Anime & Manga > Rocky Joe
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Autore: innominetuo    09/08/2015    12 recensioni
Joe Yabuki ritorna sui suoi passi, dopo un anno di dolore e di rimpianto. La morte di Tooru Rikishi lo ha segnato profondamente. Ma il ring lo sta aspettando ormai da tempo.
E non solo il ring.
…Se le cose fossero andate in un modo un po’ diverso, rispetto alla versione ufficiale?
Storia di pugilato, di amore, di onore: può essere letta e compresa anche se non si conosce il fandom e quindi considerata alla stregua di un'originale.
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Questi personaggi non mi appartengono: dichiaro di aver redatto la seguente long fic nel rispetto dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, senza scopo di lucro alcuno, in onore ad Asao Takamori ed a Tetsuya Chiba.
Si dichiara che tutte le immagini quivi presenti sono mero frutto di ricerca su Google e che quindi non debba intendersi il compimento di nessuna violazione del copyright.
Si dichiara, altresì, che qualsivoglia riferimento a nomi/cognomi, fatti e luoghi, laddove corrispondenti a realtà, sono puro frutto del Caso.
LCS innominetuo
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bianche Ceneri'
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Los Angeles. Hotel dello Sheraton Plaza, ore 15.00, nella Conference Hall.


“E così, Lei vorrebbe farmi conoscere questo vostro pugile talentuoso, Señorita Yoko?” dichiarò con voce bassa e vibrante, in cui risuonava un timbro caldo e coinvolgente, cosa accentuata dall’accento spagnolo.

Con gesto fluido ed elegante, più da tanguero che da pugile, il giovane posò il mug del caffè americano appena bevuto sul tavolino per alzarsi in piedi in tutta la sua statura. Egli era di certo uno degli uomini occidentali più belli che Yoko avesse mai visto in vita sua. Meno massiccio del biondo Harry, che in luogo del caffè aveva preferito un goccio di whiskey, il venezuelano era snello, longilineo e scattante, come una belva pronta all’attacco. La carnagione bronzea era rischiarata dal sorriso stupendo e dai magnetici occhi di un intenso verde cinabro. Quello che ora, con gesto galante, preparava con mani esperte un cocktail analcoolico per Miss Yoko, non era altri che “il Re senza corona” della categoria mondiale dei pesi medi: Carlos Rivera.

Yoko aveva preso il primo volo possibile per poterlo incontrare a Los Angeles - ove il pugile aveva appena disputato un incontro, vinto per k.o. tecnico alla quarta ripresa - per saggiare la possibilità di farlo incontrare con Joe. Con il suo Joe.

“Esatto. Joe Yabuki possiede un talento innato per la boxe. Sul ring si trasforma in una furia. Credo che se riuscissimo ad organizzare a Tokyo un incontro con lui, voi due rimarreste piacevolmente sorpresi dalle sue capacità. Anche se non ha vinto l’ultimo incontro, sono certa che Joe e Carlos disputerebbero un incontro a dir poco sensazionale!”

“Carlos, quel Joe di cui ti sta parlando Miss Yoko, pur avendo solo vent’anni, ha già collezionato un discreto numero di vittorie. Senza contare che alcuni pugili molto promettenti dopo essersi incontrati con lui hanno avuto la carriera stroncata… come Tooru Rikishi,” al che Yoko abbassò gli occhi, per celare i suoi più intimi pensieri al solo nominare di Tooru… “o come Wolf Kanagushi. Credo pure io che un pugile simile sarebbe per te molto stimolante. Una sfida che dovresti cogliere.”

“Aahahahahahah, di certo sarà meglio dei pupazzi con cui ho combattuto sinora. Muy bien, señorita!” le sorrise Carlos, suadente. A Yoko parve di veder baluginare le zanne di una pantera, pronta a mordere... “Mi ha convinto. Facciamoci pure questo ‘viaggetto’ nel Suo bel Paese per incontrare Mr. Yabuki. Sono curioso di conoscerlo… e di incrociare i guantoni con lui.”

