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Autore: BlackHawk    10/08/2015    1 recensioni
-Non è il posto che fa per te- disse una voce alle sue spalle. Si voltò sorpresa verso l’uomo che le aveva servito da bere, il cui nome le sembrava di aver capito fosse Jet.
-E chi lo dice?- chiese Emma, inarcando un sopracciglio.
-Ti do un consiglio Emma. Finisci la tua birra e vattene da qui.- disse Jet, appoggiandosi al ripiano del lavandino alle sue spalle.
Era a braccia conserte e la fissava intensamente, come a volerle leggere dentro.
-Ho bisogno di un lavoro. Non è facile trovarne uno di questi giorni.- disse Emma, sorpresa che lui avesse sentito la sua conversazione con Kian e l’avesse chiamata per nome.
-Chi è Karen?- chiese lui, dopo un po’.
Emma prese un sorso di birra, sperando che scacciasse il nodo in gola che le si era formato. -Era la mia migliore amica. Lavorava qui. È stata assassinata due anni fa, ma non hanno trovato il colpevole.- rispose Emma, incapace di mascherare la rabbia.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emma allungò la mano verso il comodino e disattivò la sveglia. Sentì Jet muoversi nel sonno e si voltò in modo tale da poterlo osservare meglio.
Il naso dritto e le labbra piene le ricordavano la bellezza con cui vengono raffigurate di solito le divinità greche. Le ciglia nere e lunghe contrastavano con la sua carnagione chiara e incorniciavano alla perfezione gli occhi azzurri che Emma si era ritrovata a fissare incantata così tante volte da quando lo aveva conosciuto.
Sentì l’impulso di posare la mano sul braccio che la teneva stretta. Sfiorò la fascia tatuata sull’avambraccio, chiedendosi per l’ennesima volta il suo significato.
Jet aprì gli occhi all’improvviso ed Emma non poté fare a meno di arrossire dopo aver allontanato in fretta la mano dal suo braccio.
-Ehi.- disse Jet, sorridendo.
-Ehi.- Emma si schiarì la voce- Dobbiamo alzarci.- disse, rimproverandosi mentalmente. Era una vigliacca. Gli parlerò in macchina mentre andiamo in ufficio, si disse.
-Dobbiamo alzarci. Devo andare in ufficio.- ripeté Emma, spostando il braccio con cui lui l’aveva tenuta stretta a sé tutta la notte.
Jet la guardò per alcuni secondi, in silenzio. Poi si avvicinò lentamente, mantenendo il contatto visivo.
Emma si ritrovò a trattenere il respiro. L’avrebbe baciata? Ma soprattutto lei voleva che Jet la baciasse?
Non ebbe il tempo di tormentarsi con altre domande. Le afferrò la testa con decisione e posò le labbra morbide sulle sue.
Emma rimase impietrita. Si ritrovò a chiudere gli occhi prima ancora di capire cosa stesse succedendo.
Jet cominciò a baciarla delicatamente, come se avesse paura che lei potesse spezzarsi.
Emma rispose al bacio, costringendosi ad escludere dalla sua mente tutti i pensieri che l’avevano tormentata fino a quel momento.
Si ritrovò sdraiata di schiena in pochi attimi. Jet riprese a baciarla con più impeto, cercando di non schiacciarla con il suo peso e  puntellandosi quindi sui gomiti.
Emma riuscì a percepire il calore del petto di Jet, che adesso aderiva esattamente al suo. A dividerli solo la maglietta di Emma. I loro corpi sembravano incastrarsi alla perfezione, come se fossero stati creati per unirsi.
Emma ansimò quando si accorse che lui la desiderava.                      
Jet approfondì il bacio esplorandola lentamente con la lingua, mentre con una mano le accarezzava la coscia.
Emma era stordita. Una parte di lei sapeva che avrebbe dovuto respingerlo, ma il suo corpo si rifiutava.
Quando lui cominciò a baciarle il collo Emma inarcò fianchi, incontrando quelli di Jet.
Lo sentì gemere per quel contatto, breve ma intimo, mentre le sue labbra incontravano di nuovo quelle di Emma.
Adesso la baciava quasi con ferocia, spingendo il suo corpo contro quello di Emma che ormai ansimava senza vergogna. Si baciarono in quel modo rude e violento per un tempo che Emma non seppe quantificare.
Reggeva l’assalto di Jet rispondendo con la stessa energia, facendo scorrere la mani sul suo petto muscoloso, accarezzando  i suoi tatuaggi e avvinghiandosi stretta a lui.
Se avessero continuato così si sarebbero trovati nudi in un battito di ciglia.
Jet si staccò da lei all’improvviso. Si guardarono negli occhi per un tempo che ad Emma parve infinito. Nessuno dei suo riusciva a respirare in modo regolare ed Emma sentiva le sue guance andare a fuoco. Prese diversi respiri profondi.
