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Autore: mirandas    09/08/2015    4 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buona lettura a tutti! (Scusate ma non sapevo cos'altro scrivere) xD


Canto XIV

Dante


 

Signore, fa' che Virgilio non si sia accorto della mia occhiata! Pregai fra me e me. Si può morire di imbarazzo? Perché nel caso credo di star per fare quella fine.

Suvvia, Dante, non c'è alcun bisogno di disperarsi! L'amore è una bella cosa! Tentò di rassicurarmi la mia vocina.

Se prima non ero rosso, adesso lo ero di sicuro. A-a-a-a-a-a-a-amore?!?!

Ehm...sì? Non era abbastanza ovvio?

Ma che?!?! No che non lo era! Nessuno di noi due ha mai detto all'altro...quelle due parole.

Era possibile sentire la propria vocina pervertita sbuffare? Dante...sei uno dei più grandi poeti del tuo tempo, se non il più grande; hai scritto un'infinità di poesie d'amore e non riesci nemmeno a dire...no, scusa, nemmeno a PENSARE quelle due semplici parole?!?!?! Avanti…non fare il ragazzino alla sua prima cotta!

Non aveva tutti i torti. Ma come poter pensare a due parole così belle per un amore destinato a fine certa e di sicuro non lieta? E il fatidico momento era sempre più vicino. In certi istanti avrei voluto smettere di salire. Pensavo che sarebbe stato bello fermarsi lì per sempre con Virgilio e abbandonare anzitempo la vita terrena per rimanere con lui. Ma in fondo sapevo che non era quello il mio destino.

Era meglio lasciar perdere per il momento e per fortuna ebbi altro tempo per pensarci, perché una voce mi riscosse.

“Ehi, toc-toc, c'è ancora qualcuno lì?” domandò una delle anime, stavolta un uomo. Dovevo essere rimasto in silenzio per parecchio tempo se anche le anime si erano preoccupate per me. Ma perché Virgilio non mi aveva riscosso dai miei pensieri?

Mi voltai a guardarlo e la visione che mi si presentò mi lasciò esterrefatto. Virgilio era...era...arrossito! Oh no! Allora mi ha visto!

E mi sarei disperato ancora a lungo se l'uomo che aveva parlato non avesse di nuovo aperto bocca.

“Ehi, Rinieri, ma chi è questo ciarlatano? Non solo ci importuna facendo domande a destra e a manca, ma ora non si degna nemmeno di ascoltarci! Tra l'altro è un vivente. Un vivente! Cos'è, è venuto a deriderci perché lui può vedere e noi no?”

“Non saprei, caro Guido. Sono i giovani, lo sai. Devono sempre dimostrarsi migliori di chi li ha preceduti. Ma sai, non credo che sia venuto fin qui solo per importunarci, credo che la faccenda sia abbastanza seria. Insomma, ha persino una guida scelta apposta dal Signore. Vorrà pur dire qualcosa! Perché non gli domandi tu chi sia e che cosa vuole, visto che sei più vicino? Mi raccomando, sii gentile, altrimenti non avremo mai le nostre risposte.”

“Sì, sì, non serve che tu me lo dica. Non sono così scorbutico come credi!”

Così le due anime stavano sparlando di me, eh...Mi avvicinai e quasi saltai in braccio a Virgilio per lo spavento: i due uomini, sentendomi avvicinare, avevano sollevato le teste di scatto per parlarmi.

“Finalmente ci degni della tua presenza! Era ora! Cos'è, ti interessano solo le storie di Sapia?” sbottò quello che doveva essere Guido.

“Guido...”

“Va bene, ho capito.” Tossicchiò per ridarsi un contegno e parlò nuovamente, stavolta con voce più delicata. “Dicci, o vivente, in nome dell'amore, chi sei e da dove vieni! La tua visita ci ha destato meraviglia in corpo perché raramente questa Grazia è stata concessa ad altri da Dio!...Allora? Sono stato abbastanza lecchino? Avanti, ragazzo! Sputa il rospo!”

“Ok, ho capito!” sbottai. “Dunque, hai presente quel fiume che scorre in mezzo alla Toscana e che nasce dal monte Falterona? Quello più lungo di cento miglia? Ecco, io vengo da un luogo posto nelle vicinanze di questo fiume. Per quanto riguarda la mia identità...sarebbe inutile parlarvene perché non sono ancora famoso.”

