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Autore: Elisir86    11/08/2015    2 recensioni
"C'è una strada piccola, affannosa e ripida che mi porta fino a te io vorrei percorrerla e senza rischi inutili, arrivare fino a te fino all'amore"
FINO ALL'AMORE - BIAGIO ANTONACCI
[No incesto]
[Coppie: Francia x Canada – Molte altre]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Triangolo
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Gennaio



3
Zero, nada, nulla...


 

Matthew tambureggiava con le dita della mano sinistra sul tavolo della cucina, il viso appoggiato sul dorso di quella destra.
La tazzina del servizio francese posata davanti a lui, il caffè freddo non era stato toccato.
Guardava l'uomo seduto difronte a lui con noia.
“Non capisco, signor Williams, chiunque sarebbe interessato a questa proposta...” il ragazzo sospirò conscio che tutto quello era solo una farsa e lo dimostrava il fatto che a casa sua si fosse presentato uno sconosciuto e non suo padre.
“Beh, ammetto che sono affascinato da...” la mano che picchiettava si mosse verso le cartelline ordinate nel bel mezzo della tavola “...questo.” con un dito spostò un foglio “Ma non fa per me.”
L'uomo corrugò la fronte, il suo capo gli aveva assicurato che si sarebbe trovato davanti a un ragazzino remissivo e che non avrebbe posto obbiezioni.
Doveva solo accettare, firmare e poi si sarebbe goduto la vita.
Anche lui -che nella vita aveva faticato- avrebbe firmato senza nemmeno leggere. “Mi scusi, ma non riesco ancora a capire...”
Matthew sorrise docile socchiudendo gli occhi, smise di picchiettare e portò entrambe le mani sul grembo, alcune ciocche gli cascarono sul viso.
Aveva un'aria serena, quasi confortevole ed era bello. Sembrava uno di quei dipinti di santi, quelli che ti facevano sembrare una schifezza in confronto loro...
L'uomo ingoiò a fatica l'amaro, mentre il giovane non smetteva d'osservarlo con quei occhi di un blu scuro – come l'oceano – lo stava mettendo in soggezione. Sembrava rincuorarlo e nel contempo lo terrorizzava. Ma cos'aveva di strano quel ragazzino?
“Io non potrei mai, accettare la proposta di mio padre...” e il sorriso sparì “Se vuole chiarimenti, gli dica di presentarsi di persona.” la voce era qualcosa di estremamente distante.
L'uomo rabbrividì, se prima aveva l'impressione che difronte a se ci fosse un santo pronto a scagionargli qualsiasi peccato, ora, gli sembrava di avere davanti un giudice imparziale e freddo.
Si decisamente quel giovane aveva qualcosa che non andava.
“Non è esattamente quello che sperava il signor...” Matthew posò di nuovo una mano sul tavolo e tornò a picchiettare, “Non m'interessa. Gli dica che ho di meglio da fare.”
L'uomo sbiancò, non poteva credere alle proprie orecchie, cosa poteva chiedere di più un ragazzino di diciannove anni se non diventare erede di un patrimonio di tale entità? Insomma potevano vivere di rendita anche i nipoti dei nipoti -forse-.
“Inoltre...” continuò Matthew con quell'aria da uomo pio, “...Non voglio che si convinca che bastino i soldi per cancellare tutto ciò che ha fatto!” il sorriso dolce tornò ad illuminargli il viso, “Comunque c'è sempre mio fratello, perché non prova a parlare con lui?”
L'uomo sorrise appena, trovava quel giovane inquietante. E comunque non avrebbe riferito una sola parola di quell'incontro al suo capo. Fossi matto!

 

