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Autore: aoimotion    10/08/2015    1 recensioni
«Io, ecco… volevo ringraziarti.»
Miles Edgeworth sollevò appena il capo dal voluminoso libro che stava leggendo. «Per cosa?»
Phoenix si grattò la nuca e rise, imbarazzato. «Beh, per prima. Sei stato…»

“Coraggio, Phoenix, puoi farcela! Ti sei preparato a lungo per questo momento!”
«Sì?» Miles aggrottò la fronte, evidentemente perplesso.
Phoenix deglutì. Il coraggio che aveva faticosamente raccolto stava improvvisamente venendogli meno.

[kid!Phoenix/kid!Miles][con la partecipazione speciale di Larry Butz]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miles Edgeworth, Phoenix Wright
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Io, ecco… volevo ringraziarti.»
Miles Edgeworth sollevò appena il capo dal voluminoso libro che stava leggendo. «Per cosa?»
Phoenix si grattò la nuca e rise, imbarazzato. «Beh, per prima. Sei stato…»

“Coraggio, Phoenix, puoi farcela! Ti sei preparato a lungo per questo momento!”
«Sì?» Miles aggrottò la fronte, evidentemente perplesso.
Phoenix deglutì. Il coraggio che aveva faticosamente raccolto stava improvvisamente venendogli meno.
«… Gentile» riuscì infine a mormorare. «Sei stato molto, ehm… gentile.»
«Non sono stato gentile» rispose Miles. «Ho solo detto la verità, né più né meno.»
Phoenix Wright avvertì una spiacevole stretta all’altezza dello stomaco. «Beh, sì… ma nessuno ti ha costretto a farlo. Per questo dico che sei stato gentile.»
Gli occhi di Miles Edgeworth si erano ridotti a due fessure.
«Smettila di dire sciocchezze» lo redarguì severamente. «Non ho detto quelle cose perché volevo essere gentile con te, bensì perché erano la verità. Per questo non trovo alcun motivo per cui dovresti ringraziarmi.»
Phoenix si sentì incredibilmente stupido. Credeva di aver avuto una buona idea, quando aveva deciso di parlare con Miles. Lui l'aveva difeso davanti a tutti, durante il processo di classe, nonostante fosse proprio Miles la persona a cui avevano rubato i soldi del pranzo. Ringraziarlo gli era parsa la cosa più giusta da fare… ma improvvisamente non ne era più così sicuro. Forse lo stava solo infastidendo.
«Scusa» mormorò, a disagio. «Non volevo disturbarti, io… ero venuto solo per dirti grazie.»
A quelle parole, lo sguardo di Miles si rabbonì un po’.
«Capisco» disse semplicemente, prima di riportare l’attenzione sul libro aperto davanti a lui.
Era evidente che la conversazione era giunta al termine, ma Phoenix non si mosse di un solo centimetro. Continuò a fissare Miles, alla ricerca di qualcosa da dire. Non voleva che finisse così.
«Devi dirmi altro?»
I loro sguardi si incrociarono di nuovo. Questa volta, Miles sembrava davvero annoiato.
«E-ecco… cosa stai leggendo di bello?»

“Stupido Phoenix, perché non puoi semplicemente lasciarlo in pace?
«Un libro molto complicato» rispose Miles, dopo qualche istante. «Niente che sia di tuo interesse, probabilmente.»
«Beh, anche io leggo libri complicati!» rispose Phoenix, mentendo spudoratamente.
«Per esempio…?»
«Ehm, vediamo…» Phoenix scavò a fondo nella sua memoria per ricordare il titolo dell’ultimo libro che aveva letto… ammesso che esistesse, cosa di cui non era affatto sicuro. «Credo che avesse a che fare con… i porcospini.»
Miles inarcò le sopracciglia. «I ‘porcospini’?»
Mai come in quel momento Phoenix desiderò sprofondare sottoterra.
«C-certo! Sai, tutte le cose strane che fanno i porcospini… tipo avere le spine, e cose così.»

