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Autore: Gan_HOPE326    29/01/2009    2 recensioni
Ispirato alla raccolta "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters e all'album "Non al denaro, non all'amore nè al cielo" di Fabrizio de Andrè, un esperimento innovativo e azzardato nel mondo delle fanfiction di Naruto.
Una raccolta di poesie in cui i personaggi morti nel corso della storia racconteranno sè stessi.
Un viaggio nella malinconia e nei ricordi.
Genere: Triste, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Il clan Uchiha

Il clan Uchiha

 

Tra i campi intorno al villaggio

c’è un piccolo prato cintato.

Sul cancello è dipinto un ventaglio,

dentro c’è una foresta di croci:

se ti attardi in mezzo a quei morti

potresti forse sentirne le voci.

 

Le prime esitanti parole

le pronunciano i molti bambini

che quel clan chiamò la sua prole.

 

Padri nostri, non provate vergogna

di quel che ci avete insegnato,

della vostra ostinata menzogna?

Che era nostro dovere e destino

dedicare la vita a difendere

la grandezza della Famiglia:

come se noi ne avessimo voglia.

Ci vietaste per questo i compagni,

le partite ed i giochi per strada,

e afferrandoci forte la mano

ci toglieste la palla, ci metteste la spada.

Dov’era la forza della Famiglia

quando venne quell’ultima notte?

Quando bastarono un uomo e due mani

a rubarci per sempre il domani?

Uno solo di noi fu graziato

e non fu certo il più fortunato.

 

A quel piccolo coro risponde

il lamento di tutte le donne.

 

Siete bambini, non riuscite a capire

quanto la morte ci sia potuta costare.

La vita, il futuro, l’infanzia ed il gioco?

Se si trattasse soltanto di questo,

allora avremmo perduto ben poco!

Noi brave donne, umili e schive,

sposammo uomini che non amavamo,

fummo rinchiuse in casa a servire

così diventando morte da vive.

Eppure accettammo il nostro destino

chinando la testa felici ogni giorno

senza mai dire “rifiuto” o “non voglio”

solo perché i nostri eroici mariti

potessero darci motivo d’orgoglio.

Ed ecco i leoni portati al macello

da un solo piccolo, giovane agnello!

Un giorno dovranno pagarci quest’onta.

Gli anni passati a servirli e aiutarli

li abbiamo perduti per quale ragione?

La morte possiamo anche accettarla:

quella che brucia è l’umiliazione.

 

Ma sembra che il suolo cominci a tremare

quando s’innalza una voce possente:

è il gruppo degli uomini adesso a parlare.

 

Sciocche, tacete! Non vi conviene

gettare altro olio sul fuoco rabbioso

che al posto del sangue ci riempie le vene.

Il nostro odio è talmente potente

che dovrà per forza lasciare la tomba:

ormai a contenerlo non è sufficiente.

E voi lo vedrete, come nera fiumara,

sgorgare da questo quadrato di terra,

cercare, trovare il nostro nemico,

cavargli gli occhi,

strappargli la pelle,

cucirgli la bocca con ago e con filo

e spingerlo fino ad odiare la vita

con la tortura, la fame e la sete.

Non manca molto: vedrete, vedrete…

 

Ma come foglie disperse dal vento

si perdono ormai le loro parole.

E già non li senti più strepitare

le loro minacce rabbiose e contorte;

per quanto potenti siano le urla

c’è sempre il silenzio che urla più forte.

 

                                                                                                

 

 

 

 

 

E chiaramente è da quest’ultimo verso che ho tratto il titolo della raccolta, a significare la solitudine di questi personaggi, che parlano senza che nessuno (tranne voi) possa più ascoltarli. Il titolo originale doveva essere “Antologia di Konoha”, ma poi mi è sembrato suonare quasi come una parodia di “Antologia di Spoon River”, anziché un omaggio, ed ho preferito optare per una scelta più libera. Riguardo all’ordine di pubblicazione delle poesie, sto seguendo un criterio tematico: partirò da quelle più cariche di sentimenti negativi, odio e rancore, per andare via via verso quelle invece più ottimistiche e positive, all’insegna dell’amore e della libertà. Alla prossima, con altre due poesie. Ciao a tutti!

  
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