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Autore: cin75    11/08/2015    4 recensioni
Che cosa l'amore può spingere a fare? Che cosa l'amore può far accettare?
Jared e Jensen avranno modo di poter rispondere a queste domande!!!!
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Circa quattro giorni dopo, subito dopo una riunione di produzione, Misha non riuscì più a trattenersi e mise spalle al muro, almeno figurativamente, il povero Clif.
Lo assillò per l’intera giornata. Lo tallonava ovunque andasse. Deciso a non mollare fin  quando l’amico bodyguard dei J2,  sentendosi sfiancato, non gli avesse rivelato che cosa stava accadendo.
Jared era sparito, Jensen non usciva dal suo appartamento da quando era uscito dall’ospedale. 
Insomma non era esattamente il comportamento di uno che era scampato alla morte e di uno che la morte l’aveva sfidata.

“Cavolo, Misha!! Ma non hai niente altro da fare??!!” esclamò esasperato.
“No, in verità Vicky è fuori città. I bambini sono da mia madre e io qui, per queste riunioni di produzione,  senza i miei due amici da tormentare , devo ripiegare su di te. E tu sai quanto posso essere esasperante, vero?” sembrò minacciarlo.
“Me ne sto rendendo conto, Collins!” rispose l’altro quasi sull’orlo della sconfitta.
“Senti, Clif. So che sei loro amico e che sei uno dei più leali, ma loro sono anche amici miei e quello che vedo, anzi che non vedo, non mi sa tanto di buono!” riferì facendosi da parte, per cercare più privacy. “Se posso, voglio solo aiutarli. Per favore!” disse infine, con aria sincera e Clif capì che non stava recitando.
Sospirò e pensò che forse , almeno a Jensen, il ragazzo poteva essere di aiuto.
“Ok! Ma tienilo per te, va bene?!” lo avvisò.
“Sai che non li tradirei mai. So quando smettere di scherzare!” disse sembrando quasi offeso.
Clif  si accostò ancora di più alla parete che li nascondeva dal resto del set, dove si trovavano. “Jared lo ha lasciato!”
“Cosa?!” esclamò. “Cioè…avevo capito che c’era qualcosa che non andava tra loro, anzi, l’avevo immaginato già alcuni atteggiamenti di Jared , in ospedale. Ma non immaginavo fino a questo punto!”
“Non chiedermi i particolari , perchè non li so. Tutto quello che so è che Jared qualche giorno prima che Jensen uscisse dall’ospedale, mi ha chiesto di prendermi cura di lui fin quando Jensen non fosse stato di nuovo in forma. Che lui doveva partire. All’inizio pensavo solo ad un viaggio….cioè…magari i genitori lo volevano con loro dopo tutto quello che era successo..” spiegò quello che era successo. “…ma quando poi sono andato a prendere Jensen…beh!...non aveva per niente l’aspetto di uno che stava per riprendere la solita vita. Gli ho chiesto di Jared, così , senza calcare troppo la mano, e lui mi ha risposto che si era preso una pausa, che aveva bisogno di tempo!” confidò. “Ma era talmente “assente” quando me lo ha detto che non credo nemmeno si sia reso conto di quello che mi ha detto!”
“ Porca miseria!” fece sbalordito Misha nel sentire la storia.
“Posso anche accettarlo, è la vita!!, ma quello che mi preoccupa è lo stato in cui si trova Jensen. È da solo in quella casa da oltre quattro giorni. Ho provato a chiamarlo ma non mi risponde, sono andato anche lì ma non mi vuole aprire. Io …io temo che non prenda nemmeno le medicine della terapia!” fece seriamente preoccupato.

Misha lo ascoltò con attenzione. La sua mente stava già pensando freneticamente a come poteva essere di aiuto. Guardò l’amico di fronte a lui.
“Va bene!!, alle due dovrei liberarmi, mi daresti un passaggio da Jensen?!” fece sicuro di avere un sì come risposta.
“Io ti ci porto, ma tu credi davvero che ti farà entrare!?” chiese perplesso.
“A costo di farlo dalla finestra, entrerò in quella casa. O magari, semplicemente, userò la loro chiave di emergenza!” fece poi, compiaciuto.
“Ehi? com’è che tu sai dove tengono la chiave di emergenza e io no?!” fece sorpreso.
“Perché io sono un angelo e posso vedere ciò che altri non  vedono!” esclamò con il tono di Castiel.
“Gliel’hai vista prendere!!” affermò Clif.
“Conosci Jared!! Dimenticherebbe di respirare se non fosse naturale!!” rispose, alludendo alla sbadataggine del giovane collega momentaneamente “in fuga”!
 
