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Autore: OmbraSmagliante    12/08/2015    4 recensioni
-Non voglio che tu te ne vada. Mai più. Ti prego, resta sempre qui con me.
-Non posso, piccolo mio. La mia missione è quella di farti felice. Una volta portata a termine, me ne tornerò da dove sono venuto.
-Ma come posso essere felice, se tu non sei con me?"

AU Shadowhunters!Umani - Nascosti!Angeli | Angel!Magnus | Teenager!Alec
Malec | Sizzy | Clace
Genere: Drammatico, Fantasy, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note di un’Autrice molto imbarazzata per il ritardo:
Ve lo avevo detto che ci avrei messo un po' ma che non vi avrei abbandonati! Dio, spero siate ancora tutti qui per leggere!
Forza curiosoni, buon capitolo! Ci vediamo giù!


 

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Capitolo 2

Not so bad

 
 

Canzone della Sezione: Don’t Worry by Madcon ft. Ray Dalton (Magnus si riprende un po’)
 
 
La mattina dopo la sua Assegnazione, Magnus Bane era un po’ meno furioso rispetto alla sera prima.
O meglio, aveva deciso di prenderla con filosofia: si sarebbe fatto un bel viaggetto sulle Terre Emerse (che un po’ gli mancavano) avrebbe risolto la questione con l’adolescente complessato e poi sarebbe tornato in Cielo ad attendere una missione degna di tal nome.
Facile, veloce, indolore.
Ora si trattava solo di concludere la cosa il prima possibile.
 
Questi erano i pensieri che affollavano la mente dell’Angelo Custode al suo risveglio, steso sul suo letto nella sua piccola e strapiena di glitter stanza nel Quartier Generale.
Ecco, gli sarebbe mancata quella piccola stanza. Del resto, insieme a Glitter, la sua nuvola, era uno dei suoi posti preferiti, in Cielo. Diciamo pure che erano gli unici due luoghi dove tollerava di stare per più di cinque minuti.
Era un po’ angusta per i suoi gusti, era un amante dei loft e degli attici giganteschi, ma Magnus aveva trascorso secoli ad ammobiliarla ed arredarla, quindi ora la considerava una sua creatura.
Le pareti erano, alternate, viola e oro.
Un letto rotondo da una piazza e mezzo troneggiava nel centro, circondato da librerie e mensole dense di oggetti curiosi (mappamondi, provette di vetro,…) e libri di magia e storia. Gli Angeli, del resto, per esercitare i loro poteri, dovevano studiare accuratamente sui tomi di magia. E lui era molto potente anche perché aveva sempre studiato tanto.
Il letto era coperto da lenzuola bianche, imposte dal Quartier Generale a tutti gli Angeli, per sobrietà.
Non che la densa confusione della camera di Magnus suggerisse sobrietà, in ogni caso.
 
Magnus sospirò e si decise ad alzarsi, buttando le lenzuola da un lato in una massa informe. Tanto, non le avrebbe utilizzate per un po’.
Era ora di recarsi alla Torre, stava per essere spedito sulla Terra.
 
***
 
La Torre era situata al centro del Quartier Generale.
Infatti, l’enorme edificio fatto a castello, aveva una altrettanto enorme piazza al suo interno, e qui svettava la Torre, di gran lunga più alta di qualunque cosa la circondasse o fosse mai esistita.
Era di forma affusolata, si arrotolava verso l’alto a spirale, una scala a chiocciola che la percorreva tutta, dall’inizio alla fine, dove si ergeva la Cupola.
Questa era una struttura ad arco a tutto sesto, di vetro trasparente, da dove gli Angeli attraversavano il Portale, situato, come un lago dalla superficie cristallina, al suo centro. Le sue pareti erano di vetro colorato e brillava sempre delle mille sfaccettature dell’arcobaleno, facilmente visibile in tutti i Cieli, anche se molto il lontananza.
Il Portale, una superficie baluginante bianco-azzurra, occupava quasi tutto il pavimento della Cupola. Gli Angeli vi saltavano dentro, gridando il nome del loro Assegnato, per essere condotti nel luogo della loro missione. Era circondato da una serie di pietre lunari, segno di buon auspicio per gli Angeli, che non sapevano mai con certezza se sarebbero tornati indietro, o quando.
 
