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Autore: Worth_thewhile    13/08/2015    5 recensioni
"Diede “play” e come, succedeva ogni volta che la ascoltava, la voce di Harry lo avvolse completamente.
Ancora si ricordava come diversi mesi prima, in una situazione molto simile, sdraiato, o meglio seduto su un letto, avesse scritto “Drag Me Down”."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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'You taught me how to be someone'



Louis era disteso sul letto dell’hotel, una sigaretta in mano, mentre l’altra era poggiata sul suo stomaco, a seguire il suo respiro e, qualche vestito era sparso qua e là. Dondolava un piede fuori e fissava il soffitto con grande intensità. Un quadro piuttosto misero, ma Louis cercava solo di non pensare, e tenere tutte le emozioni che si affollavano dentro di lui, rinchiuse nell’oscurità del suo cuore.
Aveva chiesto a Oli e Calvin, gli amici di sempre che non riusciva più a identificare come tali, di lasciarlo solo e di dire a tutto lo staff e ai suoi compagni di non disturbarlo: voleva semplicemente rimanere lì disteso, magari per sempre, senza che nessuno potesse interrompere il suo riposo. In fin dei conti quel periodo era stato molto stressante per lui e la sua testa stava decisamente per scoppiare.
Avevano acconsentito con una alzata di spalle. Forse nemmeno loro lo riconoscevano più e Louis non poteva che essere d’accordo quando era il primo a non farlo.
Aveva messo in conto però che Liam si sarebbe presentato alla sua porta a bussare, e così infatti successe, ma non entrò. Il ragazzo dagli occhi buoni, sempre pronto ad aiutare il prossimo, pronto a starti a fianco sempre, anche quando le cose andavano veramente male.
Ma Louis in quel momento non voleva nessuno. O almeno, l’unica persona che avrebbe voluto lì con lui non lo guardava in faccia da qualche mese.
Liam aveva bussato per un po’ chiamandolo in un sussurro, come se avesse avuto paura di interrompere qualcosa, ma lui non aveva risposto, e decise quindi di andarsene dopo qualche minuto. Immaginava quasi la faccia contrita e dispiaciuta del ragazzo, mentre si incamminava, allontanandosi dalla sua stanza.
Louis non sapeva se ce l’avrebbe fatta anche questa volta. Non sapeva se il buio l’avrebbe inghiottito di nuovo, come l’anno prima quando sembrava non esserci via d’uscita da quella vita che per quanto fortunata e straordinaria, gli stava togliendo man mano l’anima. Come se avesse stipulato un patto con il diavolo senza saperlo, si sentiva, mentre gli anni passavano, un po’ meno se stesso di quanto non lo fosse prima.
Al suo fianco, a sostenerlo, però, c’era stato Zayn, il suo migliore amico, suo fratello, l’unico che davvero non si sforzava di capirlo perché semplicemente sapeva leggere perfettamente i suoi stati d’animo con uno sguardo.
Lo aveva preso sotto la sua ala protettiva e lo aveva trascinato il più lontano possibile da quella melma nera che stava tentando di ricoprirlo completamente.
Lo aveva recuperato da se stesso quando Louis si stava perdendo, quando stava per spezzarsi irrimediabilmente. E pensare di non averlo vicino, nonostante i litigi e le incomprensioni, in quella situazione, lo lasciava ancora di più senza fiato.
Però ora, insieme a lui, c’era Liam. Aveva un approccio completamente diverso da quello di Zayn, ma Louis non poteva che essergliene più grato. Se con Zayn non c’erano bisogno di parole perché lui semplicemente capiva, con Liam le parole erano fondamentali. Ti lasciava sfogare in qualsiasi modo tu volessi farlo, e nel mentre lui, come in una litania, ti sussurrava parole di conforto e ti spronava a rialzarti più forte di prima. Zayn ti accompagnava nel tragitto, Liam ti trascinava.
Erano come due facce opposte di una stessa medaglia e davvero a volte Louis si chiedeva come il loro rapporto funzionasse, come potesse essere ancora così indistruttibile. Poi realizzava che esistevano quelle relazioni o rapporti che semplicemente non si potevano spiegare, che non potevano essere etichettate. Era come se avessero fatto “click” dall’inizio e conosceva anche lui quella sensazione di completezza. La provava ormai da cinque anni.
Quasi riscosso da quel pensiero, come se una forza soprannaturale lo guidasse, prese in mano il suo cellulare che era poggiato sul comodino lì vicino. Andò alla cartella “ musica” e ricercò la sua canzone, quella che aveva composto pensando all’unica persona che aveva mai amato davvero in vita sua.
Diede “play” e come, succedeva ogni volta che la ascoltava, la voce di Harry lo avvolse completamente.
Ancora si ricordava come diversi mesi prima,  in una situazione molto simile, sdraiato, o meglio seduto su un letto, avesse scritto “Drag Me Down”. 
_

