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Autore: LondonGirl106    13/08/2015    0 recensioni
Aspetti un qualcosa per 221 giorni (che si aggiungono ai 4 precedenti anni), e poi, finalmente, 7 mesi dopo, arriva.
Il countdown sul telefono scorre, -10, -5,-4… fino a quando non arriva il fatidico -1 e non puoi fare a meno di ripensare a tutto quello che hai dovuto fare e passare per arrivare fino a lì. Sono stati 4 anni lunghi, magari difficili, ma alla fine, rifaresti, RIFAREI, tutto da capo, aspetterei altri quattro anni per ripetere ciò che ho fatto e provato perché non c’è niente di più bello che riuscire a dire “Ce l’ho fatta”.
10 giugno 2015. I sogni diventano realtà.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspetti un qualcosa per 221 giorni (che si aggiungono ai 4 precedenti anni), e poi, finalmente, 7 mesi dopo, arriva.
Il countdown sul telefono scorre, -10, -5,-4… fino a quando non arriva il fatidico -1 e non puoi fare a meno di ripensare a tutto quello che hai dovuto fare e passare per arrivare fino a lì. Sono stati 4 anni lunghi, magari difficili, ma alla fine, rifaresti, RIFAREI, tutto da capo, aspetterei altri quattro anni per ripetere ciò che ho fatto e provato perché non c’è niente di più bello che riuscire a dire “Ce l’ho fatta”.

10 giugno 2015. I sogni diventano realtà.

Per raccontare questa storia però bisogna andare un bel po’ indietro, precisamente a Ottobre 2014.
In quei giorni c’erano le prevendite dei biglietti per l’On The Road Again Tour che avrebbe portato gli One Direction in diversi Paesi, Italia esclusa. Una mia amica li aveva già presi per la data di Vienna perciò ho cominciato a pensare “Perché no?!”
Molti mi avrebbero (e mi hanno) dato della pazza. L’avevo chiesto talmente tante volte ai miei genitori, che non pensavo che una volta in più o in meno avrebbe fatto molta differenza. Al massimo avrei ricevuto un no, e ormai con la mia esperienza alle spalle sapevo di non dovermi illudere.
Abitando a Udine (Friuli Venezia Giulia) la distanza non era poi così abissale. Alle medie avevo presentato un progetto curato nei minimi dettagli (modestamente era davvero fatto benissimo) per andare a vedere una data del Take me home tour, sempre degli One Direction nientepopodimenoche a Berlino. Ovviamente non ci sono andata, però in questo caso si parlava di Vienna e avevo, se non l’80% di possibilità in più, almeno il 50!
Perciò, dopo averci ragionato un po’ su ero arrivata alla conclusione che non avevo nulla da perdere e quindi, dovevo solo buttarmi, e sperare. Avevo poco tempo, tre giorni, e i biglietti sarebbero usciti definitivamente. Quindi ho cominciato a scrivere una lettera, a detta della mia migliore amica commovente, per chiedere ai miei per l’ennesima volta di portarmi al concerto degli One Direction a Vienna, il 10 giugno.
A questo punto non si trattava solo di vedere i ragazzi. Era molto di più. Volevo riuscirci anche per dimostrare a me stessa che se volevo, potevo fare qualsiasi cosa. Anche andare a Vienna per vedere e cantare insieme alla mia band preferita!
Sui social vedevo tutte quelle ragazze che realizzavano quello che io potevo solo sognare, che vivevano emozioni uniche mentre io restavo sempre a casa, pur mettendoci tutto l’impegno e le forze possibili. C’erano un miliardo di ragioni per provarci, per cui l’ho fatto. Mi ero promessa di non illudermi, ma è un po’ difficile non farlo in questi casi, ve lo assicuro.
Questa volta però, sembrava finalmente essere quella giusta.

Avevo lasciato la busta sul letto dei miei genitori ed ero andata di corsa a dormire aspettando con ansia di sentirli rientrare in casa. Nell’attesa ovviamente mi ero addormentata sul serio.
L’idea della lettera può sembrare stupida e infantile, ma non era la prima volta che comunicavo qualcosa così. Semplicemente scrivendo le cose sono sicura di esprimermi al meglio, senza dimenticare dettagli importanti a causa della pressione che magari una discussione “faccia a faccia” può comportare.

Il mattino dopo ero un fascio di nervi tesi, non sapevo come comportarmi. I miei non dicevano nulla e io cominciavo seriamente a preoccuparmi. Sul tragitto in macchina verso la stazione del treno, però, era finalmente giunto il momento della verità.

Erano d’accordo.
ERANO D’ACCORDO.