“Cosa diavolo sto dicendo?!”
Miles sospirò. «Il libro che sto leggendo io non ha nulla a che fare con i porcospini, per cui dubito che possa incontrare i tuoi gusti.»
«No, cioè…! Non è che sono un fanatico dei porcospini o altro!»
Phoenix era ormai arrossito fino alla punta dei capelli. Più tentava di portare avanti la conversazione e più aveva voglia di scomparire per sempre.
Eppure, non vide ostilità negli occhi di Miles. Il ragazzino sembrava perplesso, più che infastidito, e questo gli diede il coraggio di non scappare a gambe levate come avrebbe voluto fare fin dal principio.
Perché c’era qualcosa, in Miles, che Phoenix non riusciva proprio ad ignorare.
«Posso… posso vedere cosa stai leggendo?»
Il ragazzino lo squadrò a lungo. «Se ci tieni…» rispose infine, tornando rapidamente alla sua lettura.
Timidamente, Phoenix si sedette accanto a lui e allungò il collo per vedere cosa ci fosse scritto su quello spesso volume. Era pieno di strani paroloni che non aveva mai visto prima.
«Diritto delle prove, quinto… ammendamento?»
«Emendamento, non ammendamento!» lo corresse Miles.
«S-scusa! E… che cos’è il
‘quinto emendamento’?»
«Una regola che permette a un cittadino di non rispondere alle domande giudice, se questo potrebbe portare alla sua incriminazione.»
«Oh» Phoenix annuì, non trovando nulla di meglio da dire. «Sembra qualcosa di molto importante. Dove l’hai trovato, questo libro?»
«Non l’ho trovato» rispose Miles, con una smorfia. «È un regalo di mio padre. Devo studiare fin da subito, se da grande voglio diventare come lui.»
«Uh» mormorò Phoenix, sempre più incapace di portare avanti quella discussione. «E che lavoro fa, tuo padre?»
«È un avvocato difensore!»
Nel pronunciare quella frase, il volto di Miles Edgeworth si illuminò. Phoenix non aveva mai visto tanta felicità in una sola persona, ma soprattutto non aveva mai visto lui sfoggiare un’espressione così raggiante. Era sempre così serio, in classe, che si era spesso chiesto se quel ragazzino si fosse mai divertito in vita sua.
«Lui è il più bravo di tutti» continuò il compagno, con voce piena di orgoglio. «Difende sempre gli innocenti e non si arrende per nessuna ragione al mondo, finché non ha scoperto come sono andate veramente le cose! È il mio eroe!»
«Oh…» L’ardore e la passione con cui Miles stava decantando le lodi del padre lo lasciarono quasi disorientato. «Tuo padre deve essere una brava persona.»
Miles annuì. «Spesso mi dice: “Miles, qualunque cosa accada, tu cerca sempre la verità. Non fermarti alle apparenze, non accontentarti di una menzogna. La verità è il dono più prezioso che l’uomo possa ricevere, perciò abbiamo il dovere di rispettarla e proteggerla”.»
Quelle parole fecero tremare di emozione il piccolo Phoenix, che si sporse verso il compagno di classe, estasiato, come se in quel momento Miles Edgeworth fosse diventato la persona più saggia del mondo. «E se… la verità non fosse piacevole? Cosa dovremmo fare?»