Nel pomeriggio, Misha, era a casa di Jensen.
Come previsto l’amico non gli aprì quando bussò alla porta. Più volte lo chiamò e dopo non aver ricevuto risposta, recuperò la chiave tra le pietre del piccolo vialetto ed entrò.
L’appartamento era al buio.
L’aria era viziata, segno che da giorni nessuno apriva nemmeno una finestra. Su una poltrona intravide un borsone semi aperto.
Lo riconobbe. Era quello di Jensen.
“Jensen?!” chiamò sperando in una risposta.
Si addentrò di più nel soggiorno e si spostò verso il divano su cui scorgeva una sagoma dargli le spalle.
"Ehi, Jensen?...amico?" lo chiamò. "E' da un po' che ti chiamo!" fece.
"Non avevo voglia di rispondere!" disse una voce che non era quella che era sempre stata la voce di Jensen, ma una voce senza tono, stanca, vuota.
"E Clif ti ha chiamato parecchio anche sul telefonino!" continuò frugando nel borsone vicino a lui.
"Credo sia scarico!" rispose senza inflessione.
"Magari avresti potuto metterlo in carica?!" chiese ironico prendendo dal borsone sia il cellulare che il caricabatteria.
"L'ho dimenticato!" sembrò la semplice scusa.
Misha allora lasciò quello che aveva in mano e si spostò ancora, in modo da poter vedere l'amico seduto sul divano.

Stava per chiedergli che diavolo gli passasse per la testa quando quello che vide, lo fece imbestialire.
"Per la miseria, Jensen!...non mi dire che quella....quella è una birra!!" lo rimproverò davvero arrabbiato. "Ti hanno appena dimesso dopo un operazione, sei ancora sotto farmaci e tu ...tu brutto cazzone incosciente, te ne stai qui a farti una stramaledettissima birra??!" inveì sfilandogliela dalle mani, senza pensarci due volte.
"Mishaaaa!!!" si lamentò l'altro senza troppa convinzione.
"Misha , un corno!" lo ammonì ancora. "Dimmi che stai prendendo le tue medicine? Dimmi che non hai fatto la stronzata di interrompere la terapia?!" volle assicurarsi, anche se dall'aspetto del collega, non sembrava che Jensen si stesse curando.
Il ragazzo lo guardò senza parlare, senza reagire. I suoi occhi si fecero liquidi, tristi più del dovuto. Il suo volto sembrò perdere ogni forza.

"Mi ha lasciato. Jared mi ha lasciato!" disse solo.

Misha avrebbe voluto andare da lui , afferrarlo per le spalle e scuoterlo per farlo reagire, ma quello che aveva davanti non era il Jensen che dava vita all'impavido Dean Winchester. A dire la verità non sembrava nemmeno quel Jensen che si affannava a fargli scherzi di continuo. O quello risoluto e professionale.
"Lo so, amico mio. Lo so!" convenne partecipe di quel dolore che sapeva essere profondo. "Ma per quanto possa fare male, non puoi fare....questo!" disse indicando la bottiglia di birra che aveva ancora tra le mani e che appoggiò poco dopo sul bancone della cucina. "Ora!, dimmi che è successo!"
"Gli ho mentito!" sembrò essere la prima giustificazione.
"Mentito?...in che senso?!"
"Dovevo dirgli di quello che stava per accadere in ospedale, dell'operazione, di quello che avrei fatto. Io...io..."
"Stai dicendo sul serio?...davvero tutto questo casino è causa di quello che hai fatto in ospedale?!" chiese incredulo.
"Lui aveva il diritto di..."
"Oh porca miseria!!" esclamò esasperato Misha. "Senti, Jensen. Io ti voglio bene e Dio solo sa quanto bene voglio anche a quell'altro disperato di Jared, ma ti giuro che adesso ciò che penso di lui è che è solo uno stronzo ingrato!!"
"Misha, no!" fece dispiaciuto Jensen. "Non pensare male di lui. Tu non puoi capire!" cercò di giustificare quello che era ormai il suo ex compagno.
"Capire cosa?! Prova a spiegarmi cosa dovrei capire!!"
Jensen scosse pesantemente la testa.

