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Autore: Ladychic    28/01/2009    2 recensioni
La verità però era ben diversa: Lui non esisteva se non lo vedevo, se era lontano chilometri e chilometri da me! Ma se me lo ritrovavo ad una festa, davanti ai miei occhi, Lui esisteva eccome!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction mi è venuta in mente ascoltando la bellissima canzone "The little things give you away" dei Linkin park.

Vi consiglio di leggerla con questa canzone come sottofondo. Spero sia di vostro gradimento. Un bacione!!

Uscii fuori, non respiravo più...

Feci qualche passo lontana dall'hotel; ancora non ci credevo: l'avevo rivisto! Era proprio Lui!

Era vero quindi quello che giorni fa mi disse Peter: -Magda, ecco... alla festa di Halloween ci sarà anche Lui...-

Non diedi tanto peso a quell'avviso, ormai Lui per me non esisteva più.

La verità però era ben diversa: Lui non esisteva se non lo vedevo, se era lontano chilometri e chilometri da me! Ma se me lo ritrovavo ad una festa, davanti ai miei occhi, Lui esisteva eccome!

Il Suo sguardo intenso puntato su di me quando ballavo con Darren era assolutamente reale! La sua bellissima risata, che quando scherzava con qualcuno riecheggiava per la sala, perforava le mie orecchie e prepotente si insinuava nel mio cuore era stramaledettamente vera!! Aveva ragione Rachel, forse non ero ancora pronta per vederlo, non ero ancora in grado di mantenermi calma e con il respiro regolare davanti a Lui. Ma cazzo!! Quanto tempo era passato?! Un anno? Due? E ancora prima di addormentarmi la mia mente percorre i perfetti tratti del suo viso e cerca di darsi una scusa valida a quel comportamento immaturo, disperato e soprattutto masochista...!

E adesso Lui c'era... Perché?! Perché doveva venire cazzo!!

-Magda- ... una voce...la Sua voce... Stava pronunciando il Mio nome... Da quanto tempo non lo faceva?

Ero ancora voltata, gli davo le spalle; mi mantenni stretta alla staccionata di ferro che circondava il giardino dell'hotel, le gambe potevano cedermi da un momento all'altro.

Gli davo ancora le spalle quando aggiunse: -Ti devo parlare, ti prego...-

Ero completamente rivolta a Lui; tra noi c'erano poco più di tre passi; tuttavia non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, osservavo un punto indefinito del prato rigorosamente mantenuto all'inglese.

Respirai profondamente, pochi secondi e poi la mia voce riuscì a venir fuori.

-Va bene, dimmi.-

Fece un passo verso di me, cattivo segno, non andava bene, o forse si..?

Per fortuna si bloccò.

-Sono stato un coglione...-

-Si.- merda! L'avevo pensato e invece l'avevo detto!!

-Sono un coglione, lo so.-

-Non è vero! E' una cazzata, tu non lo sai!-

Dovevo soffrire di qualche malattia che mi impediva di collegare la bocca al cervello prima di parlare.

-Come?..- chiese incerto.

-Tu non sai niente! Non puoi sapere quanto sei stato stronzo! Non puoi sapere quanto abbia sofferto per colpa tua!!-

Mi stavo sfogando, ma non mi sentivo affatto meglio.

-Sono cambiato..!- e mentre lo disse fece un altro passo verso di me.

Oddio, oddio: stava superando la distanza di sicurezza!

Lui era cambiato?

-E' l'ennesima cazzata!-

Finalmente alzai gli occhi e gli puntai su di lui. Il suo sguardo era... ferito, umiliato...pentito?..

-Magda... era un brutto periodo, la mia famiglia, i miei amici, tutto stava andando a merda; non c'ero più con la testa! E con tutti gli impegni, tu eri sempre più lontana...-

-Si, si, certo! La tua vita fa schifo, la tua ragazza è lontana, quindi perché non andare a letto con un'altra?! Ragionamento perfetto, non fa una piega.- dissi, o meglio urlai.

-No! Questo mai! Non ti ho mai tradita! Tu eri così perfetta, dolce e pura... non avrei mai potuto fare una cosa del genere! Eri troppo preziosa per uno come me-.

Rimasi qualche secondo in silenzio, poi dissi: - Sai, anche io sono cambiata forse...-

Già, ero cambiata per colpa sua; da quando mi aveva lasciata non sono più riuscita ad essere me stessa con i ragazzi che frequentavo, non mi aprivo mai. Creavo attorno ai miei sentimenti un muro altissimo che nessuno riusciva a superare: perché avevo paura, paura di stare male di nuovo.

