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Autore: ReaRyuugu    10/08/2015    1 recensioni
23 prompt. Cose dette, sussurrate, lasciate sfuggire, o mai dette del tutto. 23 situazioni differenti, applicate a coppie, amici, amanti, o singoli personaggi. 23 modi di costringermi a tornare a scrivere un po’ ogni giorno.
Coppie affrontate: ImaHana {1#, 2#, 8#, 9#, 18#}, TakaMido {3#, 17#, 20#}, AoKaga {4#}, HaiKise {5#, 12#}, AoKise {6#}, MuraAka {7#, 21#}, AoKagaKuro {11#}, SilverGold {13#}, KagaKuro & AoKuro {14#}, KiyoHyuu {#15}, HimuNiji {16#}, MitoKoga {19#}, KiyoHyuuRiko {22#}, AoMomo {23#}
Character-centric: Mibuchi Reo {#10).
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Genere: Commedia

Tipo di coppia: Shonen-ai

Personaggi: Nijimura Shuuzou, Himuro Tatsuya

Rating: Verde

Parole: 1200+

Note: Non è un segreto che Himuro proprio non mi piaccia, ma questa ship mi ha conquistato il cuore prima che potessi rendermene conto. Dannata novel e dannato Nijimura palesemente infatuato (no, serio, cercate il capitolo della Replace V in cui si conoscono e ditemi voi).

Nijimura è difficile da scrivere. Terribilmente. E dopo il titolo dovrebbe esserci un “that I didn’t listen at all”.
... e ovviamente so che Nijimura non è proprio basso, sta solo esagerando.

Scritta il: 2/07/2015

 

16# • Things you said with no space between us

 

 

Ormai, era lì da abbastanza tempo per dire che il Giappone e gli Stati Uniti non erano così radicalmente differenti.

Ovviamente non poteva dire che fossero esattamente la stessa cosa. Le abitudini erano totalmente diverse, gli atteggiamenti quasi opposti rispetto a quelli in mezzo ai quali era cresciuto e la cultura a tratti ancora incomprensibile; ma c’erano certi elementi che, chiaramente, non potevano che essere uguali per tutti.

La vita era frenetica lì come nella sua terra natale, il caldo dell’estate era afoso lì tanto quanto laggiù e le metropolitane, nelle ore di punta, erano tassativamente così piene da risultare praticamente invivibili. Tutti elementi che, ne era piuttosto sicuro, avrebbe potuto ritrovare in qualsiasi altro angolo di mondo in cui avrebbe potuto mettere piede.

Shuuzou sospirò, allungando a fatica una mano nel marasma di persone per aggrapparsi al palo sopra di lui. Ecco, probabilmente una cosa alla quale non si sarebbe mai abituato era il fatto che, mentre in Giappone era considerabile più alto della media, lì era quasi “basso” — tanto che persino un ambiente così “familiare” come la metro lo metteva a disagio.

Ovunque si voltasse, c’erano ragazzi (e ragazze!) che lo superavano così tanto che, compressato come una sardina in quel vagone sovraffollato, non poteva che sentirsi piccolo e insignificante.

E irritato, per altro. Quante volte, in situazioni simili, gli si erano praticamente addossati in massa perché totalmente nascosto dalle mura invalicabili rappresentate dalla popolazione media di quella città? Cosa che, per inciso, stava succedendo in quel momento: vedeva le persone forzarsi di violenza oltre le porte e imporre alle persone di andare avanti, che ‘tanto c’era spazio’, del tutto ignare che quel vuoto che vedevano era occupato dalle poche altre persone che come lui finivano celate dal resto del mondo.

- Ah, I’m sorry! -

Sorry un corno”, avrebbe voluto rispondere. Non era che la conferma di tutti quei pensieri: qualcuno, pressato con violenza nella sua direzione, gli era finito praticamente addosso, facendo dei suoi alluci il punto d’appoggio perfetto per le suole delle sue scarpe. Si appellò a tutto il suo autocontrollo per non lasciar parlare prima la testa calda che era capace di essere in certe situazioni, limitandosi a voltarsi verso il colpevole.

- No pr-Tatsuya?! -

- Shuu?! -

Seguì un attimo di silenzio perfetto, durante il quale i due si scrutarono da capo a piedi (per quel che l’eccessiva vicinanza gli permise di fare). Si stavano incontrando davvero, o era un’allucinazione dovuta dal caldo? Nijimura si passò una mano sugli occhi, ma quando la rimosse l’altro era ancora là davanti.

In tutta la sua bellezza, per inciso.

- Non avrei mai pensato di incontrarti proprio qui, proprio adesso! - lo sentì esclamare, appoggiandogli una mano sulla spalla. Lui inarcò le sopracciglia, lasciando sporgere il labbro superiore così come gli veniva spontaneo fare ogni volta che qualcosa lo contrariava.

