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Autore: Aishia    10/08/2015    2 recensioni
Che cosa succederebbe ad una ragazza se a causa di qualcosa di superiore o di un destino ignoto fosse catapultata in un'altra epoca? riuscirà ad essere artefice del suo destino ed ad avere ciò che brama?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi sentii travolgere da un ondata di calore che si propagò flebilmente in tutto il corpo, abbagliandomi il viso con la sua tenue luce e costringendomi ad aprire gli occhi di malavoglia. Mi sentivo strana, come se avessi dormito per un tempo che sembrava interminabile e impiegai più di qualche minuto a riprendere coscienza di me, sollevandomi di colpo quando mi ritornò alla mente ciò che era successo.
Rammentai solo una successione veloce di immagini che si contrapponevano velocemente nella mia mente, come la lama di una spada rovente che mi trafisse il ventre, oltrepassandomi da parte a parte, causandomi un dolore lancinante; il sapore del sangue che mi lasciò un sapore amarognolo in bocca e in fine il viso preoccupato di Jack che mi stringeva a sé con le sue mani grandi, prima che mi lasciassi abbandonare al nulla, ad un sonno profondo e senza fine.
Mi guardai intorno spaesata e alla disperata ricerca di un misero segnale che mi lasciasse intuire in che posto fossi capitata.
 
Intorno a me vi era il nulla più totale, avvolta solamente da un’intensa luce che divideva cielo e terra come se fossero una cosa sola, così intensa che mi costrinse a strizzare gli occhi per non venirne abbagliata e dentro avvertii una strana sensazione di pace, la stessa che non sentivo dentro da così tanto tempo da non ricordarmi nemmeno la sensazione.
Ero forse in paradiso?
Sarebbe stata l’unica soluzione possibile, anche se scorgevo perfettamente lo scalpitio del mio cuore battere incessantemente dentro al mio petto e la brezza delicata del vento soffiarmi sulle gote accaldate.
 Come potevo essere morta?
Pregai che non fosse così. Avevo ancora troppe cose per cui vivere, troppe cose per cui lottare e morire adesso avrebbe significato non aver vissuto davvero.
Mi sfiorai il ventre con la mano tremante e le lacrime mi bagnarono il viso quando ricordai che cos’era successo, sbarrando gli occhi quando mi resi conto di non indossare più la mia uniforme da pirata ma un leggero abito bianco che sembrava confondersi con tutto il resto, se non fosse
per la grande macchia rossa sul ventre.
 Trattenni il fiato per un tempo che mi sembrò interminabile, sollevando il vestito e tirando un sospiro di sollievo quando mi resi conto di non aver alcuna ferita sanguinante ma solo una cicatrice che pareva rimarginata da tempo .
Che cosa stava succedendo? Nulla aveva senso.     
Avanzai di colpo, guardandomi intorno spaesata e alla disperata ricerca di un minimo segno di vita.
«C’è qualcuno?», urlai a pieni polmoni girandomi intorno, sentendo il suono della mia voce rimbombarmi nelle orecchie e propagarsi nel nulla più totale sino a scomparire del tutto.                                                                           
  Una leggera brezza estiva si innalzò, scompigliandomi i capelli e drizzai le orecchie quando avvertii degli strani movimenti dietro di me, finchè qualcosa di freddo non si appoggiò sulla mia spalla nuda, costringendomi a voltarmi di colpo. Tutto entrò in secondo piano quando lo vidi …
Mi portai entrambe le mani alla bocca, sgranando gli occhi quando vidi davanti agli occhi la figura celestiale di mio padre, con i capelli scuri scompigliati dalla brezza e un vestito bianco che sembrava confondersi con tutto il resto, come il mio. Non potevo credere ai miei occhi e aprii la bocca tremante per poi richiuderla un attimo dopo, incapace di pronunciare anche una minuscola sillaba.
