Genere: Commedia
Tipo di coppia: Shonen-ai
Personaggi: Nijimura
Shuuzou, Himuro Tatsuya
Rating: Verde
Parole: 1200+
Note: Non è un segreto che Himuro proprio non mi piaccia, ma questa ship mi ha conquistato il cuore prima che potessi
rendermene conto. Dannata novel e dannato Nijimura palesemente infatuato (no, serio, cercate il
capitolo della Replace V in cui si conoscono e ditemi
voi).
… Nijimura è difficile da scrivere. Terribilmente. E dopo il
titolo dovrebbe esserci un “that I didn’t listen at all”.
... e ovviamente so che Nijimura non è proprio basso, sta solo esagerando.
Scritta il: 2/07/2015
16# • Things you
said with no space between us
Ormai, era lì da abbastanza
tempo per dire che il Giappone e gli Stati Uniti non
erano così radicalmente differenti.
Ovviamente non poteva dire
che fossero esattamente
la stessa cosa. Le abitudini erano totalmente diverse, gli atteggiamenti
quasi opposti rispetto a quelli in mezzo ai quali era cresciuto e la cultura a
tratti ancora incomprensibile; ma c’erano certi elementi che, chiaramente, non
potevano che essere uguali per tutti.
La vita era frenetica lì
come nella sua terra natale, il caldo dell’estate era
afoso lì tanto quanto laggiù e le metropolitane, nelle ore di punta, erano
tassativamente così piene da risultare praticamente invivibili. Tutti elementi
che, ne era piuttosto sicuro, avrebbe potuto ritrovare
in qualsiasi altro angolo di mondo in cui avrebbe potuto mettere piede.
Shuuzou
sospirò, allungando a fatica una mano nel marasma di persone per aggrapparsi al
palo sopra di lui. Ecco, probabilmente una cosa alla quale non si sarebbe mai
abituato era il fatto che, mentre in Giappone era
considerabile più alto della media, lì era quasi “basso” — tanto che
persino un ambiente così “familiare” come la metro lo metteva a disagio.
Ovunque si voltasse,
c’erano ragazzi (e ragazze!) che lo superavano così tanto che, compressato come una sardina in quel vagone sovraffollato,
non poteva che sentirsi piccolo e insignificante.
E irritato, per
altro. Quante volte, in situazioni simili, gli si erano praticamente
addossati in massa perché totalmente nascosto dalle mura invalicabili
rappresentate dalla popolazione media di quella città? Cosa che, per inciso,
stava succedendo in quel momento: vedeva le persone forzarsi di violenza oltre
le porte e imporre alle persone di andare avanti, che ‘tanto c’era spazio’, del tutto ignare che quel vuoto che vedevano era occupato dalle poche altre persone che come lui
finivano celate dal resto del mondo.
- Ah, I’m sorry!
-
“Sorry
un corno”, avrebbe voluto rispondere. Non era che la conferma di tutti quei
pensieri: qualcuno, pressato con violenza nella sua direzione, gli era finito praticamente addosso, facendo dei suoi alluci
il punto d’appoggio perfetto per le suole delle sue scarpe. Si appellò a tutto
il suo autocontrollo per non lasciar parlare prima la testa calda che era
capace di essere in certe situazioni, limitandosi a voltarsi verso il
colpevole.
- No pr-…
Tatsuya?! -
- Shuu…
?! -
Seguì un attimo di silenzio
perfetto, durante il quale i due si scrutarono da capo a piedi (per quel che
l’eccessiva vicinanza gli permise di fare). Si stavano incontrando davvero, o
era un’allucinazione dovuta dal caldo? Nijimura si
passò una mano sugli occhi, ma quando la rimosse
l’altro era ancora là davanti.
In tutta la sua bellezza,
per inciso.
- Non avrei mai pensato di
incontrarti proprio qui, proprio adesso! - lo sentì
esclamare, appoggiandogli una mano sulla spalla. Lui inarcò le sopracciglia,
lasciando sporgere il labbro superiore così come gli veniva spontaneo fare ogni
volta che qualcosa lo contrariava.
- Io nemmeno! - borbottò -
Non mi avevi detto che saresti tornato, brutto-… ! -
- Scusami! Volevo provare a
farti una sorpresa, ma immagino che sia tutto vanificato, hm? - ridacchiò,
sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. E come diavolo poteva non
perdonarlo?