-Dobbiamo alzarci-disse Jet, che sembrava aver riacquistato in fretta il controllo della situazione.
Lo vide alzarsi dal letto e abbandonare la stanza, lasciandola eccitata e con un senso di insoddisfazione.
***
Emma faceva fatica a concentrarsi sulla strada. Erano in macchina da dieci minuti e non aveva ancora trovato il coraggio di parlare a Jet.
Continuava a ripensare al loro bacio appassionato. Ogni volta che Emma pensava di aver capito Jet lui faceva qualcosa che metteva di nuovo tutto in discussione.
Avevano bevuto il caffè che lui aveva preparato mentre lei cercava di ricomporsi in religioso silenzio. Nessuno aveva osato dire nulla.
Emma si era fatta una doccia rapida e lui aveva fatto la stessa cosa mentre lei si preparava per andare in ufficio. Quando lui si era accorto dell’abbigliamento formale di Emma aveva sorriso e le aveva chiesto :-Si può sapere dove diavolo lavori?-
Emma non aveva riposto, sollecitandolo a sbrigarsi perché altrimenti avrebbe fatto tardi. Aveva un piano per non fargli capire dove lavorasse. La sua preoccupazione principale adesso era chiarire il loro rapporto.
-Jet?- lo chiamò, con voce incerta.
Con la coda dell’occhio si accorse che si era voltato verso di lei e la stava guardando.
Emma si schiarì la voce. Ce la posso fare, pensò facendosi coraggio.
-Io e te…- le si spense la voce. Non riusciva a trovare la parole più opportune. -Insomma che diavolo stiamo combinando io e te?- chiese, accorgendosi di aver alzato troppo il tono di voce. Forse avrebbe dovuto affrontare la questione con più calma, ma con Jet non ci riusciva.
Jet si voltò verso il finestrino.
-Avresti dovuto far guidare me.- si limitò a dire, ignorando la sua domanda.
Cosa?!  -Ieri hai detto che…che non avresti dovuto baciarmi, ma stamattina..-
-Io non ci riesco.- disse Jet, sospirando.
-Non riesci a fare cosa?-chiese Emma, mentre si fermava ad un semaforo.
Si voltò verso di lui e lo scrutò,  ma Jet continuava a guardare fuori dal finestrino evitando il suo sguardo.
-A stari lontano, cazzo. Pensavo si trattasse solo di attrazione fisica. Insomma, guardati.. Quale uomo riuscirebbe a tenere le mani a posto?- chiese, scuotendo la testa.
Emma rimase senza fiato. Nessuno le aveva mai fatto quel genere di complimenti.
-Mi sono ripetuto in continuazione che avrei dovuto lasciar perdere. Mi sono detto che non sarebbe stato così difficile. Avrei trovato un’altra ragazza che.. insomma, pensavo fosse solo una questione di sesso- ammise.
 -Però quando mi hai baciato quella sera fuori dall’ufficio di Kian.. Non lo so è scattato qualcosa e da quella sera ho fatto un errore dopo l’altro. E guarda adesso… ti ho trascinato in questo casino. Invece di proteggerti ti ho messo in pericolo, perché non sono riuscito a prendere le dovute distanze da te.- disse, guardandola finalmente negli occhi.
Emma si ritrovò di nuovo a trattenere il respiro. Le stava forse dicendo che provava qualcosa nei suoi confronti? In fondo non le aveva detto qualche tempo prima che forse lei gli piaceva?
Sussultò quando un clacson la sollecitò a ripartire.
Non riuscì a dire nulla per alcuni minuti. Lei cosa provava per lui? Lo trovava affascinante senza dubbio, ma lo conosceva da così poco tempo che non era in grado di dire se ci fosse dell’altro oltre all’attrazione fisica.
-Hai intenzione di dirmi dove lavori prima o poi?- chiese Jet, riportando la conversazione su un argomento meno difficile da affrontare.
-Dunque io..- la sua rivelazione l’aveva turbata talmente tanto, da non ricordarsi nemmeno cosa avrebbe dovuto fare quel giorno per impedire a Jet di scoprire dove lavorava.
-Io lavoro in.. banca.- disse Emma, concentrandosi di nuovo sul suo piano.
-In banca?- chiese Jet stupito. L’aveva chiaramente sorpreso.
-Già. Sezione amministrativa, sono solo una segretaria.- mentì Emma, cercando di sembrare convincente.
-Mi dispiace, ma dovrai trovarti qualcosa da fare perché io stacco alle cinque.- disse poi. Doveva assolutamente sbarazzarsi di lui.
-Non fai una pausa pranzo?-chiese Jet, confuso.
