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Autore: Letizia25    13/08/2015    1 recensioni
«Com’è la vita?»
«La vita è bellissima già per il semplice fatto di esistere, per il fatto di poter dire: “Sono parte di qualcosa di meraviglioso”. Perché la vita è bellissima, nonostante tutti i problemi che possano presentarsi durante il cammino. La vita è un continuo cadere e rialzarsi, a volte da soli, a volte grazie agli altri. La vita è colore, è quell’unico arcobaleno che, qualche volta, comprende anche il nero. La vita è scoprire, emozionarsi, piangere, ridere, soffrire. La vita è originalità, è unica. La vita è pazzia pura.»
*
«Ti prego Ashton, insegnami a vivere!»
«Ma non so come si fa.»
«Allora lo capiremo insieme.»
*
Il destino si divertirà a far incontrare due mondi apparentemente diversi, ma accomunati da tante, troppe cose. Due ragazzi si si ritroveranno a lottare insieme contro qualcosa che all’apparenza sembra impossibile da affrontare. Ma poi l'amore si mette in mette in mezzo.
E sarà proprio l’amore ad aiutarli a superare qualsiasi cosa, insieme.
*
Una storia che parla di quanto sia importante vivere al massimo ogni singolo giorno che ci è dato da vivere, perché la vita è una sola e non va sprecata, mai.
*
Trailer: http://youtu.be/1rNyxp_yUAI
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sto scrivendo una storia a 4 mani con Nameless_Sam, una mia amica :).
Si chiama Can you keep me safe tonight? e la trovate sul suo profilo.
Se avete voglia di andare a leggere e farci sapere cosa ne pensate, ci fareste felicissime, sul serio!
Vi lascio il link del trailer (https://www.youtube.com/watch?v=6SIgzZVoKfs) e della storia (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3192273&i=1). 
Buona lettura!


22.
Famiglia
 
 

«Dai ragazzi, chi ha finito le patatine?» esclamò Luke cercando almeno un sacchetto rimasto integro e pieno, mentre gli altri ridevano divertiti dalla sua espressione contrariata.
«Che vuoi che sia, Luke?» chiese Calum, attirando l’attenzione del biondo e lanciandogli addosso uno dei tanti pacchetti ancora interi che lui e gli altri nascondevano dietro alle spalle, giusto per fare uno scherzo al loro amico. Amico che sospirò e scosse la testa divertito – perché avrebbe dovuto immaginarsi un comportamento simile da parte dei suoi migliori amici – per poi sedersi accanto a Nathalie e lasciarle un dolcissimo bacio sulle labbra, a cui lei rispose subito, senza pensarci neppure una volta.
«Mamma mia, quanto zucchero c’è nell’aria!» commentò Michael, fintamente disgustato. Tara però lo riprese subito, tirandogli un pugno sulla coscia che lo fece sussultare e fece ridere il resto del gruppo. Perché, tra loro due, era sempre la bionda quella che riusciva ad avere sempre ragione, in un modo o nell’altro.
«Ma che cavolo, perché ogni volta devi sempre–?» fece per chiedere il ragazzo dai capelli colorati; ma la ragazza lo interruppe subito, facendo incontrare le loro labbra per un istante.
Elen sorrise a vedere i suoi amici comportarsi così. E rabbrividì pure, quando le labbra di Calum andarono a posarsi sulla sua spalla, facendole battere il cuore talmente forte nel petto che pareva volerne uscire.
«Smettila!» gli disse, divertita, beccandosi una linguaccia da parte del moro, che «Dai, tanto lo sappiamo entrambi che ti piace.» le sussurrò piano, facendola arrossire.
 