Magnus stava guardando la Torre dal basso, una mano a schermarsi gli occhi e la fronte corrucciata.
Se c’era una cosa che odiava delle missioni era proprio quella stupida abitudine di partire dalla Torre. Non che la Torre non fosse l’edificio più mozzafiato che avesse mai visto ma… il problema era scalarla.
Eh sì, gli Angeli Custodi se la facevano tutta a piedi, gradino dopo gradino.
Sarebbe dovuto servire per meditare sulla missione e riordinare i propri pensieri.
Tutte cazzate, pensò Magnus.
Solitamente, gli amici ti aspettavano ai piedi della Torre quando tornavi da una missione; erano gli Angeli Superiori ad avvertire tutto il Regno dei Cieli del ritorno di un Angelo, illuminando la Cupola di bagliori dorati. Alla partenza invece la Cupola brillava di argento, grazie al tuffo degli Angeli Custodi che infrangeva la superficie del Portale.
Se una missione falliva, quando tornavi, i bagliori erano neri, per gentile concessione degli Angeli Superiori.
Magnus lo sapeva fin troppo bene.
 
Ed era proprio ai piedi della Torre che Magnus sarebbe dovuto andare a salutare Catarina il giorno prima… l’Angelo sorrise al pensiero, scostandosi i capelli color ebano dal viso.
“Ehi, testa matta!” gridò qualcuno dietro di lui.
Magnus si voltò ridendo, avendo riconosciuto la voce.
Catarina, Raphael e Ragnor si avvicinavano a lui sorridendogli calorosi; erano venuti a salutarlo.
“Ragazzi!” Magnus li coinvolse in un abbraccio di gruppo stritolatore, commosso dalla loro presenza lì.
“Mi raccomando eh, Mag, niente cavolate!” si raccomandò Ragnor abbracciandolo.
“Sì… torna presto! Anche se non ci mancherai!” Raphael gli diede una pacca vigorosa sulla spalla e si allontanò insieme a Ragnor per lasciare spazio a Catarina.
Questa gli si lanciò completamente addosso, stringendolo forte.
“Mi mancherai sul serio, scemo. Fai in fretta!” Catarina era sull’orlo delle lacrime. Del resto, erano due anni che non si vedevano ed avevano avuto un singolo giorno da passare assieme.
“Anche tu mi mancherai, ma non preoccuparti… tornerò talmente in fretta che non se ne accorgeranno nemmeno… Non che cambi qualcosa!” sdrammatizzò Magnus facendole l’occhiolino.
I tre amici lo guardarono con un sorriso compassionevole.
 
“Allora, ci vogliamo dare una mossa? Non ho mica tutto il giorno io!” I quattro si girarono verso un Gabriele molto scontento che batteva un piede in terra, frustrato.
“Calmati, soldato!” lo rimbrottò Raphael, trattenuto da Ragnor per una manica della tunica.
Magnus si ritrovò a pensare che odiava quelle tuniche bianche da perfetti puttini che erano costretti ad indossare. Altamente fuori moda.
Sospirò, ricordandosi delle numerose volte in cui Gabriele era venuto ad assistere alle sue partenze. Era infatti obbligatorio che un Angelo Superiore presenziasse, a testimonianza dell’avvenuta partenza.
Se erano missioni importanti, poi, a volte, c’era tutto il Consiglio.
Ma, vista la portata della sua missione, già era tanto che ci fosse un pezzo grosso come Gabriele.
 
“Sono pronto.” si rassegnò a comunicare Magnus a quell’essere spregevole.
“Splendido!” Gabriele batté le mani una volta “Voialtri venite su? Sì? Beh, ci vediamo in cima Magnus!” ridacchiò poi, provocatorio, prima di aprire le sue abbaglianti ali rosso cremisi screziate di nero pece.
Ogni Angelo aveva le ali di un colore diverso, alcuni più potenti anche di due o tre, dipendente dal carattere e dai poteri dell’Angelo.
Magnus guardò le piume dell’Angelo Superiore brillare alla luce del sole con una fitta di invidia. Quanto gli mancavano le sue ali…
“Quanto lo odio.” Asserì Raphael, mentre Gabriele prendeva il volo con un gran sollevarsi di sbuffi di nuvole.
“Esibizionista.” Rincarò Ragnor, annuendo e spostandosi nel punto in cui poco prima si trovava il soggetto della sua affermazione.
“Idiota.” Concluse Catarina, dando un buffetto a Magnus prima di raggiungere Ragnor insieme a Raphael.
Magnus li osservò, avvilito, mentre Ragnor spalancava le sue immense ali verde bosco e Raphael spiegava le sue, blu notte. Entrambi presero un braccio di Catarina, sollevandola con loro alla volta della Cupola.
Magnus li seguì con lo sguardo finché poté, prima che sparissero nell’accecante sole del mattino.
Poi, si decise a mettere un piede sul primo scalino, sbuffando. Sarebbe stata davvero una bella scarpinata.
Inciampò nella tunica e rovinò a terra.
Aveva già detto quanto odiava quelle tuniche?
 
