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Autore: Malanova    13/08/2015    1 recensioni
Come non detto ... QUESTA STORIA E' IN FASE DI MODIFICA!
Anno 1992. Un gruppo di otto ragazzi, provenienti da diverse parti del mondo, verranno catapultati a Digiworld per salvarlo dai Hacker e riportare la pace nel mondo digitale ... Ci riusciranno oppure il Mondo Digitale è destinato a soccombere? Detto questo; vi auguro buona lettura e scusatemi ancora ... Alla prossima!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Agosto 1999.

Devimon rimase ammaliato nel osservare, attraverso una crepa, come gli ingranaggi neri del Monte Infinito roteassero senza gravità né aste che li tenessero collegati tra loro, l’uno incastrato all’altro, in quello spazio di tenebra. Aveva mandato quell’idiota di Ogremon insieme a Leomon, uno dei suoi nuovi accoliti, ad attaccare quel branco di mocciosi che Gennai aveva eletto come nuovi Digi Prescelti ed essi avevano fallito miseramente: Leomon era stato purificato ed il Digimon Orco l’aveva assorbito dopo l’ennesima ed umiliante sconfitta. Ne aveva abbastanza; ora sarebbe intervenuto lui stesso ad andare a eliminarli.

Digi Prescelti … Nel risentire quel nomignolo nella sua testa; nei occhi color cremisi del Diavolo apparve per un secondo l’amarezza, seguito dal ricordo fugace di due occhi azzurri come il mare ma freddi come il ghiaccio. Picchiettò con le dita i denti di quei gioielli metallici, riproducendo il ritornello del Rondò Alla Turca, che si espanse per l’area. Gli si seccò la gola mentre le labbra si muovevano, mute, per formulare quel nome a lui così caro ma che non avrebbe più sentito … La voce di quei marmocchi si era fatta più vicina. Avevano fatto presto ad raggiungere la cima del Monte. Devimon fece un sorriso, smise di suonare gli ingranaggi e spalancò le ali da pipistrello, così grandi rispetto al corpo lungo e esile, e si innalzò in volo. Avrebbe dimostrato a Gennai una volta per tutte che la pace e la luce che lui tanto agognava per Digiworld non sarebbe mai più tornata.


1992.

Piximon era seduto sulla cima di una palma tropicale, all’Isola Di Goma, e scrutava il cielo notturno ricoperto di stelle. L’indomani i Bambini Prescelti sarebbero partiti per tutta Digiworld e non li avrebbe visti per un bel po’. Ritornò a ricordare il loro primi giorni di addestramento …

Hu si accasciò per terra, con il viso grondante di sudore e l’affanno. I secchi pieni d’acqua che era incaricato a portare dal pozzo fino al edificio si rovesciarono e versarono il contenuto per tutto il sentiero, mutando la polvere in fanghiglia. Gli altri si voltarono verso di lui, anche loro con il viso sudato, e dettero al ragazzo una serie di occhiate ansiose, compassionevoli e seccate. “Quella palla di lardo non farà altro che causarci problemi …” sbuffò James irritato “Guardatelo … Con tutta quella ciccia è già un miracolo se riesce a fare una decina di scalini …” “Smettila di parlargli in quel modo!” lo sgridò Kwaku “Come fai ad essere così insensibile nei suoi confronti? Lui ti ha anche medicato le mani quando ti sono spuntate le vesciche!”. Il ragazzino inglese emise un ringhio sommerso e continuò la sua scalinata mentre Ania e Luisa si avvicinarono al cinese e lo aiutarono ad alzarsi. “Grazie ragazze …” disse lui elargendo un piccolo sorriso, che si spense subito “Quando tornerò su con i secchi vuoti; Piximon mi farà la pelle …” “Potresti ritornare al pozzo e riempire di nuovo i secchi …” propose Vlad ma il ragazzino cinese scosse la testa “No … non farei in tempo prima che tramonti il sole …”. Il gruppetto sospirò, avvilito, poi si affrettò a proseguire.

