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Autore: Oblakom    12/08/2015    5 recensioni
Non sempre le cose vanno come si vorrebbe, a meno che tu non sia in Paradiso, certo, ma sulla Terra ed all'Inferno ti devi arrangiare, stringere i denti e vivere - fisicamente o metaforicamente, dipende - un po' come meglio puoi.
Poco importa chi tu sia - o sia stato. Puoi essere stato un imperatore o essere un eroe, vivere nell'allegria e nella speranza o crogiolarti nell'odio e nella brama di vendetta, ma prima o poi, tienilo bene a mente, qualcosa non andrà secondo i tuoi piani.
Ma non preoccuparti! A volte basta essere se stessi, perché, dopotutto, la sincerità paga.
...Più o meno.
In ogni caso, la morale è un'altra: non fare casini.
Ricorda: fra due litiganti è il terzo che gode.
- «Non mi avete ancora informato sul da cosa potrei essere scartato» fece notare all’improvviso con tutta la sufficienza con un cui un imperatore del suo rango doveva rivolgersi a… beh… a peluche e angioletti con l’arpa.
Che – orrore – aprirono la bocca tutti assieme.
Se osavano…!
- «Vuoi tornare a lamentarti da Lord Bills, Goku?» sibilò il Giudice. «Ricorda che anche tu morirai, prima o poi!».
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Freezer, Goku
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sincerity –
A
[stupid, useless, unwanted]
monkey’s paw






Strinse gli occhi, la coda contratta, inspirando a fondo nel vago tentativo di richiamare a sé non solamente la discutibile e metaforica aria degli Inferi, ma anche qualche ultimo, misero rimasuglio della compostezza glaciale che l’aveva contraddistinto in vita. Una speranza pressoché vana, poiché, malgrado nel corso dei suoi anni terreni fosse stato costretto a sviluppare una certa abilità nel soprassedere all’imbecillità dilagante di… dati soggetti e situazioni da questi derivate in favore del guadagno personale, di certo la sua indignata sopportazione non era mai stata allenata a situazioni del genere neppure nei suoi incubi più neri.
«Eddai, canta con noi~!».
…Perché no, nei suoi incubi più neri di certo non si era mai trovato circondato da stupidi angioletti ritardati e repellenti peluche disgustosi che gli danzavano attorno cantando canzoncine oscene e che adesso osavano pure non solo toccare ma anche tirare la punta della sua coda!
Strattonò l’appendice con un movimento secco, liberandola dalle mani… zamp… onestamente non gli importava quale fosse, di preciso, fra quei sottoprodotti di un arcobaleno canterino psichedelico per scimmie rosa ritardate a toccarlo, l’unica cosa che sapeva – e che, se possibile, incrementava ancor più la sua cieca collera ed il suo sdegno – era che lui in morte come in vita rimaneva pur sempre Lord Freezer, l’essere più potente dell’universo, colui che ne aveva posseduto una gran parte, e sarebbe dovuto essere in tutt’altro luogo. Avrebbe dovuto regnare all’Inferno su un trono di anime terrorizzate, ricostruire nella morte ciò che aveva avuto in vita, sancire il proprio destino da anima dannata in un immortale regno di sangue. E invece era bloccato così.
Registrò distrattamente il fatto che, grazie non tanto a Dio quanto al suo gesto sgarbato, i balletti e le canzoncine che si stavano svolgendo attorno a lui – e che stavano quasi riuscendo nell’impresa di fargli quasi rimpiangere la squadra Ginew – fossero finalmente sfumati in un triste ‘Ohh…’, ma non ebbe il tempo di bearsene – perché non avrebbe di certo provato una vera e propria soddisfazione finché non avesse visto il sangue di quei suoi tanto insoliti carcerieri bagnare l’erba discutibilmente fiorita – che sentì qualcosa di disgustosamente simile ad un frullo d’ali decisamente più vicino al suo volto di quanto fosse invece suo gradimento.
«Non arrabbiarti, sorridi!» trillò un qualcosa di dubbia natura, agitando le braccine nella sua direzione. «Sorridi, sorridi~! Sorridi e ridi~!».
