aveva sorpreso per la prima volta alle prese con una ragazza.

Thor, colto in fallo, gliel’aveva presentata e poi, nelle settimane successive, lo aveva sfruttato per potersi incontrare di nascosto con la bionda per la quale aveva perso la testa. E un giorno non la vide più, Thor gli disse che lei era partita per i territori del sud.
«Amora...» disse, allontanandosi.
Lei aggrottò la fronte, poi la sua risata argentina, si unì al gorgogliare della fontana. «Dopo tutti questi anni mi avete riconosciuto? Complimenti, principe Loki.»
Lui continuò a sorridere, sebbene il vedersi scoperto così lo indispettiva. Riprese il suo vero aspetto e iniziò a camminare attorno alla fontana, piegandosi per sfiorare con le dita l’acqua fresca. «Ammirevole. Credevo di essermi camuffato bene.»
Amora si avvicinò alla vasca e vi si sedette, per poi rivolgersi alla sorella: «Lorelei, porta del vino per il nostro principe.» Lorelei si allontanò a passo svelto e Amora riportò lo sguardo su Loki.

«Un trucco impeccabile, mio signore, sono giunta alla vostra identità solo dopo alcune indagini. Una sera, mentre ero per strada, ho percepito il vibrare del seidr e mi sono accorta che preveniva dalla vostra figura e mi ci sono voluti alcuni minuti per capire che avevate mutato il vostro aspetto. Siete veramente abile nell’uso del seidr ed è sorprendente considerato il fatto che...»
«Sono un uomo?» domandò Loki, fissandola gelidamente, prima di sorridere. «Dimmi, Amora, qual è il tuo piano? Immagino tu non abbia mandato tua sorella a cercare di drogarmi, senza averne uno.»
Lei sorrise, passandosi le lunghe dita sottili, nei capelli lucenti come le stelle che brillavano in quella notte di fine estate. «Forse non crederete alle mie parole, ma il mio unico desiderio e confrontarmi con voi.»

Loki si accomodò al suo fianco, senza distogliere lo sguardo dal suo volto. «Hai proprio ragione: non ti credo.»
Amora arricciò le labbra, con espressione divertita. «Mio principe, comprendo la vostra diffidenza visto il modo in cui vi ho fatto condurre qua, ma se mi fossi palesata apertamente, la vostra reputazione ne avrebbe risentito» spiegò con voce melliflua. «Quello che più agogno, è la possibilità di condividere con voi la conoscenza, scambiarci alcuni nostri segreti per migliorare le nostre abilità e difendere le nostre macchie» aggiunse, posando una mano sul petto di Loki, risalendo verso il suo collo.
Lui l’afferrò con uno scatto, senza distogliere lo sguardo da quello di Amora. «È forse una velata minaccia la tua?»
Lei sostenne gli smeraldi che sembravano volerne sondare l’anima e continuò a sorridere. «Mio principe, sono fedele ad Asgard e sono pronta a dimostrare la mia lealtà alla famiglia reale, anche testimoniando il falso. Sappiamo tutti come nessuno possa scampare al vigile guardiano che sorveglia il Bifrost. Prima o poi Heimdall si accorgerà del tuo trucco e allora la tua reputazione verrà ridotta in minuscoli brandelli che verranno trasportati dal vento in ogni angolo di Asaheim. E a quel punto tutti sapranno e tutti ti additeranno. Ma se una donna garantisse per te… in cambio di reciproci favori...»
Loki si alzò con un movimento fluido. «Ho capito» disse, congiungendo le mani dietro la schiena e camminando con aria pensierosa, dedicando vaghe occhiate al giardino che li accoglieva. La sua attenzione si spostò su Lorelei, di ritorno con un vassoio, una caraffa d’argento e calici d’oro. Il principe ne riempì due con il liquido scarlatto dall’aroma deciso e si avvicinò ad Amora, offrendogliene uno.
«Ciascuno di noi, sarà quindi il maestro dell’altro e il garante in caso di difficoltà. Ho inteso correttamente?»
Amora si alzò in piedi, dopo aver accolto la coppa e brindò, facendo tintinnare il metallo. «Esattamente, Loki.» Sotto lo sguardo del principe, bevve per prima imitata poi dall’uomo.
Loki appoggiò il bicchiere sul vassoio e passò le dita sulle labbra. «Bene. Inizieremo domani. Troviamoci nella radura degli abeti dopo il mezzodì.»
«Non sarebbe forse più indicato un luogo più...» si azzardò a dire Amora, ma lui la interruppe.
«Domani, alla radura degli abeti» ripeté, fissandola duramente.
Amora abbassò lo sguardo e fece un’educata riverenza. «Come desideri.»