Era stato una delle sue prime conoscenze una volta arrivato oltreoceano, e
il loro rapporto si era stretto molto rapidamente. Non importava che Himuro avesse poi deciso di tornare a studiare in Giappone:
non era raro vederlo tornare da quelle parti ogni volta che poteva, e, in
generale, si tenevano comunque perennemente in contatto.
Era davvero un valido
alleato, un grandioso avversario e un ottimo amico.
Amico,
giusto.
Annuì vagamente col capo
mentre lo vedeva parlare, ma la verità fu che non prestò neppure la minima attenzione
alle sue parole. Il suo pensiero stava divagando su tutt’altro, sulle sue
labbra perfette piegate da quel suo immancabile, stoico sorriso; sull’unico
occhio visibile, brillante di gioia nell’aver ritrovato un amico così presto,
sui lineamenti perfetti, sui loro corpi tragicamente premuti l’uno contro
l’altro.
Odiava,
odiava come poche altre cose sentirsi così vulnerabile rispetto ai propri
medesimi sentimenti; ma era dal primo momento in cui l’aveva visto che aveva sentito
qualcosa di ben più di un semplice interesse amicale o
sportivo ad attrarlo a lui. E mentre prima di allora era sempre stato ben in
grado di tenere a bada certi istinti e certe pulsioni, quasi non voleva
accettare di come fosse finito per morire dietro a quella manifestazione
concreta di bellezza divina.
Alla luce di questo, era
quasi un sollievo saperlo lontano chilometri e chilometri.
Intratteneva volentieri chiacchierate con lui via chat o al telefono, faceva
sempre in modo di farsi sentire spesso e di rispondere per tempo ai suoi
messaggi — ma quando ce l’aveva davanti, e
soprattutto così appiccicato, perdeva ogni facoltà di intendere e di
volere.
Ma la
cosa peggiore, forse, e che in realtà avrebbe dovuto consolarlo, era che lui
non sembrava accorgersi di nulla. Non sapeva se lo facesse per rispetto o per
una qualche ingenuità di fondo che l’aveva reso
totalmente cieco davanti a certe manifestazioni così palesi di impaccio, ma
anche in quel momento, mentre Shuuzou sentiva la
propria faccia andare a fuoco e la punta delle orecchie diventare così rossa da
sembrare un semaforo, quello continuava tranquillamente a chiacchierare del suo viaggio di ritorno o di qualsiasi altra cosa stesse
parlando.
Tante, troppe volte avrebbe voluto spezzare quel clima ignaro e dirgli in faccia
tutto quello che pensava. Quanto fosse felice di aver potuto legare con una
persona come lui, quanto fosse maledettamente forte la cotta che si era preso
nei suoi confronti e quanto gli fregasse solo relativamente delle turbolenze incontrate
durante il viaggio: tutto quello che voleva era finire
definitivamente di premere il proprio corpo sopra il suo e di attaccarsi alle
sue labbra come se fossero state l’unica esistente fonte di salvezza per la sua
discutibile e inopportuna perdizione.
Da lì in poi sarebbe stato
tutto più facile, no? Sia che le cose si fossero
risolte nel peggiore o nel migliore dei modi, avrebbe avuto finalmente un
briciolo di tregua da quel perpetuo imbarazzo.
… chissà se avrebbe potuto portare
a suo vantaggio quel momento?
Strinse la mano libera in
un pugno, deglutendo nervoso. Avrebbe potuto fare finta che si trattasse di un
incidente, approfittarsi magari di una frenata per spiaccicarglisi addosso e
servirsi della sua statura trascurabile per rendere la cosa ancora meno visibile
agli occhi degli altri. Sì, sì, esatto— se non lo faceva ora, quando
avrebbe potuto farlo?!
- Ah, io mi fermo qui! Mi
raccomando, chiamami più tardi così magari fissiamo per uscire! A dopo, Shuu! -
Una
manciata di parole, e l’obiettivo del suo slancio era già
sparito da davanti alla sua faccia. Si sbilanciò, sì, Nijimura,
ma l’unica persona su cui finì per spalmarsi non fu certo Himuro
- bensì un tizio alto e grosso verso il quel non riuscì ad alzare nemmeno il
viso per colpa della vergogna che iniziò a prendere possesso di ogni sua
capacità e percezione.
- I’m sorry… -
aveva mugugnato, rimanendo immobile mentre con la coda dell’occhio vedeva
l’altro ragazzo allontanarsi definitivamente dal suo campo d’azione. Un’altra
occasione era andata sprecata, e come al solito
l’unico motivo era la sua inutile inettitudine ad esprimere le cose come
stavano.
… perché diavolo doveva
essere così idiota?!