***
 
Arrivato quasi in cima, Magnus Bane era al limite della sopportazione.
Si può sapere il senso di questi stramaledetti scalini?!
Nessuno sapeva quanti fossero… c’era chi aveva provato a contarli, ma tutti avevano perso il conto verso i mille. Magnus, senza fiato, realizzò che, incupito com’era, non aveva prestato minimamente attenzione alla bellezza da togliere il fiato offerta dal panorama che si poteva scorgere lungo tutta la scalinata.
Lì, in prossimità ella Cupola, era decisamente il migliore scorcio di tutti.
Osservò la distesa di nuvole davanti a sé nel chiarore del mattino, beandosi di quella vista. Angeli, animali e piante a perdita d’occhio sulle varie nuvole sotto di lui scorrevano veloci, trasportate dal vento.
Ecco la parte che amava di quel percorso.
Chiuse gli occhi per un momento, respirando vigorosamente ed allargando le braccia.
Poi sorrise e gridò euforico al cielo, gettando la testa all’indietro e ridendo incontrollato.
Non avrebbe lasciato che gli Angeli Superiori abbattessero il suo spirito, mai.
 
Le scale lo lasciarono ad una porta in legno ed ottone, decorata a motivi floreali.
Magnus la aprì e si ritrovò nella Cupola.
Le vetrate multicolori che facevano sì che risplendesse in continuazione sembravano intente a dare il meglio di loro stesse.
Per tutto il perimetro tondeggiante della Cupola rimbalzavano macchie colorate dovute ai riflessi del sole.
Non se lo ricordava così meraviglioso. Qualcosa di caldo lo pervase dall’interno, lasciandolo profondamente emozionato.
“Ce l’hai fatta finalmente! Su, muoviti!” lo accolse Gabriele, che si alzava su e giù dietro la vetrata di fronte a lui per assecondare le correnti ascensionali con le sue poderose ali.
Solo gli Angeli Custodi in missione potevano stare nella Cupola alla partenza. Gli altri dovevano guardare da fuori.
Magnus gli lanciò un’occhiataccia prima di girarsi verso i suoi amici, di poco lontani dall’Angelo Superiore.
“Grazie per essere venuti, ragazzi! Torno presto!”
I tre lo salutarono con affetto e Catarina si raccomandò ancora una volta di tornare in fretta.
Magnus sapeva perché ci teneva così tanto: “Tornerò in tempo per la tua Ascensione, non preoccuparti! Non me la perderei per nulla al mondo!” la rassicurò.
I due migliori amici si guardarono commossi per un istante, prima che Gabriele rompesse la magia del momento: “Ah, già. Devo darti il tuo Compagno!” sbuffò infatti.
Magnus roteò gli occhi al cielo. Non poteva starsene zitto un altro secondo? Distolse lo sguardo controvoglia da Catarina per voltarsi verso il bagliore rossastro proveniente dalla sua destra.
L’Angelo Superiore aveva infatti appena puntato il dito in quella direzione, materializzando il suo Compagno.
Il bagliore scemò e Magnus poté scorgere un gattino minuscolo, capace di adagiarsi tranquillamente in un unico palmo della sua mano.
Magnus fissò Gabriele interdetto. Sta scherzando, vero? Che me ne faccio di questo scricciolo?
“Suvvia, mica ti serve un leone per quello che devi fare! Sarà semplicemente il tuo contatto con i Cieli!” si giustificò l’Angelo Superiore.
Magnus stava prendendo seriamente in considerazione l’idea di strozzarlo quando qualcosa di soffice gli sfiorò le caviglie.
Abbassò lo sguardo e vide il piccolo micetto, di colore bianco grigio, che lo guardava adorante facendo le fusa. Il suono rimbombò per tutta la Cupola, conquistando Magnus.
L’Angelo Custode si chinò a prenderlo in braccio e lo coccolò tra le sue braccia.
“Sei un maschietto!” gongolò felice facendogli i grattini.
“Lo chiamerò Presidente Miao!” asserì alla fine, strusciando il suo naso contro quello del gatto.
“Oh, per favore, TI VUOI MUOVERE?!” sbraitò Gabriele.
Magnus lo guardò in cagnesco, proteggendo il micio tra le sue braccia.
Poi, si voltò verso gli amici per salutarli con la mano un’ultima volta.
Infine, si gettò nel Portale, la minuscola palla di pelo stretta a sé ed un nome sulle labbra: “Alexander Gideon Lightwood!”
***

