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Autore: BrokenArrows    11/08/2015    0 recensioni
Dopo The End of an Ordinary Life, le due sorelle Van der Wegen tornano. Con nuove storie, nuovi intrecci.
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Dal capitolo 7:
-Alexa!-
-Che c'è?- chiese voltandosi di scatto verso la sorella.
-Smettila. Sai bene che dal momento che sono arrivata qui ho deciso di cambiare registro- disse con severità.
-Ciò che accade in Olanda, resta in Olanda-
-Sì esatto, mi piace-
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Sudden Change si tratta del SEQUEL di The End of an Ordinary Life. Dunque se non l'avete letta, cosa aspettate?
Immergetevi nel mondo di Jacqueline ed Alexandra, non ve ne pentirete in alcuna maniera;)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note delle Autrici:
È passato quasi un anno dall’inizio della “saga” di The End of an Ordinary Life e finalmente pubblichiamo l’ultimo capitolo! Siamo felici di terminare questo luungo viaggio, per poterne intraprendere altri;)
Questa non è l’ultima Fanfiction che scriviamo, ne stiamo attualmente pubblicando una e abbiamo molti progetti in cantiere che vorremo realizzare.
Grazie mille a chi ci ha sempre seguito dall’inizio, a chi ha avuto il coraggio di recensire e chi ha semplicemente letto.
 
 
 
 
 
 
Quella mattina nevicava.
Un manto bianco ricopriva Mystic Falls di pura neve bianca. Alexandra si svegliò presto, cercando di non far rumore per non svegliare sua sorella. Si diresse in cucina e si versò una tazza di caffè. Mentre beveva entrò in salotto, dove la madre il giorno prima aveva addobbato l’albero di Natale. Sorrise al pensiero di come Arleene vivesse normalmente la sua vita. A differenza delle sue figlie, lei aveva avuto l’opportunità di avere una vita ordinaria. Guardò fuori dalla finestra e fu quasi stupita da quanta neve fosse caduta  durante quella notte. Ritornò in cucina e vi trovò la mamma, ancora in vestaglia.
-Buongiorno- salutò la ragazza, stampando un bacio sulla guancia della madre.
-Cos’è questo slancio di affettuosità?- scherzò, mentre si preparava del thè.
Alexandra rispose con un sorriso -Vado a prepararmi- salì velocemente le scale e si vestì con le prime cose che trovò nell’armadio. Prima di indossare la giacca e prendere la borsa con i libri che le sarebbero serviti quel giorno, prese carta e penna per scrivere un biglietto alla sorella “Jacque, sono andata a scuola. Appena torni mi accompagni a fare shopping. Preparati a prosciugare la carta di credito di Alaric ;)”
Glielo infilò sotto la porta di camera sua e, dopo aver salutato la madre, uscì di casa.


Caroline era sveglia da più di un’ora quando Stefan si risvegliò. Aprì gli occhi e vide la ragazza, di fianco a sé,  intenta a scrivere su un foglio una lista di cose da fare. Era in ansia per il ballo d’inverno che stava organizzando da più di un mese e che si sarebbe tenuto la sera stessa.
-Qualcuno è sveglio- osservò la bionda, sorridendo.
Stefan le diede un bacio -Certo- rispose con voce ancora sonnolenta -Stai tranquilla, stasera andrà tutto bene, vedrai. Sarà quello che hai sempre desiderato-
-Ne sono certa- affermò sicura -C’è solo una cosa di cui sono preoccupata. E credo tu sappia di cosa sto parlando- fissò davanti a sé, nel vuoto -Dici che verranno? E se lui si ripresentasse? Se manda tutto all’aria lo ammazzo-
-Quindi non sei così sicura come avevo supposto- scherzò, cercando di farla sorridere -Stai tranquilla, non succederà nulla di inaspettato. Te lo prometto-
Alla ragazza non bastava quella risposta per tranquillizzarsi e Stefan sembrò capirlo -Alexa e Jacque verranno al ballo. Le convincerai... capiranno quanto ci tenga alla loro presenza. Lui non si presenterà, non si fa sentire da mesi, mi avrebbe avvertito se avesse avuto l’intenzione di tornare-
Care sembrò calmarsi. Inspirò profondamente e si lasciò andare per qualche momento -Bene!- esclamò, libera da preoccupazioni -È ora di prepararsi, ci aspetta una lunga giornata-

