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Autore: Pendragon    11/08/2015    7 recensioni
[ Storia Interattiva | Iscrizioni chiuse | 10 posti liberi ]
Il destino è deciso da tre donne che, rintanate in un luogo inaccessibile agli uomini, tessono il filo della vita e lo recidono quando stabiliscono che ormai è troppo lungo. Il loro controllo garantisce equilibrio e giustizia, poiché le Parche sono donne imparziali e ponderate.
Ma se un giorno il filo dovesse sparire?
♦♢♦
«Hermes!» esclamò Chirone. «Aspettavo il tuo arrivo. Che notizie mi porti?»
Rosalee sentì il dio sospirare. «Non buone, Chirone. Non buone.»
«Ovvero?»
«Avrai senz’altro notato, Chirone, che gli ultimi avvenimenti nel mondo sono stati un po’ strani: gli dèi del vento sono come impazziti e gli altri dèi si rifiutano di comunicare con voi.» rispose Hermes. Rosalee guardò Robin e annuì, mordendosi il labbro.
«Senza dubbio. Vorrei sapere a cosa è dovuto.» disse Chirone.
«Il filo, mio vecchio amico.» rispose il messaggero. «Il filo è perduto.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Dei Minori, Gli Dèi, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il filo perduto
 
♣ Waterfalls 



Robin Hoshizora

 