10eosd0.jpg

Loki aveva lasciato che i mesi trascorressero, illudendo Amora di avere la situazione in pugno. Le aveva fatto credere di aver ceduto ai suoi incanti e ai suoi filtri che annichilivano la volontà e di essere folle d’amore per lei. E a quel punto lei aveva pian piano mostrato il suo vero interesse: il trono. L’incantatrice si era avvicinata a Thor con discrezione e lo aveva irretito, finendo nuovamente tra le possenti braccia del primogenito di Odino, dimenticandosi di Loki, che aveva ripreso i suoi studi, decisamente più proficui che le scarne informazioni che Amora gli aveva concesso. Ma era normale aspettarselo: nessun incantatore rivelava mai i propri segreti, non tutti almeno.
Seduto su una delle panchine nei pressi della fontana che rappresentava la tregua con Jotunheim, all’interno del parco più imponente della capitale, Loki controllava i propri appunti, segnando su un taccuino appoggiato accanto a sé eventuali note. Udì il rumore dei passi sulla ghiaia del vialetto farsi sempre più vicino e, con suo profondo disappunto che non palesò in alcun modo, si fermarono proprio di fronte a lui.
«Loki.»
Lui sollevò le iridi su Fandral, che gli aveva rivolto la parola, poi spostò lo sguardo su Volstagg, alla destra dello spadaccino e su Hogun, alla sinistra. Chiuse il taccuino di appunti, anche se dubitava che quei tre potessere capire di cosa trattassero le scritte vergate con grafia ordinata e sottile, poi sorrise loro. «Amici, posso aiutarvi in qualche modo?»
I tre si scambiarono un’occhiata, poi Fandral si lisciò i baffi biondi e parlò: «Dovresti far qualcosa per la tua donna.»
Loki inarcò un sopracciglio, assumendo un’espressione perplessa. «La mia… cosa?»
Volstagg sbuffò, gonfiando le guance paffute. «Quell’Amora!, insomma, si comporta in maniera inopportuna.»
«Credo di non afferrare il senso di questo discorso» commentò Loki, interiormente divertito.
«Oh, Loki, vedi di riportarla al tuo ovile!» sbottò Fandral, iniziando a perdere la pazienza.
Loki sorrise. «Amici, perdonate, quale correlazione ci sarebbe tra Amora e un ovile? Ella non è una pecora...»
«Ma tu invece sei becco!» insinuò Volstagg.
Loki rise. «Ancora questa storia… Se a voi non piace l’elmo della mia armatura...»
«Mio principe» esordì Hogun, «quello che cercano di dirti, in maniera poco educata, è che la dama che è spesso stata vista con te in atteggiamenti intimi, sembra si sia avvicinata molto a tuo fratello.»
«Anche troppo» aggiunse Volstagg, tamburellando con le dita sulla stoffa della casacca, tesa sull’addome.
Loki si alzò e mise una mano sulla spalla di Hogun. «In realtà ho inteso perfettamente, mio pacato amico, ma non vedo il motivo per cui dovrei preoccuparmi.»
«Ma come!?» si intromise Fandral. «Non la frequentavi, forse?»
Lui gli sorrise.«Esatto. Hai anche utilizzato il corretto tempo verbale. Frequentavo. La fiamma scaturita dalla comune passione per le arti arcane, si è spenta e Amora, per quanto avvenente, non solletica più il mio intelletto. Per tanto, non ho alcun diritto per intromettermi nei suoi nuovi interessi.»
La delusione comparve sul volto dei tre guerrieri e qualche imprecazione sommessa sfuggì alle labbra di Volstagg.
«Capito» replicò Hogun. «Grazie.» I tre guerrieri si allontanarono e Loki rimase di nuovo solo.
Il dio degli inganni sorrise, raccolse i propri appunti e li fece scomparire magicamente, poi si incamminò verso una delle uscite del parco. Era intimamente soddisfatto. Se anche Amora avesse minacciato di ricattarlo per averlo sorpreso a frequentare luoghi non idonei a un virile principe di Asgard, le sue parole non sarebbero state credute, soprattutto dopo quella volta che si era fatto sorprendere da una guardia, all’interno dei giardini di palazzo in atteggiamenti inequivocabili, proprio con la stessa Amora. In realtà, era stato lui stesso a esortare il capitano degli einherjar a controllare meglio l’interno delle mura, poiché gli era sembrato di vedere persone sospette aggirarsi nel parco. Aveva orchestrato tutto, ritorcendo contro Amora il suo ricatto. Quell’evento, abbastanza ravvicinato alla seduzione operata dall’incantatrice nei confronti di Thor, aveva segnato la fine di quell’insulsa relazione.

Ormai prossimo ai cancelli, Loki percepì una presenza, celata dietro uno degli stipiti di granito. Istintivamente, avvicinò la mano all’impugnatura del pugnale, pronto a estrarlo all’occorrenza. Quando oltrepassò l’ingresso, ai piedi vicino alla parete intravide una figura. Era evidente non stesse facendo nulla per nascondersi e, quindi, finse di accorgersi di lei e la fissò.
Sif gli sorrise, rivolgendogli un cenno del capo come saluto.
Lui sorrise per educazione e l’apostrofò con un: «Buongiorno, Lady Sif», prima di proseguire.
La guerriera lo seguì e gli si affiancò in silenzio.
Non si rivolsero la parola per più di cinque minuti e Loki, per quanto infastidito dalla presenza della donna, rimase apparentemente calmo, salutando le persone che incrociava lungo la via.

«Pensi di darmi attenzione?» esordì Sif, sconfitta da quel silenzioso gioco fatto di ostinazione.