Spalancò bruscamente gli occhi, le pupille rosso sangue ridotte a due spilli, facendo sussultare il minuscolo carceriere che si ritrasse impercettibilmente – vana cosa, considerando che tutti gli altri gli si stavano ora affollando davanti alla faccia, entusiasti che il loro ‘amichetto’ avesse finalmente smesso di ignorarli.
«Dai!».
«Non essere scontroso!».
«Non sei entusiasta? Devi essere entusiasta!».
«È bello!».
«Sono felice per te, devi essere anche tu felice per te!».
«È la tua opportunità per diventare un bravo ragazzo!».
«Sì! Che bello! Sarai un bravo ragazzo!».
«Freezer è un br-!».
«Silenzio!».
«Ohh…».
Una smorfia disgustata contrasse le labbra femminili del genocida al sentire per la seconda volta in pochi secondi quel puerile brontolio di delusione, ma represse gli innumerevoli commenti che gli erano saliti d’istinto sulla lingua. Insultarli era un inutile spunto per l’avvio di una conversazione, l’arrabbiarsi veniva letto nel suo dubbio opposto di ‘aprirsi’, il sarcasmo era visto come una specie di scherzo amichevole; l’unica cosa che poteva seppur in stretta misura frenare quegli stupidi, inutili esseri era metterli a tacere bruscamente e poi ignorarli.
«Ma Freezer…».
…Non che funzionasse sempre, ovvio, o sarebbe stato troppo bello e quello, dopotutto, era l’Inferno.
«…se continui a fare così Re Enma potrebbe scartarti a prescindere…» mugolò avvilito l’angioletto infernale che poco prima gli era svolazzato per primo davanti alla faccia.
Lo degnò appena di un’occhiata di cieco sdegno, non potendo evitare di chiedersi per l’ennesima volta se quello stupido, ingenuo buonismo fosse naturale e radicale per tutti i carcerieri infernali o fosse stato scelto appositamente per i suoi nervi, se fosse dovuto ad una sorta di ironico contrappasso della sua vita o se, ancor peggio, fosse una ridondanza del carattere suo. Di Son Goku.
Son Goku, che era diventato il primo Super Sayan dopo millenni.
Son Goku, che aveva avverato i suoi incubi.
Son Goku, che l’aveva umiliato e mutilato e spogliato del suo potere.
Son Goku, che per due volte si era reso la causa prima della sua prematura presenza all’Inferno.
Son Goku, che, in definitiva, era anche il responsabile di tutta quella maledetta parodia di una situazione.
Che lui, il grande Lord Freezer, fosse costretto ad una tale umiliazione era inaccettabile, quasi degradante. Lui, destinato a regnare su ogni galassia conosciuta, tormentato ed imprigionato da piccoli, buffi, rivoltanti angioletti ed animaletti di pezza disgustosamente allegri e canterini; spogliato dei suoi poteri, imprigionato in un bozzolo come il più disgustoso degli insetti e tutto per colpa di una volgare, disgustosa scimmia.
Eppure ce l’aveva quasi fatta, tempo addietro, a compiere la sua vendetta. Aveva avuto Son Goku alla sua mercé, lo aveva quasi ucciso, aveva quasi… Ma tutto era sfumato, tanto in fretta che persino ora, pur concentrandosi con tutte le sue forze, non capiva come fosse potuto accadere. Si era semplicemente ritrovato in quel maledetto bozzolo, con quei maledetti, minuscoli carcerieri che gli ronzavano di nuovo attorno ed il loro ‘Sei tornatooo~!’ nelle orecchie.
Quella era stata forse la sua ora più nera, un lungo periodo in cui la collera e la frustrazione e sì, anche la disperazione, si erano date battaglia nella sua mente; non passava secondo senza che avesse davanti agli occhi l’assalto finale di Son Goku, senza che ricordasse cosa aveva avuto la possibilità di avere ed in che modo gli era stato strappato il tutto. Non aveva idea di quanto tempo stesse passando mentre l’odio rodeva quel che restava di lui, il più potente essere della galassia, trascinandolo sull’orlo della follia.
