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Autore: homuraxmadoka    12/08/2015    1 recensioni
Mentre Rizzoli & Isles stanno lavorando ad un caso, una vicenda del passato della detective torna a turbare la sua vita. Tra azione, battute e conflitti interiori sui loro reciproci sentimenti, Jane e Maura dovranno fare i conti con un nuovo personaggio, che si rivelerà essere un vero e proprio mostro. E la posta in gioco stavolta è altissima. Riusciranno le nostre eroine ad uscirne incolumi ancora una volta?
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Boston era stata colpita da un violento e prolungato temporale primaverile, quella mattina. Le strade allagate ed il traffico congestionato impedirono che Jane arrivasse a lavoro in orario, così presa dalla fretta e da una moltitudine di pensieri, si apprestò a parcheggiare l’auto di ordinanza al di fuori del commissariato. Mentre saliva le scale, noncurante delle gocce di pioggia che le si insinuavano tra i capelli bagnandoli, si chiedeva se Maura fosse già lì. Appena sarebbe riuscita a vederla, aveva pensato di chiederle se voleva interrogare con lei Sophie Grandant; ciò perché la dottoressa si era dimostrata spesso un abile profiler, riuscendo a cogliere da alcuni gesti, o dalla mimica facciale delle persone, cose che queste non dicevano. Ovviamente questa era la motivazione ufficiale, tuttavia, senza nulla togliere alle facoltà intellettuali ed ai meriti lavorativi di Isles, ciò che spingeva realmente Jane a fare ciò, era una motivazione di natura personale: visto che ultimamente, anche a causa della nuova fiamma della dottoressa, il tempo che trascorrevano insieme si era ridotto, quello rappresentava un modo come un altro per poterlo prolungare. Passò dunque svelta dall’'atrio e si diresse presso il suo ufficio, nel quale voleva posare la giacca, per poi andare in laboratorio. Ma la sua attenzione fu improvvisamente catturata da alcune risate provenienti dall’attiguo ufficio di Brooks; la detective vi riconobbe in esse la voce di Maura e sentendo una fitta al cuore, si diede della stupida per quanto aveva osato pensare poco prima. Odiava quella fortissima sensazione di malessere che si impadroniva di lei ogni qualvolta sentiva sorridere così l’amica e non era lei a strapparle quei sorrisi, odiava profondamente persone, cose, situazioni, tutto ciò che si frapponesse tra loro. Si sentì in collera con la dottoressa, con l’uomo che l’altra frequentava, e che per giunta detestava, ma soprattutto con se stessa: cosa aveva da pretendere se non era mai stata sincera con Maura? Avrebbe dovuto aspettarselo che prima o poi l’amica avrebbe avuto bisogno di una storia seria, e lei cosa era stata in grado di fare fino ad ora? Nulla… quindi se c’era qualcuno da biasimare, quella era soltanto se stessa. Una lacrima scese prepotente dai suoi occhi contro la sua volontà, Jane si affrettò ad entrare nel suo ufficio, sperando nessuno la potesse vedere ridotta in quello stato. Maura, che nello stesso istante usciva dall’ufficio di Brooks, scorse invece l’amica: - Buongiorno Jane! - la salutò affettuosamente; per tutta risposta la mora salutò con la mano e sparì. Perplessa, ma anche incuriosita dal comportamento insolitamente schivo dell’altra, fece irruzione nel suo ufficio: - Che succede? - e chiese con apprensione - Nulla, perché? - rispose la detective, tentando di risultare forte e disinvolta. - Ti vedo provata… Sicura che vada tutto bene? - rigirò inconsapevolmente il coltello nella piaga la dottoressa. - Scusami, è che stanotte non ho riposato molto bene… - disse Jane, propinandole la prima scusa che le venne in mente. - Penso di aver mangiato troppi ravioli ieri sera… Così mi sono sentita male! - rafforzò il discorso per risultare maggiormente credibile. Maura