«Ciao,piccola mia.», pronunciò con la sua voce calda e paterna,spalancando le braccia per accogliermi e cullarmi dolcemente in un tenero e dolce abbraccio.
Come poteva essere qui?
Come facevo a toccare il suo corpo, guardare il suo viso roseo e rigato dalle lacrime se appartenevamo a due mondi diversi?
 L’ultima volta che lo vidi si trovava inchiodato su un letto, privo di forze, mentre adesso era di fronte a me come se non se ne fosse mai andato e con un sorriso che illuminava il suo volto paradisiaco.
«papà! », scandii assaporando il suono di quelle parole che non pronunciavo da tempo ma che adesso apparivano dolci e soavi. In quel momento più nulla aveva importanza e il peso che avevo sul cuore si dissolse, lasciandomi scivolare in un pianto liberatorio. « quanto mi sei mancato! », mugolai tra i singhiozzi, sentendo le sue mani  fra i capelli.
« anche tu mi sei mancata, bambina mia», sussurrò commosso, soffiandomi nelle orecchie e trattenendo il respiro per reprimere quel senso di angoscia che era salita a galla.
Si distaccò di malavoglia da quell'abbraccio che avevo tanto desiderato nelle lunghe e interminabili notti in mezzo all’oceano e mi persi nei suoi grandi occhi chiari che in una attimo assunsero una tonalità più scura e glaciale, come se gli fosse balenato nella mente un pensiero tormentato 
« ma ora devi starmi bene a sentire Chanel. Non c’è più tempo ormai  e prima di riportarti indietro ho un ultimo compito da affidarti. ». Lo guardai attentamente, aggrottando la fronte e notando i lineamenti del suo viso indurirsi di colpo.
« ciò vuol dire che sai il perché siamo qui? »,annuì abbassando lo sguardo per poi rialzarlo nuovamente, toccandosi la barba ispida con le sue mani grandi e muscolose.
« Chanel posso immaginare come ti senta ma devi fidarti di me! Qui nulla ha più importanza, siamo in una realtà parallela alla nostra, un mondo esterno in cui lo spirito e il corpo sono una cosa distinta e separata. Tutto questo grazie ai grandi poteri di Eva Bens che ha permesso alla tua anima di essere salvata.»
«Eva Bens? Papà cosa stai dicendo? »
«Si Chanel, quando la spada ti ha trafitto il ventre, Eva Bens, ha fatto in modo che non morissi davvero e che la tua anima rimanesse in vita, da qualche parte. Ha sempre vegliato su di te e non avrebbe mai permesso che ti potesse succedere qualcosa. Devi sapere una cosa importante su di lei, bambina mia,lei è tua nonna Anne, Chanel! », sbarrai gli occhi di colpo, smettendo definitivamente di respirare. Non aveva senso. Come poteva Eva Bens essere la mia amata nonna?
Eva mi aveva sempre aiutato nelle mie battaglie più cruente, riportandomi sempre nella retta via quando stavo per perdermi nella strada della vita, ma non avrei mai immaginato che dietro a tutto questo ci fosse una simile verità. E poi, cosa significava che ci trovavamo in un mondo parallelo? Dov'eravamo veramente?
«lo so che sei confusa ma devi starmi a sentire. Chanel, con la tua morte si sarebbe spezzato l’equilibrio tra i mondi e tu, custode dei sette medaglioni, sei l’unica che possa mantenere in vita questo equilibrio che senza di te vacillerebbe, sgretolandosi del tutto. Dovevamo impedire a tutti i costi che ciò accadesse ma purtroppo non erano possibili delle interferenze tra un mondo all’altro e quindi tua nonna, Anne ,decise di trasferire il suo spirito  in quello di Eva Bens , così da starti vicina e vegliarti senza che tu potessi venirne a conoscenza. Mi devi perdonare figlia mia, la mia peggior colpa è stata quella di averti lasciato da sola ad affrontare questa battaglia e questa, purtroppo, sarà l’ultima volta che mi vedrai.»