Poi, poche ore – o giorni? Il tempo aveva un valore relativo, nell’oltretomba – prima i suoi carcerieri gli si erano avvicinati più del solito – il che era tutto dire, parlando di creature che decisamente non conoscevano l’universale concetto di spazio personale – ed avevano aperto il bozzolo che lo imprigionava, quel bozzolo che non era riuscito a rompere in più di un decennio di tentativi, stracciandolo quasi fosse carta umida. L’ennesima umiliazione.
‘Ma bene, a cosa devo tanta cortesia?’ aveva ironizzato, scorrendo gli occhi rossi sulla calca svolazzante difronte a lui. Il veleno nella sua voce era evidente, eppure nessuno di loro era arretrato.
‘Vieni, vieni, corri qui~! Enma ha detto che un buono potrà tornare lì~!’.
Ed in quel momento aveva scoperto di avere le mani ammanettate.
E che gli orsacchiotti di peluche potevano fare male. Ma quell’ultima informazione se la sarebbe portata nella tomba.
Cioè… Nel senso…!
«Non mi avete ancora informato sul da cosa potrei essere scartato» fece notare all’improvviso con tutta la sufficienza con un cui un imperatore del suo rango doveva rivolgersi a… beh… a peluche e angioletti con l’arpa.
Che – orrore – aprirono la bocca tutti assieme.
Se osavano…!
«Calma, calma, aspetta qui~! Enma ha detto che un buono potrà tornare lì!~».
E tanto per dar retta alle parole della canzone fece ben in modo di scoprire perché gli elefantini rosa non andassero strangolati.


‘Re Enma potrebbe scartarti a prescindere’.
Lui stesso si era già scartato a prescindere, tanto per puntualizzare. E poco importava che non sapesse neppure da cosa.
Quello che sapeva era che era stato portato in quel luogo a forza, scaricato in mezzo alle altre, inferiori, patetiche anime infernali, picch… ehm, no… costretto ad aspettare per quella che gli pareva letteralmente una eternità e – ciliegina sulla torta – man mano che doveva avvicinarsi il momento di quel famigerato, inutile ‘qualcosa’ aveva iniziato a sentire il nome della scimmia decisamente più di frequente di quanto fosse suo gradimento. Ciò aveva avvalorato in un colpo solo ben due delle sue teorie: uno, quella situazione era una ridicola, catastrofica perdita di tempo e poco importava che l’alternativa fosse il tornare in quell’odioso bozzolo, era indignato e basta; e due, era tutta colpa di Son Goku.
Perché alla scimmia non bastava gettare come sterco la sua ipocrisia buonista su quella palla di fango che chiamava casa, non bastava aver distrutto la sua vita ed averlo ucciso, no, ora doveva per forza venire ad infettare prematuramente anche l’oltretomba e la sua… morte.
Non che non avesse intenzione di rivederlo, solo non a quelle condizioni. Tremava alla sola idea che Son Goku potesse vederlo in una condizione tanto degradante, ammanettato e circondato da fatine ed animaletti di peluche. Decisamente preferiva non immaginare l’espressione idiotica su quel muso ritardato che si ritrovava, né pensare ad un eventuale commento che avrebbe potuto sputare. Diavolo, era già abbastanza umiliante anche senza il rischio di incrociare il… Super Sayan Super Sayan God o come diavolo si facesse chiamare adesso il primate.
Fu nel corso delle sue commiserevoli immaginazioni, la testa fra le mani, che si sentì pungolare insistentemente su una spalla. Il ringhio sibilante che emise in risposta avrebbe messo in fuga persino un Oozaru.
Peccato che quello non fosse un Oozaru, ma un elefantino rosa e alato che, tra parentesi, invece di allontanarsi come sarebbe stato saggio e doveroso gli si avvicinò ancora di più, torcendosi in quello che doveva essere un tentativo di vederlo in volto.
«…Ti ho fatto male?» s’interessò timidamente. «Non volevo farti male».
Lo avrebbe ammazzato. Lui, Son Goku e quello stupido orso col banjo.
«Oh, si è innervosito…» mugolò uno degli… dei cosi, richiamando di nuovo l’attenzione generale degli esseri minuscoli e fluffosi sull’imperatore defunto.
«Perché si è innervosito?» chiese una vocetta ingenua, spiccando fra l’ennesimo ‘Ohh…’ generale.
Chissà perché.