Magnus si prese un minuto per assaporare tutto ciò che i suoi sensi stavano percependo, ad occhi chiusi, una volta che le sensazioni di spossatezza del viaggio attraverso il Portale furono scemate.
Sentiva il rumore di una strada trafficata, i clacson delle macchine, l’odore di inquinamento. Ma anche il calore del sole sulla pelle, il suono della gente che chiacchierava felice, uccellini cinguettare e insetti ronzare. Per un attimo, osò sperare. Osò sperare che fosse nella sua città preferita in assoluto.
Aprì gli occhi.
Di fronte a sé, la skyline di New York City si stagliava in alto nel cielo.
Strillò emozionato, lieto che il suo desiderio fosse stato esaudito stritolando ancora di più il Presidente Miao, il quale si lamentò con un verso strozzato.
Iniziò a saltellare per tutto Central Park, il punto in cui lo aveva depositato il Portale.
Conosceva bene New York City, era stata meta della sua ultima missione. Adorava quella città.
Alla sua sinistra riconobbe la statua di Balto, densa di bambini che volevano la foto con il loro cane-eroe e di genitori pronti ad accontentarli con cellulari e fotocamere digitali.
Magnus sapeva tutto anche di quegli aggeggi: nel Regno dei Cieli, annualmente, eri tenuto a partecipare ad un ‘corso di aggiornamento’ per tenerti informato sugli sviluppi della società umana.
Elettrizzato, si portò al viso il Presidente Miao.
“Allora, Presidente, lo sai qual è la prima cosa, fondamentale nonché terapeutica, che bisogna fare una volta arrivati nel luogo della missione, specie se questo luogo è New York City?”
Il gatto gli leccò il naso.
“Esattamente. Shopping!”
 
Magnus poteva tranquillamente procurarsi con un pizzico di mangia angelica tutto ciò di cui aveva bisogno, ma aveva preferito fare da sé. Del resto era troppo divertente andare in giro per negozi.
Era totalmente consentito usare i propri poteri magici in missione, sia per sé stessi che per i propri protetti, salvo esagerazioni. Anche a livello di salvare delle vite la politica angelica era un po’ scettica: non togliere all’Assoluto ciò che lui ha predisposto, si diceva. Beh, bisognava andare ad istinto e sperare di aver interpretato i segnali del Sommo Signore dei Cieli.
 
La prima cosa che aveva comprato era uno zainetto alla moda dove poter collocare comodamente il Presidente.
Dopodiché aveva passato in rassegna tutti gli immobiliari fino a quando non aveva trovato un attico a Brooklyn. Assolutamente perfetto.
Lo aveva affittato senza pensarci, pagando in contanti (fatti comparire nello zainetto con la magia) il primo mese di affitto ad un esterrefatto addetto.
Successivamente era entrato in un negozio di animali per assicurare a Miao tutti i comfort.
Infine, si era dedicato a rifarsi l’armadio.
Del resto, amava la moda umana; gli Angeli erano così cliché con le loro tuniche (e si poteva ben scegliere tra tunica estiva, in cotone, e tunica invernale, in lana).
Dopo una lunga sessione di shopping (che aveva incluso un laptop ed uno smartphone) finalmente lo stregone si fermò a mangiare in uno Starbucks, completamente fiero di sé stesso.
Aveva appena visto dal polso di un passante che erano le cinque passate e dal calendario all’interno della caffetteria che erano alla fine di agosto.
Ora, non sapeva bene quanto fosse trascorso dall’inizio della missione perché non aveva idea di che fuso orario ci fosse tra i Cieli e NYC. Non aveva mai capito come caspita funzionava!
Si stiracchiò, fece un'altra carezza sulla testa del suo Compagno, intento a spazzolare via le briciole del suo muffin ai mirtilli, e si accinse a raggiungere il suo loft.
 
La prima cosa che pensò una volta entrato nell’appartamento fu che quello era il terzo posto al mondo che poteva chiamare casa, ne era certo.
Non fece nemmeno in tempo a togliere con la magia i teli cerati dai mobili antiquati (fatti sparire anch’essi) ed ad adagiare il Presidente Miao in un angolo che già si stava sbizzarrendo ad ammobiliare l’attico, con la magia, si intende.
 