Intanto James era rimasto da solo, a pochi passi dall’ingresso della Casa Di Piximon, e si guardava le mani. Distolse lo sguardo non appena sentì gli altri arrivare e proporre scuse da dire al Digimon Folletto “Digli la verità o almeno una parte” propose Jean “Potresti dire che un pezzo di scala ha ceduto e ti ha fatto cadere …” “Così lui mi farà fare il doppio degli esercizi perché penserà che sia a causa del mio peso se lo scalino ha ceduto, come se non mi punzecchiasse dicendomi che da quando sono arrivato le sue mele di carne sono diminuire drasticamente …” ribatté l’altro. Midori allora gli disse “Potremo fare dei fori piccolissimi ai tuoi secchi e fargli credere che sia a causa di quelli che hai perso l’acqua” “Ma dove lo troviamo uno strumento capace di farli?” domandò Ania perplessa. La bambina, dopo averci pensato su, chinò la testa e borbottò “Anche questa è da scartare …” “Siete un branco di idioti” sbottò il ragazzino inglese facendo sobbalzare tutti. Jean stava per dirgliene quattro fino a quando lo vide prendere i propri secchi e versare un po’ di contenuto in quelli di Hu “Fate anche voi lo stesso, in modo che l’acqua sia uguale per tutti, e se lui dovesse dire qualcosa … Gli diremo che il pozzo era un po’ a secco”. Poi, quando vide che i ragazzi lo stavano fissando, urlò completamente rosso “Che cazzo state a fissarmi come dei ritardati?!?”.

Il Digi Folletto ridacchiò: aveva visto tutto tramite il suo telescopio e quando essi gli mostrarono i secchi metà vuoti non disse niente … Una nuvola di fumo lo fece tornare al presente e lo allarmò. I Gomamon non accendevano mai fuochi … In parte per l’incapacità delle loro pinne di tener stretti oggetti e in parte per la loro dieta a base di molluschi e alghe crude … Afferrò velocemente il suo bastone d’argento, facendo tintinnare gli anelli, e spiccò il volo.

Il vento portò con sé l’odore di legno bruciato e sangue, insieme a urla agonizzanti. Il pelo rosa si rizzò dalla paura … quanto avrebbe voluto che Aprii fosse lì, accanto a lui, a infondergli coraggio … Chiuse gli occhi e li strizzò. Non doveva pensare a lei ora! Gli abitanti dell’Isola di Goma avevano bisogno del suo aiuto! Volò più in alto fino a vedere da dove partiva il fumo, poi scese in picchiata. Arrivò in uno dei piccoli villaggi posti vicino alla spiaggia. Le capanne di legno con i tetti di paglia bruciavano, creando un muro di fuoco ed impedendo la fuga ai suoi abitanti. Alcuni Gomamon, invece, giacevano agonizzanti sulla sabbia con la pelle carbonizzata mentre altri ancora iniziavano a disperdere i loro dati. E poi … li vide.

Attraversavano le pareti di fiamme senza che la loro pelle subisse alcun danno, brillando sotto ai raggi di luna ma rilasciando attorno a loro un’aura di oscurità e morte. Camminavano a passi lenti e pesanti, simili a dei grotteschi cani o aztechi leoni, formati da una strana pietra fusa con il metallo e seguivano le corse dei abitanti del villaggio con i loro occhi bianchi senza pupille né iridi. Un Gomamon inciampò a pochi passi da una di quelle orride creature e fece fatica a rialzarsi. Il mostro ringhiò più forte, puntandolo, e fece un balzo. Stava per azzannarlo quando un raggio rosa lo colpì in pieno muso, distruggendone una parte. La creatura sollevò la testa fino a vedere Piximon. Egli puntò l’asta contro di lui e ringhiò “Ne ho abbastanza dei vostri soprusi! Perché non te la vedi con me, orrida creatura?”. Altri quattro cani neri, nel vederlo, si avvicinarono al primo, ringhiando. Il Digimon Alato afferrò l’asta con ambedue le mani e socchiuse gli occhi. Odiava doverlo ammettere ma … Si era scavato la fossa da solo.

Salamon si girò dall’altro lato ed aprì gli occhi. Qualche volta le capitava di svegliarsi in piena notte, scossa da incubi di cui al risveglio non conservava alcun ricordo, ma le bastava posare gli occhi sulla sua Master che poco dopo riprendeva il sonno. Questa volta, però, Ania non era nel suo letto. La Digimon sbatté le palpebre un paio di volte, confusa, e si sollevò leggermente lasciando un’impronta sul cuscino “Ania?” la chiamò poi sottovoce, in modo da non svegliare gli altri. La stanza era nella penombra e si poteva sentire i deboli grugniti di Goblimon insieme al russare di Hu, Jean e Impmon. Piximon li aveva costretti a condividere tutti gli spazi possibili con i propri umani, anche il letto, e non tutti riuscivano a rispettarli: capitava che uno spingesse l’altro oltre il bordo come Goblimon e Kwaku fino a che uno non buttava giù l’altro e lo costringeva a passare il resto della notte per terra; oppure di utilizzare uno dei occupanti come cuscino (Palmon adorava poggiar la testa sul petto della sua Master e stringerla in un soffocante abbraccio). Jean e Impmon invadevano lo spazio dell’altro in modo amichevole mentre Patamon e James riuscivano a stare nel loro posto senza sfiorarsi. Hagurumon e Demidevimon dormivano uno ai piedi della sua Master e l’altro sulla testiera che usava come trespolo. Salamon scese dal letto e si diresse verso l’entrata. Forse la sua Master era andata in bagno … Non appena raggiunse l’uscio, però, sentì un mormorio provenire dalla porta-finestra che conduceva a uno dei balconi. Salamon si avvicinò ad essa, guardinga, ed la aprì lentamente con una delle zampe anteriori.