«Guarda, sta tremando».
«Perché stai tremando?».
«Hai freddo?».
«Hai paura?».
«Non devi avere paura!».
«Andrà tutto bene, piacerai».
«A noi piaci!».
«Ti vogliamo bene!».
«Dai non avere paura…».
«Facci un sorriso!».
«Sorridi, dai!».
Gemendo interiormente rafforzò la pressione sulle tempie e chiuse gli occhi per un lungo istante, lottando per distendere i nervi e ritrovare la dovuta paz-
«A Goku piacerai!».
«Che cosa?!» allibì, buttando alle ortiche il proposito di ignorare la miserevole esistenza di quelle ridicole creature. «Che diavolo significa?!».
Silenzio. Poi: «Calma, calm~!».
«Siete sicuri di volermi vedere non calmo?» li zittì il demone, glaciale, ostentando un controllo che aveva lentamente iniziato a scivolare via. Perché una cosa era il sospetto che la sua nemesi avesse potuto trovarsi al centro di quella situazione, un’altra era la certezza.
Ridacchiando un angioletto si avvicinò al suo volto, ed immediatamente il tiranno caduto sentì le catene serrarsi ancor più saldamente sul suo corpo.
«Ma certo che no, Freezer» squittì, pizzicandogli la guancia per poi schivare l’ovvia codata a velocità sovrumana. «Non vogliamo vederti arrabbiato, nessuno vuole vederti arrabbiato».
Un angolo della sua bocca si contrasse per il disgusto, come se quella situazione gli desse una sensazione di nausea quasi fisica. Inghiottì le prime parole che gli salirono in bocca come un conato e piantò i propri occhi rosso sangue su quelli dell’ignobile angioletto che aveva osato toccarlo, mettendo in chiaro con quel solo sguardo che no, non era il caso di giocare ulteriormente con i nervi di Lord Freezer.


Lord Freezer aveva sotto al suo controllo centinaia di pianeti.
Lord Freezer comandava milioni, miliardi di vite.
Lord Freezer era il volto esterno e la mano nascosta della Planet Trade Organization.
Lord Freezer non era mai stato bambino, cresciuto per essere un mostro implacabile, l’arma finale che si maneggiava da sola e che in perfetta autonomia decideva della vita e della morte di intere specie senzienti. Imparare che il fracasso e la pura e semplice volgare violenza fossero solo l’estremizzazione di una parodia teatrale sul palcoscenico del potere era stata una lezione appresa senza insegnamenti, un gradino saltato perché troppo basso, troppo ovvio.
Era nella paura, il segreto.
Era nel potrebbe, il controllo.
Era nella calma, la soluzione.
«Come avete osato?!».
…Quasi sempre.
Gli angioletti sussultarono a quello scatto di collera, e zampine e mani si levarono in segno di pace.
«Come, come avete anche solo osato pensare che mi sarei umiliato a sottostare a questo gioco?».
«Oh, che sciocchino che sei, nessuno di noi vuole umiliarti!».
«Non si umiliano gli amici!».
«E dunque» li interruppe Freezer, incanalando in ogni singola sillaba la ribollente collera omicida – e impotente, perché si trovava ancora all’Inferno, ed all’Inferno, no, non poteva fare quel che voleva o un buon novanta percento dei suoi problemi avrebbe già cessato di esistere… così come un buon cento percento dei suoi carcerieri – che lo pervadeva. La punta della coda bianca si contraeva e frustava il terreno e si agitava come un serpente fuori controllo. «Non è umiliazione, per voi, avermi spogliato dei miei poteri, intrappolato in un bozzolo come un insetto, torturato giorno e notte e ora… ora il Giudice infernale osa pensare di potermi relegare a questo, di mettermi in ginocchio, di sottomettere me, il grande Freezer, di ridurmi ad animale domestico di una volgare scimmia?!».
Era allibito – per la prima volta in vita sua Lord Freezer boccheggiava.
Tremava di frustrazione e umiliazione mentre quattordici anni di prigionia in quell’Inferno ripugnante gli scorrevano davanti agli occhi.
Tremava di indignazione e collera mentre risentiva nelle orecchie la spiegazione frammentaria che era riuscito a strappare ai suoi carcerieri.
