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Autore: Lisaralin    13/08/2015    5 recensioni
"The core of all life is a limitless chest of tales."
(Storytime, Nightwish)
Raccolta di flashfic e one shot di genere vario su personaggi dell'universo di Kingdom Hearts scelti con la modalità random della wikia di KH. Nata da una sfida tra amici e dal divertimento di scrivere qualcosa insieme.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Personaggio: Terk
Genere: Introspettivo, Missing Moments
Rating: verde
Avvertimenti: nessuno.



Perdere un amico

Traditore!
La corteccia dell’albero è a pezzi e ora la zampa le fa un male del cavolo. La mette in bocca, magari la aiuterà a soffocare la dozzina di imprecazioni che le formicolano sulla lingua, se non a calmare il dolore.
E dire che le stava pure simpatica, quella Jane. È sveglia, le piace ridere, non se la prende per gli scherzi come quel musone di Kerchak, una tipa a posto, insomma. Niente male per una che è cresciuta tra gli umani. Ci sono cose, però, che Jane fa ancora fatica a capire. Se vuoi vivere con il branco devi rispettare il branco, e questo in primo luogo significa non rubarle Tarzan ogni volta che Terk ha voglia di giocare a rincorrersi, di nuotare insieme a lui, o di fare le gare sulle liane. Sono settimane che quasi non vede più l’amico di un tempo; lui la ignora, e per fare cosa, poi? Terk li ha visti giù alla cascata. Ore e ore a dondolarsi sulle liane e guardarsi negli occhi, neanche una parola, solo qualche verso stupido quando avvicinano i musi per… bleah. Roba da vomito.
Non riesce a resistere, deve sferrare un altro pugno. Stavolta immagina che il tronco abbia la faccia di Jane e colpisce con tutta la sua forza, sprigionando un boato spaventoso.
Il cuore le salta in gola mentre il sorriso orgoglioso le muore sulle labbra. Non è stata lei. No, il fragore è spaventoso, e dopo il boato iniziale non si ferma, anzi sembra amplificarsi in una serie di suoni uno più terrificante dell’altro: versi di belve feroci, schianti di tronchi divelti, cascate di rocce che fanno tremare la terra. È come se un branco di elefanti ubriachi si fosse messo d’improvviso a ballare la rumba.
Qualsiasi cosa sia, viene da molto vicino.
Dovrebbe voltarsi, correre a più non posso e fare rapporto a Kerchak, ma le zampe restano incollate al terreno. Se Tarzan fosse lì si scambierebbero un’occhiata complice e partirebbero all’avventura, terrorizzati ma allo stesso tempo incapaci di resistere al richiamo dell’ignoto. È quello che Terk si ritrova a fare adesso, quasi senza accorgersene. Tanto peggio per Tarzan. Al suo ritorno avrà qualcosa di memorabile da raccontargli, altro che le smorfie rivoltanti di Jane.
Un albero le offre riparo, permettendole di avanzare cautamente, coperta dal fogliame. Non ha mai sentito rumori così forti, a parte forse i tuoni durante un temporale e i boati del bastone di fuoco di Clayton. Ma l’essere al centro della radura, quando Terk si protende tra le liane per sbirciare, non somiglia affatto a Clayton, né tantomeno a un branco di elefanti.
Non ha peli sul corpo, e questo lo categorizza come un umano, ma ne ha tanti sulla testa, dritti e azzurri. È lui a emettere quei ruggiti come non se ne sentono neanche dalle zanne di Sabor, è lui a buttare all’aria tronchi, sassi e zolle di terra in un’esplosione di furia cieca e senza nome.
Ma sono gli occhi a lasciare Terk senza fiato. Non hanno pupille e sono completamente gialli e luminosi, simili a quelli di certi predatori notturni, oppure…
… oppure a quelli delle creature d’ombra che il Custode del Keyblade ha scacciato qualche mese fa dalla giungla.
L’urlo le sfugge prima che riesca a trattenersi, ma le dita restano serrate attorno al ramo stritolandolo nella presa, paralizzate dalla paura.
L’essere si volta verso di lei.
E di colpo è tutto finito. Terk si ritrova a fissare due occhi perfettamente normali, color ambra, ma simili in tutto e per tutto a quelli di un qualsiasi gorilla o umano. I pelli sulla testa sono tornati a posarsi sulle spalle, i tratti del muso non hanno più niente di terrificante. È talmente stupefatta che impiega qualche istante a rendersi conto che il silenzio è tornato a impossessarsi della giungla.
“Ti ho spaventata.”
La voce dell’umano è neutra. Non si sta scusando, si limita ad enunciare un dato di fatto. Ma non è nemmeno minacciosa. Terk si chiede come abbia fatto a non notare prima la cicatrice a forma di X che gli attraversa l’intera faccia.
“Certe volte invidio voi bestie” l’umano la guarda, ma sembra fissare un punto oltre le sue spalle, perso nella distanza. “Voi non sapete cosa significa perdere un amico.”
Veramente…
“Lea ha scelto il ragazzino e la marionetta” prosegue, incurante dei suoi versi di protesta. “Ma ti garantisco che pagherà per questo.”
Nel momento stesso in cui finisce di parlare l’umano scompare. È un battito di ciglia, un soffio di vento tra le liane, appena un fruscio che attraversa il sottobosco. Sparito come se non fosse mai esistito.
La devastazione che si è lasciato indietro rimane come unica testimonianza del suo passaggio. Terk contempla le cicatrici sulla terra, gli arbusti sventrati, le radici rivolte al cielo come le zampe di un insetto capovolto, poi ripensa ai suoi piccoli pugni sull’albero, alla corteccia sbriciolata ai suoi piedi.
Forse dovrebbe tornare da Tarzan. Perché Jane o no, devono esserci cose molto più terribili di un amico innamorato.
  
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