Ania era lì, immobile, con i lunghi capelli neri mossi dal vento e il viso rivolto verso la luna piena. La Digimon fece un sospiro di sollievo e sussurrò “Ania, mi hai spaventato … Cosa ci fai in piedi a quest’ora? Ti ricordi che domani dobbiamo partire?”. La greca non fece una piega. Si limitò ad alzare di più la testa e sussurrare “Otto bambini erano giunti ma solo uno la fine del nemico profetizzerà …” “Cosa?” domandò l’altra sentendosi a disagio “Di che cosa stai parlando?”. La ragazzina si voltò lentamente verso di lei e disse ancora “Otto bambini erano giunti ma solo uno a casa ritornerà …”. Salamon trattenne a stento un urlo mentre sentiva il proprio sangue gelarsi nelle vene: gli occhi di Ania, di solito neri come la pece, ora erano ricoperti da una patina bianca e privi di pupille. E la voce che le usciva dalle labbra … Non sembrava neanche la sua! Poi tutto ritornò alla normalità. Gli occhi di Ania ritornarono neri e Salamon tirò di nuovo un altro sospiro di sollievo “Questa volta, giuro, me la sono fatta sotto dalla paura …”. Si avvicinò alla sua Master e le domandò “Un altro sogno?”. La Digimon sapeva che Ania era in grado di fare certe cose che gli altri umani solo che … questa cosa la terrorizzava. La sua Master la chiamò, riportandola al presente “Salamon … aiutami a svegliare gli altri … Gennai sta venendo qui …” “Di già?!? Ma sono le due di notte!”.

L’ID spalancò la porta della stanza in quel momento, interrompendola e si mise ad urlare “Svegliatevi tutti! In piedi!” “Signor Gennai …” bofonchiò Hu assonnato e con un filo di bava appiccicato alla guancia “Prendete solo il necessario … Partiamo subito!” “Partiamo?” ripeté Vlad saltellando su una gamba per tirar su lo stivale “Viene anche lei?”. Gennai annuì, torvo “Qualcosa di oscuro si sta avvicinando velocemente …” “E che problema sarebbe? Tu e Piximon non ci avete detto che ormai eravamo pronti ad affrontarli?” domandò James che, con l’aiuto di Patamon, si metteva la tunica. L’ID lo fissò a lungo e ribatté “Io avevo sottovalutato le abilità dei Hacker: hanno costruito delle macchine che sembrano creature viventi molto potenti e pericolose …” “Macchine viventi?” ripeté Ania spalancando gli occhi. Si avvicinò al maestro e domandò “Sono enormi creature fatte di pietra nera che hanno gli occhi bianchi e l’aspetto vagamente simile ad un cane o un leone?”. Gennai la guardò, sorpreso “Come fai a saperlo?”. Lei si strinse le spalle e inchiodò gli occhi al pavimento. Non voleva arrivare a confessarlo … Piombò il silenzio, rotto dopo pochi minuti da Luisa “Non vorrei impicciarmi nel discorso; ma se non siamo ancora pronti ad affrontare il nostro nemico vorrei allontanarmi di qui”. L’ID distolse lo sguardo da Ania e borbottò “Si … Hai ragione …”. Si prepararono in fretta ed uscirono. Si stavano dirigendo verso sud, dove dopo tre giorni di cammino avrebbero raggiunto Capo Del Vagabondo, uno dei posti più sicuri in mano ai Ribelli. Fu durante la prima mezz’ora di tragitto che raccontò ai ragazzi l’accaduto.