Una sorta di colloquio infernale, ecco perché era lì, alla fine dei conti. Re Enma voleva trovare un’anima con cui giocare, e buttarla, spogliata di ogni potere, nelle mani di quella sporca scimmia perché la plasmasse.
‘Basta che ti scusi sinceramente, Freezer’.
‘…E poi potrai tornare in vita’.
‘Potresti persino riavere i tuoi poteri, un giorno!’.
‘Devi solo essere sincero e chiedere scusa’.
‘È una buona soluzione, non è una buona soluzione? Non hai mai voluto reincarnarti!’.
«Questo è peggio della reincarnazione» ringhiò, a tutti e a nessuno in particolare. «Se venire strappato della mia stessa identità, dei miei ricordi e di tutto ciò che mi rende me è aberrante, chiedere scusa in ginocchio a quel volgare Sayan è semplicemente inaccettabile. Potete imprigionarmi, rinchiudermi, torturarmi, ma siete dei pazzi se credete di poter costringere Lord Freezer a piegare la testa. Io sono l’essere più potente che sia mai esistito e voi volete costringermi a strisciare! Volete vedermi supplicare, pregare, chiedere perdono all’essere immondo che mi ha ucciso!». Aveva finito per urlare, lasciando straripare dalla diga la collera che era montata nel corso degli ultimi minuti.
Non che non avesse intenzione di rivederlo, Son Goku, anzi: era il pensiero del loro rincontro la sua àncora alla sanità mentale. Era stata la brama di vendetta a tenerlo a galla in quell’inferno di follia, negli ultimi anni.
Un giorno l’avrebbe rincontrata eccome, la scimmia. Era tornato in vita una volta e sarebbe tornato in vita ancora, ad esigere la sua vendetta e la testa di quella bestia ignorante. Sarebbe tornato per vendicarsi, per ucciderlo, per vedere il suo sguardo quando avrebbe ammazzato uno ad uno i suoi cari davanti ai suoi occhi, di certo non per diventare l’animale domestico di quel volgare Sayan. Era offensivo il solo fatto che avessero osato costringerlo a prendere parte a quella sciocchezza.
Forse avrebbe potuto prendere in considerazione l’idea, in un altro contesto. Poteva quasi essere allettante imbrogliare la scimmia ed accoltellarla alle spalle, una vendetta divertente. Bearsi del suo sguardo spaesato, renderlo cosciente di essersi distrutto con le sue stesse mani, di essere stato morso dal mostro che aveva creduto d’aver addomesticato.
Ma no. Per la possibilità di perdono occorreva la sincerità, e lui mai, neppure di facciata, si sarebbe piegato a chiedere perdono in ginocchio a Son Goku. Neppure il dolce pregustare la vendetta gli avrebbe permesso di inghiottire quell’umiliazione.
Per questa ragione ora si trovava in quella situazione che di positivo aveva solo l’essere per una volta libero da quell’opprimente bozzolo, ad aspettare di parlare con un qualche emissario di Re Enma incaricato di trovare un’anima infernale sinceramente pentita a cui dare una seconda possibilità di vita sotto la guida di Son Goku.
A fare cosa l’avessero chiamato lì, eccetto il godere della ritrovata per quanto temporanea libertà di movimento, in definitiva, Freezer non lo sapeva.
E man mano che si avvicinavano gli emissari di Enma sentiva sempre più insistenti e pressanti i gemiti delle altre anime.
Neppure ascoltare le sciocchezze e gli spergiuri delle altre anime infernali attorno a sé lo divertiva, benché di norma fosse estremamente incline al bearsi delle inutili suppliche di una vita già condannata. No, non era divertente, casomai era umiliante essere posti sul loro stesso piano.
‘Dovevo sopravvivere’, ‘è così che mi hanno allevato’, ‘sono certo che se me ne deste la possibilità potrei diventare una persona migliore, sotto la guida di Son Goku’, ‘sono disgustato delle azioni compiute in vita’. Ormai, aguzzando la propria consapevolezza, poteva sentire frammenti vari di discorso attorno a sé.
Ed in quel lasso di calma il suo essere stato relegato a lungo in quello spazio di Inferno creato appositamente per lui, rinchiuso in un bozzolo ed isolato dagli altri dannati divenne il suo nuovo trono metaforico.
