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Autore: Skylark91    29/01/2009    8 recensioni
Spoiler 3° libro: quali potrebbero essere i pensieri di Guillaume de Ponthieu, dopo aver privato Ian del suo titolo di conte cadetto?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Guillaume de Ponthieu
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Spoiler: fanfiction scritta di getto al termine della lettura de "Il Cavaliere del Tempo", per cui, per chi ancora non l'avesse letto, attenzione! Ho ipotizzato un probabile monologo interiore per Guillaume de Ponthieu (che, semplicemente, adoro!), collocabile dopo la scoperta del reale "mezzo di trasporto" di Daniel attraverso Hyperversum.

Fatemi sapere cosa ne pensate, commentando, please^^


Pensieri


Guillaume de Ponthieu cavalcava in testa al drappello di soldati che tra quattro giorni di marcia avrebbe raggiunto Châtel Argent. Lo sguardo assente non mascherava il cipiglio torvo e offeso, che non potevano essere in alcun modo paragonati alla profonda afflizione che gli si era insinuata nel petto al momento della terribile scoperta avvenuta quella mattina.

Tradimento.
Intenso.
Imperdonabile.

Non si era più voltato indietro, neanche per un istante, da quando aveva fatto rinchiudere nel fienile del villaggio l’uomo che aveva accolto come un fratello. Riusciva, tuttavia, a percepire l’andatura cadenzata del palafreno di Isabeau, che lo seguiva a testa bassa, mantenendosi a debita distanza da lui. Non aveva più osato rivolgergli la parola, né degnarlo di un’occhiata. Gli amari pensieri del conte tornarono a Ian.

Come ha potuto mentirmi per tutto questo tempo?

Guillaume avvertì una fitta dolorosa al cuore, attraversato da un pugnale che recava le iniziali del Falco incise sopra.

Eri mio fratello… pensò con dolore e rancore allo stesso tempo.

Stregoneria…
… Magia…
… Che cosa importavano?

Accecato dall’ira, aveva estratto la spada e gliel’aveva premuta contro la gola; probabilmente, avrebbe potuto fare una follia se Isabeau non fosse intervenuta a ricordargli ciò che aveva provato per Ian Maayrkas fino a quel momento… un amore fraterno che era andato sempre più a consolidarsi in quei tre anni e che certamente era stato ricambiato, anche in modi più palesi e schietti dei propri. Era rimasto profondamente colpito quando aveva visto quel lampo di luce trascinare via monsieur Daniel e l’amico Thierry; forse addirittura spaventato. Ma l’indignazione per quella diavoleria era stata solo una copertura, una messinscena: Guillaume de Ponthieu non avrebbe mai messo a nudo i propri sentimenti.

L’inganno a cui mi ha sottoposto per tutti questi anni è ciò che più mi duole… insieme al fatto di essere stato tradito da due uomini che hanno portato lo stesso nome… Sì, perché ora come ora, anche l’ultimo Jean Marc de Ponthieu non significa più nulla per me.

O era forse quello che aveva cercato di fargli credere?

Il conte lanciò uno sguardo al cielo terso, sotto al quale proseguiva il proprio cammino. L’azzurro intenso della volta celeste sembrava farsi beffe di lui, nella sua bellezza, mentre l’aria limpida e fresca di quel pomeriggio invernale gli sferzava il viso, pallido e gelido quanto il cuore che andava via via sempre più dissanguandosi. I ricordi travolsero Guillaume proprio come la forte folata di vento che proprio in quell’istante gli mosse i capelli scuri che gli incorniciavano il volto.

… Il giorno della battaglia di Bouvines…

Dopo essere stato trafitto dalla lancia di metallo di Jerome Derengale, con il fiato mozzo causato dall’impatto contro il terreno durante la caduta e la vista annebbiata dal dolore, era riuscito a distinguere l’alta figura di…

… suo fratello…

… raggiungerlo e porsi tra lui e lo sceriffo inglese…

    «Ti conveniva lasciarmi fare. A quest’ora avrei ucciso il tuo padrone e tu avresti preso il suo posto. Morto lui, tutto rimaneva a te e chi poteva smentirti? Sei il fratello cadetto, no?»
    «Tu l’avresti fatto, vero? L’avresti lasciato ammazzare anche se fosse stato il tuo vero fratello!»

Il conte ancora ricordava come era trasalito a quelle parole, che svelavano il gioco di maschere che avevano portato avanti fino a quel momento contro Derengale e l’intera corte, eccetto il re. Ancora di più, però, era rimasto colpito dalla seguente affermazione.

«Se credi che questo faccia differenza, ti sbagli! Io posso essere anche l’ultimo dei suoi servi, ma il conte di Ponthieu mi ha scelto: alza ancora la mano su di lui e te la ritroverai staccata dal corpo.»

Un altro ricordo si sommò a questo, molto più recente. Gli venne in mente di quella mattina, quando aveva visto…

… Jean…

… correre verso di lui, il viso pallido e ansioso, per accertarsi che non avesse bevuto il vino avvelenato…

    «Stai bene?!» gli aveva chiesto, sconvolto, e il conte aveva potuto scorgere chiaramente nei suoi occhi l’angoscia più pura.

Guillaume scosse la testa, poiché quelle memorie gli procuravano più dolore di quanto già non provasse. Solo ora capiva perché quella ferita nel petto facesse più male della prima volta, quando era stato il sangue del suo sangue a tradirlo.

Perché da Ian Maayrkas non avrebbe mai potuto aspettarselo.

Perché era l’uomo che aveva colmato il vuoto di un fratello disonorevole e che gli aveva dimostrato rispetto, fedeltà e… affetto.

E perché faceva male non averlo più al suo fianco.

Per un attimo, un’idea assurda per il suo modo di ragionare, freddo e inquisitore, sicuro di se, si fece strada in lui: che gli avesse mentito senza reale intenzione, come aveva cercato di spiegargli poco prima? Che fosse stato obbligato a farlo?

Potrò mai perdonarti per questo?
Forse sì.
Ma non ora.


FINE
  
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