Sulle sue labbra sentiva il sapore del sale … Era il suo stesso sangue? Oppure era il sapore della sconfitta? Piximon cercò di muoversi ma una voce l’impose di star fermo “Sto usando le mie ultime forze per raggiungere il continente … Non posso sprecarle per ripescarti …”. Il Digimon Folletto non capiva … Dove si trovava? Perché questa situazione gli sembrava così familiare? Aprì gli occhi per breve tempo e grugnì. Doveva avvisare Gennai … Avvisare i Prescelti … “Ti ho detto di stare fermo!” lo sgridò l’altro “O almeno resisti ancora per un po’: vedo la spiaggia proprio davanti a me …”. Stette per un attimo in silenzio e domandò “Sei uno dei Ribelli, non è così? Quelli che combattono contro gli Hacker …”. Piximon non aveva molta voglia di rispondere … E poi poteva esser capitato nelle grinfie di un Infettato … “Io … Ti ringrazio per avermi salvato da quella … cosa …” mormorò l’altro, vedendo che lui non rispondeva “Noi siamo sempre stati dei Digimon pacifici … Che bisogno c’era di attaccare la nostra isola?”.

Solo allora Piximon ricordò: era il Gomamon che aveva salvato! Fece un sospiro di sollievo e domandò “In che spiaggia ci stiamo dirigendo?” “Non ne sono sicuro …” borbottò l’altro “Ma gli edifici sembrano quelli che ci sono a File City …” “Se è così dirigiti verso il porto … Lì c’è un amico …”. Il Digimon Foca annuì e fece come gli era stato detto. Appena giunti alla baita; intravide un Digimon Mago intento a pescare: egli era vestito completamente di rosso e arancio, con la pelle grigia che faceva capolino tra l’enorme colletto della maglia mostrando una bocca ricucita ai lati come gli spaventapasseri. Serrava con forza una canna da pesca senza filo ma si vedeva chiaramente che stava dormendo. “Ehi … Flawizarmon …”.

Il Digimon Mago scattò subito in piedi. Li guardò intensamente e borbottò “Pii? Sei davvero tu?” “No, sono Ophanimon quando non si fa la ceretta … Certo che sono io!”. Flawizarmon, dopo averlo presi con delicatezza dall’acqua marina; li aveva portati nella sua catapecchia. Mentre li medicava con bendaggi di fortuna, facendo cadere Gomamon in un sonno profondo; Piximon raccontò all’amico tutto quanto. “Non credevo che gli Hacker potessero arrivare fino a questo punto … Per cosa poi? Digiworld è sempre appartenuta alle tre razze antiche in modo equo … ” commentò alla fine il Digimon Mago “Immagina cosa possono riuscire a fare con quelle cose se le portassero nel Mondo Reale … gli umani sarebbero spacciati!” “Non c’è altra soluzione … I Bambini Prescelti dovranno dirigersi al Dojo …”. Piximon spalancò gli occhi e sbiancò “Non dirai sul serio? Sai quanto è pericoloso il Dojo, figuriamoci se devono andarci dei ragazzini e dei Digimon Intermedi!” “Non sono più al sicuro a casa tua! O vanno lì oppure iniziamo a scavargli una tomba a Overdell!” “Anche andando laggiù potrebbero crepare …” “Potrebbe ma non è una certezza …”. Il Digimon Folletto non sapeva più cosa dire. Alla fine borbottò “E sia … Mettiti in contatto con Wizardmon tramite la magia …”.