«Che cosa stai dicendo,papà? Cosa significa?! »
« Il compito di un genitore, di un padre, è quello di custodire e proteggere la propria bambina e mi rammarica di non aver potuto a causa di questa dannata malattia che mi ha costretto a stare, inetto, su un letto. Tutto questo mi ha portato a prendere una decisione.  Per salvare la tua anima e ricongiungerla al tuo corpo è stato necessario un piccolo sacrificio, ‘’ una vita per una vita’’, questo era il prezzo  da pagare e io ho deciso di donarti la mia affinché tu viva. », Mi sentii morire quando pronunciò quelle parole che sembrarono logorarmi dentro come la lama di un coltello. Non gli avrei permesso di sacrificare la sua vita per me, ero pronta a morire , soprattutto se ciò avesse significato tenere in vita le persone che amavo.                                                                                      Non avrei mai potuto lasciare che compisse questo sacrificio per salvarmi, soprattutto perché avevamo ancora bisogno di lui. Avevamo bisogno di un padre e lui era il pilastro della nostra famiglia e la forza portante del mio mondo. Senza di lui ci saremmo sgretolati in mille pezzi.
«Non ci penso nemmeno papà! Non permetterò che tu ti sacrifichi per me!»
«E io non permetterò che mia figlia metta fine alla sua vita senza aver vissuto davvero! »,mi strinse alle sue braccia, ispirando il profumo dei miei capelli e iniziai a piangere, singhiozzando tra quelle lacrime amare.
«ti voglio bene, papà! »
«Mi hai reso orgoglioso di te, figlia mia e continuerai a rendermi fiero anche quando non ci sarò più. Devi solo promettermi che ricorderai chi sei, che vivrai intensamente e amerai profondamente, vivendo la vita al cento per cento e al pieno di te stessa. »,mi baciò la fronte flebilmente,asciugandomi le lacrime con il pollice della sua mano « Addio, piccola mia. »
In quel momento mi sentii infinitamente sola e con un enorme magone al centro del petto che sembrava soffocarmi senza lasciarmi respirare. Spalancai gli occhi quando non avvertii più alcun contatto con la sua pelle e rimasi sola, senza l’unica persona che nella vita mi avesse amata davvero.
«Papà!! »,urlai a pieni polmoni,sentendo la gola andarmi in fiamme per poi gettarmi a terra,iniziando a piangere, sentendo solo dolore attorno a me.
‘’ addio piccola mia’’ sentii prima di venire travolta da una luce calda e accecante.

 

 *


 
Aprii gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre che in quel momento sembravano più pesanti del cemento e mi guardai intorno spaesata, con un cerchio alla testa che mi offuscava la mente e un dolore lancinante in qualche parte del mio corpo che non riuscii ad individuare.
Tutto mi sembrava amplificato, dagli odori che s’immischiarono tra di loro dandomi la nausea, ai colori che sembravano divenire un tutt’uno, formando una sorta di arcobaleno dalle tonalità confuse.
Era come se avessi dormito per secoli e nella mia mente si proiettarono solo strane immagini e prettamente senza senso.
Riconobbi quel luogo dalle pareti di un legno scuro e il grosso oblò, dai lunghi tendaggi azzurrognoli che sembrava confondersi con il colore del mare, divenuto un tutt’uno con il cielo terso e limpido.
Mi soffermai soprattutto sul tendaggio e riconobbi la piccola macchia di un rosso vivido al bordo, provocata dall’enorme goffaggine del mio piccolo fratellino che cadendo, aveva rovesciato un intera bottiglia di rhum, presa in prestito da qualche filibustiere, imbranato e ubriaco fradicio.
Mugolai un piccolo lamento quando cercai di muovermi, immobilizzandomi di botto quando sentii dei strani movimenti ai piedi del letto che mi fecero arrivare il cuore in gola.