Ovviamente dovevo impegnarmi a scuola eccetera, eccetera… Inutile dire che il mio cervello aveva captato solo quel “Sì”, atteso da troppo tempo.
Il viaggio in treno verso scuola era stato un susseguirsi di sorrisi spuntati dal nulla, voglia di saltare e dar di matto. Appena scesa ero corsa come una pazza verso la mia migliore amica e le ero letteralmente saltata addosso, annunciandole la notizia.
Il primo passo era fatto, il primo “ostacolo”, ovvero l’approvazione dei genitori era superata. Il problema, arrivati a quel punto, erano i biglietti. Se avete mai sentito parlare degli One Direction, allora penso sappiate di come i loro biglietti vadano letteralmente a ruba e di come facciano sold out in pochi minuti. Se non lo sapete, allora cercate su Google e buona lettura.
Ho vissuto quei due giorni nell’ANSIA TOTALE. Volevo saltare tutta quella tremenda parte e passare direttamente a quella in cui avevo i biglietti e stavo andando a Vienna. Mi ero già iscritta al sito ufficiale in cui li vendevano. Era tutto in tedesco e questo mi aveva notevolmente complicato le cose. Nonostante ciò…

1 Novembre 2014 – L’inizio del sogno
Fortunatamente eravamo a casa da scuola.
Avevo impostato la sveglia presto, i biglietti uscivano alle 10.00  ma volevo farmi trovare pronta. Ero lì, seduta davanti al computer, mia madre affianco, al telefono la mia amica per ogni emergenza e la schermata del computer che dava sul sito di oeticket. La parte più difficile è stata senza dubbio tradurre e far spuntare quella dannata cartina per scegliere i posti!  Mia madre si era rifiutata di portarmi nel prato e il primo anello non era già più disponibile.
Settore E, secondo anello, blocco G, posti 140 e 141 della fila 13. Numeri che mi sarei ripetuta per praticamente tutti i giorni fino al concerto. Penso di essere stata minimo un’ora per svolgere tutta l’operazione. Arrivata l’email di conferma sono scattata dalla sedia e ho cominciato letteralmente a sclerare, saltellavo e piangevo. Ok, forse è meglio che risparmi questi dettagli imbarazzanti.
Avevo impostato il countdown. Finalmente potevo farlo anche io. 221 giorni. Da quel giorno, tutto aveva inizio, e il sogno cominciava anche per me.

7 Novembre-Tickets
La settimana dopo ero andata in gita scolastica a Roma e un po’ mi dispiaceva pensare che i biglietti sarebbero arrivati e non li avrei potuti prendere in mano subito. Alla fine però, non è andata così, in un certo senso mi hanno aspettato. Ero sulla corriera, quel giorno dovevo andare dai nonni (dove doveva arrivare il pacco), di ritorno da scuola. Me lo sentivo “Oggi arrivano i biglietti”.
Che ci crediate o no, è andata proprio così. Sono entrata in casa, mia cugina mi guardava in modo strano e la nonna sorrideva in un modo ancora più strano, proprio come quando uno non vede l’ora di dirti qualcosa anche se non dovrebbe. Non ho capito il loro comportamento finchè mia nonna non ha cominciato a sventolare una busta di cartone gialla, quelle tipiche dei corrieri. L’ho presa e aperta alla velocità della luce e ancora una volta vi risparmio i dettagli sui miei scleri.
Guardavo i miei biglietti, stretti nella mano, e mi sembrava ancora un sogno, come se non fosse reale. Come si fa a realizzare il fatto che l’avventura cominciata 4 anni fa sta finalmente per concretizzarsi?!

25 MARZO
Beh, questa data penso sia entrata nei cuori e nelle menti di tutte noi Directioner. Ho deciso di inserirla nel mio racconto, perché alla fine, ne fa pienamente parte. Perché, appena saputa la notizia, non capivo per quale strano scherzo del destino ora che finalmente avevo i biglietti, dovevo veder andare via un pezzo di quel sogno.
Quel famoso post di facebook l’ho dovuto leggere un due tre volte prima di realizzare davvero. Era troppo strano pensare agli One Direction senza Zayn, in quattro e non più in cinque. Sarò ancora più precisa, Zayn tanto tempo fa, la prima volta che ho visto il video di What makes you beautiful, è stato quel qualcosa che mi ha fatto cercare la band su internet. Quindi sì, pur “amandoli” tutti allo stesso modo, a Zayn ero (e sono?) particolarmente legata. Sul momento ero arrabbiata, per il concerto, per il modo in cui aveva lasciato, con un post nemmeno scritto da lui, quando per notizie di minor importanza erano ricorsi ad un video.
Subito la rabbia ha lasciato posto alla malinconia e alla nostalgia.
Adesso, sono sicura che sia successo qualcosa che noi non sappiamo, non le storie assurde che si sentono in giro però qualcosa lì dev’essere accaduto. Mi manca Zayn, e sono sicura che manchi a tutti, ma penso che dobbiamo ritenerci davvero fortunate ad avere quattro splendidi ragazzi che non hanno mollato, sono tornati più forti di prima, solo per noi.

