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Autore: Robigna88    13/08/2015    1 recensioni
MEGA CROSSOVER TRA Supernatural/The Originals/The Vampire Diaries/Constantine
Quando Elijah viene rapito da sua madre, Esther, e Mikael torna di nuovo dal regno dei morti intenzionato ad eliminare Niklaus, quest'ultimo, come il minore dei Winchester, sa non gli resta altro da fare che chiamare i rinforzi.
Quando Dean diventa Demon-Dean, Cass sta per esaurire la sua grazia e Sam si ritrova da solo nel momento peggiore della sua vita, sa che c'è solo una persona che può aiutarlo.
I rinforzi hanno due begli occhi nocciola, le fossette sulle guance, un caratterino per nulla facile e si chiamano Allison Morgan.
Riuscirà Allison ad aiutare la famiglia degli Originali e la famiglia dei cacciatori? E quanto la sua presenza peserà sui vari equilibri?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
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19.

 

 

 

 

Allison, non potresti prendertela comoda almeno per un paio di ore? Ti sei svegliata due giorni fa dopo parecchie settimane di coma. Non credi…”

“Non era un coma, Sam. Era una dannata dimensione alternativa. Mio fratello ha pensato bene di spedirmici tramite un colpo in testa così, mentre io ero impegnata a capire come cazzo uscirne, lui poteva fare tutto… tutto questo.” Allison interruppe Sam e allargò le braccia indicando il caos che regnava dentro casa di Victor.

Matt non aveva toccato l’esterno, fissato com’era con il mantenere le apparenze… la facciata era perfetta, forse ancora meglio di com’era prima che lui arrivasse all’interno e distruggesse tutto sul suo cammino.

Mentre Allison si crogiolava su un prato mosso dal vento nella sua stessa testa, sorridendo a Mason Lockwood, parlando con Bobby, abbracciando suo nonno e minacciando Crowley, il suo dannato – nel vero senso del termine – fratello faceva a pezzi la vita dell’uomo che l’aveva cresciuta come una figlia, che l’aveva amata come tale. E amarla gli era costato la sua vera figlia e la donna che amava.

Allison non era ancora certa di come suo fratello fosse tornato, ma era certa che fosse opera di Finn Mikaelson, ragion per cui lui era sulla sua personale lista di vendette, dritto in cima, quasi in parità con Matt.

Prima però, aveva cose più importanti di cui occuparsi, come tirare fuori dal baratro Victor, sperando di tirarlo fuori prima che la bottiglia di wiscky che si portava sempre dietro da oramai ventiquattro ore lo portasse ancora più a fondo in quel buco nero di dolore che sembrava averlo inghiottito. E preparare il funerale di Lily. Non c’era nulla che potesse fare per riportare lei o la bambina indietro… il minimo che poteva fare era pagare per tutte le spese del funerale e per tutto quello di cui la sua famiglia avrebbe avuto bisogno nei giorni a venire. I soldi non avrebbero sistemato le cose, lo sapeva, ma era tutto quello che poteva fare… almeno fin quando non avrebbe trovato Matt. Poi lo avrebbe ucciso. La sua morte non avrebbe cambiato quello che era successo, ma sarebbe stata fatta giustizia.

“Non provarci,” le disse Sam tirandola fuori dai suoi pensieri. “Non provare a darti la colpa per quello che è successo. Non è stata colpa tua.”

“Sì lo è stata. Anni fa avevo la possibilità di farla finita sul serio ma non l’ho fatto. Non ho bruciato il suo corpo ed era logico che uno dei miei tanti nemici avrebbe trovato il modo di usare la cosa a mio totale svantaggio.”

Allison… non potevi sapere che sarebbe successa una cosa del genere. Anche se avessi bruciato il corpo, magari sarebbe successo lo stesso. Avrebbero trovato un altro corpo pronto ad ospitarlo e sarebbe comunque tornato.”

“Probabile,” rispose Allison cercando di mettere un po’ di ordine in quel posto, pensando che magari sarebbe stato meglio comprare un tappeto per nascondere quegli aloni di sangue che proprio non ne avevano voluto sapere di andare via, nonostante avesse strofinato con tutte le sue forze per ore. “Ma un altro corpo non gli avrebbe dato i vantaggi che il suo offre Sam. Apprezzo che tu voglia provare a farmi sentire meglio, ma non devi addolcirmi la pillola, non a me. Sai che non funziona.”

Sam annuì aiutandola a spostare delle cose. “E come posso aiutarti allora?”

Allison abbozzò un sorriso amaro. “Hai una macchina del tempo per caso?”

“Temo di no.”

“Lo immaginavo,” la donna si passò una mano sul viso. “Allora per ora puoi aiutarmi a mettere in ordine e poi magari ad organizzare il funerale.”

“Tu non metterai bocca sul funerale di Lily!” tuonò Victor arrivato alle loro spalle.