“Se ho capito bene con tutti i tuoi giri di parole, stai parlando dell'Arno, giusto?” domandò Guido, confuso.

“Perché non ha detto subito il nome, allora?” borbottò Rinieri.

“Bah, questi intellettualoidi... Scommetto da come parla che è un poeta. Loro si divertono a confonderti le idee. Ma, d'altronde, non posso certo biasimarlo. L'Arno, dopotutto, scorre in brutti posti. Lì tutti evitano la virtù come la peste e invece che umani sembrano bestie, a causa di tutto il male a cui sono abituati. L'Arno scorre prima tra sudici porci, detti anche casentinesi, per intenderci, gente più degna di ghiande che di cibo umano. Poi, andando in giù, incontra i cani, gli aretini, che non sanno altro che ringhiare. Il fiume prosegue verso il mare e la valle, piena di mali e qui i cani si trasformano in lupi, i fiorentini. In seguito discende e incontra quelle volpi dei pisani. Ah, ma di certo non smetterò di parlare solo perché qualcuno mi sta ascoltando qui! No no. Se sei furbo, vivente, ascolterai attentamente la mia profezia. E ascolta anche tu, Rinieri, perché questo riguarda tuo nipote.”

“O Dio, cosa ha fatto adesso Fulcieri? Non ho visto nulla di nuovo ultimamente.” disse Rinieri. Aveva un'aria preoccupata.

“Ho visto che diventerà un cacciatore di lupi fiorentini e che li riempirà di terrore sulle rive dell'Arno. Ne venderà la carne quando saranno ancora vivi, per poi ucciderli come una belva, senza né onore né pietà. Uscirà Firenze tutto sporco di sangue e la lascerà in un tale stato che ci vorranno mille anni perché si ripopoli.”

Trovai tutto questo leggermente trash e trrrrruce.

Notai che mentre Guido descriveva la sua profezia, il viso di Rinieri non faceva altro che rabbuiarsi.

Il loro comportamento mi rese curioso di conoscere anche i loro cognomi, così, con tatto, domandai cortesemente che si presentassero. Pensavo che il mio tono dimesso sarebbe stato sufficiente a rabbonire Guido, invece l'anima andò su tutte le furie. “Ma senti che ipocrita! Prima tu rifiuti di presentarti e ora vuoi che lo facciamo noi? Ma va' al diavolo!”

Ci sono già stato, caro il mio Guido…

“Guido...” cercò di rabbonirlo Rinieri, dopo essersi ripreso.

“Ma l'hai sentito?!”

“Sì e se vuoi il mio parere mi è sembrato che ce lo stesse chiedendo con gentilezza. Quindi tu dovresti rispondere nello stesso modo.”

Guido parve rifletterci su. “D'accordo, allora mi rifiuto cortesemente di adempiere alla tua gentilissima richiesta. E ora smamma, sciò.”

“Ma...!” provai a protestare.

“No.”

“Almeno lasciami par...!”

“Nada.”

“Ehi!”

“Bambini!” esclamò a quel punto Virgilio, che fino a quel momento era rimasto a osservare il nostro battibecco con espressione divertita. Mi sentii rassicurato dalla sua presenza e, a quanto pare, anche Guido si era finalmente calmato.

“Scusatelo, aveva bisogno di sfogarsi.” ci spiegò Rinieri.

“Nah, non preoccuparti. Anche io ho spesso a che fare con un bambino e so come ci si sente.” lo tranquillizzò Virgilio. Feci per annuire quando mi resi conto che stava parlando di me.

“Ehi!” obiettai risentito.

“Visto?”

“Ehm, veramente non posso...” rispose imbarazzato Rinieri.

Il mio maestro chiuse gli occhi e si portò la mano al viso, rendendosi conto di aver fatto una vera e propria figuraccia. “Oh...già.”

Calò un silenzio imbarazzante sul nostro gruppetto che, inaspettatamente, venne rotto da Guido.