cercò con il suo lo sguardo sfuggente dell’altra che, nel frattempo, aveva preso a giocherellare nervosamente con le cicatrici sui palmi delle mani; lo faceva sempre quando era sottoposta ad un forte stress psicoemotivo. Pur intuendo che mentiva, preferì sorvolare a causa di una strana tensione che aleggiava nell’aria. - Sono passata dall’ufficio di Jonathan stamane perché ieri sera avevo dimenticato la mia agenda nella sua auto! - le spiegò dunque la dottoressa tentando di chiarire la sua posizione, anche se non capiva perché, a livello inconscio, ci teneva così tanto a dare quell’ informazione all’amica: non era tenuta a giustificarsi con nessuno delle sue azioni, tanto più che la sua frequentazione con Brooks era una cosa alla luce del sole, eppure perché si sentiva di doversi giustificare? - Ok, non c’è problema! - commentò l’altra. - In realtà ti cercavo anche perché volevo proporti di andare a prendere una birra insieme oggi pomeriggio… E’ da un po’ che non lo facciamo e mi manca… - parlò nuovamente Maura, facendo appello a tutto il coraggio che possedeva. La detective trasalì: com’era possibile che l’amica avesse avuto la stessa idea, nello stesso momento, di trascorrere un po’ di tempo insieme per recuperare quello perduto? Tutto sommato però, non era poi così importante il come, ma il fatto che Maura, così come lei del resto, avesse ancora voglia di trascorrere del tempo insieme, come ai bei vecchi tempi. - Contaci! - rispose quindi con un sorriso disteso e sereno. Maura di rimando, le sorrise dolcemente, ma la cartellina blu tra le sue mani la richiamò al dovere: - Ah, per quanto riguarda il caso ti volevo anche informare che sul cadavere di Smith ho rinvenuto tracce organiche con un DNA differente dal suo... -disse porgendo la cartellina alla detective. - Abbiamo già riscontri sul database? - - No purtroppo… - - Troppo bello per essere vero… - sbottò l’altra. Maura le si portò alle spalle, poggiò le mani su di esse poi le sussurrò: - Oggi sei nervosa… Hai le spalle tese e i muscoli della mandibola contratti… Lascia che ti rimetta in sesto: conosco una tecnica shiatsu che è un vero toccasana! - E cominciò a massaggiare con ritmi, cadenze e tocchi alternati. Jane, dapprima diffidente ed irrigidita, si lasciò sempre più trasportare da quel tocco, fino a rilassarsi completamente appoggiandole il capo sul grembo. - Vedi, il massaggio shiatsu è una tecnica manuale basata principalmente sulle pressioni effettuate con i pollici, le dita, i palmi delle mani. Questo permette, entrando in contatto con il tuo livello energetico più profondo, di conseguenza con tutti gli aspetti della tua realtà, di risvegliare la tua forza di autoguarigione…. - la parole di Maura conciliavano il rilassamento di Jane come quando una mamma, per far addormentare il suo piccolo, gli canta una dolce ninna nanna. Abbandonandosi alle sue cure tutte le tensioni si dissolsero come se quei pollici, distendendole, tendessero ad assottigliarle fino a farle sparire. - Potrei anche sposarti… - sussurrò Jane, che sgombera da qualsiasi pensiero, senza alcun freno inibitorio, riusciva adesso a connettersi con la parte più profonda di se. - Cosa? - replicò incredula Maura arrossendo, ed intanto il cuore le galoppava nel petto. Jane però restò in silenzio, assaporando pace e tranquillità; era calma, in pace col mondo; distesa… Almeno finché il cellulare inizio a vibrare continuamente, costringendola a ritornare alla realtà. Jane aprì gli occhi ed afferrò il telefono: - E’ Korsak. Ha parlato con la moglie di Smith… Dice che non ne ha denunciato la scomparsa perché aveva detto che sarebbe stato qualche giorno fuori città per lavoro… - - Non ho neppure finito di farti il massaggio che già parli di nuovo di lavoro? - le strizzò l’occhio Maura