In qualche modo, se ne rese conto deliziato, Lord Freezer era ancora superiore a tutti loro. Un essere più potente, che non sarebbe mai potuto essere contenuto come un’anima dannata comune. Le stesse divinità infernali avevano timore di lui e lo isolavano. Non era come regnare sugli Inferi, non era come avere un sollievo, ma era un qualcosa che aveva delineato un sogghigno sulle sue labbra nero-violacee, un qualcosa che gli aveva dato una sorta di corona da portare con sé nel suo esilio.
No, non sarebbe sottostato a quell’umiliazione pur di respirare nuovamente l’aria del mondo mortale. Sarebbe tornato in cella a testa alta, con una corona di morte sul capo come era giusto che fosse, come era stato in vita; avrebbe fatto ritorno alla sua pena controversa con la rinnovata consapevolezza della propria supremazia in attesa del giorno in cui, finalmente, si sarebbe potuto vendicare della scimmia; avrebbe fatto…
«… con Son Goku. E so di non meritarmi la possibilità di redimere la mia anima sotto la guida di un tale eroe, ma…».
…tutto ma non quello.
Arricciò il labbro superiore in un ringhio muto.
Quanto si presupponeva che durasse, ancora, quell’assurdità?



«Freezer».
Tenne lo sguardo fisso davanti a sé, il collo rigido ed una smorfia sulla bocca femminile, ignorando palesemente il diavolo che l’aveva avvicinato.
«Immagino tu sia stato informato-».
«Immagino tu sia stato informato in merito alle mie opinioni circa questo insulto che mi è stato rivolto» lo interruppe, gelido, e nascose un sorriso deliziato nel vedere l’emissario irrigidirsi leggermente. Oh, che sorpresa, i vigliacchi esistevano anche all’Inferno, allora!
Eppure l’emissario non se ne andò, ma rimase lì. Immobile.
Un momento, dove diavolo erano andati i suoi carcerieri? Non era presupposto che rimanessero fino alla fine con l’anima assegnata? Non che lamentasse la loro assenza, anzi, però…
Fulminò il diavolo con lo sguardo, soffocando quell’orrido presentimento che iniziava a crescergli nel petto. E, maledizione, poteva essere paranoia, ma aveva già avuto prova che il suo presentimento, in fatto di scimmie, fosse drammaticamente efficace.
Ma, non aveva senso… Era… insensato.
«Intendi tediarmi ancora per molto?» sibilò. «Vedi, io decisamente non apprezzo essere…».



«…fissato».
«Ah… oh? Eh…!».
Uh, fu quasi tentato di scimmiottarlo, invece si limitò a scoccargli un’occhiata disgustata mentre l’altro si ritraeva di scatto, grattandosi la testa con una mano.
«Ahahah, scusa, è che non mi aspettavo di incontrati qui» riuscì infine ad articolare la scimmia, prima di scoccargli uno sguardo severo e sospettoso. «Che ci fai qui nell’ufficio di Enma, comunque? Non riesci proprio a startene buono neanche da morto?».
E prima ancora che potesse far notare alla scimmia in tono tranquillo e per nulla isterico che no, non avrebbe mai potuto avere pace finché avesse saputo che la sua disgustosa razza esisteva, ma che , guarda caso, quest’unica volta avrebbe decisamente voluto restarsene in pace, ma era stato disturbato proprio da lui e dalla sua ipocrisia, sentì un colpo di tosse simile al rombo di una frana sopra la testa.
Fulminò con lo sguardo il Giudice infernale che lo guardava – no, sogghignava palesemente soddisfatto, per essere precisi.
«Urca, ne è passato di tempo, eh, Re Enma!» salutò il Sayan alla sua destra, agitando una mano in direzione del sovrano infernale. «Che bello rivederla!».
«Sei riuscito a rimanere vivo a lungo, questa volta, Goku» ridacchiò il Giudice a mo’ di saluto. «Sicuro di voler rischiare la vita in questo modo?».
«In che senso, scusi?» si stupì il Sayan.
Dio, poteva vedere la maligna soddisfazione negli occhi di Enma, come diavolo era possibile che la scimmia non se ne rendesse conto?