“Oh, al diavolo! Ho capito, mi presenterò e sarà meglio che voi tutti mi stiate ad ascoltare.” Sentendo che nessuno lo interrompeva, continuò. “Io sono Guido del Duca. Ero talmente invidioso che mi bastava vedere qualcuno più felice di me per diventare livido. Ed ora eccomi qui.” Sospirò, preso da un improvviso sconforto. “Chissà quale piacere trovano gli uomini nei beni materiali…nel cercare con foga la felicità in ciò che è solo un’immagine fuggevole, nell’inseguire i piaceri di un minuto senza vedere ciò che veramente conta… Ma ora non ha più importanza chiederselo.” Tacque per un istante, poi, come se si fosse ricordato all'improvviso di avere un pubblico per il suo monologo, riprese. “Questo di fianco a me è Rinieri, gloria e vanto della casata da Calboli della Romagna, di cui nessuno dopo di lui purtroppo ha ereditato i pregi. Ormai la Romagna è nido di serpi velenose, radicate ormai da troppo tempo per essere debellate. Ah, che spreco! Dove sono finti uomini valorosi come Lizio e Arrigo Minardi, Piero dei Traversari o Guido di Carpegna? Bah! I romagnoli sono diventati dei degenerati. A Bologna non esiste più un Fabbro dei Lambertazzi, né un Bernardino di Fosco a Faenza. Che c'è?! Tacete? Guardate che sono un uomo sensibile io, è normale che pianga per uomini come Guido da Prata, Ugolino di Azzo, Federico dei Tignosi e le casate dei Traversari e degli Anastagi! Se solo Bertinoro potesse sparire dalla faccia della terra! Ora che non ci sono più cavalieri, anche quella città è diventata malvagia. E potrei tediarvi ancora a lungo con i nomi della gente malvagia che ora abita la Romagna ma ormai mi è passata la voglia di parlare. Vattene, toscano. Lasciami a piangere, non ho più la forza di parlare. Questa conversazione mi ha angosciato.” Detto questo tacque e pianse, in silenzio. Rinieri ci fece cenno col capo ad andare e poi posò la testa sulla spalla del compagno, per rassicurarlo.

Colpito da quella dimostrazione di affetto tanto pura, rimasi imbambolato. Allora Virgilio, accortosi del mio stato, mi prese delicatamente la mano e mi portò via.

Ormai eravamo soli da un po' e nessuno aveva ancora aperto bocca. La cosa non mi dispiaceva, sinceramente. Era bello poter camminare mano nella mano, da soli, godendo della reciproca compagnia.

Ma ovviamente niente andava mai come previsto.

Chiunque mi troverà mi uccideràààà.”

Se Virgilio non mi avesse tenuto per mano credo che mi sarei alzato da terra di tre metri. Ovviamente la mia guida si mise a ridere senza ritegno. “Avresti dovuto vedere la tua faccia quando lo spirito è passato sopra di noi!” disse fra una risata e l'altra.

“Non mi sembra carino ridere di...” Ma ecco che un altro spirito passò sopra le nostre teste, se possibile, ancora più rumoroso del precedente. “Io sono Aglauro che fu tramutata in pietraaaaa.”

Con un balzo mi attaccai al collo di Virgilio, terrorizzato. “Maestrooooo! Ho paura!”

La mia guida parve divertita dal mio comportamento infantile. Cominciò ad accarezzarmi la schiena, cercando di tranquillizzarmi. “Su, su, ora è passato.” Ma a nulla valsero i suoi sforzi. Non volevo allontanarmi ancora ed essere colto di sorpresa da quelle voci.

Accorgendosi che stava ottenendo ben pochi risultati, Virgilio decise di ricorrere alla tattica più efficacie: mi spiegò la natura degli spiriti di cui avevo paura. “Sai, queste voci che sentiamo sono i richiami che dovrebbero frenare l'uomo. Invece l'uomo si lascia tentare dal demonio e questi freni diventano inutili. Il cielo ruota intorno a voi viventi e voi, invece che essere attratti dai beni che vi offre, vi ostinate a guardare in terra, alla ricerca dei beni materiali, per questo poi Dio vi punisce.”

Mentre il mio maestro spiegava, sentivo la tensione retrocedere. Ma ancora non avevo voglia di separarmi da lui, perciò finsi di continuare ad ascoltare e chiusi gli occhi, godendomi questo intimo abbraccio.

  
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