sorridendole. - Ah guarda: fosse stato per me avresti anche potuto continuare finché non ti si anchilosavano le dita, ma purtroppo il dovere ci chiama! - disse Jane. - Per caso ti ricordi cosa hai detto mentre ti massaggiavo? - domandò timidamente Maura, sperando in una risposta dell’altra. - Ho parlato? Non ricordo… - replicò invece la detective. - Lo immaginavo… - sussurrò con un pizzico di delusione la dottoressa, recuperando la sua borsa. - Allora ci vediamo più tardi? - chiese prima di andare. - Certo! Solita ora, solito posto! - le sorrise Jane, che rimase a fissare imbambolata il punto in cui fino a pochi istanti prima aveva sostato Maura, anche dopo che la porta si richiuse. Jane era seduta al tavolo del Dirty robber e aspettava di essere raggiunta dall’amica. I suoi pensieri, come al solito, non la lasciavano in pace: troppo chiassosi, frenetici, mutevoli… Non riusciva proprio a stargli dietro. Cercando di scacciarli dalla mente, la detective provò a distrarsi guardando al di fuori della vetrata attigua al tavolino, sperando che qualcosa potesse incuriosirla od attirare la sua attenzione, cosicché non fosse sempre costretta a pensare a Maura e alla sua personale incapacità di esternare in maniera univoca e diretta i suoi sentimenti. La sua idea di distrarsi però, fallì miseramente nel momento in cui vide Maura e il suo corteggiatore al di fuori del locale, che si salutavano molto affettuosamente prima di separarsi. Lo stesso impeto di rabbia, mista a gelosia di quella mattina, si impossessò nuovamente di lei: diede un pugno sul tavolo ed imprecò, quindi cercò di recuperare il suo autocontrollo, giusto nel momento in cui Maura si sedette di fronte a lei. - Ecco la tua birra! - disse sorridente l’altra, porgendole una bottiglia di “ nastro azzurro ”, la birra italiana che Jane preferiva. - Grazie… - si limitò a dirle la detective e tracannò avidamente in un sol sorso gran parte della birra. - Ehi, mica avevi sete? - scherzò la dottoressa sorseggiando la bevanda a sua volta. - Allora? Come va con lui? - parlò senza tanti giri di parole la mora. - Bene, bene! La conoscenza procede, stiamo facendo qualche progetto, magari nelle prossime festività andremo da qualche parte insieme… - rispose l’altra, anche se quella domanda a bruciapelo l’aveva un po’ spiazzata. - Bene, sono contenta… Ma è il caso che andiate via insieme? - - Jane, tu non sei contenta! Te lo si legge in faccia! - le rinfacciò la dottoressa. La detective la fissò dritta negli occhi, non batté ciglio, ne tantomeno cercò di difendersi dall’accusa. - Lascia che ti dica una cosa allora: è naturale che due persone che si frequentano prima o poi facciano viaggi insieme! - replicò Maura. - Non è la persona giusta per te… - concluse Jane. - E Casey è la persona giusta per te? - sbottò l’altra rivelando la sua gelosia nei riguardi del militare. - Mi spiace ma penso che Brooks sia centinaia di volte migliore di Casey come uomo! E’ presente, premuroso, affettuoso, ha voglia di esserci, di interessarsi a me, di fare progetti con me! Il tuo fantomatico fidanzato fa tutto questo!?! No! Perché pensa solo alla sua maledetta carriera! E’ talmente egoista da partire per l’Afganistan per dei mesi senza preoccuparsi di prendersi cura della donna che dice di amare! Solo ogni tanto ti fa sentire parte della sua vita e solo quando ne ha voglia ti manda quelle poche e scarne e-mail, ma pensi che questo alla lunga possa bastare a mandare avanti una relazione!?! - continuò Maura, rivelando per la prima volta apertamente, l’ostilità nei confronti di un uomo sul cui conto forse non aveva tutti i torti. Quelle parole colpirono profondamente e duramente Jane, che fece per controbattere, ma presa da un dubbio improvviso, si arrestò: e se il discorso che Maura aveva fatto per Casey valesse anche per lei? Se in un qualche modo stesse riferendosi anche a lei, alla sua mancanza di coraggio e al suo eccessivo attaccamento al lavoro che le impedivano di intrattenere relazioni stabili e durature? Che le impedivano di vedere le cose essenziali della vita? - E comunque ti ripeto che la mia è una frequentazione soltanto! Quindi non capisco perché ti agiti tanto!