9 GIUGNO 2015-VIENNA WE ARE COMING!
220 giorni sono passati. 7 mesi sono tanti, e ne sono successe di tutti i colori, non è stato un periodo particolarmente facile perciò più volte ho creduto che a Vienna non ci sarei più andata. Che anche per quest’anno mi sarei vista portar via il mio sogno, quell’unica speranza che mi aveva fatto andare avanti in quei giorni in cui vedevo tutto nero e non ce la facevo più.
Questa volta no, però. Nessuno è riuscito a rovinare i miei piani. Ho superato tutto con la consapevolezza che alla fine tutti i miei sforzi sarebbero stati ricompensati.
E il giorno della partenza è arrivato.
A proposito di gente che mi ha messo i bastoni fra le ruote, la prof di greco aveva spostato la versione proprio al 9 giugno, nonostante la scuola sarebbe finita due giorni dopo e nonostante alcuni di noi le avessimo detto che non ci saremmo stati. Ho dovuto fare i salti mortali per riuscire a fare il compito e poi partire, con il rischio di non partire più, dato che inizialmente dovevo andare via l’8.
Anche se quella stronza (scusate il francesismo) mi ha ridotto di un giorno il viaggio sarei partita. E quella era l’unica cosa che contava!
Perciò la mattina del nove ero pronta. Zaino in spalla, dizionario in una mano e valigia in un’altra. Capirete che in quel giorno ascoltare due ore di spiegazione sulla dinastia Giulio-Claudia era l’ultimo dei miei problemi. Riuscivo a pensare solamente al fatto che di lì a 5 ore sarei partita per Vienna, e sarei stata finalmente lontana dalla scuola e dai problemi.
Ovviamente alla stronza non bastava scombussolare i piani per il mio viaggio perfetto, doveva pure darci una versione impossibile. Personalmente a me è andata da schifo, ma il fatto che fosse andata così a tutti mi consolava leggermente. Almeno non ero l’unica scema.
Suonata la quinta ora, però, a quel “Consegnate”, sono scattata dalla sedia, ho tirato fuori il libretto e dopo aver fatto firmare il permesso di uscita anticipata sono scappata. Ho salutato i miei compagni e in particolare la mia migliore amica che mi ha sempre e dico SEMPRE sostenuta. Erano tutti felici per me e questo mi ha fatto davvero piacere.
Poi…beh, sono semplicemente corsa via e ho fatto le scale praticamente volando. Mia madre mi aspettava fuori da scuola. Era finita, quell’anno tremendo era finalmente giunto al termine.
In quel momento non mi importava più di nulla. Quella stronza poteva anche rimandarmi, ma sarei comunque andata a realizzare i miei sogni. (Fortunatamente sono stata promossa senza problemi)
Il viaggio era composto da due tappe. Io e mia mamma saremmo andate in macchina fino a Villach e poi da lì, con il treno, a Vienna. La colonna sonora di questa mia avventura è stata senza dubbio “Lo stadio” di Tiziano Ferro. Se la conoscete, sapete perché. Se avessi messo un cd degli One Direction mia madre probabilmente mi avrebbe strozzata o peggio, mi avrebbe lasciata a piedi. Tiziano Ferro è stato il nostro compromesso. Dopo quasi tre ore siamo arrivate a Villach, una cittadina davvero carina. La prima parte del viaggio non mi è pesata per nulla, ero troppo emozionata per pensarci. Ero FELICE. Completamente.
Arrivate sul binario, il treno c’era già così siamo salite per godere del piacere dell’aria condizionata ( e magari del wifi). Mentre stavamo mettendo le valige al loro posto abbiamo sentito delle ragazze e delle signore parlare italiano un paio di posti dietro al nostro. Così mia madre, a quanto pare vogliosa di fare amicizia, si è avvicinata con un “Anche voi One Direction?”. Da lì è partita la conversazione e così io ho fatto amicizia con le quattro ragazze, in particolare con una di loro con cui ancora adesso ho contatti.
Dopo un po’ è stata annunciata la partenza quindi ci siamo dovute andare a sedere, ma mia mamma, sfoderando le sue doti in campo di lingua tedesca è riuscita a fare conversazione con le madri di due ragazze austriache, sedute affianco a noi, anche loro dirette a Vienna per il concerto.