Solo un nome mi tormentava la mente in quel momento ….
«Cleverbot!», urlai a piena voce, coprendomi il viso con entrambe le mani, cercando di ripararmi da un probabile attacco nemico,trovandomi invece i volti di Elizabeth e Alan che mi guardavano ad occhi sgranati, con i visi pallidi e cerei, come se avessero appena visto un fantasma.
«Non. Posso. Crederci. », sussurrò Liz strofinando con le mani i piccoli occhi nocciola,intanto che Alan mi guardava incredulo, immobile e con la bocca semiaperta.
Sembrava che avessero perfino smesso di respirare e li guardai anch’io, nell’attesa che riprendessero vita. Che cos’avevano da fissare tanto?
 « Avete visto un fantasma o cosa?», chiesi risoluta sentendomi osservata.
I due sembrarono riprender vita ma in modo abbastanza meccanico, lanciandomi brevi e intensi sguardi che non riuscii a interpretare.
Forse il loro strano comportamento poteva dare luce all’enorme vuoto che avevo in testa.
«Chanel!»,  urlarono entrambi con il volto bagnato dalle lacrime, gettandomi le braccia intorno al collo in un abbraccio che non aveva né passato né futuro.
«credevamo che ci avessi lasciato per sempre!»
«perché? Dove sarei dovuta andare?»
Che significava quella frase? Nulla aveva senso, né quello strano sogno che avevo fatto prima di svegliarmi né lo strano comportamento di questi due.
In quel momento la giovane ragazza dai capelli biondo cenere di scostò, lasciandomi finalmente l’opportunità di respirare e abbassò lo sguardo, come se non avesse il coraggio di ammettere una grave colpa.
Anche Alan si incaponì, guardando Liz profondamente e spostando il suo sguardo da lei a me, da me a lei.
Che cosa stava succedendo?
«Beh, non so cosa dire. », sussurrò lentamente lei, lanciando sguardi significativi verso mio fratello. « Non riusciamo a credere che tu sia qui con noi! Credevamo che fossi … morta … e fino a qualche attimo fa lo eri davvero e…»
In quel momento mi venne a mancare il terreno sotto i piedi e a meno il respiro, indebolita dal peso di quelle parole che mi sembrarono come macigni, incoerenti con la realtà.
«Cosa significa che ero … morta? E Cleverbot?»
«E’ morto!», pronunciò beffarda una voce fuori dalla porta che si aprì in un tonfo e da lì entrò la mia fine del mondo personale.
In quel momento tutto ciò che era successo perse importanza. La mia morte, quella di Cleverbot passarono in secondo piano. In questo momento l’unica cosa importante era lui!
 Jack addentrò nella stanza con la sua camminata ciondolante e con un sorriso stampato da un lato all’altro della faccia
« Bentornata dolcezza »
Restò sulla soglia, con le spalle appoggiate sulla superficie lignea e le braccia conserte, con il suo solito sorriso alla Sparrow stampato in volto che gli elargiva l’aria di un adone in tutto il suo splendore.
Beh! Che dire?
Con la coda dell’occhio notai Elizabeth ed Alan scambiarsi occhiate fugaci, prima di uscire quatti quatti dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
Jack non disse nulla, fermo ed immobile come una statua di marmo e con lo sguardo serio, sicuro che in quel momento le parole potessero essere superflue.
« Salve Sparrow!»
«Hai omesso un capitano, mi pare», rispose beffardo, prendendosi gioco di me e avvicinandosi in modo promiscuo, accorciando le distanze che dividevano i nostri corpi, rimasti lontano troppo a lungo.
Non sarebbe mai cambiato, sarebbe rimasto il solito furbastro , ciarlatano e filibustiere di sempre! Ma era lui, era Jack e non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di scorgere ciò che si celava sotto la sua corazza di marmo. In quel momento però, non importava.
Mi bastava solo lui, sempre.