-No. Cioè ho solo una mezzoretta che passo con i miei colleghi nella mensa della banca.-
-Ah. Ma come faccio a proteggerti se non..-
Emma lo interruppe. –Andrà tutto bene Jet. E comunque non puoi stare con me tutto il tempo. Non potrei farti entrare.-
-Bene fammi vedere almeno in che banca lavori, così posso tenere sotto controllo la zona.-
Dannazione, imprecò Emma. Non aveva pensato a quell’aspetto.
Il suo piano non era così elaborato. Sarebbe andata alla Us Bank, si sarebbe sbarazzata di Jet e una volta uscita sarebbe andata in ufficio. Alle cinque meno dieci sarebbe tornata alla banca per incontrarsi con Jet, cui avrebbe detto di presentarsi alle cinque.
Aveva puntato la sveglia molto prima rispetto al solito quella mattina per avere il tempo di mettere in atto il suo piano, che avrebbe ripetuto fino a venerdì mattina.
-Non puoi stare lì nei paraggi. C’è un sistema di vigilanza molto efficiente. Se ti vedessero più di una volta nei paraggi si insospettirebbero e chiamerebbero la polizia.- disse Emma, complimentandosi con se stessa. Bella mossa.
-Dannazione hai ragione.- concordò Jet. –Hai detto che stacchi alle cinque giusto? Allora ci rivediamo alle cinque fuori dalla banca. Troverò qualcosa da fare.-
Emma tirò un sospiro di sollievo. Dopo tutto il suo piano non era così male.
***
Emma lanciò un’occhiata all’orologio. Era ora di andare a pranzo.
Aveva passato la mattina a parlare con John del nuovo caso e poi si era dedicata allo studio di alcuni documenti.
All’inizio non si era concentrata molto. Aveva ripensato alla conversazione con Jet e poi aveva temuto tutto il tempo che il suo piano fallisse.
Dopo un’ora però il lavoro l’aveva completamente assorbita, impedendole di pensare a qualunque altra cosa che non riguardasse il loro cliente.
Si alzò e si diresse verso l’uscita, dopo aver salutato la segretaria di John.
Aveva appena svoltato in una strada un po’ isolata che faceva tutti i giorni per raggiungere il suo ristorante preferito quando qualcuno le afferrò un braccio, tappandole nel frattempo la bocca e spingendola contro il muro.
Quando incrociò lo sguardo furioso di Jet si rilassò leggermente. Aveva temuto che fossero i russi o qualche delinquente che voleva rapinarla.
Jet tolse la mano la mano lentamente.
-Andavi da qualche parte?- chiese furioso.
Di fronte al silenzio di Emma si arrabbiò ancora di più.
-Mi hai mentito, cazzo! Ma non capisci che se non mi dici la verità non posso proteggerti?- urlò, dando un pugno al muro alle spalle di Emma.
-Io..-
-Non provare a rifilarmi un’altra delle tue stronzate!-l’ammonì, in tono duro.
-E va bene! Non lavoro in una banca ok?-
-Ho notato!- esclamò Jet. Sembrava fuori di sé. Emma non l’aveva mai visto in quelle condizioni.
-Senti io…lavoro… in uno studio legale, ma..- Emma si interruppe quando lui le afferrò il viso con tutte e due le mani.
-Non posso perdere anche te lo capisci?-chiese, fissandola negli occhi.
Poi la baciò. Era un bacio aggressivo, di quelli che lasciavano Emma senza fiato.
Le infilò la lingua in bocca, senza troppe cerimonie. Sembrava che la volesse marchiare, divorare. Fu breve, ma lasciò Emma senza parole.
-Devi dirmi la verità d’ora in poi, chiaro?-
Emma annuì, ancora stordita da quel bacio.
-S-sto andando in p-pausa pranzo- balbettò, arrossendo. Non riusciva nemmeno a parlare. Lui l’aveva scossa nel profondo.
-Andiamo allora.- disse, prendendola per mano.
Emma si ritrovò a seguirlo in silenzio. Mentre camminavano fianco a fianco, mano nella mano, Emma si perse nei suoi pensieri.
Lui le aveva detto che non avrebbe potuto perdere anche lei. Cosa significava? Si riferiva ai suoi genitori? O implicitamente si riferiva al fratello?
In ogni caso significava che lui provava un sentimento profondo nei suoi confronti. O si sentiva solo in dovere di proteggerla? In macchina le aveva chiaramente fatto capire che non si trattava solo di  attrazione fisica, ma a questo punto Emma non capiva più nulla.
Si era svegliata quella mattina con l’intento di chiarire la situazione, ma adesso le sembrava che non ci fosse nulla da chiarire. Jet era stato piuttosto esplicito. Era lei che doveva riordinare le idee.
-Conosco un ristorante italiano qui vicino…-iniziò a dire Jet, riportandola al presente.