Mentre Alphard raccontava il suo sogno ai compagni, descrivendo il suo incontro con l’oracolo, Robin non poteva fare a meno che pensare che il sogno che aveva fatto non era stato proiettato a caso nella sua mente, ma c’era una ragione ben precisa, cosa di cui divenne convinto non appena udì le parole “luoghi arcani e in bella vista nascosti”.
Nel suo sogno si trovava sospeso in aria, avvolto dalle tenebre. Ovunque guardasse i suoi occhi si posavano su una densa coltre nera. Si sentiva come in gabbia ed un senso di claustrofobia gli attanagliò lo stomaco, costringendolo a fluttuare velocemente da una parte all’altra, cercando una via di fuga. Non fu molto fortunato, chiaramente, e in più si rese conto che quella prigione di tenebre si stava stringendo sempre di più intorno a lui. All’inizio si ridimensionava lentamente ma poi, ad un tratto, la velocità aumentò e Robin si sentì sempre più schiacciare e temette che quella sarebbe stata la sua morte: pressato dalle tenebre. Sentiva un dolore lancinante in tutto il corpo ma, ad un tratto, si udì un sonoro pop e la gabbia di tenebre scoppiò come una bolla di sapone.
Immediatamente Robin fu vittima della gravità e cadde nel vuoto, paralizzato da qualche forza esterna e incapace di fare qualcosa. Finì avvolto dalle acque fredde, l’impatto fu traumatico. Iniziò ad agitarsi, a muovere frettolosamente gambe e braccia per risalire più in fretta in superficie dato che sentiva i suoi polmoni iniziare a bruciare per la mancanza di ossigeno.
Quando risalì in superficie sputò l’acqua che gli era finita in bocca e prese un respiro profondo per poi guardarsi intorno, cercando di capire dove si trovasse. Sentiva il forte rumore dell’acqua che scrosciava tutto intorno a lui e onde fredde si infrangevano sul suo viso. Alzò il viso e vide una cascata che cadeva con velocità ed eleganza, agitando le acque che avvolgevano il figlio di Zeus. Come una visione, avvolta dalla cascata, Robin vide una donna che indossava un vestito rosso  e aveva lunghi capelli castani raccolti in una coda che andavano a posarsi sulla spalla destra. La donna lo fissò per un paio di secondi e poi si voltò, andandosene con fare annoiato.
Si era perso a ricordare il suo sogno e si riscosse tornando alla realtà, al presente, quando  John gli schioccò due dita davanti agli occhi, chiamando il suo nome.
«Ti eri perso in Robinlandia?» chiese Logan, osservando con le braccia incrociate al petto il figlio di Zeus. Robin scosse la testa, agitando folti capelli tinti di blu elettrico, lasciando che alcune ciocche gli si fermassero davanti agli occhi chiari.
«Robin, dove dobbiamo andare?» nella voce di Phoebe si poteva percepire curiosità ed impazienza mescolate ad un pizzico di ansia. Come biasimarla.
Il figlio di Zeus si schiarì la voce, spostandosi i capelli dal viso. «Come Alphard ho fatto un sogno anche io e credo che fosse un indizio su dove ci dobbiamo recare.» spiegò.
«Ovvero?» intervenne apaticamente Sean,  passandosi una mano fra i capelli scuri.
«Le cascate del Niagara.» comunicò sicuro di sé.
«Sul serio?» chiese Neal stranito. Robin annuì come conferma.
«Ha senso» intervenne Zoey, guardando un punto non ben identificato davanti a lei. «In bella vista nascosti. Tutti possono vederle, ma è come se non le vedessero davvero. Vedono solo delle masse d’acqua, non penserebbero mai che potrebbero nascondere qualcosa.»
Tutti si ritrovarono a concordare con l’analisi fatta dalla figlia di Atena. Insomma, quale luogo è più in bella vista nascosto di uno dei simboli di un paese, visitato costantemente dai turisti?
«Coinciderebbe anche con la verità che si specchia nell’acqua.» intervenne Rosalee.
«Sai cosa significa?» le chiese Alec curioso. La figlia di Persefone portò lo sguardo su di lui, incurvando le labbra in un sorriso.
«No, ma lì ci deve essere tanta acqua, quindi…» esordì, stringendosi nelle spalle.
Alec fece una smorfia di preoccupazione e aggiunse: «Quindi potremmo annegare.»