Tutto questo succedeva con Ashton che era accanto a loro fisicamente, ma mentalmente era da tutt’altra parte, con i suoi occhi dorati – preoccupati come non mai – che cercavano di non perdere di vista Kay neppure per un secondo; lei, che continuava a passeggiare in riva al mare, sola, silenziosa, con gli occhi stanchi e così distanti che lui aveva troppa paura di vederla cadere di nuovo.
Erano passati due mesi da quel pomeriggio, da quando lei si era aperta del tutto con lui, raccontandogli la sua vita, portandolo nel suo mondo, nel suo cuore quasi totalmente distrutto. Quel cuore che lui, da quel giorno, si era preoccupato di guarire; si era impegnato per cancellare pure il ricordo di quelle cicatrici che non poteva sopportare su quell’anima troppo debole per farcela da sola.
Perché Ashton lo sapeva bene, sapeva quanto fosse difficile per Kay riuscire a superare tutto quello che aveva passato. Dopotutto, lei aveva ripreso in mano la sua vita da troppo poco tempo per essere in grado di gestirla e per resistere ai colpi che le venivano inferti senza mezze misure.
Per questo lui non l’aveva mai lasciata da sola in tutti quei mesi, ogni momento libero che aveva cercava di passarlo con lei, pur di non farla pensare, pur di farla divertire. Ma era difficile, era davvero difficile. Perché, nonostante i suoi sforzi, Kay spesso ripiombava in quel buio da cui qualche volta entrambi facevano fatica a farla uscire. Perché lei ci provava con tutte le sue forze a rimanere a galla, a non affondare di nuovo, eppure a volte cadeva, quando il dolore ed i ricordi diventavano più forti e facevano più male di prima.
«Ash?» lo richiamò Tara ad un tratto, interrompendo il filo dei suoi pensieri ed attirando la sua attenzione.
«Ehi.» la salutò lui, la voce stanca, il tono distratto, gli occhi che ancora vigilavano su Kay.
«Irwin, guardami.» continuò la bionda, mostrando tutta la sua preoccupazione con quelle due semplici parole che riuscirono nel loro intentò. E non appena gli occhi dei due ragazzi si incontrarono, lei sorrise, perché adesso sapeva chi dei suoi migliori amici avesse davvero bisogno aiuto. E non era Ashton.
«Vai da lei, ha bisogno di te.» gli disse ancora, dandogli un lieve pugno sulla spalla per incitarlo, ricevendo un bacio sulla fronte in risposta da quel ragazzo che, in pochissimo tempo, era tornato ad essere una delle persone più importanti della sua vita, per cui Tara avrebbe fatto qualsiasi cosa. Perché lui – come Kay - meritava tutta la felicità del mondo.
«Grazie.» rispose il riccio, e si incamminò con calma verso la sua ragazza.
Voleva aiutarla, voleva farla stare bene. Ad ogni costo.
 