°°°°°°°°°°
 

Francis si svegliò che erano le undici passate. C'era un peso sul suo petto, come se qualcuno lo stesse usando come cuscino, incerto -ancora con gli occhi appiccicosi dal sonno- tastò cosa effettivamente poteva esserci.
Si ritrovò ad affondare le dita tra dei capelli, lunghi, scese lentamente sul collo e infine su una spalla. Qualcuno borbottò qualcosa d'incomprensibile -in una lingua strana-, decise di fare uno sforzo e sollevare appena una palpebra.
La prima cosa che notò furono i filamenti dorati che gli ricoprivano il petto, non si ricordava di aver rimorchiato qualcuno nel bar, nessuno di biondo per lo meno.
Poi sentì le coperte tirare dalla parte opposta e ancora mezzo addormentato seguì il movimento, ci stava un'altra figura dall'altra parte completamente coperta. Francis alzò un fino sopracciglio, se non si ricordava di uno figurarsi di due, ma quando gli fu chiaro che la terza persona non era quella che stava reclamando un po' calore si svegliò completamente.
Spalancò gli occhi e si mise seduto, l'ospite sul suo petto si lamentò alzando il busto per metà. Aveva un viso diafano, quasi femminile e una pelle pallida che poteva far concorrenza con quella di Gilbert. Gli occhi verdi socchiusi che lo accusavano di quella sveglia forzata, gli disse qualcosa in quella lingua che lui non capiva, poi si sistemò in modo di dargli le spalle e abbracciare il baco.
Ok. Devo aver bevuto parecchio...
Si prese alcuni secondi nei quali constatò di non essere nella sua stanza, c'era troppo rosa per i suoi gusti.
Corrugò la fronte cercando di ricordarsi dove e soprattutto quando aveva rimorchiato il biondino. Di sicuro dopo che Gilbert era collassato sul pavimento del bar, si ricordava di aver aiutato Antonio a trasportare il loro amico fino all'appartamento e di essere tornato indietro per andare a casa.
“Dammi qualcosa di forte...” Oh, si quello era un ricordo alquanto vago si era fermato di nuovo in quel bar. A quanto sembrava quel barista era riuscito a dargli qualcosa di veramente micidiale, se non ricordava altro.
E poi? Cosa è capitato dopo?
Sospirò alzandosi, un fastidio al sedere lo fece bloccare sul posto. Non era possibile che avesse fatto il passivo, concedeva quel privilegio solo ai suoi amici, e di sicuro quelli in quel letto non erano conoscenti.
Lanciò un occhiata a quel groviglio di coperte e corpi. Chissà chi erano, due di loro erano praticamente nascosti, si potevano notare le sagome e qualche arto -quello che aveva tirato la coperta la teneva forte con una mano- l'unico che si lasciava guardare era quello biondo.
Non era difficile capire perché lo avesse scelto, aveva quei splendidi occhi verdi che gli ricordavano lui e a quel colore non poteva resistere.
Matthew li ha blu, così maledettamente banali...così simili a quelli di quell'idiota!
Scosse con forza la testa, non era il momento di pensare a certe cose! Veloce e in assoluto silenzio raccattò i sui vestiti e uscì dalla stanza.
Si ritrovò in un salotto con un divano immacolato e pieno di cuscini di varie tonalità di rosa, chiunque fosse il proprietario doveva avere una mania per quel colore.
Evitò accuratamente di soffermarsi nel studiare l'ambiente, prese il capotto -che per fortuna era stato appoggiato sull'attaccapanni- e se ne andò.
Chiunque siano quei tre, non li vedrò mai più.
Venezia non era poi così piccola.
 

°°°°°°°°°°


Quando chiuse la porta dell'appartamento, Matthew riuscì finalmente a respirare. Quel avvocato lo aveva riempito di scartoffie e nonostante il suo rifiuto continuava a cercare di convincerlo ad accettare.
Certo che suo padre doveva far paura parecchio ai suoi dipendenti tanto da farli lavorare anche il primo di gennaio.
Sentì i passi dell'uomo che scendevano le scale, in qualche modo aveva vinto quella battaglia ma per vincere la guerra aveva bisogno di un alleato.
Sospirò guardando l'orologio, erano le una del pomeriggio. Suo fratello probabilmente non era ancora sveglio, gli avrebbe mandato un messaggio.

Appena puoi chiamami: è urgente!

Mise il cellulare sul tavolo dove quell'uomo gli aveva lasciato delle copie “Così potrai leggere con più calma...” come a volergli dire “Tornerò!”
Sospirò ancora portandosi una mano tra i capelli, era sicuro che prima di quella sera suo fratello non lo avrebbe chiamato.
Tamburellò con le dita indeciso sul da farsi, prese a guardarsi intorno, il suo caffè era ancora nella tazzina -freddo come la temperatura esterna- una smorfia si disegno sul suo volto.
E se ci fosse stato qualcuno lì con lui sarebbe rimasto pietrificato sul posto, ma nella stanza c'è solo lui e una tazzina ancora piena.
Farò dei biscotti…


Andare da Matthew in quelle condizioni non era mai successo. Aveva il viso ancora tutto assonnato, i capelli spettinati e puzzava. Non che emanasse cattivo odore -infondo i suoi bellissimi vestiti ancora profumavano dal giorno precedente- ma lui lo sentiva l'odore del sesso, di vari tipi di sudore e di sperma.
Ma quando era uscito dall'appartamento aveva capito di trovarsi lontano dalla sua dolce casa e che invece Matthew abitava lì, nei paraggi, non gli avrebbe negato una doccia.
Saliva mesto le scale, rimuginando ancora sulla serata passata, non era mai capitato che lui e i suoi amici finissero l'anno in quel modo e cosa ben più grave lui non aveva mai iniziato l'anno nuovo con un vuoto di memoria!
Francis si stava ripetendo per l'ennesima volta la scusa da propinare al canadese quando andò a sbattere contro qualcuno. Alzò lo sguardo offeso -perché la colpa non era mai sua- trovandosi difronte un uomo di bell'aspetto, alto e magro con occhi verdi -di un verde che ricordava tanto il mare-.
Lo vide sorridere gioioso prima di superarlo. Deglutì mentre lo osservava scendere le scale, aveva un fisico da sportivo, un sedere che avrebbe fatto innamorare perfino un etero e cosa più importante era bellissimo.
E lui era in uno stato pietoso! Ringhiò qualcosa prima di fare quei pochi scali che mancavano alla casa di Matthew.
Chissà da dove veniva quella visione, di sicuro da quel piano perché oltre c'era solo la soffitta ed era chiusa a chiave.
Bussò alla porta del canadese continuando a fare congetture, oltre quell'appartamento ce ne erano altri tre. Doveva scoprire dove abitava, un bocconcino del genere non lo poteva lasciare andare!
 

