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Autore: Livvy    10/08/2015    0 recensioni
[Raccolta di tre one shot per la Jasiper ShipWeek2015 indetta dalla community di CampMezzosangue]
.03 - 'One more time//One last time'
Infine c'era stata quella mattinata, dove entrambi avrebbero voluto cedere ad un bacio, per darsi forza, speranza, per dirsi addio, ma non avevano avuto tempo.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Jason/Piper, Piper McLean, Quasi tutti, Tristan McLean
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: One more time//One last time
Coppia: Jason/Piper.
Rating: verde.
Prompt: "Fino all'ultimo resto di noi, io resto." (Erri De Luca)
Avvertimenti: postapocalittic!au, no spoiler, post boo, future!fic, older!Jason, older!Piper
Note: 
uno) Ecco a voi la terza -ed ultima, sottolineo- cosa per la Jasiper!ShipWeek(?) dato che tra meno di un'ora termina, ops.
due) Questa doveva essere la prima fanfic delle tre, ma non riuscivo a trovare un mondo in cui posizionarla e alla fine ho deciso di fare una cosa bella complicata che ho il bisogno di spiegarmi perché temo che nel testo non si capisca nulla. 
  Tutto ambientato in un futuro post apocalittico, come si capisce dagli avvertimenti (spero), di un Alternative Universe; quindi non esistono più due campi, ma uno per il fatto che uno dei due (non lo specifico) è stato distrutto durante La Seconda Guerra contro i Titani, (ovvero Lo Scontro Finale) ha per quanto la Prima Generazione (percy, Annabeth, ecc) abbiano vinto i Titans hanno distrutto tutta la Terra rendendola quasi inabitabile. Quindi questi sopravvissuti sono "l'ultimo resto di noi" a cui faccio riferimento per la citazione. 
Jason e Piper arrivano tra questo Ultimo Resto dopo la battaglia di TLO, ovvio, ma questo viene descritto nel testo e non voglio spoilerare. 
  Visto che il mondo si evolve, questo post apocalittico è pieno di concetti moderni, e spero che tutto si capisca. 

tre) Il titolo della storia è merito della canzone One Last Time di Ariana Grande che sto ascoltando ora che dovrebbe farvi capire cose sul finale...
quattro)
 Ringrazio Livia Duras per il prompt lasciato sulla pagina facebook CampMezzosangue.




Il panorama che si poteva ammirare dal tetto della Casa Grande aveva lasciato Piper 
sempre col fiato in gola, anche se non avrebbe dovuto. Da lì si potevano ammirare le rovine lasciate dalla Seconda Guerra Contro i Titani che erano state proclamate sacre, in onore dei deceduti. La sorella che non aveva mai conosciuto era stata lì sopra, su quel tetto come lei, prima di decidere dove attaccare, e dove morire... Ma da là sopra si potevano ammirare le stelle senza l'inquinamento luminoso, e si poteva vedere fino sopra il muro altissimo che proteggeva il Punto DG, un muro che non si poteva superare senza permesso. Lei aveva fantasticato su quel Oltre-Il-Muro, anche se vedeva soltanto roccia secca, dove non cresceva più nulla. 
 
Il panorama che si poteva ammirare dal tetto della Casa Grande aveva lasciato Piper sempre col fiato in gola, anche se non avrebbe dovuto. 
Anche ora.
Mentre guardava il Punto DG bruciare, i suoi amici e compagni di allenamento morire, e la sua città crollare. 



Le scale e i corridoi sembravano non finire più, alcuni punti erano impossibili c'era troppo fumo, alcune stanze non c'erano più, saltate in aria. E Jason sperò che fossero l'unica cosa che avesse fatto quella fine... 
  Dove cazzo era Piper? 
Una buona parte dell'armatura di Jason era sporca di sangue -suo o non suo chi poteva dirlo?- e gli doleva una mano dove c'era un lungo e non proprio bellissimo taglio. Avrebbe perso la mano, lo sapeva, se non avesse perso la vita prima. Il suo stato al livello psicologico era «impossibile da classificare» come diceva la sua stessa armatura mix tra un capo di abbigliamento all'ultima moda e la tecnologia uscita direttamente da Star Wars. Il Padiglione Nove e il Padiglione Dieci si erano occupati di crearle, dovevano essere a prova di tutto fuoco, acqua, armi da fuoco e tagli; certo, non erano impossibili da distruggere ma fino ad allora nessuno era mai venuto a lamentarsi che qualcosa non andava. Jason aveva appena visto sua sorella morire, questo lo aveva mandato fuori di testa e l'idea di aver perso anche la sua Compagna Di Vita prima di rivederla lo faceva arrabbiare ancora di più. 


Piper era stata messa di guardia, quel giorno, assieme ad un suo fratello, un ragazzo del Padiglione Cinque e un paio di membri del Padiglione Sei. Erano quasi tutti caduti di sotto schiantandosi al suolo con il nemico, tranne la ragazza dai capelli castani che lei non aveva mai visto, cui il suo cadavere giaceva lì, sul tetto, con il volto verso Piper, verso le fiamme, verso il tramonto dietro al Muro
  Lei riportava ferite leggere, aveva indotto il suo avversario ad uccidersi con l'aiuto della sua voce. Aveva provveduto quindi a un possibile prossimo attacco, chiamando rinforzi, chiamando Jason. 


Quando Jason arrivò sul tetto -arrivò da lei- bastò uno sguardo per attivare una Condivisione di Memorie, un dono posseduto solo dai figli di Aphrodite, madre dei membri del Padiglione Dieci. A Piper e Jason parve rivivere tutti gli anni che avevano vissuto assieme: la prima volta che si erano visti -un incontro su un autobus di una scuola per futuri ambientalisti-, il loro primo bacio -su quel tetto, sotto le stelle-, la prima volta, l'ufficializzazione della loro relazione e la firma sul foglio che li rendeva Compagni Di Vita, la volta che avevano provato ad avere un figlio senza successo, la volte dopo in contemporanea con l'annuncio di una guerra dove Piper aveva pregato che non arrivasse a costo di prendersi un'altra martellata morale, poi c'erano stati gli allenamenti, le notti passati svegli abbracciati uno all'altro stringendosi così forte che si facevano male a vicenda -ma c'era paura, paura che se cedevano al sonno sarebbero saltati in aria perdendosi qualche secondo in più insieme. Infine c'era stata quella mattinata, dove entrambi avrebbero voluto cedere ad un bacio, per darsi forza, speranza, per darsi addio, ma non avevano avuto tempo. 


Prima che Piper sbattesse le palpebre per tornare al mondo reale Jason aveva già le mani sul suo volto e la stava baciando come se non ci fosse un domani, perché un domani per baciarsi non ci sarebbe stato, e Piper stava rispondendo, aggrappandosi come meglio poteva a lui. 
  
Si guardarono, e lei singhiozzava.
Lui disse qualcosa ma lei capì anche se non lo sentì. 


Non ebbero il tempo di baciarsi di nuovo, di salutarsi di nuovo, che le loro carni e le loro ossa erano sotto quintali di macerie e fiamme rosse che si univano al cielo del tramonto. 
   
 
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