I ragazzi, dopo il racconto, si guardarono un po’ turbati. Vedevano i sei mesi di duro allenamento sfumare come fumo. Se Piximon, che era un Digimon di livello Evoluto non era riuscito a vincere contro quelle creature; i loro Digimon come avrebbero fatto? Il cammino proseguì nel silenzio totale. Dopo tre ore di cammino; Palmon si girò verso la sua Master e frignò, aggrappandosi alla sua tunica “Ehi Luisa, ma dove stiamo andando? Io sono stanco ed ho tanto sonno …”. La ragazza gli rivolse un piccolo sorriso e gli sussurrò dolcemente “Vieni qui …”. Lo prese in braccio in modo che il Digimon Pianta potesse appoggiare la testa sulla sua spalla. Palmon si issò tutto contento e si strinse il più possibile al suo corpo e mormorò, mezzo addormentato “La mia Luisa è la Master più buona e dolce di questo mondo”. “Che Digimon patetico” sbottò James, vedendo la scena “Palmon è un Digimon pappamolle e viziato. Luisa non dovrebbe assecondare ogni minimo capriccio che fa …” “Io invece sono un Digimon forte!” disse con fierezza Patamon, svolazzando attorno al suo Master “Anche se sono molto stanco; non ti chiederò se posso posarmi sulla tua testa e continuerò a volare fino all’alba!” “Invece dovresti …” borbottò Demidevimon. Stava appollaiato sulla spalla di Vladimir e lo fissava “Se poi ci dovessimo incontrare con un Digimon ostile oppure un Hacker domani; tu saresti troppo stanco per combattere …”. Patamon gonfiò le guance, offeso, e si allontanò dal Digimon Pipistrello che sospirò, seccato. Allora Vlad si rivolse a James “Ordina al tuo Digimon di riposarsi. Non sappiamo quanto durerà il nostro cammino e Demidevimon ha ragione …” “Lo hai sentito che non ne ha voglia!” lo interruppe l’altro, senza smascherare una nota d’orgoglio nella sua voce “Il mio Digimon è forte …”. Patamon, nell’udirlo, fece un sorrisetto verso il ragazzino russo e il suo Digimon per poi svolazzare attorno alla testa di James, adorante. Midori si avvicinò di più ad Hagurumon “Non sei stanco?”. Lui si voltò fino a guardare nei occhi grigi della sua Master ed ammise “Un po’ però non riuscirei a star fermo troppo a lungo: l’idea che possano esserci quei mostri di pietra in giro mi fanno impensierire …”. La bambina annuì “Anch’io sono preoccupata … questo significa che il nemico diventa sempre più forte”. Il Digimon Ingranaggio prese una sua mano e le disse, imbarazzato “Ti starò sempre vicino Midori San …”. Salamon fissava preoccupata Ania ed non era l’unica: ogni tanto Gennai le lanciava degli sguardi interrogativi che duravano lunghi secondi prima di voltare la testa e di guidare il gruppo verso un pozzo abbandonato.

Dentro non era altro che un nascondiglio ideato dai Ribelli per avere scorte d’acqua e un rifugio durante il giorno. Ne avevano costruiti vari per il deserto senza che gli Hacker potessero sospettare. Rimasero lì dentro fino a quando il sole calò, poi ripresero il viaggio fino al pozzo successivo. E così passarono tre giorni. All’alba del terzo giorno riuscirono a raggiungere la loro destinazione: Capo Del Vagabondo, l’enorme casa capovolta. Il vento di bonaccia soffiò forte, portando con sé la salsedine e sputandola contro i visi dei Bambini Prescelti e dei loro Digimon, acuendo il loro bisogno di bere e di farsi un bagno come si deve.

Midori fece qualche passo in avanti “Gennai … Perché ci hai portato qui? Tu e Piximon avevate detto che questo era uno dei posti che dovevamo evitare assolutamente …”. L’ID la fissò seriamente e disse “E’ vero … Questa struttura è così piena di mistero che nessun ID o Digimon è riuscito mai a raccogliere abbastanza informazioni sul suo conto tranne per un’antica leggenda: chi riuscirà a raggiungere la cima o, in questo caso, le fondamenta del Capo Del Vagabondo; venga inondato dalla luce degli Dei e condotto verso i grandi templi dei Quattro Supremi … Però …”. Lì Gennai non riuscì a mantenere lo sguardo sui occhi della bambina e girò la testa di lato “Molti ID in tutti questi secoli ci hanno provato a raggiungere la cima ma … nessuno è più ritornato …” “Sta scherzando?!?” esclamò Hu terrorizzato “Ma allora perché volete condurci in questo luogo maledetto? Non possiamo … Che ne so … Tornare all’Isola Di File oppure in qualche altro accampamento dei Ribelli?”. Gennai stava per aggiungere qualcosa quando una palla di fuoco incandescente cadde dal cielo e esplose a pochi centimetri dall’ID.

Un Hacker si stava avvicinando a loro insieme ad un gruppo di Infetti, una ventina, di livello Campione. Era totalmente avvolto da una tonaca da frate nera ed era così ampia da nascondere sia il suo viso che ogni altro tratto. Impmon si mise in posizione d’attacco e domandò “Così ti piace giocare con il fuoco?” fece un sorriso sadico “Vediamo se ti piace giocare con questi BADABUM!”. Una fila di piccole palle di fuoco vennero lanciate dal Digimon Folletto ma l’Hacker riuscì a schivarli con facilità. Gli Infetti sghignazzarono e avanzarono di pochi passi. I Digi Prescelti si misero anche loro in allerta, insieme ai loro compagni e al loro maestro. La loro prima battaglia stava per avere inizio.

  
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