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Autore: Veni Vidi Jackie    12/08/2015    2 recensioni
Riuscirà Jack, nella sua Torre del Lago, a conquistare definitivamente la sua amata?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Continuo a passeggiare per il Belvedere rivolgendo occhiate a Martina, che ricambia. La sua espressione mi rivela che sa tutto su Tom: sa che dialogo con lui attraverso un'auricolare. Lo capisco da come mi guarda.

Camilla sembra non averci fatto caso, per fortuna. Io sto cercando di non far notare la mia agitazione, ho il terrore che la bambina da un momento all'altro le riveli tutto.

«Tom! Tom!» chiamo sotto voce

«Qui Tom, ci sono problemi?» risponde la sua voce. Dall'auricolare riesco a sentire che sta mangiando un pacchetto di patatine.

«Direi di sì. La leprottina ha scoperto tutto! Ripeto: la leprottina sa tutto!»

Sento che Tom ha appena sputato una patatina e ora sta tossendo, cercando di non tossire.

«Sì, lo so» ammetto «sono stato ingenuo»

«Eh? No, io mi stavo strozzando perché la Juventus ha appena sbagliato un rigore. Tu che dicevi?»

Preso dalla rabbia, prendo l'auricolare e la getto lontana. Camilla si gira verso di me un secondo in ritardo e riesce solo a vedere il mio movimento del braccio. Con la coda dell'occhio vedo Martina che sta tentando di nascondere una risatina.

Martina...sapevo che mi avrebbe rovinato tutto.

«Hai buttato via qualcosa?» mi chiede Camilla, guardando nella direzione del lancio

«Eh? No, no...stavo...ti stavo facendo vedere...ehm...lo Chalet Emilio! Non si può andare a Torre del Lago senza vederlo!»

Improvvisando come meglio posso, dirigo il braccio verso il ristorante “Chalet Emilio”, che si affaccia direttamente sul lago. In effetti è molto bello, in quanto lo si può definire quasi una “palafitta”, dal momento che si sviluppa letteralmente sulle acque dello specchio lacustre.

«Sì...è molto bello» commenta Camilla, ancora un po' dubbiosa su quanto le ho detto. Martina si avvicina a me, ride e riparte. Quella ragazzina mi sta dando sui nervi...

Raggiungiamo un ampio spazio nel piazzale, al cui centro si trova un giardinetto con diverse palme. Passiamo davanti ad una gelateria ed il caldo estivo ci obbliga a comprare un gelato. Martina non fa che guardarmi e sorridere. Ad un certo punto arriviamo ad una terrazza che dà sul lago, collegata con un piccolo gazebo fra le acque del Massaciuccoli. Il suo accesso è vietato (come testimonia la catena che ci preclude il passaggio), ma è comunque a soli tre metri dalla piazza, più o meno. Molti turisti lo fotografano, niente che abbia qualcosa di particolare, ma ormai è diventato un simbolo di Torre del Lago.

«“Chi vuol essere lieto sia, del domani non v'è certezza”» recita Camilla, leggendo la frase sul gazebo. «Di chi è?»

La risposta la so, un torrelaghese la deve sapere per forza.

«Di Lorenzo de' Medici» rispondo orgogliosamente.

La ragazza scatta qualche foto col cellulare, poi continuiamo a vagare per la piazza. Spesso alcuni ragazzini in bici ci tagliano la strada schiamazzando fra di loro, altre volte bambini più piccoli vengono rincorsi dai rispettivi genitori. Mi piace che questo luogo sia il punto di ritrovo di gran parte della gioventù del paese.

«Cosa vuoi fare adesso?» domando a Camilla, che increspa le labbra e fa una smorfia

«Penso possiamo andare» risponde «se mai possiamo tornarci più tardi.»

La ragazza rivolge un'ultima occhiata al Belvedere e poi ci avviamo verso l'uscita della piazza.

Sto per dimenticarmi una cosa importante.

Fingendo di essermi sentito chiamare, faccio una rapida corsa indietro e raccolgo da terra l'auricolare che avevo gettato.

«Ma che ti è preso?» mi chiede Camilla dopo essere tornato

«Eh? Ah...nulla, mi sembrava che qualcuno mi avesse chiamato...»