Provai a sollevarmi, facendo pressione sui miei gomiti e storcendo il muso quando avvertii un enorme dolore al basso ventre che mi fece pentire del mio gesto avventato.
Mi sentivo ancora strana ma ovviamente ero tornata dalla morte, il che non era una cosa di tutti i giorni.
«Sei stata via per un bel po’, miss Bedrok. Credevamo tutti che ci avessi rimesso la pellaccia!», sempre molto delicato il buon vecchio Jack, vero?
Si alzò, prendendo una bottiglia di rhum dal mobiletto accanto a letto e fece una lunga  sorsata di quel liquido rossastro e dal sapore ben noto e sorrisi quando si pulì le labbra con la mano, offrendomi poi da bere. Si, era il solito Jack.
A me però non interessava della bottiglia di rhum, di Cleverbot o di qualunque altra cosa che potesse distogliermi l’attenzione da quel che bramavo davvero: lui.
Abbassai lo sguardo, torturandomi le dite della mano per poi rialzare gli occhi su di lui, desiderosa di averlo di nuovo tutto per me.
« Come hai fatto a salvarmi anche dalla morte?»
Mi faceva uno strano effetto ripetere quelle parole, soprattutto il pensiero che il mio cuore si fosse fermato per un po’,riprendendo la sua corsa dopo una lunga pausa di riflessione.
Eva Bens, o meglio, mia nonna mi aveva spedito in un’altra dimensione e mio padre aveva sacrificato la sua vita, affinchè continuassi a vivere la mia.
La vista mi si annebbiò per una frazione di secondo e mi passai una mano davanti agli occhi, cercando di spazzare via quel senso di angoscia che stava iniziando  ad assalirmi e a logorarmi lentamente.
 «Beh, miss Bedrok, non c’è alcun bisogno che ti spieghi. Bastano solo quattro parole. O forse cinque. »
« cioè? »
 « Sono il capitan Jack Sparrow», proferì in un inchino, levandosi il cappello da capitano. Scoppiai a ridere davanti alla sua espressione ovvia e al sorrisetto da scemo che comparì sul suo viso bruciato dal sole. Si, era il solito vecchio Sparrow. Capitan Jack Sparrow perdono!
« Per quanto non sono stata … in me? », la sua espressione si indurì di colpo e mi guardo torvo, sotto l’enorme cappello che copriva gran parte del suo volto e si avvicinò a me, accorciando sempre più le distanze.
Persi un battito quando ispirai il suo profumo di mare e rhum, una combinazione alquanto esplosiva quanto quegli occhi così  scuri come la profondità dell’oceano.
Avevo sempre avuto paura di quello sguardo e a volte mi ritrovavo a credere di potermi perdere all’interno, sapendo di non aver scampo di fronte quella morsa letale.
« tre giorni», tagliò corto e sgranai gli occhi incredula.
Con un piccolo movimento del viso indicò un punto indefinito alle mie spalle, fuori dalla finestra « guarda su! », concluse infine, facendomi voltare.
Guardai fuori dal piccolo oblò, sgranando gli occhi quando notai la fatidica luna rossa sbiadirsi lentamente, insieme a quell’incantesimo che ci dava la possibilità di scegliere: o ritornare indietro al nostro mondo, alle nostre vite o di rimanere in questo e continuare a vivere veramente. Il portale tra i due mondi si stava chiudendo e noi ci ritrovavamo in mezzo.
Guardai Jack allarmata, consapevole che il tempo ci stava mettendo alle strette, ci stava remando contro e che da li a poco avrei dovuto prendere la decisione più grande della mia vita.
« Mi ero quasi abituato a quella palletta rossa. Mi dispiace quando resterà solo quella gialla, come si chiama? Ah, il sole!»
Si alzò dalla sedia e lo bloccai, afferrandolo per la mano e stringendo le sue dita alle mie che sembrarono completarsi completamente come i pezzi di un puzzle.