Aprì la porta di casa e fece entrare l’aria fredda dell'inverno. Restò un po’ di tempo sotto alla veranda a gustarsi l’inverno nel pieno della sua stagione. Pochi minuti dopo vide la macchina della sorella arrivare sul vialetto di casa. La lasciò parcheggiare, per poi rivolgerle la parola.
-Dobbiamo proprio andare al centro commerciale?- domandò Jacqueline, mentre la bionda scendeva dall’auto.
Alexandra annuì da lontano -Muoviti, andiamo subito. Abbiamo l’intero pomeriggio di shopping!- esclamò entusiasta, entrando velocemente e cercando la carta di credito di Alaric nel cassetto. Una volta trovata, vedendo la voglia che la sorella aveva, la incoraggiò -Muovi il culo, hai bisogno di un po’ di aria fresca-
Jacqueline sbuffò -E va bene- seguì la sorella mentre usciva di casa ed entrava in macchina.
Per un paio di chilometri nessuna delle due fiatò, lasciando il paesaggio innevato scorrere dietro di loro. Poi, quando mancavano ancora dieci minuti al centro commerciale, la minore parlò -Allora, come stai oggi?-
L’altra mugolò di risposta -Non mi lamento- affermò -Anche se potrebbe andare meglio- cominciò a giocherellare con le manovelle dell’aria condizionata.
Alexandra sorrise all’irrimediabile pessimismo della sorella -Potrebbe anche andare peggio, no?- si volse verso di lei e la vide far spallucce per poi girare la testa verso il finestrino, quasi a voler mettere fine al discorso.  Alexa aspettò che passasse qualche attimo, si fermò in uno spiazzo a lato della strada, stando attenta a non intralciare nessuna macchina che aveva dietro a sé.
-Perché ti fermi?- domandò la mora, disorientata -Non siamo ancora arrivate-
La ragazza non le diede ascolto. Si girò verso di lei e la guardò in faccia -Jacqueline, dio santo, parlami. Non puoi andare avanti con lo sciopero della parola per molto. Sai benissimo che questo discorso prima o poi andrà affrontato-
Jacqueline fece un’espressione sconcertata -Cosa devo dirti che tu non sappia già?- le chiese alterata -Sai benissimo che io in questo momento sto male-
La bionda sbuffò -Sfogati, prendi a pugni qualcuno, corri per tutta la route 68, spezza il collo a Stefan o a qualcun altro... ma parlami ti prego. Liberati con me, sono tua sorella-
Jacqueline sembrò non voler proferire parola. Alexandra aspettò per qualche minuto una risposta o un cenno da parte sua, ma niente. In quel momento sua sorella era un ghiacciolo.
-Ok, scendi dalla macchina- ordinò in modo repentino.
-Cosa?- chiese, scattando con la testa verso di lei.
-Ti ho detto: scendi dalla macchina-
Per un momento fu indecisa sul da farsi ma la sorella, dal tono che stava usando, sembrava non scherzare, anzi, era più seria del solito. Aprì la porta e scese dall’auto, richiudendola velocemente.
-Cosa vuoi fare adesso?- chiese Jacqueline, non capendo ancora le sue intenzioni-
-Torno a casa. Mi è passata la voglia di stare con te- fece una veloce inversione a U -Magari camminare tra la neve ti rischiarirà le idee- e sfrecciò nella direzione da cui erano arrivate.
 