- Io nemmeno! - borbottò - Non mi avevi detto che saresti tornato, brutto-… ! -

- Scusami! Volevo provare a farti una sorpresa, ma immagino che sia tutto vanificato, hm? - ridacchiò, sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. E come diavolo poteva non perdonarlo?

Era stato una delle sue prime conoscenze una volta arrivato oltreoceano, e il loro rapporto si era stretto molto rapidamente. Non importava che Himuro avesse poi deciso di tornare a studiare in Giappone: non era raro vederlo tornare da quelle parti ogni volta che poteva, e, in generale, si tenevano comunque perennemente in contatto.

Era davvero un valido alleato, un grandioso avversario e un ottimo amico.

Amico, giusto.

Annuì vagamente col capo mentre lo vedeva parlare, ma la verità fu che non prestò neppure la minima attenzione alle sue parole. Il suo pensiero stava divagando su tutt’altro, sulle sue labbra perfette piegate da quel suo immancabile, stoico sorriso; sull’unico occhio visibile, brillante di gioia nell’aver ritrovato un amico così presto, sui lineamenti perfetti, sui loro corpi tragicamente premuti l’uno contro l’altro.

Odiava, odiava come poche altre cose sentirsi così vulnerabile rispetto ai propri medesimi sentimenti; ma era dal primo momento in cui l’aveva visto che aveva sentito qualcosa di ben più di un semplice interesse amicale o sportivo ad attrarlo a lui. E mentre prima di allora era sempre stato ben in grado di tenere a bada certi istinti e certe pulsioni, quasi non voleva accettare di come fosse finito per morire dietro a quella manifestazione concreta di bellezza divina.

Alla luce di questo, era quasi un sollievo saperlo lontano chilometri e chilometri. Intratteneva volentieri chiacchierate con lui via chat o al telefono, faceva sempre in modo di farsi sentire spesso e di rispondere per tempo ai suoi messaggi — ma quando ce l’aveva davanti, e soprattutto così appiccicato, perdeva ogni facoltà di intendere e di volere.

Ma la cosa peggiore, forse, e che in realtà avrebbe dovuto consolarlo, era che lui non sembrava accorgersi di nulla. Non sapeva se lo facesse per rispetto o per una qualche ingenuità di fondo che l’aveva reso totalmente cieco davanti a certe manifestazioni così palesi di impaccio, ma anche in quel momento, mentre Shuuzou sentiva la propria faccia andare a fuoco e la punta delle orecchie diventare così rossa da sembrare un semaforo, quello continuava tranquillamente a chiacchierare del suo viaggio di ritorno o di qualsiasi altra cosa stesse parlando.

Tante, troppe volte avrebbe voluto spezzare quel clima ignaro e dirgli in faccia tutto quello che pensava. Quanto fosse felice di aver potuto legare con una persona come lui, quanto fosse maledettamente forte la cotta che si era preso nei suoi confronti e quanto gli fregasse solo relativamente delle turbolenze incontrate durante il viaggio: tutto quello che voleva era finire definitivamente di premere il proprio corpo sopra il suo e di attaccarsi alle sue labbra come se fossero state l’unica esistente fonte di salvezza per la sua discutibile e inopportuna perdizione.

Da lì in poi sarebbe stato tutto più facile, no? Sia che le cose si fossero risolte nel peggiore o nel migliore dei modi, avrebbe avuto finalmente un briciolo di tregua da quel perpetuo imbarazzo.

… chissà se avrebbe potuto portare a suo vantaggio quel momento?

Strinse la mano libera in un pugno, deglutendo nervoso. Avrebbe potuto fare finta che si trattasse di un incidente, approfittarsi magari di una frenata per spiaccicarglisi addosso e servirsi della sua statura trascurabile per rendere la cosa ancora meno visibile agli occhi degli altri. Sì, sì, esatto— se non lo faceva ora, quando avrebbe potuto farlo?!

- Ah, io mi fermo qui! Mi raccomando, chiamami più tardi così magari fissiamo per uscire! A dopo, Shuu! -

Una manciata di parole, e l’obiettivo del suo slancio era già sparito da davanti alla sua faccia. Si sbilanciò, sì, Nijimura, ma l’unica persona su cui finì per spalmarsi non fu certo Himuro - bensì un tizio alto e grosso verso il quel non riuscì ad alzare nemmeno il viso per colpa della vergogna che iniziò a prendere possesso di ogni sua capacità e percezione.

- I’m sorry - aveva mugugnato, rimanendo immobile mentre con la coda dell’occhio vedeva l’altro ragazzo allontanarsi definitivamente dal suo campo d’azione. Un’altra occasione era andata sprecata, e come al solito l’unico motivo era la sua inutile inettitudine ad esprimere le cose come stavano.

… perché diavolo doveva essere così idiota?!

   
 
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