Fece un altro passo verso di me annullando completamente la distanza tra i nostri corpi. Cattivo, cattivissimo segno! Lo sentivo, stavo per cedere a quello che Grazia Deledda chiama “Peccato Mortale”!!

-Magda... sei stupenda-. Disse posando una mano sul mio viso.

...Non connettevo, ero rimasta muta, spiazzata... La persona che più amavo e più odiavo al mondo era tornata da me. Cosa dovevo fare??

Avvicinava sempre più il suo viso al mio... La distanza di sicurezza era stata di gran lunga superata, ora non sarei più riuscita a ragionare lucidamente. Le Sue labbra, quelle che desideravo avere di nuovo su di me erano a pochi centimetri dalle mie. I Suoi occhi color nocciola, così profondi e unici mi guardavano desiderosi. E così scoppiai.

Entrambi annullammo la distanza tra le nostre labbra. Non era un bacio casto, era pieno di passione, quasi di violenza. E mentre il suo sapore mi inebriava la mente scatenandomi vecchi e nuovi ricordi il mio cuore impazziva. I suoi baci erano le uniche cose che mi mettevano fuori gioco, che mi mandavano in tilt. Come avessi fatto senza per tutto quel tempo non lo sapevo.

Ci staccammo per riprendere fiato.

Sorrideva, anch'io.

Quel bacio per me fu come una droga. E io ne ero dipendente.

Così, presa anch'io dal desiderio, mi avventai nuovamente con foga su Quelle labbra.

Lui soffocò una risata e continuò a baciarmi.

Passarono i minuti, non riuscivamo a smettere.

-Mi sei mancata da morire- sussurrava tra un bacio e l'altro.

-Anche tu-.

Mi prese per mano -Seguimi- mi disse. Io ero ipnotizzata e lo seguii senza indugiare mezzo secondo.

Non riuscivo bene a capire dove mi stava facendo passare, la mente era ben lontana dal controllare dove stavo andando...

Riconobbi l'entrata secondaria dell'hotel, un corridoio, l'ascensore.

Quando si chiusero le porte premette un numero e subito si fiondò sulle mie labbra.

Non so bene quanto durò il viaggio, so solo che quando le porte dell'ascensore si aprirono, facemmo qualche passo senza staccarci un attimo; poi Lui si fermò mi spinse mettendomi con le spalle contro una porta e continuando a baciarmi prese dalla tasca dei jeans la scheda e aprì la porta.

In un attimo mi ritrovai in una stanza d'hotel con un grande letto al centro e da allora capii che le sue intenzioni non erano affatto caste. Non lo erano neanche le mie.

-Magda, ti voglio, adesso- disse posandomi una mano tra i capelli e poggiando la fronte sulla mia.

-Anche io, più di ogni altra cosa-.

Riprese a baciarmi con ancora più foga di prima.

Entrambi ci liberammo del cappotto, lui mi sfilò il maglione mentre io cercavo di sfilargli la cinta dei jeans.

Mi strinse a se, mi fece indietreggiare qualche passo fino al letto.

Mi fece sdraiare e mi sfilò la maglietta. Io feci lo stesso e mi persi completamente nell'ammirare la perfezione dei suoi addominali che non erano poi tanto scolpiti ma per me erano la perfezione assoluta.

Prese ad accarezzarmi ovunque ed io lo imitai.

Non capivo assolutamente nulla, stavo compiendo un atto del tutto masochista visto che sapevo che non poteva continuare ma non me ne importava.

Dopo quella notte forse avrei sofferto tutta la vita ma non mi interessava affatto! Cosa stavo facendo? Come avrei reagito poi? Ci avrei pensato il giorno dopo... Ora volevo solo vivere quel momento perfetto.

***

Note: 

-Non ho scritto se il nostro misterioso Lui sia Bill o Tom, in verità non lo so neanche io.

-Grazia Deledda era una scrittrice italiana che vinse il premio nobel per la letteratura nel 1926.

-Questa fanfiction è dedicata alla mia paladina della giustizia Giulia e alla mia fantastica scrittrice Ceci. Grazie ragazze, vi voglio bene.

Ok, ok, è finita ma chissà, forse potrei scriverne un seguito... voi che mi consigliate?

Aspetto tanti commenti! Un bacio, Chia*

  
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