Miles lo guardò con occhi severi. «Sopportare» gli rispose, con voce grave. «La verità non deve essere per forza bella. Può anche portare dolore e sofferenza… ma noi dobbiamo stringere i denti e accettarla per quello che è. Anche se va contro i nostri interessi, anche se tradisce ogni nostra aspettativa, noi dobbiamo andare avanti senza alcun rimpianto, perché sapremo di aver fatto la cosa giusta.»
Phoenix sentì il sangue ribollirgli nelle vene e capì di stare arrossendo violentemente. Eppure… non si mosse. Rimase lì, pendendo dalle labbra di Miles, aspettando che dicesse qualcos’altro, desiderando che lui dicesse qualcos’altro.
Non si era mai sentito in quel modo, mai. Si era sempre divertito a parlare con i suoi coetanei, aveva riso, si era arrabbiato, qualche volta aveva anche pianto… ma quello che stava provando in quel momento, ascoltando Miles, era qualcosa di completamente diverso. Che nome avrebbe potuto dare a quel sentimento che lo stava invadendo…?
«Cosa c’è?» gli chiese Miles, fissandolo con una certa preoccupazione. «Hai gli occhi lucidi, ti senti male?»
«Eh? No, no!» Phoenix scosse vigorosamente il capo. «S-sto bene, è solo che… credo che tu mi abbia commosso.» Rise, cercando di dissimulare l’imbarazzo.
Miles sembrava sorpreso. «Dici sul serio?»
Phoenix annuì. «Già» gli confermò con un sorriso. «Sei stato magnifico!»
«Uhm…» Un lieve colorito purpureo colorò le guance del suo compagno di classe. «È la prima volta che qualcuno reagisce così, quando mi metto a parlare di queste cose. Di solito le persone si limitano ad annuire come se dovessero farmi un favore.»
«E perché mai?» chiese Phoenix, quasi indignato. «Hai detto delle cose bellissime, mi hai lasciato senza parole!»
Miles abbassò la testa, come se volesse nascondersi dietro la copertina del suo prezioso libro. «Non dirlo così ad alta voce, stupido!»
«Ma è vero!» insistette Phoenix.
«Mi stai mettendo in imbarazzo» ribatté Miles, che nel frattempo era arrossito ancora di più. «Smettila!»
Phoenix fece una smorfia, triste. «Scusa…»
Dopo qualche attimo di silenzio, Miles fece un lungo sospiro. «Non scusarti… non hai fatto niente di male, dopotutto.»
«Ma ti ho messo in imbarazzo…» Phoenix si sentiva davvero in colpa. Più cercava di mostrare a Miles i suoi sentimenti e più sembrava combinare solo guai.
Ma Miles, contro ogni sua aspettativa, gli sorrise. Era un sorriso incerto e impacciato… ma il suo calore bastò a scaldargli il cuore e a cancellare ogni suo dubbio.
«Grazie» disse Miles. «Le cose che mi hai detto… mi hanno reso felice.»
Phoenix fu sul punto di replicare, quando un’idea migliore si fece strada nella sua mente.
«Non ringraziarmi» rispose a Miles. «Dopotutto… ho solo detto la verità, no?»
Miles aggrottò la fronte e, per un attimo, Phoenix temette di aver fatto il passo più lungo della gamba. In effetti, glielo dicevano sempre tutti che non era capace di essere spiritoso…
E invece, dopo quel momento di apparente smarrimento, Miles Edgeworth cominciò a ridacchiare. Fu talmente inaspettato che Phoenix non poté far altro che fissarlo, a bocca aperta.
«Tu stai… ridendo?»
«Era una battuta quella che hai fatto, no?» Miles smise improvvisamente di ridere, come se fosse stato colto in flagrante mentre faceva qualcosa di assolutamente sbagliato.
«Beh, sì… ma non mi aspettavo che ti mettessi a ridere.»