Kay di preciso non sapeva da quanto tempo stesse camminando sul bagnasciuga, i piedi nudi a contatto con la sabbia sottile e l'acqua fresca del mare, la testa piena di così tante cose, il cuore ancora scosso per tutto quello che le stava accadendo, per ogni cosa che stava vivendo.
Spostò i suoi occhi scuri sulla distesa scura di acqua salata davanti a lei e sospirò stanca.
Erano passati quattro mesi da quando Ashton e lei stavano insieme. E Kay era certa che cosa più bella di quella al mondo non potesse esistere. Con Ashton, finalmente tutto andava bene. C'era luce nella sua vita, quella luce potente di quella fiamma che ogni persona ha dentro da sempre e che finalmente in lei si era svegliata. Una luce bellissima e dolce, che le faceva vedere ogni cosa in modo diverso; la faceva vivere.
Ma erano anche passati due mesi da quando aveva volontariamente riaperto le porte sul suo passato ed aveva mostrato ad Ashton tutta la sua vita. E da quel momento, tutti i ricordi erano tornati in superficie, ed ogni volta che le si ripresentavano nella testa e nel cuore facevano sempre più male.
Ricordi legati a suo padre, a sua madre, a quella vita di prima che tanto amava ma che era presto crollata su se stessa a causa del gioco del destino, rivelando quanto tutto fosse fragile, quanto tutto fosse piccolo rispetto a quel grande disegno che nessuno avrebbe mai conosciuto.
Ricordi che per lei – dopo Ashton, i suoi amici e quello che restava della sua famiglia – erano ciò che più importava al mondo. Non avrebbe mai permesso a nessuno di portarglieli via. Perché, nonostante il dolore, Kay stava imparando passo dopo passo a vivere insieme alla nostalgia, abituandosi ogni giorno un poco di più a quella mancanza che solo Ashton era riuscito a colmare senza rendersene conto davvero.
L'unico ricordo che mai avrebbe potuto togliersi dal cuore sarebbe sempre stato quello di sua madre. Di quella donna a cui tanto somigliava – tranne che per gli occhi color cioccolato, dono del padre – e con cui era riuscita a costruire un rapporto vero e duraturo solo in quegli ultimi nove mesi.
Quegli stessi nove mesi durante i quali aveva avuto modo di conoscere Ashton a fondo, fino ad arrivare al punto di innamorarsene senza alcun limite.
E si ritrovò a sorride, Kay; perché le sembrava davvero strano il fatto che ogni cosa buona della sua vita derivasse da quello che poteva considerare il suo ragazzo, dopo già quattro mesi. Quattro mesi. E ancora non riusciva a crederci, a capacitarsene; non riusciva a capire come mai uno come lui avesse scelto proprio lei, il più grande casino sulla faccia della terra. Non lo sapeva, la mora, e non aveva la benché minima intenzione di scoprirlo. Le bastava sapere che lui era con lei e ci sarebbe stato, per un tempo che – lei sperava con tutto il cuore – potesse durare il più a lungo possibile.
Sospirò di nuovo, rincuorandosi un poco nell’accorgersi che la nostalgia e quel dolore sordo che non le davano mai tregua da due mesi si erano placati, almeno per il momento. Un momento che Kay non avrebbe esitato a godersi in pieno. Se non fosse stato per due mani grandi dalle dita affusolate e lunghe che le si posarono sugli occhi impedendole di vedere e facendole prendere un colpo per la sorpresa, preceduti da una risata che la mora non avrebbe potuto non riconoscere.
Quella risata che – fin dal primo istante che l’aveva sentita – le era sembrata da subito la melodia stessa del mondo, la musica della terra, quella sinfonia che dà allegria e dona vita a chiunque. Era strano. Eppure era così, era quello che – chi più, chi meno – pensavano tutti, Kay in primo luogo. La risata di Ashton era la cosa più bella da ascoltare, così allegra, vivace, così viva che riusciva a trasmettere gioia a chiunque stesse attorno a lui. Quella risata era pura magia, e Kay avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere l’allegria e la felicità di Ashton; era il minimo che potesse fare dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei in tutti quei mesi.
 