Mi accorgo subito dell'espressione da “io so tutto” di Martina, quindi cambio immediatamente argomento. Cercando di fugare ogni dubbio di Camilla, indico un punto alle loro spalle.

«Dovete vedere Pippo!» esclamo.

Martina fa subito una faccia sorpresa e corre verso ciò che le ho mostrato: la statua di un cane.

«E quella da dove spunta?» domanda Camilla, avvicinandosi.

La statua si trova sulla strada di accesso (e allo stesso tempo di uscita) del Belvedere, proprio di fianco alla Villa Puccini. Quando siamo arrivati, le due ragazze non l'avevano notata.

Martina accarezza dolcemente la testa del cane, che rivolge il suo sguardo in alto come se veramente si accorgesse di essere toccato.

Non ho bisogno di presentare una descrizione, perché alla base del monumento c'è una targa con scritto: “Pippo, cane senza padrone, dal mantello marrone e dagli occhi dorati colmi di dolori antichi e di una pace ritrovata, visse circa 20 anni sul belvedere Puccini. Comparso nel 1977 con una profonda ferita da arma da fuoco sulla schiena, seppe perdonare e conservare fiducia negli uomini. Adottato dagli abitanti del lago, non compì gesta straordinarie ma insegnò a tutti il vero significato di bontà, perdono, amicizia e libertà. Prigioniero come ogni essere mortale nella rete della vita e del tempo, testimoniò la magia di un'esistenza pienamente vissuta con dignità e coerenza alla propria natura. Una storia d'amore e gratitudine reciproca tra l'uomo e l'amico cane.”

Camilla e Martina leggono con tristezza ed emozione la targa, mentre la ragazza comincia ad accarezzare i capelli della bambina.

«Pippo...» mormora Camilla

«Perché aveva una ferita? Gli avevano sparato? Ma ora è vivo, vero?» mi domanda preoccupata Martina

«Ora non è più vivo, è morto di vecchiaia» spiego

«E la ferita? Perché? Perché aveva una ferita? Non gli volevano fare del male, giusto?»

Non sapendo come rispondere alla sua domanda innocente, guardo Camilla. Martina, capendo che io non ho una risposta, si volta dunque verso la sorella.

«Martina, ma sai leggere? Probabilmente lo avrebbero voluto uccidere!» risponde in modo aspro Camilla, facendo piangere la sorellina. Poi sbuffa, vedendo Martina allontanarsi in lacrime.

Mi avvicino alla ragazza, sorpreso della sua reazione così aggressiva.

«Perché le hai risposto così?» domando

Camilla scuote la testa forte e si copre gli occhi con le mani: è in questo momento che mi accorgo che sta piangendo. O meglio: è sul punto di piangere. 4

«Che ti prende? Tutto okay?» chiedo, mettendole una mano sulla spalla per tranquillizzarla

«Martina...» risponde tra un gemito e l'altro «è sempre tra i piedi...oggi doveva essere la nostra giornata, non la sua. Mi fa saltare i nervi.»

Ascoltando queste parole, comprendo immediatamente che è vero: Camilla mia ama. E' la “nostra” giornata, ha detto. Questo significa che ci considera una coppia. Sono l'uomo più felice del mondo, devo solo cercare di non sorriderle in faccia o penserà che sia un insensibile.

«Dai, non fa nulla. Mi diverto con lei, sono felice che sia con noi oggi...»

Forte di un nuovo coraggio, la abbraccio forte e lei ricambia. Che amore, che calore! Vorrei che questo abbraccio con finisse mai. Dopo dieci minuti in questa posizione, però, le braccia mi si stanno anchilosando e mi stanno venendo dei crampi. Lascio quindi Camilla, che si asciuga le ultime lacrime.

«Ci penso io» dico a Camilla, non appena noto che sta guardando la sorellina. Mi avvio quindi verso Martina, che si è seduta a piangere su una panchina.

«Tom, credo che siamo ad una svolta» annuncio al mio amico, poco prima di raggiungere la bambina

«Ottimo, non deludermi. Passo e chiudo.»

Ripongo l'auricolare in tasca e rivolgo un bel sorriso a Martina.

 

  
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