Genere: Commedia
Tipo di coppia: Vvvagamente
shonen-ai
Personaggi: Hanamiya
Makoto, Imayoshi Shouichi
Rating: Verde
Parole: 800+
Note: Torno sul mio fido cavallo di
battaglia, la mia amata ImaHana, seppur con una ff che di “ship” ha ben poco.
… però adoro metterli in situazioni del genere, uffa.
Scritta il: 5/07/2015
18# • Things you
said when you were scared
- Ti sei perso o cosa,
idiota? -
Non è certo il buio a
spaventare Hanamiya Makoto, e nemmeno quelle
sfilacciose ragnatele finte che pendono dal soffitto e che non ingannerebbero
neppure un moccioso. Anzi, a dirla tutta trova il setting
di quella ‘casa infestata’ poco credibile e decisamente
patetico: passa oltre ai “mostri” che sbucano da ogni angolo come se non
esistessero proprio, guardandosi intorno con silenziosa circospezione.
Un
altro vicolo cieco, un altro angolo fatto solo di specchi deformanti.
Non sono neanche i riflessi distorti a mettergli suggestione, o le
registrazioni scricchiolanti che sente provenire da
quello che con un po’ di attenzione riesce ad individuare come un chiarissimo
amplificatore; l’unico motivo della tensione che gli sta facendo venire la
pelle d’oca è il fatto che là dentro, prima, ci sono entrati in due.
Lui, e quel quattrocchi del
cazzo.
- Non fare l’antipatico,
siamo al luna park e non andiamo alla casa infestata? Che, hai paura? -
- No che non ho paura, come
potrei quando frequento direttamente qualcuno mette il
“tu” in “disturbante”? -
- Allora il problema non si
pone, no? Andiamo, andiamo ~! -
E, naturalmente, la prima
cosa che quello ha fatto è stato sparire alla prima svolta.
Stringe i pugni, ancora
nascosti nelle tasche della felpa. Come già detto, non sono gli elementi in sé
di quell’atmosfera mal costruita a farlo tendere come una corda di violino; è
la consapevolezza che lui è la fuori, pronto ad attaccare. E così, ogni
strascicare registrato diventa un possibile indizio
del suo avvicinarsi; ogni spiffero d’aria diventa il suo respiro che gli alita
sul collo; ogni ombra, ogni riflesso, diventa il suo spettro minaccioso che
incombe su di lui. Che poi, anche se fosse, cosa potrebbe fargli?
È totalmente irrazionale e
più forte di lui, ma sebbene ormai stiano innegabilmente insieme
(ammetterlo è sempre più inquietante di qualsiasi
fobia inutile) non ha mai smesso di provare quel terrore di fondo nei suoi
confronti. Perché?! Cosa potrebbe
fargli quel mostro di tanto terribile?! Strangolarlo, accoltellarlo,
spaccargli la testa? Sono tutte cose che gli farebbe
più volentieri lui!
Deglutisce a vuoto,
avanzando oltre una stanza di sole pareti riflettenti. Vedere il proprio stesso
riflesso, anche se distorto, quasi lo rassicura: è il modo migliore per avere
la completa certezza di essere solo, senza nessuno ad attentare alla sua sanità
fisica e mentale.
Ma
basta una fugace ombra fuori posto, e tutti i suoi sensi si allertano come folli.
Un singulto strozzato esce dalla sua gola secca, le
palpebre si sgranano, le pupille cercano furiosamente in ogni angolo l’origine
di quella suggestione.
- Se sei tu smettila, sei
patetico. - la voce si incrina leggermente sull’ultima
parola, ma spera che non se ne sia accorto - Esco senza di te, chiaro? -
Silenzio. Nessuna risposta,
nessun movimento. Adocchia vagamente un cartello
“EXIT” in breve lontananza, e senza più esitare si
dirige verso quella luce di salvezza: una volta fuori non potrà fargli più
nulla, anzi, nel migliore dei casi sarà lui a perdersi in una casa infestata
vuota!
Ma
ogni barlume di speranza si spegne appena sente il vibrare minaccioso di un
passo proprio dietro di sé. Un brivido di terrore si fa
strada lungo la sua spina dorsale, e il gelo della paura a malapena lo fa
voltare quel poco che basta per sbirciare oltre la propria spalla.
Una sagoma emerge
dall’ombra, e due lenti rettangolari sono l’unica cosa che luccica in quella
manifestazione di pura oscurità malefica.
- Dove credi di andare, Hanamiyaaaaaa… ?! -
Un grido incontrollato si fa strada su per la gola secca, dilaniandola mentre le gambe
si muovono da sole verso quella che sembra l’unica possibilità di uscire vivo
da quell’inferno. Sente già il sapore della libertà, la freschezza dell’aria
sulla pelle…
… il dolore lancinante del
proprio muso che si sfracella contro qualcosa… ?
Indietreggia barcollando,
sentendo la coscienza farsi leggera e fluttuante. Eh… ora capisce perché
all’ingresso gli hanno detto di camminare piano e tenere le mani avanti, pensa,
mentre il cervello gli si spegne per qualche secondo.
- Smettila di ridere. Sono
serio, smettila di ridere o ti
ammazzo. -
Parole al vento, visto che sente ancora quel bastardo sogghignare come uno
stronzo.
Sente,
perché quello giustamente si è messo al di fuori dal suo campo visivo. Tenendo
la testa alzata e le dita strette sul setto nasale per impedirsi di morire
dissanguato, d’altronde, non può permettersi di guardarsi intorno più di tanto.
E non è
che gli abbia chiesto scusa, assolutamente. Da dopo quei dieci secondi
di blackout totale in poi, tutto quello che ha raggiunto le sue orecchie è stato il suono insopportabile della sua risata.
Lo trova così divertente? È
sempre stato quello il suo obiettivo della serata, o cosa? Volta gli occhi da
una parte, vedendo finalmente la sua brutta faccia tornare a far parte delle
sue percezioni.
- Dai, mi voglio far
perdonare, vado a prenderti qualcmpphff—… -
Oh, poco furbo da parte sua
mettersi proprio dalla parte della mano ancora libera.
Il pugno è un po’ debole, visto che con la sinistra
non è la sua mano dominante, ma il rumore del naso di Imayoshi
che scricchiola sotto le sue nocche quasi lo distrae dall’umiliazione e dal
dolore.
- Gentilissimo da parte tua
ma no, preferisco fare pari, pezzo di merda. -