Allison sobbalzò e si voltò a guardarlo, in quegli occhi dentro i quali si aspettava di leggere vuoto e tristezza c’era invece una furia tutta destinata a lei. Un bene, che non si fosse perso del tutto dentro se stesso… un male perché quella rabbia lei la conosceva perfettamente e non avrebbe portato a nulla di buono.

“Victor, ti prego…” provò a dire. Ma lui la interruppe indietreggiando di qualche passo ogni volta che lei avanzava.

“Questa casa dovrebbe essere decorata per l’arrivo di mia figlia e invece è decorata della morte dell’amore della mia vita. Ed è tutta colpa tua.”

La donna deglutì a vuoto ma accolse il colpo senza neppure provare a difendersi. Sapeva che un fiume di parole, brutte parole, prima o poi l’avrebbero colpita ma non se la sentiva di alzare la testa e difendersi. Non quella volta.

“Tu,” continuò l’uomo. “Porti morte e distruzione ovunque tu vada. Non voglio vederti al funerale di Lily e di nostra figlia, anzi non voglio vederti mai più.”

“Victor,” intervenne Sam.

Ma Allison lo bloccò alzando una mano. Gli fece un cenno con il capo mentre le lacrime minacciavano di bagnarle il viso e prese la sua giacca pronta a lasciare la casa. Ma c’era una cosa che doveva dire, una cosa prima di uscire. Ce l’aveva sulla punta della lingua, impossibile da trattenere perché era fatta della stessa rabbia chiusa dentro gli occhi di Victor.

“Io vendicherò Lily. Le vendicherò entrambe, stai certo di questo.”

Victor rise, una risata nervosa, piena di tristezza. Poi la fissò con uno sguardo glaciale.

“E credi che questo mi faccia sentire meglio?” le chiese prima di voltarsi per ritornare nella sua stanza. “Sam può restare, ma tu… ti voglio fuori da casa mia.”

Allison non disse nulla. Però uscì di casa.

 

 

 

 

****

 

 

 

 

“Dammene un altro per favore,” Allison fece scivolare una banconota da cento dollari sul bancone mentre il barman le riempiva il bicchiere. Il cartello con su scritto in questo bar si beve responsabilmente le stava davanti agli occhi, rosso su bianco e la faceva ridere. O forse era l’alcool a farla ridere in quel modo. Pensò che se avesse dato al tizio un altro bigliettone quella targa sarebbe andata a farsi fottere nel fondo di qualche cassetto.

“Non ti hanno mai detto che non si beve da soli? Sempre meglio farlo in compagnia.”

Klaus si mise a sedere accanto a lei e le prese il bicchierino dalle mani. Lei non provò nemmeno a protestare, si mise invece in bocca una manciata di noccioline consapevole che mai e poi mai sarebbero riuscite ad assorbire nemmeno un po’ della tequila che si era scolata nell’ultima ora. La testa le scoppiava già e non era sicura che stesse accadendo davvero, ma era quasi certa che il bancone ondeggiasse davanti ai suoi occhi.

Lasciò cadere la testa su quel legno bagnato e stese il braccio facendolo scivolare sotto il capo, come un cuscino. Le tornò alla mente il giorno in cui aveva trascorso qualche ora in quello stato, anche se in un bar diverso, in compagnia di un altro Mikaelson. Era a Mystic Falls e anche allora qualcosa di terribile era successo. Anche se non ricordava esattamente cosa.

Mystic Falls è una città che mi porta davvero sfortuna” mormorò mentre si rimetteva dritta.

L’ibrido annuì prendendo a sua volta qualche nocciolina, poi incrociò le mani sul bancone sicuro che Allison non avesse ancora finito di dar fiato alla bocca in quel momento di sfogo.

E infatti, dopo qualche secondo lei parlò di nuovo.

“Credi che potresti trasformarmi in un vampiro?” sussurrò guardandosi intorno. La cacciatrice dentro di lei prendeva il sopravvento sull’alcool.

“Suppongo che potrei farlo” le disse lui. “Ma non credevo che ti interessasse la vita eterna.”

“La vita eterna?” fece eco lei. “No no, amico mio” gli diede una pacca sulla spalla. “Voglio solo sbronzarmi in pace, almeno una sola volta senza che la mia testa inizi a fare male dopo il terzo bicchiere di tequila. E poi potrai uccidermi se vuoi.”

“Certo,” la assecondò Klaus.

“Però pensaci…” riprese Allison dopo qualche secondo di silenzio. “Non è strano che io mi ubriachi così facilmente? Cazzo! Sono una cacciatrice di mostri, sono una tosta, non dovrei iniziare ad avere la nausea così presto quando decido di ubriacarmi. Voglio dire… io lavoro sodo. Sono un eroe, salvo la gente. Non dovrei avere diritto ad una sbronza senza troppi drammi?”

“Dovresti” le disse Klaus afferrandola giusto in tempo mentre lei provava ad alzarsi, sbandando,  dallo sgabello. “Magari la prossima volta potresti cominciare con qualcosa di più leggero della tequila, così ti ubriacheresti più lentamente.”

