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Autore: Chocolat95    11/08/2015    2 recensioni
Le stelle cadenti portano con sé i desideri della gente. E se nella notte in cui esse cadono, qualcuno si rialzasse…?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Degel, Bennu Kagaho, Crane Yuzuriha, Pisces Albafica, Sisifo di Sagitter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parlarono a lungo l’allievo e il maestro, Albafica aveva tenuto dentro troppe cose e ora finalmente aveva qualcuno a cui esternarle, qualcuno che soprattutto lo comprendesse. Perché per quanto si mostrassero gentili, gli altri Cavalieri non ne avevano un’idea di cosa volesse dire essere come lui, ed era per questo che finiva sempre col limitarsi ad uno scambio di cordiali saluti. Null’altro, anche con i più disponibili e propensi ad ascoltarlo, avrebbe solo finito per rattristarli inutilmente e farsi compatire e decisamente non era quello che voleva.
Poi in ogni caso, l’aveva sempre ritenuta una cosa molto personale, confidarsi significava permette a qualcuno di guardargli dentro, farlo diventare parte di sé e non poteva permetterlo perché se poi se ne fosse andato, avrebbe sofferto enormemente nel lasciarlo. Come già era successo. E la corazza che si era costruito non serviva a tenere lontani gli altri quanto a tenere insieme i pezzi del suo cuore che ancora ne portava le ferite.
“A volte però, taluni non aspettano altro che potersi prendere cura di noi…”
E alle parole del maestro capì subito che si stava riferendo al fratello Luco.
Il dubbio si faceva sempre più forte, possibile che davvero, fossero queste le vere intenzioni di quel tipo…? Si era ritrovato spesso a chiederselo quella sera perché Lugonis sembrava così convinto di quello che gli diceva e lui non aveva mai messo in dubbio le parole della sua guida.
Senza che se ne fossero accorti, l’aurora stava sorgendo  “E’ ora che vada” disse il maestro e Albafica di riflesso lo trattenne per il mantello, come quando era bambino, come quando poteva contare solo su di lui
“Vi prego, non lasciatemi di nuovo”
“Purtroppo adesso devo, ma sappi che puoi sempre trovarmi lassù – disse indicando il cielo – oppure qui” e questa volta la mano fu passata delicatamente sul cuore dell’allievo, che coprì la mano del maestro con la sua, in un’intimità ritrovata dopo lungo tempo.
Lugonis gli mise l’altra sulla testa a scompigliargli gentilmente i capelli e poi con un leggerissimo fruscio la ritirò allontanandosi. Nel vedere il maestro che se ne andava, gli sembrò che la sua figura si facesse sempre più evanescente, o forse era solo il gran sonno che sentiva salirgli a dargli quell’impressione.
Si addormentò così tra le sue rose e quado la mattina si risvegliò un nuovo spirito lo animava, si diede una sistemata e si mise in volto anche un sorriso
“E va bene Manigoldo, a noi due!”

 




“…e degno allievo del suo maestro”
Stupore fu la prima cosa che provò nell’udire le parole de fratello e subito dopo una gran contentezza, una sensazione di felicità che riempiva l’animo. Perché Ilias era sempre stato considerato un eroe, ma soprattutto era il suo eroe, e qualunque cosa avesse fatto la faceva per tentare di assomigliarli. Senza grandi risultati solitamente.
Invece quella frase… Sisifo non avrebbe saputo descrivere tutto ciò che per lui significava una tale considerazione da parte di uno dei Saint più ammirati di tutto il Santuario.
“Ancora con questa storia del fratellino di un eroe…? - lo richiamò bonariamente il maggiore – ormai lo sei tu stesso”
Forse sì ma di sicuro non avrebbe mai capito come faceva ad indovinare sempre le sue emozioni.
Avrebbe voluto dirgli tante altre cose ma si accorse che Regulus, dopo tanto correre dietro alle stelle, si era finalmente quietato e ora dormiva raggomitolato come un gattino, sull’erba.
Gli si avvicinò e lo prese su “Vado a mettere la peste nel letto, se no con la febbre diventa anche più attivo”
Prima che se ne andassero, Ilias si alzò in piedi e posò un bacio delicato sulla testa del figlio addormentato, dandogli poi una leggera scrollata ai capelli, che non risparmiò neppure al fratello, sebbene più energica.
“Tornerai a trovarci?” chiese quest’ultimo
“Lo sai che potete trovarmi ovunque, basta che apriate gli occhi”
Detto questo Sisifo si avviò mentre alle sue spalle il fratello tornava ad essere parte della natura.
La mattina dopo, Sagitter fu svegliato assai bruscamente dalla vocina acuta e petulante del nipote che lo chiamava
“Sisifo! Sisifo! Andiamo dai, Andiamo!”
“Regulus… - biascicò stropicciandosi gli occhi – dov’è che vuoi andare…?”
“Dove dobbiamo andare – lo corresse – non lo so, però ho visto papà ieri e credo che sia ancora qui, se ci muoviamo forse lo troviamo!”
A quelle parole si ridestò completamente e mise una mano sulla testa del nipote
“Mi fa piacere che tu sia riuscito a vederlo, ma non c’è bisogno di cercarlo ancora, lui è qui – disse indicandogli il petto – nel tuo cuore, nella tua mente, ma anche sulla terra e nel cielo, nell'acqua pura, nelle tue domande nel tuo stesso riflesso… lui vive in te