Era una di quelle sere tranquille, quelle in cui non doveva esserci nessun evento o nessuna uscita  programmata. Una di quelle rare sere in cui poteva crogiolarsi nel letto insieme ad Harry senza che nessuno potesse interferire.
Niente uscite romantiche per loro, che avevano imparato con il tempo ad accontentarsi, a vivere fino in fondo ogni momento che gli veniva concesso, perché era la sola presenza dell’altro che contava, che avrebbe reso quella serata degna di essere ricordata. Rubavano attimi di una vita parallela a quella che stavano vivendo.
Questo rapporto andava oltre qualsiasi tipo di canone. Non era importante per loro tanto capire se stessero o meno insieme in quel momento, perché una situazione come la loro era davvero particolare. L’unica cosa certa tra loro due, che non era mai cambiata in quei cinque anni, era l’impossibilità di pensare ad una vita senza l’altro. Il resto era coperto da una fitta nebbia di “se”, “ma” e “forse”. Però, loro erano lì, una sera come tante altre, abbracciati a guardare un film, in quel letto troppo piccolo per due, e niente avrebbe mai potuto distruggere quell’attimo di pace e felicità. Incredibile come in quel momento di pura semplicità fosse racchiusa tutta la perfezione del loro piccolo mondo, pur sempre precario. Un mondo che avevano condiviso tantissime volte insieme e che aveva rischiato di sgretolarsi più spesso di quanto volessero ammettere.
Louis abbracciava Harry che nel frattempo si era profondamente addormentato, con i ricci che gli ricadevano davanti agli occhi e che si sparpagliavano sul suo petto, e lievemente russava, mentre gli accarezzava la schiena. Il film era ormai finito e lui continuava a farsi cullare da quel leggero brusio che era il respiro di Harry. Per come si sentiva, Louis avrebbe potuto trovarsi a Londra, a Pechino o a Los Angeles, semplicemente non gli importava, perché tutto iniziava e finiva con il ragazzo addormentato su di lui. Sarebbe potuto stare lì, in quella posizione, per sempre, semplicemente a guardarlo dormire, a tracciare la linea della mascella che con gli anni si era indurita, la forma perfetta del naso, le lunghe ciglia, le labbra rosse e così dannatamente provocanti, i morbidi ricci castani ormai lunghissimi, e le tenere rughe di espressione che si formavano sulla fronte, ogni volta che sognava, che gli davano un aspetto quasi innocente. Aveva Harry ovunque e questo a lui sarebbe bastato per tutta la vita.
Ma la vita non è così semplice.
In quei cinque anni aveva visto crescere quel ragazzo al quale inconsapevolmente aveva donato il suo cuore e lo aveva visto diventare un uomo. Lo aveva visto gioire, piangere, lo aveva visto pensieroso, preoccupato. Lo aveva visto gemere tra le sue braccia e sciogliersi sotto di lui, quando tutto quello che serviva ad entrambi era sentirsi ancora più vicini, appartenersi fino all’ultimo sospiro. Lo aveva visto innamorarsi di lui quando erano ad X Factor, e Louis, ancora troppo impaurito dai suoi stessi sentimenti, non voleva riconoscerlo e lasciarsi andare. Ma quando una cosa è così totalizzante e forte tutto quello che puoi fare è buttarti e sperare di non rimanere scottato, perché in quel caso le conseguenze sarebbero rovinose. E Louis lo aveva fatto, anche se gli ci era voluto qualche mese. Si era affidato ad un ragazzino di sedici anni, che era molto più coraggioso di lui, e non poteva che essere più soddisfatto di quel salto nel vuoto.