“Ah!” esclamò Allison prendendogli il viso tra le mani. “Sei un genio del male. O solo un genio, scegli tu. Ma non starmi troppo intorno, io porto morte e distruzione ovunque vada.”

Klaus rise. “Ricordi con chi stai parlando?”

“Giusto. Tu sei l’Ibrido cattivo… nessuno sopravvive al tuo passaggio. Ma io lo so… lo so. So che tu non sei cattivo. Sei solo tanto triste, te lo si legge negli occhi. Tuo padre non ti ha mai voluto bene e tua madre… beh di sicuro non si merita il premio miglior madre dell’anno" Allison gli accarezzò i capelli lentamente, senza staccare gli occhi da quello sguardo chiaro e triste sul viso del vampiro. “E i tuoi fratelli ti giudicano continuamente. Sì, hai fatto delle scelte discutibili è vero. E spesso uccidi senza motivo… ma è perché tu riesci a vedere il quadro completo Klaus. Tu lo sai da sempre… sai da sempre che a volte bisogna fare cose discutibili per un bene superiore.”

“Il tuo punto di vista è decisamente… unico dolcezza. Ma non sono sicuro che sia del tutto esatto, purtroppo.”

Allison rise, senza motivo. A parte l’acool. “Sei carino sai? Non ci avevo mai fatto davvero caso, ma sei davvero carino. E tu mi trovi carina?”

Klaus si alzò di scatto, ma elegantemente. Le mani di Allison le crollarono lungo i fianchi, lui invece le strinse il viso tra le sue facendo vagare lo sguardo su ogni angolo di quel volto.

“Sei più che carina,” le sussurrò. “Sei bellissima, e coraggiosa e forte. La donna più forte che io abbia mai conosciuto e credimi quando ti dico che ho conosciuto un notevole numero di donne nella mia vita. Ma tu sei speciale, lo sei sempre stata. Ed è per questo che so che ce la farai, ad uscire da questo vuoto, da questo senso di colpa che ti sta divorando dentro in questo momento.”

Allison sentì che alcune lacrime le stavano scivolando lente sulle guance, ma non si mosse di un millimetro, lasciando che fosse il pollice di Klaus ad asciugarle dolcemente.

“La sua intera famiglia è morta, ed è tutta colpa mia” mormorò con una voce talmente sussurrata che un normale essere umano forse non sarebbe riuscito a sentire chiaramente.

“La donna che amava e un’innocente creatura che non aveva ancora avuto la fortuna di vedere questo spettacolare mondo sono morte” le disse Klaus. “Ma Victor non ha perso la sua intera famiglia. Tu sei ancora qui.”

“Lui mi odia.”

“Lui odia il mondo intero in questo momento. Sì, forse è arrabbiato con te, ma fai in modo di essere accanto a lui quando sarà pronto a farsi aiutare, perché quando tenderà la mano per essere afferrato la tua sarà l’unica che vorrà stringere.”

Allison annuì, le lacrime le accarezzarono le labbra e Klaus le asciugò con un bacio leggero e breve che non aveva nulla di romantico né di passionale, né di erotico. Era solo dolcezza e amicizia. Lei chiuse gli occhi abbandonandosi al corpo forte dell’Ibrido. Aveva bevuto tanto, ma sentì con una lucidità incredibile quelle braccia stringerla. Una sensazione di calma e sicurezza le scaldò il cuore più di quanto la tequila era stata capace di fare.

 

 

 

 

****

 

 

 

 

Il funerale ebbe luogo in una delle più belle chiese della città. Un coro gospel aveva cantato una versione straziante ma bellissima dell’Ave Maria. Erano state versate lacrime a non finire, qualcuno aveva quasi perso i sensi, molti avevano perso la voce mentre si alternavano sul grande altare per raccontare vari aneddoti su Lily.

Allison era rimasta in disparte, filandosela prima che la folla lasciasse la chiesa per raggiungere il cimitero e poi prima che i partecipanti si disperdessero dopo la sepoltura. Nonostante Victor le avesse chiesto di stare fuori dall’organizzazione del funerale, si era premurata di far preparare la casa per il piccolo ricevimento che era seguito. All’arrabbiatura di Victor avrebbe pensato dopo. Però era rimasta lontana. Almeno quello glielo doveva.

“Stai bene?” la voce di Castiel le arrivò quasi ovattata.

Allison si limitò ad annuire mentre si alzava dal divano, lisciandosi la gonna nera per riflesso.

“Vado a riposare un po’. Chiamami se serve qualcosa” mormorò mentre lui la seguiva con gli occhi.

Sapeva che Castiel sapeva che non stava bene, ma sapeva anche che non c’era nulla che potesse chiedergli di fare per farla sentire meglio. Quando dopo qualche minuto poggiò la testa sul cuscino sperò che la stanchezza avesse la meglio.

Chissà, magari una volta sveglia si sarebbe accorta che era stato tutto un incubo.

 

 

 

 

 

   
 
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