“Benissimo. Direi allora di prenotare il primo volo per Tokyo. Naturalmente sarete ospiti dello Shiraki Boxing Club in uno dei migliori alberghi della città. Preferite alloggiare in un hotel in stile moderno o in uno tradizionale giapponese?”

“Faccia Lei, señorita. Ci affidiamo completamente alla Sua gentile ospitalità.” le disse Carlos baciandole la mano con galanteria, cosa che lasciò Yoko interdetta non essendoci abituata, dato che in Giappone non esisteva il baciamano. Si sentì arrossire come una scolaretta. Il sudamericano le scoccò, studiandola, un’occhiata ardente, continuando a tenere stretta la mano di Yoko nella propria: da fino intenditore delle donne qual era, trovava Yoko assai di suo gusto. Forse un po’ troppo magrolina su petto e fianchi, questo sì, ma quel visetto di porcellana e quella boccuccia a cuore non gli dispiacevano per nulla…. E poi lui adorava i capelli neri e lisci, lucidi come ebano, tipici delle bellezze orientali. Di sicuro, al tatto dovevano essere come di seta…

“Bene. Direi allora che abbiamo deciso” intervenne Harry, alzandosi in piedi. Si era accorto del palese imbarazzo di Yoko. Accidenti a Carlos ed alla sua passione smodata per le belle ragazze! Anche a lui le donne piacevano e parecchio, ma venivano sempre e solo dopo il business: pur sapendo bene che il venezuelano era, in fondo, un vero gentiluomo, non voleva comunque che l’affare andasse a monte solo perché quel tombeur des femmes non sapeva tenere le mani a posto! “Carlos, lasciamo che Miss Yoko possa ritirarsi in camera sua a riposarsi un po’, prima del viaggio di ritorno in Giappone. Tu ed io dobbiamo rivedere alcuni passaggi del tuo ultimo incontro… avrei dei filmati da mostrarti al Tiger Boxing Club, a Santa Monica. Se ci muoviamo subito, non perdiamo troppo tempo prima del nostro volo per Tokyo.”

Yoko colse la palla al balzo, per togliersi da quell’imbarazzante impasse: non era abituata ad essere corteggiata in modo così schietto, dato che in Giappone una condotta simile era considerata a dir poco sconveniente. Si liberò finalmente della stretta d’acciaio del pugile e, levatasi in piedi, si rivolse ai due uomini con un rigido inchino a mo’ di commiato, giusto per sottolineare la necessità di mantenere le distanze tra lei e loro: “Molto bene. Allora mentre voi vi consultate, darò disposizioni al mio assistente per la prenotazione del primo volo e di due camere nel nostro migliore ryokan*: mi farebbe davvero piacere che possiate conoscere qualcosa delle nostre tradizioni, in modo che il soggiorno giapponese sia piacevole da ricordare. Per questo suggerisco di optare per un ryokan: è il nostro hotel tradizionale, con le pareti in legno scorrevoli ed il pavimento in tatami, cioè in paglia di riso… ma naturalmente solo se siete d’accordo.”

“Ma certo, querida. Sarà bello assaggiare la vostra cultura. Vada pure per il ryokan.” concluse Carlos, con un sorrisetto sornione sulle belle labbra. I due uomini salutarono e lasciarono la sala.

Rimasta sola, Yoko risalì nella sua suite, per farsi una doccia rinfrescante e per riordinarsi le idee. Mentre lasciava che il getto tiepido dell’acqua le scivolasse lungo la schiena, non si sentiva tanto a posto con la coscienza. Aveva omesso di specificare che all’ultimo incontro perso contro Tiger Osaki, Joe avesse smarrito buona parte del suo spirito combattivo: di quella sua speciale “fame”, cioè, di dare tutto, allo scoccare del gong. Yoko meditava tristemente, mentre si spazzolava metodicamente i capelli umidi per farli asciugare prima, che il Joe degli ultimi incontri, pure di quelli vittoriosi, fosse un pugile opaco e poco incisivo. Aveva notato, eccome, la sua indecisione nel colpire l’avversario alla testa.