Ripensava a quante ne avevano passate e ogni volta si stupiva, e stupidamente pensava che quei due ragazzi che avevano affrontato tutte quelle circostanze insieme non potevano essere loro. Quei due ragazzi erano più simili, ai suoi occhi, a due personaggi di una delle favole che spesso aveva raccontato a Lux o alle sue sorelline, che dopo tante peripezie ed avventure riuscivano ad avere il loro sudato e meritato “E vissero per sempre felici e contenti”. Ma la loro storia ancora non era arrivata a quel punto, ancora c’erano avventure da intraprendere e portare a termine, cattivi da sconfiggere e mostri da uccidere. Louis, però, in cuor suo, ci sperava ininterrottamente.
Con questo pensiero, fece poggiare dolcemente il capo a Harry sul cuscino, dandogli un bacio leggero, a fior di labbra. Il ragazzo ancora addormentato impercettibilmente sorrise mostrando una fossetta e Louis non poté che bearsi di quella visione. Poco dopo, si avvicinò alla scrivania dove vi erano sparsi in modo disordinato, tra le altre cose, dei fogli e, poi, recuperò una penna che si trovava nel cassetto.
Doveva scrivere. Troppe emozioni si affollavano nel suo cuore. Le sentiva straripare. Era febbricitante a causa dell’amore che provava per quella persona che in qualche modo c’era sempre stata e che ora era addormentata nel suo letto. Aveva trovato nella scrittura un rifugio sicuro, una amica fedele che mai si era rivoltata contro. Quante pagine erano diventate custodi di segreti e confessioni che addirittura, in qualche caso, avevano visto la luce, non se lo ricordava, ma le teneva tutte raccolte in una cartellina dalla quale non si separava mai, un po’ come faceva Harry con la sua agenda.
Continuando ad osservarlo si mise a sedere alla fine del letto in modo tale che potesse guardarlo meglio, mentre la luce pallida della luna lambiva quel corpo statuario che conosceva in ogni sua sfaccettatura. Ma quella sera fu come guardarlo per la prima volta ed innamorarsene di nuovo, e notare le gambe longilinee e affusolate, i fianchi stretti ma possenti, il ventre piatto, il petto ampio, le braccia muscolose e le mani grandi. Guardò con occhi nuovi anche quei tatuaggi che non raccontavano solo la storia di Harry ma anche la sua, la loro, echi lontani e recenti di quel segreto, ormai inciso sulla pelle di entrambi. Ad ognuno apparteneva un ricordo, ed era come se avessero voluto segnare profondamente oltre che la pelle, anche l’anima. Tramite parole e simboli avevano cercato di riassumere la grandezza di quell’amore e l’importanza di quelle promesse che non avevano mai smesso di sussurrarsi o di mantenere.
E Louis quasi rise al ricordo di quando ancora, ingenuamente, ripeteva che non si sarebbe mai fatto un tatuaggio, e di come invece guardandosi le braccia, in quel momento, veniva completamente smentito. Niente come l’inchiostro nero che percorreva in lungo e in largo il suo corpo lo aveva fatto sentire più a suo agio. Li sentiva così suoi come se fossero stati sempre lì con lui. Un po’ come la sensazione di aver avuto sempre al suo fianco Harry ancora prima di conoscerlo.
E pensando a tutto questo cominciò a scrivere.