-Cosa diavolo ti è passato per il cervello?- domandò Jacqueline, mezz’ora dopo, facendo irruzione nel bagno della sorella, immersa nella vasca tra sali e candele profumate -Mi hai lasciato là fuori, con il gelo, a camminare lungo la strada!-
-Vedo che ora mi parli- Alexandra, scocciata, le rispose tranquilla -Comunque non mi risulta che un vampiro sia morto per il freddo o per aver percorso tre chilometri a piedi- 
-Non c’entra nulla!- esclamò alterata la mora, quasi con il groppo alla gola.
La bionda uscì dalla vasca e indossò l’accappatoio -Smettila di frignarti addosso, hai rotto- uscì dal bagno, con l’intenzione di lasciarla sola.
Jacque la seguì in camera sua -Alexandra!- esclamò, con le lacrime che cominciavano a scenderle lungo le guance.
La sorella si voltò, guardandola. Quando la vide piangere non poté non correre ad abbracciarla -Scusami, non volevo farti arrabbiare o farti stare male. Volevo solo che tu mi parlassi-
-No, è colpa mia. Hai ragione- si asciugò gli occhi, allentando l’abbraccio con la sorella -Non mi sono mai sfogata veramente con qualcuno. Se solo l’avessi fatto prima, forse ora starei meglio, no?- aspettò alcuni secondi e poi riprese -Non ho vissuto bene quest’ultimo periodo. Quando lui ha riacquisito i suoi sentimenti... pensavo che sarebbe tornato ad amarmi, invece non è stato così. Mi sento sola, non posso non ammetterlo. Stare così, mi fa stare male, non riesco a vedere il lato positivo nelle situazioni. Con chi starò per l’eternità?-
Alexandra le sorrise malinconicamente -Starai con me, con Stefan, con Caroline- le accarezzò i capelli -Non dimenticarti che hai noi-
La sorella a quella frase annuì, sapendo che con lei avrebbe sempre avuto i suoi amici e la sua famiglia: le persone che amava di più. E per un istante, Alexa, poté scorgere un barlume di felicità negli occhi della sorella. Quel momento fu interrotto dal cellulare della minore che squillò.
-Caroline Forbes, hai interrotto un momento molto commovente tra sorelle- la informò, rispondendo.
-Cosa? Ah, scusa. Comunque, abbiamo bisogno di aiuto per decorare la palestra, hai voglia di darci una mano? Porta anche tua sorella. Ciao- e riattaccò prima che potesse rispondere.
Alexandra e Jacqueline si guardarono -Caroline- sbuffarono all’unisono.
 
Il pomeriggio procedette velocemente e in maniera tranquilla. Passarono il tempo addobbando la palestra, sistemando i tavoli, le luci e gli strumenti della band che avrebbe suonato quella sera. Alle cinque tutto era già pronto.
-Abbiamo fatto un buon lavoro!- concluse Caroline, osservando la palestra.
In effetti aveva proprio ragione. Il tema scelto era l’inverno, e tutto ciò che vi era presente nella stanza richiamava la neve, l’atmosfera invernale e la stagione fredda, ma in modo accogliente. I colori che si imponevano erano il blu e l’argento, con qualche decorazione a forma di fiocco di neve bianco qua e là, lungo tutta la stanza, pendenti dal soffitto. Al centro, Care aveva fatto mettere un enorme abete, al quale in seguito erano state aggiunte palline, stelle e piccoli pacchetti regalo.
-Sono sicura che questa festa sarà un successone!- esclamò Bonnie, battendo le mani -Per che ora arriverete?- chiese, voltandosi verso le sorelle Van Der Wegen.
Le due si guardarono -Ah- cominciò Jacque -Non pensiamo di venire-
-Questa volta saltiamo, grazie- rifiutò cortesemente l’invito.
Caroline sbuffò, parandosi davanti a loro -No, non tirerete pacco dopo così tanto lavoro. La festa non sarà la stessa senza di voi- le guardò, triste -Vi prego, vi supplico: venite-
Alexa fece cenno di no con la testa -Anche se volessimo non abbiamo un vestito adatto-
-Ve ne presto uno io!- si offrì la bionda, pur di farle venire avrebbe fatto di tutto.
Jacque le mise una mano sulla spalla -Vedrai, ti divertirai lo stesso. Ne sono certa-
Detto questo le due sparirono, prima che Caroline e Bonnie potessero inveire su di loro.
 
Jacqueline era nella biblioteca di famiglia, intenta a bere un bicchiere di scotch davanti al caminetto. In mano teneva un libro di Alois. Ricerche, anno X recitava il titolo. Chissà quanti vampiri erano passati sotto a quei ferri. Non voleva pensarci, scacciò di testa quel pensiero e si concentrò sui disegni che le fiamme formavano. Sentì il campanello suonare e qualcuno che andava ad aprire. Si alzò dalla poltrona, recandosi verso l’ingresso per vedere chi era arrivato.