“È perché temi di fare troppo male, Joe? Ma non è più colpa tua, nel preciso istante in cui incroci i guantoni con qualcuno… è solo la dura legge della boxe…nessuno è più solo di un pugile, quando si alza dal suo angolo…nessuno è più solo di te… amore mio.”

°°°°°°°

Tokyo, ore 7 del giorno dopo, rispetto a Los Angeles…


“È solo colpa tua, vecchio. Non avresti dovuto gettare la spugna, maledizione! Quindi ora fammi la cortesia di alzare il culo e di andare subito ad organizzarmi un incontro con il prossimo in classifica, dopo Tiger Osaki! Vediamo un po’…” brontolò Joe, afferrando il quotidiano sportivo “qui dicono che dopo Tiger ci sarebbe questo tizio, Ryu Harajima. Perfetto. Voglio assolutamente spaccare la faccia a questo qua!” dichiarò, picchiettando nervosamente con l’indice la fotografia del pugile citato.

Joe era parecchio irritato per l’esito del suo ultimo incontro. Era anche deluso ed amareggiato… in un certo senso si sentiva tradito. Mai e poi mai avrebbe creduto Tange capace di gettare la spugna! Ma non era sempre stato lui quello dello slogan del “non arrendersi mai, costi quel che costi”? Neppure ai pericolosi ed intensi incontri avuti contro Kanaguchi e contro Rikishi il vecchio aveva osato fare tanto!

“Cretino, l’ho fatto solo per il tuo bene… quel dannato incontro era perso: perso, capisci? Ho dovuto decidere l’unica cosa giusta da fare!” urlò Danpei, picchiando con forza i grossi pugni sul tavolo, che scricchiolò miserevolmente… I due uomini erano da soli - dato che il buon Nishi era a lavorare alla drogheria da prima dell’alba, per finire l’inventario insieme al padre di Noriko - per cui si aizzavano l’un l’altro fronteggiandosi come due cani rabbiosi, senza nessuno che potesse far loro da paciere…

“Il mio bene, il mio bene… il mio bene è lasciarmi vincere, dannazione! Non salgo sul ring per fare figure di merda, vecchio!” al che lo afferrò per il bavero, scuotendolo.

Danpei non si lasciò, però, maltrattare: con uno strattone violento staccò via da sé il ragazzo furioso e, con un manrovescio lo fece volare a gambe all’aria. “Adesso zitto e ascoltami, una buona volta! La tua carriera è finita, se non riesci a superare il tuo blocco psicologico!” urlò, mentre l’altro, borbottando parolacce irripetibili, si rimetteva in piedi.

“Stai alludendo alla stronzata che tu e Nishi mi avete detto proprio durante l’incontro? Sul fatto che non sarei più capace di colpire in faccia?” brontolò Joe, infilandosi i guantoni.

“Esatto. Da quando è morto Tooru non sei più in grado di assestare diretti potenti al viso… ogni tanto colpisci al mento o al naso, questo sì. Ma non sono colpi incisivi che un buon incassatore non possa sopportare. Se davvero vuoi continuare con questa carriera, ti conviene pensare seriamente a come superare questo ostacolo! Sennò la vedo dura, ragazzo mio: molto dura!”

“Piantala, vah… lasciami in pace, mi hai scocciato abbastanza per oggi! Piuttosto vai alla Federazione a combinarmi, per favore, l’incontro con Harajima. Io intanto resto qui ad allenarmi.” Joe cominciò a picchiare sonoramente il sacco, con un ritmo serrato.

Quando circa un paio di ore dopo Tange ritornò dalla Federazione, trovò il giovane ancora alle prese con il sacco. Rimase quasi ipnotizzato alla vista della feroce sequenza di pugni inferti - che non erano scemati in potenza - dato che il vecchio sapeva per certo che quello scellerato avesse continuato ad esercitarsi al sacco senza mai smettere, per tutto il tempo della sua assenza!

“Joe…” riuscì finalmente a parlare, dopo averlo fissato imbambolato per qualche minuto “sono andato ad organizzarti il match… lo avrai fra tre settimane, proprio contro Harajima, come hai chiesto tu… Joe, mi ascolti quando ti parlo?”