Non potevo permettere che andasse via così, senza dimostrargli che i miei sentimenti non ero cambiati.
«baciami … Jack … »
Mi guardò serio e con gli occhi che oscillavano lentamente sul mio viso e sulle mie labbra, in modo così attraente da farmi accapponare la pelle e avvampare di colpo.
Si avvicinò senza distogliere il contatto visivo, appoggiandosi al letto con una mano e sfiorando l’angolo della bocca con l’altra, percorrendone i lineamenti con il pollice e socchiusi gli occhi, ispirando profondamente quando sentii il suo respiro addosso e il sapore delle sue labbra calde sulle mie.
Sapeva di rhum.
Sapeva di buono.
Sapeva di Jack!
Appoggiai la mano sul suo petto e lo attirai a me quando le nostre lingue s’intrecciarono a passo di danza
« mi sei mancato, Jack Sparrow! »
« quando imparerai a darmi del capitano? », scoppiai a ridere sulle sue labbra e lui sorrise mentre i suoi occhi parlavano in silenzio.
Amavo da impazzire il suo modo di fare, il modo in cui non dava a vedere i suoi sentimenti e come sdrammatizzava tutto quel che gli capitava, forse per paura di ammettere a sé stesso di quanto avesse bisogno degli altri, di quanto avesse bisogno di amare e di essere amato.
« e comunque tesoro, hai ancora un debito da saldare! »
« un debito? »
Jack si alzò, accarezzandosi i baffetti e sorridendomi furbamente. Che cosa stava farneticando?
« Prima di partire per questo viaggio mi promettesti di rivelarmi una  rotta, ricordi? », inarcai un sopracciglio, cercando di capire a cosa volesse alludere. Ma certo! L’indicazione per il tesoro di Francisco!
Mi ricordai quando inizialmente contraccambiai il suo aiuto per il ritrovamento del tesoro, dato che avevo ingoiato la mappa e la rotta si trovava nella mia mente. Feci mente locale e alzai un dito
« Prepara la rotta, capitano! Direzione: Isole Vergini.
 Chiusi gli occhi quando Jack uscì dalla stanza per informare Gibbs della nuova rotta da intraprendere per ritrovare il tesoro di Francisco che permetteva di governare i venti.
Dovevano essere passate delle ore dato che fuori era già calata la notte e sopra coperta si sentivano già le urla assordati dei mozzi che bevevano e festeggiavano la rotta e la vittoria contro Cleverbot.
Mi sollevai, stando ben attenta a non far pressione sul mio ventre e sulla ferita ancora fresca e aprii la finestra, socchiudendo gli occhi quando il vento mi accarezzò le gote accaldate e mi scostò i capelli dal viso.
La Perla veniva cullata dolcemente dall’oscillazione dal mare, illuminata invece dall’intensità della luna e della sfera tondeggiante al suo fianco, di un rosso meno vivido di quanto ricordassi. Il tempo stava per scadere e il portare tra i due mondi stava per chiudersi.
Io e mio fratello non avevamo ancora parlato e deciso sul da farsi anche se già sapevo la sua decisione mentre io mi sentivo talmente confusa …
Decisi di andare da Jack, avevo bisogno di vederlo e parlargli dei miei dubbi  e delle mie insicurezze che sicuramente avrebbe saputo spazzare via a suon di stupidaggini senza senso.
Indossai una piccola casacca e uscii dalla stanza, diretta sul ponte dove sicuramente avrei trovato il capitano già mezzo ubriaco e nella pace dei sensi.
Chiusi la porta alle mie spalle e rivolsi una breve occhiata alla sua cabina, vedendo uno spiffero di luce. Jack era in cabina?
Mi avvicinai, udendo delle voci e rimasi in ascolto sull’uscio, riconoscendo la sua voce e quella di Gibbs.
« Finalmente capitano, tutta questa fatica sarà ricompensata », proferì l’uomo con tono ubriaco.