I've got fire for a heart
I'm not scared of the dark
You've never seen it look so easy
I've got a river for a soul
And baby you're a boat
Baby you're my only reason

Dal momento in cui aveva messo gli occhi su quel ragazzo dagli occhi verdi tutto ciò in cui credeva era stato messo in discussione. Non era mai stato coraggioso per sé stesso, non lo era nemmeno in quel momento probabilmente, ma per Harry sarebbe stato quello ed altro. Aveva sempre preferito essere spettatore della sua stessa vita, come un fiume che scorre placidamente e che non subisce deviazioni, ma quel ragazzo aveva cambiato tutto. Aveva acceso qualcosa dentro di lui, e poteva quasi sentire quel fuoco che aveva dentro ardere e rischiarare le tenebre di cui non aveva più paura, ma che conosceva così bene. E questo fuoco continuava a bruciare e anzi, ad essere sempre più forte. E il dolce ragazzo che ora stava dormendo forse non aveva ancora realizzato cosa Louis fosse stato disposto a rischiare per lui. Gli aveva donato tutto sé stesso nella maniera più semplice, ma allo stesso tempo spaventosa che esiste al mondo. La paura di amare davvero, Louis l’aveva sperimentata in passato, ma ora amare, era diventato più facile che respirare. Era come se avesse sempre fatto parte di lui, come se amare Harry fosse da sempre la sua prerogativa, il suo bisogno primario.
Harry era il suo veliero che aveva agitato e cambiato  il corso del suo fiume, della sua anima; ma allo stesso tempo lui poteva guidarlo, poteva proteggerlo, Louis era l’unico posto in cui un veliero sarebbe stato al sicuro. E ora viaggiavano nella stessa direzione, insieme. Condivideva questo viaggio lungo e tortuoso, quanto può esserlo il corso di un fiume, con l’unica ragione della sua esistenza.

If I didn't have you there would be nothing left
The shell of a man that could never be his best
If I didn't have you I'd never see the sun
You taught me how to be someone
Yeah-eah

Se non avesse Harry nella sua vita non ci sarebbe nulla per il quale varrebbe la pena combattere, per il quale varrebbe la pena vivere. Sarebbe un uomo vuoto, un involucro senza anima che non potrebbe mai esprimersi al meglio, che non potrebbe godere nemmeno delle più piccole gioie della vita. Vivrebbe senza uno scopo, senza mai assaporare nulla appieno. Un fiume in balia di sé stesso.
Vivrebbe una vita a metà, senza quella metà che gli è essenziale. Una vita in bianco e nero, vissuta con il pilota automatico inserito.
Senza Harry, qualsiasi cosa sarebbe stata senza senso, anche il sole sarebbe stato soltanto un pallido riflesso nella sua vita.  Era grazie solo a quello splendido ragazzo se poteva dire di essere qualcuno, se poteva dire di avere un’identità, se poteva dire di conoscere la bellezza della vita.
Questo era solo grazie al suo di “qualcuno”.

All my life you stood by me
When no one else was ever behind me
All these lights, they can't blind me
With your love nobody can drag me down

In quel viaggio che avevano intrapreso insieme, Harry era sempre stato il suo porto sicuro, l’unica persona che lo aveva sempre sostenuto, che gli aveva sempre coperto le spalle, sulla quale avrebbe potuto contare ciecamente. E sentirsi amato in quella maniera così pura e profonda lo aveva sempre meravigliato. Era il suo rifugio, la sua casa, la sua forza.
Grazie a lui non si era perso, non si era lasciato andare, aveva conservato dentro di sé la sua parte migliore e nessuno avrebbe potuto portargliela via; era rimasto integro e fedele a sé stesso. Le persone intorno a loro avevano cercato, durante gli anni, di colpirlo dove più faceva male, ma nemmeno se si fossero impegnati davvero avrebbero potuto portarlo a fondo, perché al suo fianco aveva Harry.