-Venivamo spesso con i miei quando io e Alec eravamo molto piccoli.-
Emma si voltò a guardarlo e notò che le stava sorridendo. Sembrava che la rabbia di prima fosse del tutto scomparsa.
Emma annuì. –Andiamo.-
***
Erano seduti da un quarto d’ora quando la cameriera arrivò al loro tavolo per prendere le ordinazioni.
Jet ordinò per tutti e due, affermando di conoscere i piatti migliori. Emma non si ribellò, era troppo impegnata a osservarlo per concentrarsi sul menù.
Indossava una maglia nera semplice, come quella che indossava la prima sera che si erano conosciuti, e un paio di jeans. I muscoli sulle sua braccia si flettevano ogni volta che Jet muoveva le braccia e mettevano in risalto i suoi tatuaggi.
-Dimmi tre cose che non so di te- si ritrovò a dire Emma, dopo che la cameriera se ne era andata. Jet la guardò sorpresa.
-Ho ventotto anni. Lavoro da quando ne ho diciotto e adoro il football.- disse Jet.
-No intendo..- Emma non sapeva come dirlo. –Cose più…private.-
Jet sorrise e scosse la testa. –Per esempio?-
-Non lo so quello che vuoi.-
-Comincia tu- disse Jet, in tono di sfida. Emma incrociò le braccia sul tavolo.
-Adoro il vento forte di Chicago. Tutti lo odiano, ma a me piace la sensazione del vento tra i capelli, anche se poi si aggrovigliano  ed è difficile togliere i nodi. Ho una paura matta di volare, infatti non sono mai salita su un aereo. E… una volta all’università ho barato ad un esame. Non ero riuscita ad imparare alcune definizioni e quindi le ho scritte su un pezzo di carta che tenevo in un manioca della camicia. Era la prima volta che lo facevo ed ho avuto l’ansia tutto il tempo.- disse Emma.
Jet rise. Una risata vera che contagiò anche Emma.
-Tocca a te.- disse poi.
-Quando sono morti i miei genitori non ho versato nemmeno una lacrima. Dovevo occuparmi di Alec, non potevo mostrami debole. Lui aveva bisogno di una guida, qualcuno che fosse la sua roccia in quel momento disperato e non poteva vedermi piangere.- iniziò a dire Jet, smuovendo qualcosa dentro Emma che lo ascoltava attentamente.
-Non mi sono mia innamorato. Sono andato a letto con parecchie ragazze quando ero un adolescente, devo ammetterlo, e ho cercato di far funzionare qualche relazione finito il liceo, ma nessuna… Beh hai capito insomma.- proseguì Jet, perfettamente a suo agio.
-L’ultima cosa?-chiese Emma, quasi sussurrando.
-Quando ti ho vista la prima volta al locale il primo impulso è stato quello di baciarti. Ma sapevo che era sbagliato, che dovevi andartene via. Ho usato un tono non propriamente garbato perché ero arrabbiato con me stesso, ma non era colpa tua. Mi dispiace per come ti ho trattato all’inizio.- disse.
Emma fu salvata dall’arrivo della cameriera.
-Ecco a voi ragazzi. Buon appetito.- disse, dopo aver posato i piatti sul tavolo.
-Cosa aspetti?- le chiese Jet, vedendola impalata di fronte al piatto. –Mangia, altrimenti si raffredderà-la esortò.
Non aveva il tono di una persona che si era appena confidata con qualcuno. Sembrava tranquillo e rilassato, mentre Emma aveva lo stomaco aggrovigliato. Nonostante ciò si costrinse a mangiare, temendo che lui potesse insospettirsi.
Mangiarono in silenzio. Emma si stava abituando a quei silenzi. Con chiunque altro si sarebbe sentita in imbarazzo, mentre con lui aveva scoperto che il silenzio non era sempre un segnale negativo.
Quando finirono di mangiare Jet chiese il conto. Emma cercò in tutti i modi di pagare la sua parte, ma lui glielo impedì in modo categorico.
Erano appena usciti dal ristorante quando scorse qualche metro più un là sul marciapiede su cui si trovavano lei e Jet una testa castana dall’aria familiare.
L’uomo si accorse di lei e le sorrise.
Emma si mise a correre nella sua direzione. Sentì Jet chiamarla più volte, ma lo ignorò.
Si gettò fra le braccia dell’uomo, che l’accolse calorosamente.
-Emma! Volevo farti una sorpresa, per questo non ti ho avvertito!- esclamò l’uomo sorridendole.
 
 
Angolo autrice
Scusate questo capitolo è un po’ melenso e c’è poca azione, lo so, ma dovevo assolutamente dedicarlo a Jet ed Emma. Non si poteva continuare con quella situazione di stallo, ecco.
Alla prossima ;)
 
   
 
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