“Certo che ti ascolto” rispose il ragazzo, senza smettere di boxare “e vedrai che quella faccia da rapa lessa te la cucinerò io a dovere! Piuttosto… notizie di Yoko? Non sono ancora riuscito a chiamarla. Lo sai che ha lasciato l’incontro prima della fine?” mormorò, smettendo finalmente di martoriare il povero sacco, che minacciava di rompersi di nuovo.

“Non ho idea di cosa stia facendo… e comunque avrà avuto i suoi buoni motivi se non è rimasta fino alla fine del match. Ora Yoko è il presidente di un club importante e sicuramente avrà molti appuntamenti di affari. Dietro a quella faccia d’angelo si nasconde una volontà di ferro: ormai dovresti conoscerla. Non è una donna comune, la nostra cara Shiraki.” concluse Danpei in tono bonario. Egli ammirava da sempre la tempra di Yoko.

“Su questo siamo d’accordo. Beh, vado a farmi una corsetta, allora. A dopo.”

Joe amava molto correre all’aria aperta, percorrendo il ghetto. Di tanto in tanto accennava un saluto agli amici del quartiere. I monelli suoi seguaci a quell’ora erano a scuola, per cui poté dedicarsi all’allenamento senza distrazioni. Almeno, poteva pensare agli ultimi avvenimenti in santa pace. Gli bruciava, eccome, il non essere riuscito a battere Tiger. Ripassò mentalmente tutti i colpi dati e ricevuti. Dovette ammettere con se stesso che se nel primo round era stato abbastanza incisivo, nel secondo non era riuscito né a mantenere una difesa efficace, né a puntellare sull’avversario dei ganci potenti. Soprattutto al viso.

“Ok, ok. Diciamo che non ci ho dato dentro. Ma questa sarà la mia unica sconfitta. Con Harajima non avrò nessuna esitazione. Non sono ritornato a Tokyo per fare da zimbello, ma per combattere e per rendere onore alla memoria di Tooru! È per lui che sono di nuovo qui! Per lui… e per Yoko!”.

Yoko, già…

Non l’aveva più vista e neppure sentita. Del loro ultimo incontro allo SBC** aveva serbato un ricordo dolce ed amaro… Mai e poi mai avrebbe voluto vederla piangere a causa sua… Ma perché doveva essere sempre tutto così complicato? Correndo, sferrò una sequenza di jab e di diretti, quasi come a voler colpire l’aria. Joe era furioso con se stesso. Aveva deluso tutti, con quel patetico incontro con Tiger. Aveva deluso Danpei e Nishi, la brava gente del quartiere, i suoi piccoli amici. Pure Yoko non aveva voluto continuare ad assistere a quello strazio di match.

Soprattutto, Joe sentiva di aver deluso Tooru.

°°°°°°

Danpei stava rassettando la palestra, quando sentì alla finestra l’avvicinarsi di uno zufolio conosciuto. Era la solita canzoncina triste che Joe amava fischiettare quando era sovrappensiero.

“Ma come sei già qui? Non avrai mica finito di corr…”

La parola gli morì in gola, quando, aprendo la porta, non si trovò davanti il suo ragazzo.

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Spigolature dell’Autrice:

*ecco qualche foto di alcuni ryokan: credo proprio che se un giorno riuscissi (lo spero!) ad andare in Giappone, snobberei ben volentieri gli alberghi in stile occidentale per alloggiare in uno di questi posticini deliziosi!


ryokan-I

ryokanroom-min
… e per finire una deliziosa cenetta, con menu rigorosamente washoku (cioè tradizionale), così come viene servita nella washitsu (= camera degli ospiti) !

ryokan-cena
**SBC sta per Shiraki Boxing Club.

°°°*°°°



Ed ecco per voi un'immagine di Carlos Rivera:

carlos-rivera



L’angolo del boxeur lo ritroverete al prossimo capitolo!

Per un paio di settimane sarò in ferie: la fan fiction sarà aggiornata a fine agosto. Auguro a chi mi legge delle serene vacanze!

À bientôt, mes amis!
  
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