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Autore: Vanel    11/08/2015    2 recensioni
John, il classico ragazzo che vedrai una notte per poi non rivederlo più.
John, che il giorno dopo ti avrà già dimenticata.
John è il classico ragazzo che tu odierai per averti intenzionalmente dimenticata.
Ma John non era il ragazzo di una notte e via invece, John non faceva finta di non ricordarti.
John era malato di una rarissima malattia:Dopo aver anche solo sfiorato le tue labbra, John non ricorderà più niente di te, neanche il nome.
"Dopo l'ennesima serata passata con gli amici, John cercherà qualcuna con cui passare la notte.
Jen (Abbr. di Jenessa) entrerà nella sua camera.
E senza volerlo, Jen entrerà anche nella sua vita."
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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SECONDA  E ULTIMA PARTE DELLA VICENDA


AVVISO: Carissime lettrici, avrete ben notato l'enorme ritardo nel pubblicare questo capitolo, e anche il mio profilo poco attivo. Ho dei problemi con la rete e non so se potrò  tornare alla stessa frequenza di un tempo.
Mi dispiace davvero tanto, ma fortunatamente ho terminato i capitoli di ogni storia che ho iniziato qui su EFP, cercherò di pubblicarli il prima possibile.
Un grande grazie a tutte voi che con i vostri bei commenti mi date sempre la forza di provarci!

Vanel.


Jen guardò il ragazzo che aveva di fronte sentendosi così disorientata come mai lo era stata.
Il ragazzo le prese le spalle e al guardò negli occhi serio e preoccupato:
-Jen! Jen! Stai scherzando, vero? TI prego Jen, guardami e dimmi che mi riconosci!
Jen non riusciva a spiccicare parola talmente era alta la sua confusione.
Lo guardò negli occhi e si stupì del colore così limpido e chiaro.
Se avesse conosciuto davvero un ragazzo con degli occhi del genere di sicuro non l'avrebbe dimenticato.
Ma quel ragazzo sembrava proprio conoscerla, era disperato!
Poi Jen ricordò.
Lei aveva un ragazzo, e poi non conosceva per nulla quel tipo.
Di solito ragazzi così belli...
Per l'appunto, ragazzi così non potevano fare sul serio.
-Smettila! Non toccarmi!-disse Jen scostandosi.
-Jen! Non stai dicendo sul serio...
-Invece sì! Chiunque tu sia... come ci sono arrivata qui? Mi hai drogata?
-No! Mai! Sei stata tu a venire! Jen aspetta, hai preso la mia malattia...
Ma Jen non lo lasciò terminare.
-Lasciami! Fammi uscire di qui o inizio a gridare. Non so cosa mi hai fatto, ma io non ti conosco!
Jen seria guardò per l'ultima volta gli occhi azzurri dei ragazzo, quasi a volerne estrapolare qualche informazione.
Ma tutto ciò che trovò fu dolore e strazio.


Quando uscì trovò la sua macchina parcheggiata di fronte alla casa, e si sentì più smarrita che mai.
Entrò di fretta e non riuscì a mettere neanche le chiavi bene.
Jen scoppiò a piangere.
Era da tanto che non piangeva così.
Si portò le mani davanti la faccia e singhiozzò in maniera penosa.
Mai, mai si era sentita così.
Il ragazzo da sua parte, non uscì neanche a raggiungerla, cosa che infondo Jen apprezzò.


Dopo un bel po', quando fu sicura che le sue lacrime erano ormai solo un vago ricordo, tornò a casa.
Era talmente stanca che ignorò anche la domanda poco chiara di sua madre.
Si sdraiò sul letto e dormì con i jeans ancora addosso.


 
JOHN

Disperazione.
Quanto poteva essere vago quel sentimento a confronto!
No, John non era solo disperato.
John era furioso, arrabbiato e col cuore spezzato.
Prese la moto e andò verso l'unico posto dove gli sembrava razionale andare.
L'ospedale.
Superò una ragazza fastidiosa e andò verso lo studio del Dr Cas.
-Ma insomma! Tutti matti oggi!-imprecò la ragazza.
-Vuoi stare zitta?-le gridò di rimando John, e la ragazza non disse più niente.


Il Dr Cas uscì e aprì la porta a John, come se sapesse già cosa gli aspettava.
-Sei un pezzo di merda! Un fottuto perz


FINISCI SOPRA!
 
 
Jen era mentalmente e fisicamente distrutta, sua madre la chiamò per cena diverse volte prima che le entrasse in testa.
Si sentiva come quella volta in cui aveva perso il ciondolo regalatole dalla nonna e non riusciva più a ricordare il posto dove l'aveva visto l'ultima volta.
Dopo cena le cose peggiorarono.

Gli sbalzi d'umore rendevano Jen più nervosa del necessario, un momento sperava di poter risolvere tutto giustificando con qualche semplice scusa, l'altra era in preda al panico senza capirne il motivo.
Voleva chiamare Danila ma allo stesso tempo preferì non farlo, l'avrebbe presa sicuramente per matta, e Jen quasi quasi lo pensava anche lei.
Ma nonostante tutto era esausta.
Cercò di prendere sonno pensando a tutti i ricordi felici.
Già, ricordi.
Sentiva già le palpebre pesanti, ma prima che potesse crollare nel sonno più profondo ricordò una pizza alle quattro stagioni e un paio di occhi menta che la guardavano.



 
 


 
  
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