Lui la fissò negli occhi chiari e sorrise. «Perdonami. Non mi ero accorto che mi seguivi» spiegò con un sorriso che lei ricambiò.
«Bugiardo» commentò Sif, scuotendo il capo. «Hai parlato con tuo fratello di recente?» chiese poi.

«Sono molto impegnato con lo studio e immagino che Thor lo sia con gli allenamenti» ribatté tranquillo.
«Sono tre giorni che Thor non si presenta all’arena» lo informò Sif e quelle parole fecero volgere su di lei lo sguardo di Loki.
La perplessità sul volto del dio durò un solo istante e fu presto soppiantata da un sorriso tranquillo. «Siano ringraziate le Norne. Forse mio fratello ha deciso di seguire il programma di Padretutto e iniziare un’attenta e severa preparazione in vista del ruolo che lo attende.»
Sif sorrise e scosse la testa. «Sicuramente sarà così. Ma, in nome di Asgard, parla con tuo fratello. Quando lo avrai fatto, mi troverai al palazzo di Heimdall.» Si fermò sul ciglio della strada e l’attraverso, lasciando solo Loki, il quale riprese a camminare.
Qual era lo scopo di quella chiacchierata? Dove voleva arrivare Sif?
Disturbato dalle parole della guerriera, Loki fermò una guardia, afferrandola per il braccio. «Hai visto mio fratello?» chiese altero.
«Era nella sala degli strateghi, mio principe, quando vi son passato innanzi per la ronda.»
Loki annuì e si incamminò verso la stanza indicatagli. Un sorriso gli comparve sulle labbra, rassicurato. Se Thor era là, significava che le insinuazioni di Sif non riguardavano i problemi millantati dagli altri tre guerrieri. Eppure, si rese conto lui stesso, che il sorriso che increspava le sue labbra era finto, nervoso.
Raggiunto l’ampio salone dove il Consiglio di Guerra si riuniva durante gli sforzi bellici, Loki vide Thor chino sul tavolo delle mappe.
«Fratello» esordì, avvicinandosi a lui, «qualcosa minaccia la pace dei nove regni?»

Thor rimase con lo sguardo assorto sulle piante topografiche che ingombravano il tavolo. «Voglio attaccare Alfheim» disse, alzando lo sguardo su Loki. Sorrise raggiante e gli mise le mani sulle spalle. «E tu mi aiuterai!»
Loki aggrottò la fronte. «Ad attaccare gli elfi della luce? Perché?»
«Per l’infame prova a cui ci hanno sottoposto. Tu dovresti voler la loro disfatta più di me, visto che per colpa del loro inganno hai mancato l’obiettivo» rispose Thor risoluto.
Un campanello d’allarme suonò nella mente del dio degli inganni, che sorrise. «È vero, ma dichiarare guerra ad Alfheim, perdere un prezioso alleato… Padre non lo permetterebbe mai...»
Thor scosse il capo. «Hai equivocato. Il mio desiderio è recuperare un oggetto che lady Amora ha perduto in un suo viaggio ad Alfheim» spiegò.

Loki rimase impassibile, mentre nella sua mente i campanelli si erano tramutati in fanfare. «E cosa mai potrebbe essere così importante, da rischiare l’antica alleanza con gli elfi?»
«Andvaranautr(*)» rispose il fratello. «È un cimelio di famiglia che Amora ha perduto e io sono fermamente intenzionato a renderglielo.»
«Thor, quell’anello è proprietà degli elfi da molto, molto tempo. Da prima che Amora nascesse. Dubito che ella abbia potuto perderlo» fece notare Loki.
«Sciocchezze! Stai forse mettendo in dubbio le parole di una dama?»
Loki vide una rabbia flebile accendersi nelle iridi celesti del fratello e arricciò le labbra. «No di certo. È evidente che mi sia sbagliato. Prima di decidere se aiutarti o meno, permettimi di sistemare alcune cose, poi valuterò la tua richiesta.»
Thor sorrise e gli diede una pacca poderosa sulla spalla. «Allora vai, non farmi attendere troppo!»
Loki sorrise e si congedò, lasciando a passo svelto la sala. Non appena fu nel corridoio, l’espressione si fece glaciale.
A che gioco stai giocando, Amora?, si domandò, affrettandosi verso il palazzo di Heimdall. Doveva vedere lady Sif e sapeva che non gli sarebbe piaciuto.


 
(*)Gli einherjar sono i caduti in guerra che vengono accolti nel Valhalla, secondo il mito. Nel movieverse credo siano semplicemente i soldati di Asgard.
Nel mito norreno, Andvaranautr è un portentoso anello in grado di produrre oro, ma che fu maledetto da chi lo creò, destinando i possessori alla distruzione.

Per chi fosse interessato può leggere anche Nel Passato.

Grazie a tutti i lettori.
Se la storia vi piace, per cortesia, mettetela nei preferiti/seguiti/ricordati per darle visibilità.

Se trovate errori, orrori o semplicemente volete farmi sapere la vostra opinione, mandatemi un pm o potete lasciare una recensione: non mordo!
Daniela

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Baldr