Nobody nobody
Nobody can drag me down
Nobody nobody
Nobody can drag me down

Se aveva al suo fianco Harry nessuno avrebbe potuto trascinarlo nell’oscurità, nessuno avrebbe potuto anche solo pensare di poterlo ferire.
L’unica persona che aveva questo potere, in un certo senso, era anche la sua salvezza, il resto era superfluo e senza senso. Lui aveva il potere di salvarlo e quello di annullarlo, aveva tra le sue mani la sua stessa vita.
Stava scrivendo ancora quando Harry cominciò a stiracchiarsi come un gatto, allungando tutti gli arti e urtando Louis distrattamente con un piede. Aprì prima un occhio e poi l’altro, ma ancora li teneva un po’ socchiusi a causa della luce della luna che filtrava dalla finestra di fronte al letto. Amava i suoi occhi, erano la cosa che più lo aveva colpito, sin dall’inizio,  insieme ai suoi ricci ribelli e alle sue adorabili fossette. Quegl’occhi magnetici che avevano scavato dentro di lui, mettendolo a nudo e che continuavano ad imbarazzarlo ogni volta che si soffermavano ad osservarlo. Quando si rese conto che Louis era seduto con un foglio in mano a guardarlo fece un timidissimo sorriso ed esclamò con la voce ancora impastata di sonno, estremamente roca: “Ehi stalker!” e  continuando a guardarlo chiese: “Cosa ci fai seduto lì? Non starai scrivendo ancora a quest’ora..”
E Louis allora facendo una piccola risata rispose: “Ma se non sai nemmeno che ore sono!”.
“Lo immagino” e poi Harry continuò dicendo: “Comunque vieni qui” e lo disse poggiando una mano sul materasso “..Sai che se non mi abbracci non riesco ad addormentarmi”.
“Okay okay, little spoon finisco di scrivere una cosa e arrivo..” e nemmeno il tempo di dire quella frase che Harry aveva già serrato gli occhi, mentre sulle labbra aveva ancora il fantasma di un sorriso. Probabilmente si trovava nel dormiveglia.
Lo guardò con il tipico sguardo che riservava solamente a lui,  e finì di scrivere e perfezionare ciò che aveva buttato giù.
Quando finalmente si era sentito soddisfatto del suo lavoro, si era alzato dal letto e aveva preso da un piccolo armadietto lì vicino la sua cartellina, dove ripose il foglio. Studiò per l’ultima volta ciò che aveva scritto e con un sorriso sghembo, chiuse la cartellina rimettendola a posto.
Prima di coricarsi a letto diede un ultimo sguardo ad Harry e sospirando si sdraiò alle sue spalle abbracciandolo da dietro e dandogli un piccolo bacio sulla scapola e uno sulla nuca.  Sentì il ragazzo tranquillizzarsi e abbandonarsi finalmente tra le braccia di Morfeo.
L’ultimo pensiero di Louis poco prima di addormentarsi fu rivolto alle ultime due frasi che aveva scritto poco prima.

Nobody, nobody.
Nobody can drag me down.

E la sua era una certezza, perché Harry era il suo unico appiglio, la sua unica ancora.
Con il profumo di Harry che lo avvolgeva, si addormentò.
_