Era stanco, davvero stanco. Fisicamente, mentalmente. Se fosse stato possibile sentiva che anche la sua anima era stanca.

"Quando tutto è iniziato tra noi, quando tutto è diventato reale e concreto, anche davanti al mondo, Jared e io, ci facemmo un giuramento. Avremmo condiviso tutto, nel bene e nel male. Perchè solo così avremmo potuto affrontare tutto." disse riuscendo perfino a sorridere al ricordo di quel giuramento d'amore contratto anni prima.
"Molto romantica come cosa, ma questo che cosa c'entra con il fatto che Jared ti ha lasciato letteralmente a terra, fregandosene di rendersi conto in quanti pezzi ti aveva ridotto!" replicò decisamente alterato.
"Io ho spezzato quel giuramento quando non gli ho detto niente in ospedale. Gli ho mentito, gli ho..."
"Gli hai salvato la vita!"  gli fece presente con decisione. "Lui era ad un passo dalla morte certa e tu lo hai salvato. Cosa c'è di così difficile da comprendere?!" sembrò rimproverarlo per non rendersene conto. E mentre l'interprete di Castiel cercava di farsene una ragione, vide Jensen perdersi di nuovo in quel suo dolore.
"Dov'è?....Dov'è adesso Jared?!" chiese riacquistando la calma con un respiro profondo e parlando con tono più gentile.
"Lui è dai suoi, a San Antonio!" disse in un sussurrò.
"E tu?, che ci fai ancora qui?!" chiese improvvisamente, mentre Jensen lo guardava stupito di quella domanda.
"Non posso andare. Quando mi ha lasciato, ha detto che se lo avessi raggiunto avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andato da qualche altra parte!" rispose.
"E allora ?!"
"E allora?!" gli fece eco. “Andrà via  se lo raggiungo!” gli ricordò Jensen.
“Mi ripeto: e allora?...dovrà rifare le sue valigie, chiamare un taxi, raggiungere l’aeroporto, fare il biglietto, il check-in e attendere l’imbarco. Avrai tutto il tempo per parlargli!” gli fece presente l’amico come se quello che aveva appena delineato fosse il piano più semplice da attuare.
“Ma….io…” fece tentennate Jensen  anche se la cosa lo allettava parecchio, anche perché Misha l’aveva fatta così semplice.
“Dimmi con chi sto parlando, adesso? Con Jensen o con Dean?!” lo stupì , poi.
“Cosa?!” esclamò altrettanto stupito Jensen.
“Dean non ci pensa mai due volte a sacrificare i suoi sentimenti per il bene di Sam, senza capire che sta facendo ogni volta solo un gran casino. Senza spiegare mai apertamente perché agisce in quel modo, lasciando che rabbia e rancore la facciano da padroni. Tu, vuoi essere davvero come lui o vuoi tentare il tutto per tutto, per riprenderti il tuo Jared?!” lo provocò sorridente.

Jensen lo guardò, stranito per quel paragone. Anche lui. Anche lui, come Jared, aveva tirato in ballo Sam e Dean, in maniera e per motivi diversi, ma anche lui lo aveva fatto. Non si spiegò come, ma si ritrovò a sorriderne.
“Che c’è?!” fece curioso Misha.
“Anche…anche Jared, prima di lasciarmi mi ha detto che non siamo Sam e Dean e che se in quell’ospedale le cosa per me non si fossero messe bene, lui non avrebbe avuto alcun modo per riportarmi indietro!” fece ricordando anche il tono esasperato con cui Jared gli aveva rivolto quelle parole.
“Appunto!” convenne il moro. “Tu non sei Dean e lui non è Sam. Quindi, Jensen? Lo vuoi o non lo vuoi , di nuovo accanto a te, il tuo prezioso Jared?!” chiese convinto.
“Non voglio altro. Misha , non voglio altro!” rispose con tutta la decisione che poteva mostrare.
“Ok! Allora va di sopra e fatti una doccia, perché credimi ne hai bisogno…” sventolandosi la mano davanti al naso. “…  e cerca di ritornare il Jensen Ackles che tutti conoscono. E soprattutto indossa qualcosa che non stia in un borsone da più di sette giorni!” gli suggerì Misha.
“Ok! Ok!...prenoto il volo e poi…” improvvisamente pieno di vita.
“No!!, lo bloccò l’altro. “Tu vai di là e fai quello che ti ho detto, non prima però di aver mandato giù qualcosa e aver preso le tue medicine. Io mi occupo di tutto il resto!” si offrì sorridendo.
“Va bene…va bene!!” fece l’altro iniziando a salire verso la sua camera, quando Misha lo richiamò e gli tirò al volo un paio di merendine.
“Fa’ il bravo. Obbedisci a papà!” disse suggerendo così al giovane attore di mangiarle. Jensen obbedì e in un paio di morsi ne mandò giù una e fece vedere all’amico che apriva anche l’altra.
“Bravo, ragazzo!” esclamò soddisfatto di quello che vedeva.
 
