Into the Dark
Camminavano verso di
lei, lentamente. Si facevano sempre più vicine, mentre le
scorreva sul foglio bianco. Sempre un respiro avanti a lei. Le dita non
si rincorrevano, prendevano il loro tempo per seguire il tempo. Non
riusciva a correre, a scappare da quello che sapeva le sarebbe
accaduto. Non avrebbe avuto senso. Lei non aveva un posto dove
rifugiarsi, un posto senza suoni, senza paura. E quelle note le
scivolarono addosso, lasciandola nuda e bagnata di pesantezza e
nostalgia. Si vedeva camminare, camminare su quei tasti bianchi e neri,
tutti uguali eppure tutti così dannatamente diversi. Si
vedeva ballare da un bemolle all’altro,
nell’oscurità, presa da una sicurezza incerta, con
le gambe tremanti e le braccia inquiete. Era ancora seduta
lì, il suo corpo trattenuto dalla carne, mentre il cuore
tentava di liberarsi dalla sua prigione. Non capiva di respirare,
cercava di non far rumore, di non inquinare quelle emozioni
così strazianti, così pungenti. Le note entravano
dentro di lei, piano, facendosi strada attraverso lo stomaco, il petto.
Si scontravano, creavano un tumulto che la faceva sbalzare da un
sentimento all’ altro, in preda all’ indecisione.
Di cristallo, si sentì fragile e rotta, sabbia soffiata.
Nessuno l’avrebbe raccolta, sarebbe volata via, fuggevole,
dalle mani. Non riusciva a tornare nel suo corpo, mentre
quegli accordi gli si riversavano addosso, pungenti come aghi,
entrarono, le rubarono l’aria. Lo riempivano di urla, non
lasciavano posto per lei. Sentiva la sua anima senza voce soffocare
lentamente, sommersa da suoni e silenzi pesanti. Seppelliva la sua voce
giù, sempre più in profondità, mentre
la musica prendeva il suo posto e gridava ciò che nessuno
poteva sentire. Nemmeno lei la sentiva ormai, ballerina silenziosa su
specchi neri e scivolosi. Capì la stanchezza di quelle
lacrime che non volevano più uscire, di quel corpo ormai
fragile sbattuto sul pianoforte. I suoi pensieri si sgretolavano uno
dopo l’altro, corrosi dalla forza di quei sentimenti. Non
sarebbe mai finito, no, l’avrebbe tormentata anche dopo
l’ultima nota. Perché nella sua testa, non
c’era più silenzio.
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Salve a tutti, questa storia ha bisogno di una piccola spiegazione penso... l'ho scritta mentre ascoltavo il brano per pianoforte "Into the Dark" di Sebastian Larsson, che consiglio caldamente a tutti, e mi ha ispirato questa scena e questi pensieri, spero che vi piaccia.
S.O.97