-Dannazione, niente AB negativo- Alexandra prese una busta di 0 positivo e chiuse il frigo. Se la scolò in poco più di 10 secondi. La madre e Alaric stavano cenando in sala da pranzo, poteva sentirli masticare, i coltelli strisciare sui piatti e l’acqua mentre veniva versata nei bicchieri. Tra tutti quei rumori che distingueva ne riconobbe uno, che però non proveniva dalla sala da pranzo. Allungò il collo e guardò verso la porta d’ingresso. Qualcuno stava parcheggiando una macchina nel vialetto. Subito il suo pensiero andò a Caroline, ma quando i passeggeri uscirono dall’auto, riuscì a capire che i passi erano di due persone, e non di una. Si preoccupò. Chi diavolo poteva essere?
Il campanello suonò e lei si affrettò ad andare ad aprire. Aprì la porta.
-Non ci posso credere- sussurrò incredula, mentre cercava di assimilare ciò che stava vedendo.
Klaus ed Elijah erano lì davanti a lei. Dopo mesi che non si erano visti, finalmente poteva riabbracciare le persone alla quale lei teneva di più.
Per un momento non seppe cosa fare, poi si precipitò su Klaus, abbracciandolo e piangendo dalla gioia. Prese il viso del ragazzo tra le sue mani e lo baciò, tenendolo stretto a sé, per non lasciarlo andare più.
Dietro di sé percepì la presenza di sua sorella. Si voltò e vide che lei ed Elijah si stavano fissando, quasi imbarazzati. Jacqueline non sapeva cosa fare -Elijah- cominciò -Sono contenta di-
Ma fu interrotta da lui, che si precipitò su di lei, zittendola con un bacio. La ragazza, per un momento fu disorientata, ma poi capì che la cosa giusta da fare era accettare ciò che stava accadendo. Strinse il ragazzo tra le sue braccia, sentendosi improvvisamente felice. E allora capì.
 
-Dio! Sono troppo contenta di rivederti. Sembra passato un secolo- affermò Alexandra, seduta sulle gambe di Klaus -Quindi sei venuto a prendermi?- domandò, più felice che mai.
Lui annuì -Ovvio, tesoro. Ci è voluto un po’ di tempo per sistemare le cose, ma ora il peggio è passato. Amerai New Orleans, ne sono certo- rivolse lo sguardo a Elijah e Jacqueline, seduti nel divano davanti a loro -Saremmo contenti di ospitare anche te, Jacque-
La mora sorrise spontanea ed Elijah non poté fare a meno di sorridere a sua volta -Certo, non potrei separarmi da Alexandra. Ma soprattutto da te- si voltò verso il ragazzo a fianco a sé e lo baciò.
In quella stanza c’era aria di novità. Presto le cose sarebbero cambiate per tutti e le due sorelle avrebbero potuto avere un nuovo inizio, in una nuova città, con nuove persone. Ma non si sarebbero staccate completamente da Mystic Falls. Dopotutto ciò che avevano vissuto lì, in quella piccola cittadina, non poteva essere dimenticato.
Jacqueline si alzò -Bene, vado a preparare le valigie, allora- si stava per dirigere in camera ma fu fermata da Elijah.
-Avrete tempo domani mattina di prepararle- disse, guardando il fratello, compiaciuto -Questa sera se non sbaglio c’è una festa. Vero, Niklaus?-
Il biondo annuì -Devo un favore a Caroline. Se non vi portassi al ballo che lei ha organizzato, probabilmente cercherebbe un modo per uccidermi-
Le due sorelle si guardarono, confuse. Non capivano cosa c’entrasse Caroline. Elijah venne in soccorso -Per tutto questo tempo la vostra amica è rimasta in contatto con mio fratello. In questo modo siamo venuti a conoscenza di ciò che accadeva qui. È stato un suo piano quello di farci venire entrambi qui, proprio stasera-
Alexa emise un gridolino acuto -Ahhhh!-
Non poteva credere a quello che la bionda aveva fatto per loro due. Non appena l'avesse vista l’avrebbe sicuramente ringraziata.
-Aspettate, aspettate- Jacqueline li mise a tacere. Quando ebbe ottenuto l’attenzione dei tre, espose il problema -Volete dirmi che ho un’ora per prepararmi? Non ho nemmeno un vestito dentro l’armadio!- quell’osservazione smorzò l’esaltazione  della sorella, che non poté non annuire a quella considerazione.
-Effettivamente ha ragione- l’appoggiò -E poi voi siete troppo casual per un ballo elegante- indicò prima il suo ragazzo, che indossava un paio di jeans e una giacca in pelle nera ed Elijah che, stranamente, non vestiva con uno dei suoi suit.
Klaus sospirò -Non preoccupatevi. Abbiamo pensato a tutto- detto questo si alzò e uscì di casa, per ritornare pochi minuti dopo con due scatole bianche -Qui dentro ci sono i vostri vestiti, scelti da Rebekah per voi- le aprì e consegnò i due abiti lunghi alle sorelle.
-Ma non dovevate!- esclamò Jacqueline, sorpresa e con gli occhi lucidi.
-Vado a cambiarmi- fu la risposta dell’altra -Arriviamo subito- aggiunse, portandosi dietro Jacque.