“Non mi aspettavo che sapessi ridere, a dire il vero.”
Miles rimase a lungo in silenzio. «Ho… ho riso solo perché era la cosa più educata da fare!» replicò alla fine, le guance rosse come pomodori maturi.
«Ah…»
«La prossima volta non riderò di nuovo!» proseguì, puntandogli un dito contro.
«Ehm, va bene…?»
«E smettila di sorridermi in quel modo, mi… mi metti a disagio!»

“Ma non sto facendo niente!”
«Mi dispiace, è che non ti avevo mai visto così agitato. Di solito sembri avere sempre tutto sotto controllo, quindi…» Phoenix si grattò la nuca, in difficoltà. Come spiegare a Miles quello che non riusciva a spiegare nemmeno a se stesso? «Credo di essere felice anche io, perché mi hai mostrato una parte di te che non conoscevo… più o meno.»
“Perché l’atmosfera sta diventando così soffocante?!”
Phoenix aveva caldo, tanto caldo, troppo caldo. Se solo avesse immaginato che le cose sarebbero finite in quel modo, ci avrebbe pensato mille volte prima di andare da Miles a ringraziarlo.
Le labbra di Miles tremavano leggermente. La sua bocca si aprì per dire qualcosa, ma…
«Ehi, allora eravate qui!»
Entrambi sobbalzarono, così violentemente da perdere l’equilibrio e cadere giù dalle rispettive sedie.
«Larry Butz?» esclamò Phoenix, confuso. «Cosa ci fai in sala letture, tu

“E soprattutto… perché mi hai chiamato Nick?!”
«Non c’è mica un cartello che mi vieta di entrare!» rispose Larry, offeso.
“Forse sarebbe il caso di metterne uno, considerando quanto sei maldestro…”
«Ok, ma... cosa ci fai qui?»
«Stavo cercando voi» rispose Larry, guardando sia lui che Miles. «Sapete che ore sono? La scuola sta per chiudere!»
«Cosa?!» Phoenix si voltò verso il grande orologio della sala letture e inorridì. Come potevano essere già le cinque del pomeriggio?
«E perché sei venuto a cercarci?» chiese Miles, squadrandolo con sospetto.
«Mi sembra ovvio, no?» Larry fece un enorme, stupido sorriso. «Per tornare a casa insieme!»
«Eh?» risposero Phoenix e Miles, perfettamente in sincrono.
«Andiamo, dopo quello che è successo oggi in classe mi sembra il minimo, no?»
«Non vedo che relazione ci sia tra…» Miles fu sul punto di obiettare, ma Larry gli diede una vigorosa pacca sulla spalla prima che potesse aprire bocca.
«Come sei noioso, Edgey!» rise Larry. «Diglielo anche tu, Nick! La pensi come me, vero?»

“Non l’ha davvero chiamato Edgey… vero?!”
Il viso di Miles Edgeworth aveva assunto una spiacevole colorazione verdognola.
«Ehm…» Phoenix esitò. Qualunque cosa avesse detto, sentiva che si sarebbe messo irrimediabilmente nei guai.
«O…obiezione!» Miles puntò l’indice tremante contro Larry. «Obiezione, obiezione, obiezione! La difesa non–»
Una seconda pacca sulle spalle gli impedì di finire la frase.
«Non fare il timido, su! Ehi Nick, tu afferralo da un braccio e io dall’altro!»
«Non credo sia una buona idea, Larry.»
«Ma certo che lo è!»
«Ti dico di no…»
«Ma così non potremo tornare a casa insieme!» protestò Larry, mettendo il broncio. «Voglio dire, d’ora in avanti saremo amici inseparabili. Da qualcosa dobbiamo pur iniziare!»
«Larry, non sono sicuro che tu possa decidere…»
«Va bene» lo interruppe Miles, che nel frattempo si era ripreso dall’attacco di Larry. «Facciamo come dice, altrimenti non riusciremo mai a tornare a casa.»
«Ehi, Edgey, così mi fai sembrare un ricattatore!»
«Non è quello che sei?»
«Sei cattivo!» piagnucolò Larry. «Nick, Edgey mi sta trattando male! Digli qualcosa!»

“… Perché ho improvvisamente voglia di urlare?”



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NOTE DELL'AUTRICE: non chiedetemi nulla, perché io non so nulla. L'unica cosa di cui ho consapevolezza è di essere un pezzo di carne che soffre a causa di tutto ciò che la CAPCOM non dice, o dice a metà, o hinta in modo subdolo al solo scopo di farmi entrare in modalità full retard.
E comunque su EFP ci sono troppe poche fanfictions sulla saga di Ace Attorney. Sento il dovere morale di riempire questa dannata sezione con le mie storie ad alto contenuto omosessuale, accidenti.

E comunque (2), trovo che non parlare del periodo in cui Phoenix, Miles e Larry erano dei piccoli bambini felici e spensierati sia un'azione da criminali. CAPCOM, ti odio dal profondo del cuore. E adesso me ne vado, ho già delirato fin troppo. Come sempre, i commenti sono ben accetti! Grazie per aver letto! <3
   
 
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