Mi ero portata dietro un libro ma non riuscivo comunque a concentrarmi. Leggevo e rileggevo la stessa riga senza capire davvero il significato. Così l’ho richiuso presto. Le ragazze affianco stavano ripassando i testi delle canzoni, così ho deciso di immergermi nella musica anche io.
Sembrava impossibile, ma le stesse canzoni che stavo ascoltando in quel momento tramite delle cuffiette, le avrei sentite e cantate a squarciagola il giorno dopo, in quello stadio, insieme a Loro.
Le canzoni andavano avanti, e il paesaggio scorreva veloce fuori dal finestrino. Sole, pioggia, persino arcobaleni e finalmente, dopo ore, l’altoparlante annunciava l’imminente arrivo alla stazione principale della capitale austriaca.
Salutate le nostre nuove amiche io e mia mamma ci siamo messe a cercare dei botteghini per i biglietti della metropolitana. Abbiamo dovuto girare un bel po’ dato che le biglietterie vere e proprie erano tutte chiuse, ma alla fine ci siamo accontentate di una macchinetta e abbiamo preso quei maledetti biglietti. Credevo di perdermi tra tutte quelle linee, invece vi posso giurare che non c’è niente di più facile della metropolitana viennese.
E ve lo dice una che si perde con una certa facilità.
In meno di mezz’ora eravamo alla stazione dalla quale saremmo andate poi in albergo.
Ecco, in metropolitana era facile, per le strade un po’ meno. Eravamo ferme da dieci minuti fuori dalla stazione girando e rivoltando la cartina alla ricerca della via del nostro albergo. Fortunatamente una coppia molto gentile si è fermata e ci ha chiesto se serviva aiuto, così ci hanno accompagnato fino all’albergo che alla fine si è rivelato ancora più vicino di quello che credevamo.
Alla reception dell’albergo c’era una bella fila. La cosa che mi ha fatto sorridere è che erano tutti italiani, e tutti venuti per il concerto degli One Direction! Alla fine ero all’estero ma era come sentirmi a casa. Data l’ora mia madre ed io dopo aver messo le valige in camera, siamo uscite in esplorazione per trovare un posto dove cenare.
Se non siete ancora stati a Vienna, vi consiglio di andarci. Davvero. Non credevo che quella città mi sarebbe piaciuta tanto, invece me ne sono innamorata subito. Non c’è un angolo che sia uguale ad un altro! E i palazzi, sono stupendi! Colorati, decorati, sono opere d’arte, non semplici abitazioni!
Alla fine ci siamo tuffate in un locale molto caratteristico, dove probabilmente ho mangiato la Wiener Snit….(non so il nome tedesco) La cotoletta più grande e più buona della mia vita! Vi giuro, quando me l’hanno portata per poco non svenivo!
Può sembrare strano per una che abita a confine con l’Austria, non sapere una parola di tedesco, ma in effetti sì, è proprio così. Ho fatto le medie in una delle poche scuole in cui insegnano francese perciò, le figuracce non sono mancate. Tutti sentivano parlare mia madre, perciò dando per scontato che anche io parlassi tedesco si rivolgevano anche a me. Vi lascio immaginare la loro reazione alla mia faccia persa nel vuoto e confusa come un’ebete. Per fortuna mia madre accorreva sempre in mio aiuto.
Dopo una passeggiata siamo tornate in albergo, dove ho passato la serata in corridoio a parlare con una ragazza del gruppo di whatsapp che era stato creato qualche mese prima in vista dell’evento.
Vorrei dire di non essere riuscita a dormire per l’emozione ma purtroppo no, ero stanchissima, perciò verso mezzanotte mi sono addormentata.
Sembrava di vivere un sogno e in un certo senso, era proprio così. Ero lì a Vienna, il giorno dopo avrei visto i ragazzi e avrei vissuto un loro concerto dopo 4 anni che aspettavo e speravo, nonostante tutte le difficoltà e le occasioni mancate, eppure non riuscivo ancora a realizzare del tutto ciò che stavo facendo.
Quello che sapevo per certo, era che ero Felice. Per davvero. Mi sentivo leggera, senza nessun peso, la mente libera, solo uno sfarfallio allo stomaco per l’emozione e l’euforia.
Ce l’avevo quasi fatta e anche se l’idea in un certo senso mi spaventava, mi sembrava di poter toccare il cielo con un dito!

   
 
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