Caroline si guardò intorno, con aria preoccupata -Dove sono? Dovrebbero essere già qui!- esclamò a Bonnie, mentre si versava un bicchiere di un vino bianco.
La ragazza alzò gli occhi -Stai calma, tra un po’ arrivano- bevve un sorso dal bicchiere e poi li vide -Guarda, eccoli- l’avvisò indicando la porta d’ingresso -Oh, ci sono anche Klaus ed Elijah. Fantastico-
Bonnie non aveva mai accettato la storia tra Alexa e Klaus, soprattutto per i suoi precedenti. La bionda corse verso le due coppiette.
-Eccovi!- esclamò, sospirando -Finalmente siete arrivati. Temevo che fosse successo qualcosa... un imprevisto o, qualcosa del genere insomma- vide le due ragazze sfoderare sorrisi sgargianti -Contente della sorpresa?- domandò.
-Certo- rispose Jacqueline, stringendo la mano di Elijah.
-Vedo che qualcuno si è ripreso- fece notare, abbracciandola -Oh, questi vestiti vi stanno d’incanto... e si abbinano perfettamente al tema scelto!- esclamò, quasi sorpresa.
Entrambi i vestiti erano lunghi. Quello di Jacqueline, di colore nero, aveva un profondo scollo ed era stretto in vita da un cinturino argento. La gonna, ampia, cadeva elegantemente, lasciando un piccolo strascico. Quello di Alexa si trattava di un abito in chiffon, color blu notte. Era un corpetto che, stretto in vita, cadeva in armonia con la figura della ragazza.
-Anche voi siete molto eleganti stasera- contraccambiò il complimento Alexandra -Stefan è già arrivato?-
-Oh sì, ora lo vado a cercare. Mi raccomando, godetevi la festa!- esclamò, portando Bonnie con sé e scomparendo tra i numerosi presenti, che ballavano, bevevano e ridevano insieme.
-Non mi aspettavo una festa così di classe. Devo ammettere che quella ragazza ci sa fare con il planning- apprezzò Klaus, guardandosi intorno.
Alexandra gli diede una gomitata -Per quanto Care sia una mia cara amica, non è carino da parte tua apprezzare la tua ex ragazza in presenza di quella attuale- scherzò, cercando di mantenere un’espressione seria -Inoltre, vorrei farti notare che non mi hai ancora fatto un complimento da quando ho indossato questo meraviglioso vestito-
Il ragazzo la prese per i fianchi -Non trovavo parole per dirtelo e non le trovo tutt’ora- l’ammirò dalla testa ai piedi -Le parole non bastano per descrivere la tua perfezione in questo momento-
Rimasta senza parole, e con gli occhi lucidi, decide di ringraziarlo con un bacio.
Jacqueline ed Elijah si allontanarono dalla coppia, lasciandoli soli, e raggiungendo la pista.
-Tuo fratello sa essere dannatamente dolce, se lo vuole- osservò, mentre la band cambiava canzone, per cominciare a suonare un lento. L’atmosfera intorno a loro cambiò, tutti cominciarono a oscillare a ritmo di musica ed Elijah la strinse quasi in un abbraccio, mentre ondeggiavano.
-Sì, mio fratello è imprevedibile- ammise, sorridendo -Comunque sei bellissima con questo vestito, ti sta d’incanto. Anche se detto così è riduttivo-
Jacqueline arrossì, appoggiando la testa sul suo petto -Grazie, Elijah- chiuse gli occhi per qualche secondo, lasciandosi trasportare dalla situazione -Sono contenta che tu sia venuto a prendermi-
-Non potevo fare altro, mi sono sentito costretto- sorrise -Però devo dirti che non hai altra scelta, se non quella di seguirmi a New Orleans, una volta che questa festa sarà finita. Sei in debito con me- affermò, mentre la ragazza ritornava a guardarlo negli occhi.
-Debito?- Jacque afferrò subito cosa voleva dire. Si riferiva a quando lei aveva scelto Damon a lui -Elijah, ho capito solo ora quello che provo. Non appena ti ho visto, ho capito che tutto questo periodo l’ho vissuto con così tanta angoscia e dolore perché ero lontana da te. Ho sbagliato a lasciarti, non l’avrei mai dovuto fare. È stato l’errore più grande che potessi mai fare, se...-
-Credo che così possa bastare- le sussurrò, avvicinandosi all’orecchio -Non voglio che tu ti senta in colpa, non lo devi essere. Appena andremo a New Orleans comincerà un nuovo capitolo della nostra vita-
Quando sentì “nostra” non poté fare a meno di sorridere. Lo guardò e negli occhi vi trovò gioia mista a soddisfazione. Si avvicinò a lui e lo baciò, mentre sentiva come tutto, intorno a lei, cominciava a girare nel verso giusto.
 