 




“Se fossi stato forte come tu dici, non ci saremmo persi…”
Decisamente l’umano stava prendendo il sopravvento, e il confronto con tutte le emozioni fino a quel momento negate era brusco e inevitabile. Ma nonostante tutto, non rinnegava la parte di sé che aveva accolto lo specter, perché in fondo gli era servita da contenitore più solido in cui nascondere le debolezze.
Che ora quel bambino, tornato da chissà dove, rischiava di buttare giù in un colpo solo, come aveva sempre fatto. Però forse infondo non gli dispiaceva, si forse aveva sempre segretamente atteso questo momento e semplicemente non voleva ammetterlo perché il più rispettabile servo di Ade non ha occhi che per il suo padrone.
Ma chi voleva prendere in giro, la verità è che semplicemente lo aveva fatto, perché in quel ragazzino che si era svegliato come il signore degli Inferi, aveva sempre rivisto il fratello. A lui e soltanto a lui era sempre andata la sua più cieca fedeltà, ora ne era pienamente cosciente.
Continuò a non toccarlo ma questa volta con l’atteggiamento di rispetto verso qualcosa di importante. Di fatti si inchinò davanti a fratellino che lo guardava stranito senza dire nulla.
“Perdonami, le mie grandi mancanze ci hanno portato a questo e ora è tardi per rimediare, ma io continuerò sempre a vegliare su di te, e se questa vita ormai è passata, aspettami nella prossima”
Un sorriso sereno comparve allora sul volto di Sui mentre allungava verso il fratello una mano trasparente come l’aria del mattino.

 




Quasi gli sembrò che del calore avesse riempito quella stanza gelida, oppure era semplicemente il fatto di riavere con sé il maestro che faceva sciogliere il cuore di Degel, soprattutto ripensando al modo in cui si erano lasciati l’ultima volta. Era stato sfidato ad un gioco veramente grande, all’inizio anche troppo, per lui, ma poi aveva capito che quella era solo l’ultima fondamentale lezione che aveva voluto lasciargli Krest.
Doveva essere una caratteristica comune dei Saint dell’Aquario, portare maschere fredde anche in situazioni dove non sarebbe stato necessario, e allora si ritrovò a ringraziare quella testa calda di Kardia che invece a volte lo costringeva a deporla. Pensandoci, forse sarebbe potuto scendere lui all’ottava casa invece di far spostare l’amico, quello se ne sarebbe rimasto buono nel letto e avrebbe gradito la visita. Sì questo sforzo poteva farlo benissimo, si appuntò quindi mentalmente di passare a casa dello Scorpione appena possibile per controllare la situazione ma prima, voleva finire di godersi la compagnia del maestro.
Il libro raccontava una storia semplice, di un uomo che vagava a lungo per mare e nel suo interminabile viaggio affrontava tante sfide una dietro l’altra nei luoghi più remoti della terra, e al giovane apprendista di Aquarius era sempre piaciuta perché pensava che, se quello era sopravvissuto tutti quegli anni, ce l’avrebbe fatta anche lui in mezzo a quei ghiacci.
Ormai si stava rischiarando il cielo “Maestro scusate, dovrei assentarmi per un po’, rimanete pure qui finché lo desiderate” disse alzandosi dalla poltrona
“Non ti preoccupare, è ora che vada anch’io, però ti accompagno volentieri fi dove devi andare”
Così scesero la scalinata nel breve tragitto che li separava dalla casa di Scorpio.
“Io sono arrivato”
“Allora ci lasciamo qui ragazzo”
Appena si voltò, Degel sentì un soffio freddo, come quando il maestro era arrivato, ma non se ne curò poiché ora, come il protagonista del libro che alla fine ritrova il calore della famiglia, anche lui si addentrava a ritrovare quel calore che a volte doveva controllare col suo spirito glaciale, ma da cui altre volte, non gli dispiaceva venisse sciolto.

 