Qualcuno però sembrava non volerlo lasciar dormire.
Louis si risvegliò, solo, di soprassalto nel letto di un hotel, con Drag Me Down ancora in riproduzione. L’aveva messa in ripetizione e realizzò che doveva essersi addormentato, ripensando al momento in cui quella canzone era nata. Ancora confuso e mezzo addormentato sentì qualcuno bussare di nuovo alla porta. Era stato quel rumore ad averlo svegliato e in quel momento venne come investito da un sentimento che non gli era del tutto estraneo: rabbia cieca. Rabbia nei suoi confronti, rabbia contro chiunque si trovasse al di là della porta, che si era permesso di disturbarlo proprio quando era riuscito a trovare un attimo di pace dai pensieri che lo tormentavano e dal mal di testa. Quella persona lo aveva appena trascinato via da quel sogno meraviglioso e così realistico.
Si alzò di malavoglia, con l’espressione più truce che avesse mai avuto e aprì la porta con l’intenzione di dirne quattro a chiunque si trovasse dall’altra parte.
Ma le parole gli morirono in gola.
Harry era fermo lì davanti l’entrata, le braccia lungo i fianchi, le mani chiuse a pugno, lo sguardo freddo. Lo guardava ma non lo vedeva.
Era uno sguardo che stonava terribilmente su quel viso angelico, che non gli apparteneva ma che ora invece stava deliberatamente rivolgendo a lui. E Louis, egoisticamente, riuscì solo a pensare che era dannatamente bello e che era da qualche mese  che quegl’occhi non si erano posati più su di lui. Probabilmente si sarebbe accontentato anche di quello sguardo pur di riavere indietro Harry.
Sapeva che era lui la causa di tutto quello che era successo e soprattutto sapeva che aveva irrimediabilmente compromesso ciò che di più bello la vita gli aveva concesso.
Harry meritava di meglio, meritava qualcuno più simile a lui e si sentiva così egoista ed insensibile a desiderare che lo prendesse tra le braccia come se non fosse successo nulla.
Il ragazzo rimase ancora un po’ lì fermo sulla porta, forse indeciso sul da farsi, ma poi finalmente parlò.
“Alberto mi ha detto di venirti a chiamare..” fece una piccola pausa e poi continuò “Stiamo per partire”.
E detto questo senza averlo salutato e senza aspettare la risposta di Louis, che era rimasto scioccato, gli voltò le spalle e iniziò ad avviarsi per il corridoio.
Riscosso dallo stato catatonico in cui si trovava, lo chiamò con voce concitata: “Harry!” e come se non avesse sentito nulla, però, quello continuò a camminare.
“Harry, aspetta!” e solo in quel momento il ragazzo si fermò in mezzo al corridoio, sempre rimanendo di spalle.
“E’ qualche mese che non mi parli e nemmeno mi guardi,  e ora vieni qui solo per dirmi questo?”
Harry infuriato, si voltò verso Louis, avanzando di qualche passo e con voce carica di rancore e rabbia gli domandò: “Cosa ti aspettavi? Che ti dessi un bacio e ti chiamassi amore come se non fosse successo nulla? Beh mi dispiace ma non è così che funziona, soprattutto non dopo quello che hai fatto..”
“Allora vuoi farmi credere che sei venuto qui per fare un favore ad Alberto? Scusami ma non ci credo.”
“ E’ un tuo problema.”
“Ti conosco Harry, so come sei fatto. Ti prego parliamone.” Disse con tono lacrimevole.
“Non abbiamo nulla da dirci.”
“Non puoi far finta che questi 5 anni non siano mai esistiti, non puoi semplicemente lasciarmi così dopo tutto quello che abbiamo passato.” Disse con voce miserabile Louis.
Harry avvicinandosi ancora di più, e puntandogli un dito contro gli disse:“Non ti azzardare ad avanzare pretese che non puoi avere”.
“Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Sei così egoista ed egocentrico.. Io non rinnego nulla, sei stato tu a cancellare tutto quello che avevamo costruito insieme, in una sola fottuta notte!”
“E non sai quanto mi penta ogni giorno di quello che ho fatto, darei qualsiasi cosa, la mia stessa vita, per tornare indietro..”. La disperazione nella voce di Louis era palpabile, anche se cercava di controllarsi.
“Questi discorsi ormai sono inutili, ora hai un figlio che sta per nascere, concentrati su di lui.”
“Sì è vero, e io ci penso, ma questo non mi fa smettere di essere innamorato di te o di pensarti o di desiderarti.” Fece una breve pausa, sospirando, e continuò: “I sensi di colpa mi stanno corrodendo dentro, ogni volta che provo ad addormentarmi puntualmente non ci riesco perché il tuo viso mi tormenta, e quello che ti ho fatto, che ho fatto a noi, è imperdonabile, ma io non riesco a pensare ad una vita senza di te. Mi manca il respiro appena quel pensiero affiora..”.
Lacrime amare cominciarono a rigare il viso di Harry e Louis si sentì morire dentro di nuovo. Era una sensazione alla quale ormai era abituato.