« Ben detto mastro Gibbs! Presto diventeremo ricchi.»
Stavano sicuramente parlando del tesoro ma di quale fatica parlava Gibbs? Sentii un rintocco di vetro e aprii di più la porta, vedendo i due brindare per poi portarsi il calice alla bocca e buttare giù in modo avido e famelico la bevanda dal liquido rossastro e dagli effetti paradisiaci.
Jack si stiracchiò, incrociando le gambe sul tavolo di legno scuro, facendo cadere a terra una delle tre bottiglie vuote e ridendo sonoramente come un bambino.
« Ci sono voluto mesi per conoscere la destinazione, soprattutto a causa di Miss Bedrok, ricordo ancora quando avete deciso di sfruttare la situazione a vostro favore, facendo di tutto per farla innamorare di voi, come sicurezza per il ritrovamento del tesoro! ».
Mi sentii morire.
Mi sentivo come se mi trovassi sul bordo di un precipizio e qualcuno mi avesse dato un calcio, facendomi cadere giù.
Come avevo potuto essere talmente sciocca?
Il mio cuore spezzato stava sputando sangue e faceva male, molto di più di quando una spada mi aveva trafitta veramente.
Non avevo bisogno di sentire altro, era stata solamente una povera illusa immaginando che il famigerato capitano dalle vele nere potesse avere un cuore meno tetro.
Richiusi la porta e corsi via, con il volto pieno di lacrime e il cuore a metà.
Gli avevo donato tutta me stessa e adesso non mi trovavo più.
Entrai in cabina, fiondandomi letteralmente sul letto e iniziai a piangere come una bambina. Mi sentivo usata, illusa e innamorata.
Avrei voluto scappare via anni luce per non provare tutto quello che adesso mi stava annegando e capii di poterlo fare davvero.
Potevo andarmene, ritornare a casa e dimenticare tutto.
Sarei potuta scomparire nello stesso modo in cui ero apparsa. Di me non sarebbe rimasta alcuna traccia, solo ricordi presenti di un passato che ritorna.
Due rintocchi alla porta mi distolsero dai  miei pensieri e mi asciugai velocemente le lacrime, prima che Elizabeth avesse potuto scorgere il mio cuore spezzato. Entrò velocemente, fiondandosi direttamente addosso a me e abbracciandomi in modo fatale
« Ho detto a Will del bambino! Lui è felicissimo e …», rimase a metà quando mi guardò il viso e capii di non aver proprio un bell’aspetto « che succede? »
« Niente », tagliai corto, asciugandomi gli occhi con la mano. Lei la prese e se la strinse al cuore, guardandomi con i suoi occhi da cucciolo di Bambi.
« Chanel? Parlami »
« Ho deciso di andarmene ». Veramente? Forse era questa la risposta a tutti i miei problemi. Non facevamo parte di questo mondo e con la nostra partenza tutto sarebbe tornato alla normalità, l’equilibrio tra i mondi si sarebbe ripristinato.
Elizabeth sbiancò di botto e mi ammutolì. In quel momento mi sentii in dovere di dargli qualche spiegazione, dopotutto era la mia migliore amica.
« Liz, noi non facciamo parte di questo mondo, non esistiamo ancora se non fra tantissimi anni . Non siamo altro che un effetto collaterale. Il mio compito era quello di ripristinare l’equilibrio e adesso è giunto a termine. E’ ora di dare un lieto fine alla fiaba. »
Si portò una mano tra i capelli biondo cenere, sospirando esasperata dalla mia decisione avventata. Come darle torto?
« Chanel tu sei qui grazie all’universo. Sei capitata nella nostra epoca e non potrei immaginare un mondo in cui tu o Alan non facciate parte. Pensa a Jack e …»
Non avevo fatto altro per tutto il tempo e questa decisione mi sembrava la più ovvia. Mia nonna aveva bisogno di me, mia madre e la piccola creatura che portava in grembo avevano bisogno di una famiglia, soprattutto adesso che papà non c’era più.