- concluse infastidita dalle paranoie della mora. - Io non dico che tu devi restare single a vita. Mi chiedo soltanto perché tra tutte le possibili frequentazioni che tu potessi avviare, dovevi considerare proprio Jonathan Brooks? - ribatté Jane. - E perché non dovrei? E’ un bell’uomo, intelligente, gentile, educato… Non mi sembrano mica requisiti da scartare! - - E’ un poliziotto! - - Oh, scusami, dimenticavo di star parlando con la grande chef di nouvelle cousine! - ironizzò Maura. - Prima di essere un poliziotto io sono la tua migliore amica! Tu sei parte della mia famiglia! Sei parte di… Nulla, lascia perdere!- si interruppe Jane. - Cos’hai contro John? Possibile che tu, la mia migliore amica, non sia felice per me? - - Maura sai bene che vederti felice è la sola cosa che chiedo alla vita, ma Brooks non è il tipo di persona che alla lunga può renderti felice! - - Dici sul serio o parli solo in preda alla gelosia? - - Gelosa? E di cosa? - arrossì violentemente Jane. - Davvero non capisco, allora! - rispose l’altra delusa e ferita. - Ascoltami bene, Maura! Sai benissimo che non mi sono mai intromessa nella tua vita e nelle tue decisioni; non ti ho mai imposto nulla, i miei consigli sono rimasti sempre e solo tali. Ti ho visto soffrire per la tua famiglia, poi per ogni volta che uno stronzo qualsiasi ti ha lasciata. Ho sempre fatto di tutto per tirarti su il morale e per starti accanto in quei momenti. Ma stavolta è diverso! Se pensi che il tuo benessere non mi stia a cuore soltanto perché ti sto sconsigliando una relazione, sbagli di grosso! Anziché criticarmi, perché non inizi a porti anche tu qualche domanda su chi sia realmente quest’uomo? - - Dimmelo tu, che sai sempre tutto! Che cos’ha di sbagliato? - - E’ un meschino opportunista ed ipocrita. Un uomo senza scrupoli, un calcolatore, un manipolatore ed inoltre un poliziotto dalla dubbia integrità morale! - - Questo è ciò che dici! - - Questo è ciò che è! Ti rendi conto che in questo momento tu non ti stai fidando di me? - disse offesa Jane. - Non si tratta di mancanza di fiducia! Dico solo che il tuo odio è incomprensibile! - - Incomprensibile? Oh certo, in fondo ha solo tentato di farmi fuori perché gli ero passata avanti in graduatoria durante il concorso per diventare detective capo della omicidi qui a Boston… Ma cosa vuoi che sia! - ironizzò la mora. - Lo dicono tutti che è stato solo un incidente! Ho controllato personalmente quei fascicoli e perfino Korsak è tranquillo! - disse Maura, dandole ad intendere che non era una sprovveduta e che aveva preso informazioni sul tizio prima di frequentarlo. Quindi tagliò corto: - Comunque ho deciso che continuerò questa frequentazione! Con o senza il tuo benestare! - - La vita è tua, Maura. Io ho fatto ciò che sentivo di dover fare. Spero soltanto, come dici tu, di starmi sbagliando sul suo conto! - - Secondo me stai esagerando! Hai lavorato tanto in questo periodo, vedi morti, cospirazioni e scene del crimine ovunque! Consiglio anche a te un viaggio nelle festività! - la provocò la dottoressa. - Va bene Maura. Da oggi questa faccenda non è più affare mio! - disse furiosa Jane. - Perfetto! - rispose seccata l’altra, alzandosi e lanciando i soldi della consumazione sul tavolo, sotto uno sguardo perplesso della mora. - Bevi alla mia: stasera offro io! - disse e se ne andò.
  
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