«Ricordi di quando, qualche giorno fa, mi hai chiesto di trovare un’anima infernale adatta ad avere una seconda possibilità sulla Terra?».
Goku annuì, dubbioso. «Sì, ma mi ha anche detto che non si può fare perché le anime infernali non hanno diritto ad una seconda possibilità».
«…E tu sei andato a lamentartene con Lord Bills».
Goku sgranò gli occhi. «Non è vero!» esclamò. «Adesso le spiego: vede, Vegeta e io da qualche tempo ci stiamo allenando con l’assistente di Lord Bills, ma a quanto pare il nostro fracasso disturba Lord Bills e non lo fa dormire e così lui ci ha detto di stare alla larga. Anche se poi, che resti fra noi, Whis ha assicurato che, quando fra qualche mese il sonno di Lord Bills diventerà abbastanza profondo, potremo tornare… Comunque, o questo o avrebbe fatto saltare la Terra. E visto che non sapevamo cosa fare se non potevamo più allenarci con Whis – o meglio, io non sapevo cosa fare, Vegeta si è chiuso nella sua camera gravitazionale –, Whis mi ha suggerito di trovare un partner per imparare un altro stile di combattimento o cose simili, così non doveva essere per forza più forte di me… e ha anche detto che sarebbe stato meglio se fosse stato di un altro pianeta, perché Whis crede che faccia bene conoscere altre culture e così… Beh, in sostanza non sapevo dove cercare, così, visto che molti dei miei migliori amici all’inizio sono stati miei nemici e che le anime del Paradiso secondo lui stanno bene dove stanno, Whis mi ha suggerito di cercare all’Inferno. Ha detto che ‘nessuno insegna meglio di chi ha vissuto la storia’. Però non volevo portare un’altra minaccia sulla Terra…».
«…In effetti non ne hai portate poche…».
«…Per questo, visto che lei conosce bene le anime dei morti, le ho chiesto se c’era qualcuno che fosse sinceramente pentito. Così non dovrebbe prendersela troppo, se per un po’ non avrà il suo Ki – Whis dice è meglio fare così, perché secondo lui il pentimento va via in fretta quando si ha la possibilità di rifare l’errore… Che comunque cosa significa? …E, beh, quando lei ha detto che non potevo ho dovuto spiegare a Lord Bills che… che non potevo, ecco».
Enma grugnì. «Beh, sappi che Lord Bills è venuto qui e ha ribaltato i due regni e il mio ufficio».
«Eheheh… mi dispiace» ridacchiò Goku.
Il Giudice lo incenerì con lo sguardo, cosa di cui ovviamente il Sayan non si accorse. Tradotto in parole poteva essere un vago suggerimento circa il cosa farsene, delle sue scuse. «Bene, dato che Lord Bills ha detto, dopo aver fatto a brandelli la mia povera scrivania, che… citando testualmente si sarebbe alquanto contrariato se io non avessi accontentato il suo amico che altrimenti non lo avrebbe lasciato dormire in pace… Ho fatto in modo di trovare qualcuno che facesse, come si suol dire, al caso tuo».
«Ehm… ok» rispose Goku, palesemente senza aver colto il sottointeso vendicativo del suo tono. «Allora grazie! È un sollievo, sa? Avevo anche già chiesto al Drago Shenron di far sì che la prossima anima infernale che si teletrasporti con me sulla Terra torni in vita e abbia il Ki sigillato finché non sarà diventato buono, sarebbe stato un peccato sprecare così dei desideri!».
«Ah, vedo che avevi già fatto tutto anche senza chiedere il mio consenso» osservò in tono secco Enma.
Goku esitò. «Beh, credevo che me lo avrebbe dato…».
«Grazie a Lord Bills» gli rinfacciò il Giudice in tono risentito.
«Eddai, ho già detto che mi dispiace!» esclamò Goku. «Comunque… può, ehm… presentarmi questa anima? Sa’, vorrei allenarmi il prima possibile…».
«Allenarti? Non doveva avere il Ki bloccato finché non… come hai detto? Ah, sì: finché non sarà diventato buono?» ghignò Re Enma.