°°°°°°°°°°
 

Feliks sorrise abbracciando il ragazzo accanto a lui, sotto le coperte quest'ultimo appoggiò il capo sul suo petto, “Se ne andato...” mormorò allacciando le braccia alla vita magra dell'amico “Allora?” la voce camuffata dalle coltri “Tipo, potresti anche uscire da lì!”
Non che Toris volesse stare avvolto da quella pesante trapunta per sempre, ma gli era difficile farlo per ovvie ragioni, una di quelle era il suo amico Feliks che probabilmente non aveva ancora capito cos'era successo quella notte.
Un altro motivo era quello che stava a pochi centimetri da lui, anche se lì sotto era buio poteva benissimo distinguere il profilo calmo e rilassato di Eduard. Dormiva ancora ed era strano vederlo così, senza quella perenne espressione da cervellotico che gli causava non pochi problemi a scuola.
Sentì le dita di Feliks muoversi leggere lungo il suo fianco destro in una lenta danza che sembrava voler sedurre -allora si ricorda!-, ed ecco perché aveva sperato di svegliarsi prima di lui. Perché dopo tutta quella storia aveva bisogno di scordarsi cosa aveva effettivamente fatto con i suoi due amici.
Ma si poteva bere a tal punto di finire a letto con due compagni di scuola -uno dei quali era ancora minorenne!- e uno sconosciuto?
E quelle dita che si muovevano in quel modo non sembravano voler smettere, così non riusciva a concentrarsi e a trovare una scusa plausibile per andarsene da lì senza farla sembrare una fuga.
Un bacio sul collo e lui s'irrigidì, non si era accorto che Feliks lo avesse raggiunto, lo sentì ridacchiare lievemente “Tipo, dopo tutto quello che hai fatto ieri, non dovresti essere, tipo, in imbarazzo!”
“Smettila!” sibilò per non svegliare Eduard ma a quanto pare le sue premure non servivano perché sentì una terza mano sulle sue cosce muoversi leggera.
Guardò davanti riuscendo a intravedere solo i capelli spettinati dell'amico prima che lui lo baciasse sulle labbra.
Ok, devo fare qualcosa per evitare un altro sbaglio!
E con una forza di volontà -che non sapeva di avere- s'alzò di scatto ribaltando Feliks e lasciando di stucco Eduard.
Nudo lasciò la stanza “Ehi!” la voce del più giovane lo richiamò, “Dove vai Toris?” il castano decise d'ignorarlo e proseguì, nel salotto trovò le scarpe e il giaccone, se li infilò e uscì dall'appartamento.
“Ma, tipo, è uscito nudo?” Feliks guardò il più giovane distendersi sul letto “Temo che sia così!”
 

°°°°°°°°°°
 

“Non avevi detto che avevi ospiti?” Francis uscì dalla doccia dopo un tempo indefinito con addosso un accappatoio bianco e morbidissimo.
Matthew annuì posando sul tavolo un vassoio pieno di biscotti appena sfornati, “Infatti, se ne sono andati poco prima che arrivassi, li hai mancati per un pelo.”
E meno male se no avrei fatto la figura del barbone!
Il francese sorrise, “Non tornano?” era una domanda per riempire il silenzio ma se ne pentì, vide l'altro stringere con più forza del dovuto la tazza di tea spaccando il manico -non credeva che fosse possibile- e di conseguenza far cadere il resto sul pavimento.
“Qualcosa non va?” chiese alzandosi per dargli una mano, Matthew scosse la testa “No, no. Stai fermo, sei scalzo e rischi di farti male.” eppure nei suoi gesti c'era qualcosa di diverso.
Era nervoso.
Per un attimo pensò che era per quella piccolissima bugia che gli aveva detto per scusarsi delle sue condizioni. Che avesse capito?
Impossibile!
Ridacchiò da quanto era ridicola quell'ipotesi.
“Comunque...” lo sentì mormorare mentre tornava dalla cucina con il necessario per pulire, “...Se vuoi, puoi rimanere qui a cena...”
Francis sorrise dolcemente, era raro che Matthew lo invitasse a mangiare -di solito era lui ad organizzare- “Perché no?”


 

Angolo dell'autrice:
Ecco a voi altri personaggi che si aggiungono a questa fanfic -grazie a Francis- e che potrebbero essere un po' occ, ma insomma mi servivano così ai fini della storia.
Per quanto riguarda Matthew ho letto da qualche parte che è molto forte e probabilmente gli farò rompere un po' di cose involontariamente per via della rabbia repressa. XD

Grazie a tutti e a presto
Elisir

  
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