Si era dimenticata di tutto al di fuori del fratello, i Cavalieri, la guerra, il nobile Shion, solo lui ora era importante e poiché non sapeva per quanto lo avrebbe avuto ancora con sé non voleva perdersi nessun momento. Voleva imprimersi bene nella memoria quegli attimi in cui tutto sembrava tornato alla normalità, in cui poteva fingere di essere tornata ad un passato felice. Un angolo remoto della sua mente le diceva che non era così che non sarebbe dura per sempre, ma la ignorò con forza e si lasciò indietro tutti i pensieri.
E così passarono la notte dopo aver finito la cena e lasciato tutti i piatti in disordine sul tavolo, tra grandi nostalgie e rammarichi, soprattutto da parte di Tokusa che nonostante la sorella lo avesse perdonato, il pensiero di essere stato la causa della rovina della famiglia ancora non gli lasciava pace. Lo tenne stretto Yuzuriha mentre il ragazzo cercava di non cedere alle lacrime.
“Non preoccuparti, sono sicura che anche loro i hanno perdonato” gli sussurrò, mentre il ragazzo si faceva sempre più piccolo tra le sue braccia, fino a tornare lui stesso un bambino, e continuò ad accarezzargli la testa finché non si calmò. Rimasero così per un tempo che le parve infinito, ad un certo punto si accorse di essersi anche addormentata e si risveglio di scatto. La luce dell’alba cominciava a rosare le punte dei monti e Tokusa non c’era più, uscì celermente di casa e si guardò intorno, poi lo vide su un’altura, poco distante
“Ehi! – Lo chiamò – sei uscito presto, se torni dentro prepariamo qualcosa per colazione” disse con un sorriso
Lui la guardò di rimando sorridendo  “Grazie sorellina, ma non c’è bisogno, è tempo che vada…” lei sembrò non capire e continuò a fargli dei cenni
“Può darsi che ci rivedremo, magari anche con mamma e papà” e cominciò ad avviarsi
Yuzuriha continuò a chiamarlo ma lui non si fermò. Solo un attimo si girò per un ultimo sorriso e poi se ne andò con un cenno della mano fondendosi con la luce dorata del sole della mattina.

 







Angolo dell’autrice:
Allora!! Eccoci arrivati al capitolo finale!
Ringrazio davvero tanto chi ha seguito la storia lasciandomi anche dei pareri perché non è stato affatto semplice… ho provato infatti una cosa nuova, è stata una sorta di esperimento. Solitamente non pubblico storie senza sapere cosa accadrà, almeno a livello generale, dall’inizio alla fine, invece questa volta ho lavorato alla giornata, ogni giorno aspettavo l’ispirazione per continuare il racconto. E soprattutto, mi è venuta la bella idea di portare avanti 5 storie contemporaneamente…!! O.o  Cioè una roba da matti… però ci tenevo perché lo scopo di questa ff era far emergere, nella notte dei desideri, quelli che possono essere i pensieri più reconditi dei nostri cavalieri, uomini all’apparenza invincibili, ma che sono appunto uomini e come tutti amano e soffrono.  Poi ho usato anche l’espediente del personaggio misterioso e come avete potuto vedere erano tutti fratelli o maestri, nel caso di Ilias fratello-maestro ^^ e soprattutto erano tutti morti prima della linea temporale principale. Qui di seguito una (si spera breve) spiegazione del rapporto che volevo evidenziare:

Yuzuriha-Tokusa: il fratello di lei ha ucciso la famiglia per diventare specter, ma un fratello rimane tale, qualsiasi siano le sue colpe. Inoltre la Gru è una che per quanto donna si considera prima di tutto una guerriera e invece volevo mostrare come anche lei nel segreto del suo cuore ricerchi l’affetto.

Degel-Krest: da che ho letto il gaiden dell’Aquario ho compreso un po’ di più questo personaggio ma mi è comunque rimasto un po’ distante, esattamente come un cristallo di ghiaccio, bellissimo ma non facilmente avvicinabile e anche il suo maestro era guidato da pensieri non proprio chiarissimi a primo impatto quindi ho cercato di “umanizzarli” per quanto nelle mie capacità ^^

Kagaho-Sui: io sono favorevole alla teoria secondo la quale Ikki della Fenice è la reincarnazione dello specter di Bennu, già dai brevi fotogrammi e dai flashback mi era balenata quest’idea quindi ho pensato il loro episodio come se stessi scrivendo di Ikki e Shun, molto semplice. Il fratello grande che deve essere quello forte e il fratello piccolo che deve farsi proteggere sempre però con la possibilità che i ruoli possano invertirsi e che il loro legame sia comunque così forte da trascendere il tempo.

Sisifo-Ilias: questa volta il sopravvissuto è il fratello piccolo che vive nel mito del maggiore di cui ha anche in custodia il figlio, quindi doppio stess. Dato che il rapporto tra i due è sempre stato un po’ conflittuale a causa della loro diversa natura ed età, volevo che Sisifo fosse rassicurato, che ciò che sta facendo va bene così e che non si può essere perfetti, specialmente negando noi stessi.
(NOTA: l'omaggio al Re Leone mi sembrava d'obbligo ^^)

Albafica-Lugonis: Come sappiamo Pisces si mostra freddo e impassibile ma è pieno di paranoie (legittime o meno) e soprattutto lo tormenta aver ucciso la persona a lui più cara. Io volevo che invece arrivasse qualcuno per dargli una scrollata, per dirgli di smetterla di piangersi addosso e cominciare ad aprirsi verso chi vuole essergli amico e chi avrebbe avuto tale autorità se non Lugonis?


Bene sperando quindi di avervi fugato ogni eventuale dubbio, e di non avervi annoiato oltremodo, vi ringrazio di nuovo grandemente per aver avuto la pazienza di seguirmi ^^

P.s. e spero che i vostri desideri si realizzino <3

  
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