 
Klaus ed Alexandra stavano passeggiando fuori, nel cortile della scuola. Si erano allontanati dalla festa. Avevano entrambi bisogno di un po’ d’aria fresca, così avevano deciso di passeggiare un po’, dirigendosi verso i campi da football.
-Questo non è il nostro primo ballo scolastico- realizzò la ragazza, girandosi improvvisamente verso di lui.
-È vero- concordò, ricordando quando, nel gennaio di quell’anno l’aveva accompagnata ad un altro ballo -Il tema era anni ’20, se non ricordo male-
I due sospirarono -Sì- annuì, prendendolo per mano -Io ero una povera ragazza in cerca di conforto e tu... beh, il super cattivo che vuole uccidere tutti- scherzò, facendolo sorridere.
Klaus le prese la mano, mentre con l’altra tirò fuori dalla giacca una scatoletta di velluto. Alexandra lo guardò incuriosita -Cos’è?- domandò.
-Ho pensato che sarebbe potuto piacerti- le rispose, aprendola.
Non appena vide che quella scatola conteneva un anello sussultò -Wow, è bellissimo- esclamò, incredula, nonostante quello che si presentava a lei era un semplice anello con una pietra blu, probabilmente lapislazzuli.
-È simile a quello nostro dei Mikaelson. Ora che fai parte della famiglia voglio che tu ne abbia uno uguale a noi- le spiegò, infilandolo nel dito medio della mano sinistra.
La ragazza fu lusingata da ciò che disse -Ne sono onorata, Klaus. Grazie- gli diede un bacio veloce, ma mentre si stava allontanando lui la fermò, per baciarla appassionatamente. In quel momento una lacrima le rigò la guancia e Klaus se ne accorse, la strinse più forte a sé.
Capì subito cosa stava accadendo -Non mi allontanerò mai più da te, tesoro. Te lo prometto-
 