Robin sentì un brivido scorrergli lungo la spina dorsale quando il figlio di Hermes menzionò l’annegamento. Nel suo sogno l’immersione in quelle acque non era certo stata piacevole, né tantomeno sicura. Si sforzò di scacciare le immagini del suo incubo, non volendo angosciarsi per uno dei classici sogni da semidio.
Inarcò un sopracciglio e guardò Alec. «Mi raccomando, tieni sempre il nostro morale alto.» ironizzò con un sorriso, alzando gli occhi al cielo.
«Il mondo non sarebbe così allegro senza il nostro adorabile pessimista.» scherzò Jasmine, dondolandosi all’indietro con la sedia e dando un buffetto sulla guancia al figlio di Hermes.
«Sono realista,» si difese Alec. «non pessimista.»
Logan e Jasmine, seduti ai lati di Alec, gli donarono uno sguardo molto eloquente, al quale il ragazzo rispose con un «Ok, va bene, forse lo sono. Ma solo un po’.»
«Certo, tesoro.» ridacchiò la figlia di Philotes, mettendosi un elastico fra le labbra mentre con le mani raccoglieva i capelli, determinata a farsi una coda di cavallo. Il figlio di Zeus ridacchiò a quella scenetta, sentendosi leggermente più rilassato di prima.
«Insomma, la verità starà ferma nella limpida acqua a specchiarsi. Cosa significa?» Phoebe ridonò un pizzico di serietà al discorso che stavano affrontando. Quella domanda fece calare il silenzio tutto intorno a loro, giacché nessuno aveva una buona risposta da dare.
Nel silenzio freddo Robin udì il rumore di una matita muoversi su un foglio e istintivamente posò il suo sguardo su Anja. La figlia di Efesto era china sul suo blocchetto, intenta a scrivere frettolosamente qualcosa, mentre come delle tende i suoi capelli di un biondo molto vicino al bianco andavano a nasconderle il viso.
Robin non era l’unico ad aver iniziato a fissare la più piccola del gruppo che, ovviamente, se ne accorse e sentendosi a disagio iniziò a scrivere molto più lentamente. Posò la sia matita sul tavolo, allungando il suo blocchetto a Phoebe, poiché era stata lei a porre la domanda, tenendo lo sguardo basso. Prima che la figlia di Demetra potesse prendere il blocchetto Annalise intervenne, appropriandosi dell’oggetto appartenente ad Anja.
«Non hai tutti i torti, Anja.» affermò la figlia di Eris, restituendo il blocchetto alla figlia di Efesto.
«Puoi condividerlo con la classe, Annie?» chiese John, poggiando il mento sul palmo della sua mano destra.
«Anja pensa che sia solo una specie di metafora. Forse è una prova che dobbiamo superare, dobbiamo essere onesti con noi stessi e otterremo la chiave della profezia.» spiegò la figlia di Eris giocando con una morbida ed ondulata ciocca castana. 
«La profezia però cita un combattimento.» puntualizzò Sean. Robin poteva chiaramente percepire il suo disinteresse in tutta questa faccenda ma decise di non fare commenti su questo.
«Le profezie non sempre vanno prese alla lettera.» notò Annalise.
Robin chiuse gli occhi e si strinse il ponte del naso fra le dita, immobilizzandosi dopo essersi ricordato un dettaglio particolare. «Credo che di toccherà davvero combattere.» disse poi.
Alec lasciò che le sue labbra si stirassero in un sorriso stanco. «Cerchi di rubarmi il ruolo di pessimista?»
«Oh sì, è tutto ciò che ho sempre sognato.» rispose sarcasticamente. «Comunque… nel mio sogno c’era questa donna avvolta da una cascata… e non credo ci stia aspettando con gioia, pronta ad accoglierci come Philotes.»
«Be’, c’è solo un modo per scoprirlo.» disse Jasmine.
«Andare a trovarla!» sorrise Rosalee, comportandosi come se fosse la cosa migliore che le fosse mai capitata. Robin sbuffò una risata, strofinandosi un occhio con una mano.
Fu il turno di Neal di intervenire con ironia. «Nessuna idea mi ha mai allettato come questa, sapete?» disse. «E per questo sono costretto a porre una domanda: come ci arriviamo?»
«Oh, a quello ci ho pensato io!» Robin spostò lo sguardo su Philotes che era comparso nella sala da pranzo con un enorme sorriso ed una teglia di biscotti appena sfornati che venne delicatamente posata al centro del tavolo. Perché tutti gli dei non potevano essere come lui?
 