«Beh, ma se è pentito non ci vorrà tanto!» protestò Goku.
«Non è pentito» lo informò schiettamente Enma dall’alto della sua tristemente nuova scrivania.
Goku sgranò gli occhi ed il suo entusiasmo scemò di botto. «Ma aveva detto…».
«Lord Bills mi ha ordinato di trovarti un anima sinceramente pentita, ma tutte erano bugiarde e non pentite. E così ti ho dato un’anima che, anche se non pentita, per lo meno è stata sincera».
Goku si grattò la nuca, dubbioso. «Oh, beh, non è esatt…».
«Vuoi tornare a lamentarti da Lord Bills, Goku?» sibilò il Giudice. «Ricorda che anche tu morirai, prima o poi!».
Il Sayan sbiancò e scosse vigorosamente la testa. «No, no, nessun problema! A-Anzi, sono curioso di conoscere questo tipo, d-dopotutto è meglio se è sincero, no? Almeno non dice bugie» ridacchiò nervosamente.
«Oh, non preoccuparti Goku, sono sicuro che andrete d’accordo. L’ho scelto proprio come volevate tu e Lord Bills: è potente, è colto, ha viaggiato a lungo e ha visitato moltissimi pianeti e fa parte di una razza molto rara che non avresti mai avuto l’occasione di avvicinare in altro modo. E poi è un genio del combattimento».
Gli occhi del Sayan si illuminarono all’improvviso. «Un genio del combattimento? Davvero?».
«Vedo che l’idea ti entusiasma. Ti ho accontentato?».
Goku annuì energicamente. «Grazie, Re Enma».
«Riferiscilo a Lord Bills, mi raccomando».
«Eddai, non sarà mica arrabbiato…!».
Enma sorrise. «Ma no, figurati…» garantì per poi proseguire in tono decisamente più sbrigativo: «Bene, ho già perso troppo tempo con questa storia, mi stai intralciando la fila ed è ora che tu vada. Tu sei soddisfatto, Lord Bills è soddisfatto, quindi prendi pure il tuo ‘nuovo amico’ e… buona convivenza».
«Ok, allora… Ma, Re Enma?».
«Uh?».
«Dove… dove lo trovo?».
«Non lo vedi? Guardati intorno, Goku. Te l’ho anche già portato qui».
«Qui?» si stupì Goku. «Ma… qui non c’è nessuno! Cioè, ci siamo solo io, lei e Freezer… Io non la vedo un’anima dell’Inferno».
Re Enma sorrise ed inarcò un sopracciglio.
Goku batté le palpebre un attimo e piegò la testa di lato confuso. Poi, con inumana lentezza sia mentale che fisica sbiancò e si voltò verso l’anima dell’Inferno in questione che lo guardava come per dire che no, amici non lo erano affatto – come se ci fosse bisogno di puntualizzarlo. Ma d’altronde la scimmia non si sarebbe venuta a trovare in una situazione simile se non fosse stato per un forte e palese ritardo mentale, quindi…
«C-Cosa…?! Freezer?! Da-Davvero? Eh?! Cioè… EHH?!».
«Goku, va’».
«Ma Re Enma, aspetti…!».
«…E non dimenticare di dire a Lord Bills che ho fatto tutto ad opera d’arte!».








[Oblakom]

Ehm… Ok.
Ok…? No, la storia non è ok, e non lo è neanche la mia testa, però amen. Ognuno fa con ha e io ho una buona dose di pazzia ed una insana passione per Freezer-pacco-sballottato-e-non-voluto. Ohh, beh.
Comunque. One-Shot. Stupida. Molto. Ma spero comunque di essere riuscita a strapparvi un sorriso.
Lasciatemi un commentino se vi va, apprezzo le recensioni sia positive che critiche. E… e niente!
Buona giornata, buon pomeriggio, buona sera o buona notte in base a quel che vi serve, e ci vediamo alla prossima!
Ah, e ragazzi…? Che vi serva di lezione per la vita: a fare i raccomandati finirete per prendervela in quel posto prima o poi, perché non tutti ci stanno – vero, Goku?
«E la sincerità che paga che fine fa?».
No, quella paga, è Freezer che non ha apprezzato il premio, semplicemente.




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