«Amore?» chiese lei, arrossendo immediatamente a causa del nomignolo che aveva appena usato e che fece subito ridere Ashton ancora di più. Perché il riccio sapeva troppo bene che, per cose simili, Kaylin si sentiva tremendamente a disagio ogni volta. Allora le diede un bacio leggero sulla tempia e sorrise di nuovo, non appena gli occhi scuri della mora furono nuovamente davanti ai suoi.
«Che cosa succede?» chiese, diretto come suo solito. Perché a nessuno dei due piaceva girare intorno ad un problema, preferivano affrontarlo subito, a pieno petto, con la speranza di potercela fare, invece che pensare di ritrovarsi a terra, agonizzanti e senza difesa. Preferivano pensare in modo ottimista da quando si erano trovati. Perché avevano capito che un problema – ed il dolore che esso molte volte comportava – era più semplice se si risolveva in due. E loro erano la squadra migliore di tutte.
«Non è niente, Ash. Sta’ tranquillo.» rispose la mora, spostando subito lo sguardo dagli occhi del riccio alla distesa d’acqua che quest’ultimo aveva alle sue spalle.
Non aveva voglia di parlare di tutto quello che le passava per la testa. Non perché non si fidasse di Ashton, tutt’altro. Solo… Non voleva caricarlo di ulteriori pesi da portare. Perché, anche se rimaneva sempre in silenzio, Kay aveva capito cosa Ashton cercasse di fare ogni volta che la vedeva giù, in difficoltà: cercava di alleggerirle il peso da dentro il cuore prendendolo dentro il suo. Questo, però, lei non glielo aveva mai permesso. Non si sarebbe mai perdonata una cosa simile, non avrebbe mai permesso ad Ashton di farsi male in quel modo. Però gli era grata, per il modo in cui si preoccupava per lei e per quell’amore che le dimostrava ogni volta che poteva.
«Kaylin.»
E lei già sapeva che l’altro avrebbe detto il suo nome con quel tono di voce che non ammetteva repliche.
Ashton proprio non riusciva a capirla. Perché, nonostante tutto, continuava a tenersi tutto dentro, a crollare su se stessa, senza chiedere l’aiuto di nessuno, senza chiedere il suo di aiuto? Lui… Lui non capiva, ed ogni volta che la vedeva stare male senza saperne la causa, si sentiva così inutile che spesso si chiedeva perché una persona forte come lei avesse scelto uno come lui, un ragazzo che aveva sempre faticato a reggersi da solo sulle proprie gambe. Lui… Voleva solo esserle d’aiuto.
Kay si voltò nuovamente verso il riccio. E le prese un tuffo al cuore al vedere i suoi occhi dorati offuscati da un’ombra di cui – purtroppo – sapeva di essere la causa.
Sospirò. Alla fine avrebbe sempre vinto lui, in ogni caso. Perché non voleva farlo sempre stare in pena per cose che – almeno secondo il suo punto di vista – erano di poco conto… Però Kay sapeva anche che Ashton voleva solo esserle d’aiuto, non un altro ostacolo da superare. Sapeva che lui credeva in loro due tanto quanto lei. Perché entrambi sapevano che, senza l’altro, non sarebbero mai riusciti ad arrivare da nessuna parte; sapevano che senza l’altro sarebbero rimasti nelle loro prigioni fatte di ricordi, di parti di loro strappate via dalla vita stessa senza permesso, di solitudine e di silenzi così assordanti da farli tremare.
Per questo decise che forse, almeno per quella sera, non sarebbe successo niente a nessuno dei due se lei si fosse aperta anche solo un po’. Tanto valeva essere sinceri sempre, fino in fondo. E la prospettiva di essere se stessa davanti ad Ashton, con tutti i suoi difetti, le sue debolezze, le sue incertezze, fu confortante; perché finalmente le era chiaro che ormai sola non lo era più, non lo era da quando si erano incontrati e lentamente si erano curati a vicenda quelle ferite che sembravano essere più forti di loro.
«È sempre quello, Ash… È sempre quella stessa nostalgia che ogni tanto torna e che non credo riuscirò a mandar via tanto presto.» ammise allora, la voce bassa, incerta, tremante; gli occhi che vagavano in ogni dove pur di non incontrare lo sguardo preoccupato e allo stesso tempo tranquillo di Ashton. Perché, come solo poche volte succedeva, Kay si era finalmente aperta un po’ con lui. Ed il riccio non avrebbe potuto chiedere niente di meglio.
Per questo Ashton non disse niente. Semplicemente, si limitò a stringerla in un abbraccio tiepido, dolce e confortante. Quell’abbraccio di cui entrambi avevano sentito di avere il bisogno. Quell’abbraccio che, per il momento, sembrava essere in grado di mettere un po’ in ordine tutta quella confusione che Kay aveva dentro.
«Sono sicuro che col tempo andrà meglio.»
Lei sospirò stanca e si strinse ancora di più al riccio, riuscendo a percepire il suo profumo; delicato e pungente, intenso; quel profumo che ogni volta riusciva a calmarla e a mettere a tacere tutto, anche se solo per un secondo. «Sì… Ma quanto tempo ci vorrà?»
Lui sorrise, intenerito da quella ragazza più piccola di lui di due anni e le diede un bacio sulla testa, mentre i cuore gli batteva forte nel petto. «Non lo so… Sappi però che io sarò sempre con te.»
A quelle parole, nella frazione di un istante Kay si sentì invadere da un calore che non aveva mai provato prima. Il calore di una promessa fatta col cuore e che, in un modo o nell’altro, aveva dentro la certezza che sarebbe stata mantenuta da chi l’aveva fatta.
Alzò gli occhi, incontrando subito quelli dorati e curiosi di Ashton su di lei.
«Grazie. Davvero.» gli disse sincera, con gli occhi lucidi, facendolo sorridere. E non aggiunsero altro.
Perché presto le loro labbra si trovarono timide, dolci, mentre i loro cuori battevano così forte che quasi sembrava potessero scoppiare da un momento all’altro, preda di quel sentimento che ormai avevano rinunciato contenere da tempo e che ogni giorno diventava sempre più forte e prendeva sempre più il sopravvento su di loro che non avevano la benché minima intenzione di ostacolare il suo percorso.
Si baciarono a lungo, e permisero alle loro lingue di trovarsi e di giocare tra loro, mentre le loro mani passavano tra i capelli dell’altro, divertendosi a tastarne la morbidezza, mentre tutto il resto attorno a loro sembrava scomparire, offuscato da quel calore e da quella luce che entrambi sentivano dentro e che non volevano spegnere, per nessuna ragione al mondo.
Poi si divisero e si sorrisero ancora una volta, prima di prendersi per mano e per andare dagli altri.
 