 

L’aria era satura di un nauseabondo odore di sangue e cadaveri in decomposizione misto a quello dell’umidità e della muffa che si era formata sulle pareti della grotta dove erano entrati. Non appena si erano materializzati in quel luogo le narici di Hesper erano state invase da quella puzza, costringendola a mettersi un braccio davanti al viso e nasconderci il naso. Si guardò intorno, e vide corpi mutilati di animali e di esseri umani. Poteva chiaramente distinguere dei vermi fare capolino fra le membra delle carcasse e nutrirsene lentamente accompagnati dal ronzio delle mosche che erano lì attratte dall’odore della carne in decomposizione.
Che bel posto, pensò Hesper arricciando il naso e avventurandosi sempre di più in quel nascondiglio e facendo attenzione a dove metteva i piedi, onde evitare di finire su un disgustoso corpo. Il cammino era flebilmente illuminato da delle torce appese alle pareti che rendevano il tutto ancor più lugubre.
«Ricordatemi di proporre a questo tipo di chiamare un’impresa di pulizia.» disse David.
«Sì se non moriamo asfissiati prima.» replicò Cora con voce ovattata dato che, come Hesper, si stava coprendo il viso con un braccio. Un ululato squarciò l’aria, facendo rabbrividire la figlia di Zefiro.
«Ci siamo.» comunicò, anche se era abbastanza inutile. Una porta iniziò a sollevarsi lentamente, liberando nitidi nell’aria i ringhi che venivano emessi la dietro.
«Semidei.» brontolò una voce profonda. «Dovete essere pazzi o con una gran voglia di morire se siete venuti qui.» Hesper poteva chiaramente vedere il suo viso che aveva tratti da lupo oltre che quelli umani e due inquietanti iridi rosse splendevano all’interno dei suoi occhi. I lupi continuavano a ringhiare e sembravano pronti ad attaccare, desiderosi di aggiungere anche i cadaveri di quei semidei a i corpi dilaniati che si affollavano in quella sottospecie di corridoio.
«Siamo qui per chiedere il suo aiuto, Licaone.» disse Hesper facendosi avanti.
«Il mio aiuto?» chiese con uno sbuffo divertito il licantropo, facendo acquietare il suo branco con un semplice gesto della mano. I lupi continuavano ad osservare con fare famelico i semidei, fissandoli con i loro occhi brillanti.
«Sì, ci mandano le Tre Divinità.» continuò la figlia di Zefiro.
Questa volta fu Licaone a ringhiare. «Io non voglio avere nulla a che fare con gli dei. Andatevene se non volete essere sbranati.»
«Capiamo la sua avversione nei confronti degli dei meglio di chiunque altro, Licaone, ci creda… ma loro sono diversi, loro vogliono distruggere l’Olimpo.» intervenne Cora.
«E credo che questo sia anche il vostro desiderio, Licaone.» aggiunse David. «Gli dei hanno regnato anche troppo, hanno avvelenato questo mondo davvero troppo a lungo.»
Hesper annuì, vedendo gli occhi rossi dell’Uomo Lupo scintillare di interesse e desiderio di vendetta. «Se ci darà una mano usciremo vittoriosi da questa battaglia! Gli dei cadranno e voi banchetterete con il sangue dei semidei che hanno deciso di combattere al fianco degli Olimpi.» i lupi ulularono in approvazione. Doveva essere una bella prospettiva per loro.
«Il mondo sarà nostro.» concluse David con un ghigno.
Licaone si alzò dal trono sul quale era seduto, muovendo qualche passo verso i semidei. Ci fu una manciata di secondi di silenzio e, alla fine, sorrise maligno, mostrando i denti aguzzi. «Ditemi, di cosa avete bisogno?»




Pendragon's Notes

Heeey! What’s up you guys? Pendragon is here 
Yep, eccomi qui in anticipo! Sarei dovuta ricomparire domani a rompervi le scatole   deliziarvi con un nuovo capitolo ma data l'impazienza di King_Peter di leggere il nuovo capitolo eccomi qua :')
Dunque, i sogni proprio non vogliono lasciare i semidei, eh? Prima Alphard, poi Robin... 
Ora sappiamo dove i semidei devono andare, che cosa intendeva l'oracolo con luoghi in bella vista nascosti! Io voglio assolutamente andare a visitare le cascare del Niagara, gn va bene, io voglio girarmi tutto il mondo ma lasciamo stare
Tra l'altro abbiamo un bel rambling ignoriamo il fatto che questo capitolo sia tutto un noiosissimo rambling sul verso della profezia riguardante la verità! Direi che ho reso le cose abbastanza ovvie con certe immagini... ma va bene u.u
Abbiamo scoperto chi è l'amico per così dire che il nostro caro trio voleva come complice! Licaone, il primo licantropo della storia :D
La sua leggenda in un certo senso mi ha sempre affascinata e quindi non potevo non dargli un posticino qui :3
Io sul serio, gente, non so cosa dire. Siete l'amore, davvero! Le vostre recensioni sono dolcissime, mi mettete sempre un sorriso sulle labbra! Vi meritate i biscottini di Philotes u.u
Philotes = *dispensa biscotti a tutti*
Sono ottimi :D solo il meglio per voi, cupcakes u.u
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento u.u come al solito aspetto le vostre opinioni c:
Ora scappo :3
Vi voglio bene e... a presto!
Baci,

 
Pendragon  
  
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