Due ore dopo, era particolarmente soddisfatto del suo lavoro (che aveva incluso una pizza da consumare come cena). Non si sentiva minimamente in colpa per quegli oggetti che aveva fatto comparire da vari negozi. Avrebbe comunque restituito tutto una volta finita la missione.
Invece i vestiti era intenzionato a tenerseli: li aveva pagati con soldi veri, anche se fatti comparire anch’essi con la magia!
 
Si lasciò cadere sulla sedia del suo nuovissimo bancone con un sospiro soddisfatto, rimirando il salotto ordinato dotato di divano verde mare (il suo gatto lo aveva già testato con un pisolino), tappeto rosa e tende bianche ad ornare le enormi pareti a vetrata.
Aveva ammobiliato anche la sua camera (trasferendo, in parte, i suoi oggetti personali dalla sua stanza al Quartier Generale), il bagno, lo studio e la cucina, che dava direttamente sul salotto.
Il Presidente lo distolse dai suoi pensieri saltandogli in grembo.
“Ehi, cosa fai?” gli chiese Magnus, incuriosito.
Il gatto vomitò una palla di pelo a pochi centimetri dalla sua pizza ananas e prosciutto.
“Presidente!” sbraitò Magnus, indispettito.
Ma non aveva finito di parlare che la palla di pelo vorticò su sé stessa e si trasformò in un plico di fogli.
“Ooooh. È il suo fascicolo, giusto?” sussurrò, meravigliato dall’efficienza del suo Compagno. Il Presidente stava facendo le fusa tutto orgoglioso, quindi sospettò che fosse un sì.
“Ebbene, cosa abbiamo qui?” borbottò Magnus, sfregandosi le mani prima di prendere un pezzo di pizza in una mano e di iniziare a sfogliare il fascicolo con l’altra.
I fascicoli venivano forniti agli Angeli Custodi per guidarli alla ricerca dei protetti. Non contenevano praticamente nessuna informazione sugli Assegnati, altrimenti sarebbe stato troppo semplice per gli Angeli Custodi, solamente dove trovarli e qualche generalità.
Nel caso di Magnus, non vi era nemmeno una foto, solo qualche nome dei famigliari e lo stato civile: studente.
Magnus continuò la sua lettura (in realtà molto breve) anche dopo aver finito la pizza e aver dato da mangiare dei prelibati croccantini al Presidente.
Infine, si sistemò nel suo letto rotondo con aria stanca.
Il suo fedele gattino lo seguì, acciambellandosi di fianco a lui.
“Sai, Presidente… Sarebbe il caso di andare a dormire.” Borbottò rassegnato mentre lo coccolava con una mano e impostava la sveglia, di plastica verde mela, con l’altra.
“Domani il nostro uomo inizia l’ultimo anno dell’High School. Non ce lo perderemmo per nulla al mondo, giusto?” proseguì accarezzandolo. Il gatto lo guardò scettico.
“Qui c’è scritto” continuò l’Angelo scuotendo il fascicolo prima di lanciarlo nel suo zainetto nuovo di zecca “che dovrò frequentare il suo Liceo, dove sono stato iscritto dagli Angeli Superiori, suppongo”.
Magnus scosse la testa. Alexander, già mi stai antipatico solo per quel che mi tocca fare per te.
“E sia. Forza micetto…” sussurrò infine coprendo il piccolo gatto e sé stesso con le lenzuola “Domani si va a scuola!”



  Note di un’Autrice elettrizzata per l'aggiornamento:
Salve bellissimi tutti!
Allora, sarò breve perchè devo scappare dai vostri mitra!
Comunicazioni interne:
  • Il Capitolo 3 arriverà prestissimissimo, per farmi perdonare, promesso!
  • La pizza che Magnus ordina per me è immangiabile ma è perfettamente nel suo stile, non trovate? E io l'ho dovuta mangiare davvero a NYC!
  • Questo capitolo doveva già comprendere la comparsa degli altri personaggi ma mi sono fatta prendere la mano e quindi arriveranno nel prossimo, scusate!
  • Domande, dubbi, perplessità?! contattatemi!
  • Per la musica: Magnus è un po' truzzetto forse, ma secondo me è nel suo carattere!
 
Detto questo, si ringraziano immensamente le 7 persone che seguono questa storia, le 6 che l’hanno messa nelle preferite (WOW), e le 3 che l’hanno posta nelle ricordate.
Vi adoro in un maniera tale che non potete saperlo.
 
Poi, un ringraziamento ancora più speciale (ed un cupcake all’ananas e prosciutto) va a: Kat394, kalisi81_, Asialive HardRockCafe_3GiRlsBFF e katherina23 per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie di tutto cuore!

A prestissimo, appena potrò!

Nereide

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