La festa era giunta al termine. Avevano voluto restare là tutta la serata, per passare più tempo che potevano con gli amici, dato che la mattina seguente sarebbero partite entrambe. L’aereo era alle dieci e mezza, e in quel momento preciso mancavano dieci minuti alle quattro. Il sole sarebbe sorto tra non meno di un’ora e mezza. Jacqueline, Elijah, Klaus, Alexandra, Stefan, Bonnie e Caroline si erano seduti intorno ad uno dei numerosi tavoli rotondi, che avevano addobbato quel pomeriggio.
-Forse è meglio se torniamo a casa, domani ci aspetta una lunga giornata- osservò Elijah, seduto a fianco di Jacque.
-Nooo- mugolò Alexandra -Non voglio andare via- disse con voce stanca -Non voglio lasciare i miei amici- allungò la mano verso Caroline e Bonnie -Mi mancherete, ragazze-
Caroline annuì, cercando di trattenere le lacrime -Non vi perdonerò mai di averci lasciato affrontare l’ultimo anno di liceo da sole- scherzò -Però sono contenta che abbiate trovato un motivo per cui vivere la vostra vita felicemente-
Jacqueline guardò Elijah e in quel momento i loro sguardi si incrociarono.
-Alle partenze e ai ritorni messi in forse- Stefan alzò il calice con il vino, mentre tutti gli altri lo imitavano e brindavano, tutti tranne Alexa, che si era addormentata sulla spalla di Klaus.
-Forse ora è meglio se andiamo- le sussurrò all’orecchio, svegliandola.
Quella alzò la testa, disorientata, facendo ridere i presenti -Oh sì, certo-
Si alzarono dal tavolo, tutti incerti su come salutarsi.
-Non è un addio- stava dicendo Jacqueline alle amiche -Ci rivedremo, statene certe- le abbracciò una ad una -Ci vediamo Stefan, stammi bene- lo guardò per un momento, senza sapere se aggiungere dell’altro, ma decise di lasciar stare.
Anche Alexandra abbracciò le amiche, che l’avevano accompagnata durante gli anni di scuola, sopportandola anche nei momenti peggiori -Grazie, ragazze. Mi mancherete un sacco, ma sarete libere di venirci a trovare quando volete!- esclamò, per poi salutare Stefan -Anche tu mi mancherai- lo abbracciò -Mi raccomando, attenzione con Caroline, eh-
Anche Elijah e Klaus li salutarono con un abbraccio e quando toccò a Caroline, la ragazza fece ai due la paternale su come si dovevano comportare con le rispettive ragazze.
-Mi raccomando, non siate troppo asfissianti con loro, ma trattatele come si deve. Klaus, se mai dovessi fare del male ad Alexandra giuro che verrò io stessa a impalettarti con il paletto di quercia bianca. In quel momento dovrai temermi più di qualsiasi altra persona al mondo. Elijah, di te mi fido, sembri uscito direttamente dai salotti intellettuali del 1800. Ma la stessa cosa vale per te nel momento in cui dovessi fare del male a Jacque, sia chiaro-
Tutti risero alle preoccupazioni di Caroline, che non si tirava indietro davanti a nulla, nemmeno dal minacciare un originale. Si abbracciarono un ultima volta e poi si diressero verso il parcheggio dove, tra lacrime e singhiozzi, si separarono una volta ancora, com’era successo prima di Rotterdam.
 
-Com’è che hai più valigie di tutti?- domandò alterata Jacqueline alla sorella, che si era portata tre valigie al seguito, mentre stavano imbarcando i bagagli.
-Senti- cominciò, mentre Elijah e Klaus ridevano di quell’assurdo teatrino  -Scusami se ho più vestiti di te, dato che sono shopping-maniaco-ossessiva-compulsiva... o come cavolo si dice-
-Voi due dateci un taglio, non è divertente!- Jacqueline li riprese con il fine di zittirli, ma ottenne l’effetto contrario -Dobbiamo muoverci o perderemo l’aereo-
Il gate YA1531S che imbarca per New Orleans - Louis Armstrong Airport chiude tra dieci minuti.
-Ecco, lo sapevo!- esclamò Jacque, con tono accusatorio, guardando Alexandra -È colpa tua se siamo in ritardo-
La bionda si voltò verso i due ragazzi, spazientita -Klaus, Elijah! Ditele qualcosa, voi due dovreste difendermi-
Klaus sospirò, pensando a cosa dirle -Non preoccuparti tesoro, non ascoltare quello che dice tua sorella-
-Jacqueline, non perderemo nessun aereo. Però è meglio se ci diamo una mossa- considerò Elijah, guardando l’orologio al polso.
Dopo aver dimostrato ad Alexa che era veramente tardi, corsero verso il check-in e, dopo gli infiniti controlli, riuscirono a entrare nel gate giusto in tempo.
Salirono nell’aereo e si accomodarono nelle poltrone a loro assegnate. Era una situazione che era già stata proposta, quando pochi mesi prima tornavano a Mystic Falls dopo il loro soggiorno a Rotterdam. Tutto sembrava così familiare e normale ai loro occhi. Finalmente, le decisioni che prendevano avevano un senso, stavano facendo ciò che sentivano di voler fare senza essere costrette.
E mentre l’aereo decollava, le due ragazze si guardarono negli occhi, avvertendo la felicità presente in entrambe, e capendo ciò che tutte e due, in quel preciso momento, stavano pensando: come la loro vita nel giro di un anno era cambiata.
-Pronta a trasferirti a New Orleans?- Jacqueline tese la mano ad Alexandra che la strinse.
-Certo!- esclamò in risposta quella, sfoderando uno dei suoi sorrisi più splendenti.
  
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