I loro amici, la loro famiglia.
Perché in fondo, quegli otto ragazzi si consideravano ormai come una piccola famiglia che insieme stava muovendo i primi passi nel mondo e che insieme stava affrontando così tante cose che nessuno di loro sarebbe riuscito a reggere se gli altri non fossero stati al suo fianco. Era così sempre, ogni volta che c’era una difficoltà, tutti si facevano in quattro per risolverla e per sistemare le cose. Si volevano troppo bene per permettersi di perdere le persone più importanti della loro vita. Sapevano che ci sarebbero sempre stati, gli uni per gli altri, che non si sarebbero mai abbandonati. Perché erano una famiglia. E le famiglie – qualsiasi tipo di famiglia – si sorreggono sempre.
E mentre insieme, in quella sera di fine estate, scherzavano e ridevano allegri, Kay si rese conto di una cosa.
Si rese conto che pure lei ed Ashton, a modo loro, erano una famiglia già da prima che i loro sentimenti venissero a galla. Erano una famiglia quando uno dei due stava male e l’altro cercava in ogni modo di aiutarlo e di fargli tornare il sorriso, proprio come il riccio aveva cercato di fare con lei, riuscendoci in pieno. Erano una famiglia quando condividevano tutte le belle esperienze, di cui poi parlavano con un sorriso così felice sul viso che non riusciva ad andarsene  tanto presto. Erano una famiglia ogni volta che scoprivano qualche caratteristica dell’altro che fino a quel momento non avevano mai notato.
Sorrise, Kay. Perché si rese conto – osservando il suo ragazzo ed i suoi migliori amici – che aveva la famiglia più bella del mondo, per cui avrebbe sempre combattuto e che mai e poi mai avrebbe scambiato. Perché le persone che erano davanti a lei erano la parte migliore della sua vita. E lei non si sarebbe mai permessa di perderli. Per nessuna ragione. Semplicemente perché loro erano troppo importanti per lei; proprio come lei lo era per loro.
E tutti quanti lo sapevano di volersi bene, di potersi fidare gli uni degli altri, di potersi sentire liberi di essere quelli che erano davvero. Erano una famiglia. E non ci sarebbe mai stata cosa migliore di quella.






Letizia
Splendori, buon giorno a tutti! Allora, che mi dite? Spero solo cose belle ;)
Come quelle che succedono in questo capitolo *^*. Allora, principalemente ammetto che la scena iniziale era per far presente che non mi ero dimenticata degli altri ragazzi; semplicemente in questa storia sono relativamente importanti. Però, dai, le coppie sono tanto carine insieme *^*, patatini tutti loro! <3
E poi arriva il centro del capitolo, Ash e Kay che ancora pensano a quelloc che è successo a casa di Grace. Dopotutto una rivelazione simile manda al tappeto chiunque. O almeno, io la penso così.
Centrale, in questo capitolo, è il tema della famiglia, della fiducia che si ha e che si pone nelle persone che ci vogliono bene davvero e che si sa che non ci volterebbero mai le spalle. 
Ash la mette in Kay. Kay la mette in Ash. Il gruppo di tutti e otto i ragazzi la pone in tutti i componenti di quel gruppo, di quella piccola famiglia che dà tanta gioia.
E... Beh, sono felice dopo aver scritto questo pezzo. Spero con tutto il cuore che vi piaccia :3
E mi raccomando, fatemi sapere quel che ne pensate, ci conto! <3
Grazie di tutto come sempre, davvero, dal più profondo del cuore. Siete meravigliosi e non avete idea di quanto bene vi voglia per tutto quello che fate per questa storia :3
Grazie ancora, sul serio! <3
Un bacione e a presto, Letizia <3
   
 
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