Alan ancora non ne sapeva nulla, non avevamo ancora avuto l’opportunità di parlarne e questo sarebbe stato il momento giusto per farlo.
«Sai dov’è Alan? Gli devo parlare».
« Sul ponte».
Mi alzai, dirigendomi sul ponte senza guardarmi indietro e lasciandola li, sul mio letto a fissare il vuoto.
Ormai avevo deciso e questa era l’unica cosa da fare. So cosa stesse pensando Elizabeth e la mia mente gridava a gran voce la medesima cosa: codarda!
Ero una codarda perché stavo scappando da una vita che amavo più di me stessa per una persona che non lo meritava. Cos’altro avrei dovuto fare?
Strizzai gli occhi quando fui illuminata dalla luce proveniente dalle lampade ad olio e mi guardai intorno, riconoscendo Jack e Gibbs, insieme ad altri pirati dalla parte opposta del pontile.
Vidi Alan intento a giocare e scherzare vicino all’albero maestro e mi sbracciai per attirare la sua attenzione.
Appena mi vide il suo viso s’illuminò e mi corse incontro, abbracciandomi dolcemente e cercando di non farmi male.
« devo parlarti », tagliai corto e senza la minima espressione. Avevo paura della sua reazione ma era una scelta che prima o poi doveva essere fatta.
Mi abbassai alla sua altezza, accarezzandogli il viso liscio e lui storse il labbro confuso « di cosa? »
Mi guardai intorno e decisi che gli avrei parlato li, su quel ponte.
« Alan devi essere forte e lo so che sarà difficile: il nostro viaggio si è concluso qui ed è ora di ritornare a casa », sussurrai tutto d’un fiato, riprendendo a respirare. « possiamo tornare dalla mamma e dalle persone che amiamo. Possiamo riappropriarci delle nostre vite …»
Alan cambio dieci tonalità di colori e il suo viso si tramutò in una maschera di dolore e di rabbia incontenibile
« No! », urlò a pieni polmoni, attirando l’attenzione di tutta la ciurma e di Jack. Questo era l’unico modo.
«Non voglio tornare a casa, questa è la nostra casa, Chanel! Non mi sono mai sentito così vivo in vita mia. Và tu se vuoi ma sappi che io non ti seguirò »
Corse via, lasciandomi al centro del ponte e con gli occhi di tutti addosso.
Capivo perfettamente cosa volesse dire mio fratello e ne comprendevo tutti i motivi.
Anche io, come lui , non mi ero mai sentita così viva come in questo sogno ma adesso dovevamo ritornare con i piedi per terra e svegliarci.
Comunque sarebbe andata a finire Alan non mi avrebbe seguita.
Girai le spalle, decisa di parlare con lui ma mi sentii strattonare per un braccio e voltandomi mi trovai il viso di Jack ad un soffio dal mio, serio come mai prima d’allora e senza alcuna espressione sul viso stanco.
«Che significa che te ne vai?! »




Salve gente! Vi ricordate di me? Ci sentiamo dopo tremmilionesimi di secoli e finalmente ritorno con un nuovo capitolo, il penultimo esattamente!
E' passato quasi un anno dall'ultima volta che ho aggiornato e devo dire di essere cambiata molto da allora, soprattutto da quando iniziai questa storia, tre anni fa ^.^
Come si dice: chi va piano, va sano e va lontano! xD pedonatemi vi prego!
Ci lasciammo con la morte di Chanel e ora, grazie al sacrificio del suo papà, è potuta tornare tra noi per poi scoprire del ''tradimento'' di Jack!
Si è sentita usata e quindi ha preso la decisione di andarsene! 
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e quindi spero di aggiornare brevemente. Non ci metterò un altro anno prometto! O,O
un bacione forte
Aishia

 
 

  
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