“E tu pensi che parlandone il dolore se ne andrà? Tu vuoi che ti perdoni solo perché non vuoi soffrire ancora, ma non pensi a me.. Come pensi mi senta sapendo che la persona che amo di più è anche quella che mi ha ferito nel profondo? Io mi fidavo di te, ciecamente, avrei dato e darei ancora la mia stupida vita per te” e continuando disse: “Come pensi che mi senta quando la sera nel mio letto penso a te e a lei che ci date dentro?”.
Louis, sentì rompersi qualcosa dentro di lui, e cercò di interromperlo “Harry”, ma il ragazzo dagli occhi verdi era di altro avviso e gesticolando continuò: “No. No, adesso fammi finire.. Volevi parlare? beh adesso parliamo!.”
Cercò di darsi un contegno inutilmente, e poi disse; “Avevamo fatto progetti, ci eravamo promessi di creare una nostra famiglia e ora te ne avrai una tua, senza di me. Hai idea di cosa significhi per me averti ogni giorno intorno e non riuscire a guardarti in faccia?”
“Ti prego Harry..”  Louis tentò con voce incrinata dal senso di colpa di intervenire, ma invano.
“Ma sai qual è la cosa che più mi distrugge e mi ha deluso in tutta questa storia? Il fatto che diventerai padre e non hai avuto nemmeno il coraggio di dirmelo in faccia quando lo hai saputo. Ho dovuto scoprirlo tramite terze persone.. Hai idea di come io mi sia sentito?”. Guardò per terra, e continuò dicendo “Ora realizzo di aver creduto troppo in questa storia, in fin dei conti eravamo solo dei ragazzini innamorati dell’idea del vero amore. Per quasi 5 anni il mondo ci ha remato contro, ma noi ce l’abbiamo sempre fatta, in qualche modo, ci siamo appoggiati l’uno all’altro, ci siamo leccati le ferite a vicenda, ed eravamo sempre insieme. Sempre. Probabilmente non mi ero reso conto di essere rimasto solo..”
In quel momento Louis che aveva cercato di trattenersi per tutta la conversazione, si ritrovò a singhiozzare. Vedere il suo Harry in quello stato, e sapere che era tutta colpa sua lo stava lentamente annientando.
Cercò di avvicinarsi un po’, mentre teneva una mano sopra il diaframma, come a cercare di calmarsi, e quando fu davanti ad Harry che teneva ancora il capo chinato si ritrovò a spostare quella massa informe di ricci che coprivano il viso del ragazzo. Si ritrovò di fronte a due occhi verdi resi ancora più chiari dalle lacrime, ma non fu quello a spezzargli il cuore. Piuttosto fu il fatto di vedere in quegl’occhi solamente una immensa sofferenza. Né rabbia, né rancore, solo puro dolore. E Louis si maledì ancora, con ancora più forza. Si ritrovò a raccogliere le lacrime che rigavano il viso del ragazzo di fronte a lui e Harry, inaspettatamente, lo lasciò fare. Era da troppo che sognava di lasciarsi toccare dal ragazzo dagli occhi blu, anche se in quel momento era la persona che più odiava. Si sentiva così  dipendente da Louis, anche in quella situazione, e mentalmente si diede del debole. Era il suo paradiso, ma anche il suo inferno personale.
“Louis… devo andare” e cercò di dirlo con convinzione, allontanandosi un po’. Aveva bisogno di disintossicarsi da lui anche se sapeva sarebbe stato tutto inutile.
Ma mentre stava per andarsene sentì come in un sussurro:
“There's a moment when you finally realize,
There's no way you can change the rolling tide,
But I know, yes I know, that we'll be fine”.
Era la strofa di Louis in “Ready to run” ma aveva cambiato solo una parola e ad Harry era bastato per paralizzarlo sul posto. Non si girò, perché se lo avesse fatto sapeva che non si sarebbe trattenuto. Aveva ancora bisogno di tempo, ma sapeva, in cuor suo, come lo sapeva anche Louis, che in qualche modo avrebbero avuto il loro lieto fine, insieme. Sarebbero potuti passare giorni, mesi, anni ma loro si sarebbero ricongiunti.
Quando ci si trova davanti ad un amore del genere, nonostante gli ostacoli e gli errori, non si può fare a meno che farsi trascinare dal suo corso.
Mentre si avviava per il corridoio, si ritrovò così a canticchiare a voce bassa il ritornello di "Drag Me Down".
Ed era sicuro Louis lo avesse sentito.

 

Note:
Salve a tutti!
Mi chiamo Francesca, ma potete chiamarmi Boo.
Volevo ringraziare chiunque abbia letto questa OS.
E' stato un periodaccio per me e questa storia si è come scritta da sola in un certo senso.
Vi consiglio di leggerla ascoltando "Drag Me Down" ;)
Ringrazio tutte le mie amiche che mi sono state vicine in questo periodo e che mi hanno supportato e sopportato. Grazie a tutte.
Ovviamente lo sapete tutte però volevo solamente precisare che la parola cambiata da Louis è l'I che viene sostituito dal "we".
E niente.. Spero vi piaccia :)
-Boo
   
 
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