Circa due ore dopo, erano in aeroporto. Misha lo aveva accompagnato e ora stava per salutarlo dato che il suo volo per Austin era in partenza, puntuale.
“Mi raccomando, Jens. Mangia qualcosa anche in aereo e prendi le tue medicine. Crollare davanti a Jared, non aiuterebbe affatto. Anzi, credo che peggiorerebbe le cose!” lo avvertì.
In effetti, aveva ragione, se Jensen si fosse sentito male, la  prima cosa che Jared avrebbe pensato, sarebbe stata che era comunque colpa dell’operazione subita.
“Ok, lo prometto!” lo rassicurò Jensen, prima di andare verso il corridoio di imbarco. Poi, il ragazzo, prima di seguire l’hostess che lo attendeva, tornò indietro all’improvviso e andò ad abbracciare l’amico e collega.
“Grazie! Grazie infinite Misha. Sei il migliore amico che si possa mai desiderare!” sussurrò in quell’abbraccio fraterno.
“Sì, ok!” affermò l’altro e poi con fare quasi distaccato cercò di sottrarsi alla stretta di Jensen. “Ma ora molla!! Non sei il mio tipo, Ackles.” fece cercando di nascondere il tono emozionato e gli occhi lucidi.
“Vicky mi ammazzerebbe!!” scherzò l’altro ridendo.
“Ci puoi giurare. Dove lo trova un altro come me!!?...Ora, va e colpisci giovane Cupido!” disse spingendolo gentilmente verso la ragazza in divisa.
 

A miglia di distanza, anche Jared, stava sostenendo l’ennesimo attacco preoccupato da parte di sua madre.

“Ma’, ti prego! Non ho fame…mangerò magari qualcosa più tardi!” cercò di dissuaderla dalle sue premure.
“Dici sempre così, ma poi a malapena mandi giù qualcosa!....quelle medicine che prendi…ti faranno più male che bene se continui a ….” , ma un gesto esasperato di Jared che si spostava verso la grande finestra dello studio di suo padre, le impedì di continuare. “Per l’amore di Dio, Jared!! Quanto tempo ancora vuoi stare richiuso qui dentro a pensare a Jensen e a quello che vi è successo?!” disse poi, quasi arrabbiata.
“Io non penso a lui….io penso a quello che ha fatto alle mie spalle!!” sembrò volerla correggere.
“Alle tue spalle?....Jared, lui….lui ti ha salvato la vita!”  lo biasimò Sherri, dispiaciuta.
“Rischiando la sua, senza pensarci due volte. Cosa avrei fatto io se lui fosse morto?, come avrei potuto andare avanti sapendo che lui era morto e io ero vivo grazie a lui?” disse alzando la voce ad ogni parola che pronunciava.
Era furioso, era esasperato. “Maledizione!! Nessuno riesce a capire quello che avrei passato io se lui….”, ma in quel momento Jerry entrò nell’ufficio.
“Jared?...hai visite!” fece con tono più o meno calmo e poi mentre il figlio era ancora di spalle fece cenno alla moglie di lasciarlo solo.  Di uscire dalla stanza e quando Sherri uscì, capì.
“Papà, scusa ma davvero non….non sono in vena di visite. Chiederesti scusa per me?...inventa una scusa….qualsiasi cosa, ma io proprio non…..” disse il giovane mentre si passava una mano tra i capelli.
 
“Jared!” fece una voce , alle sue spalle, diversa da quella di sua padre. “Ciao, Jared!”
   
 
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