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Autore: Fiamminga    13/08/2015    3 recensioni
What If della storia originale e al contempo della precedente fanfiction della serie, Disease:
Loki non è mai stato esposto al tempio e Odino non l'ha mai adottato. Cresciuto con l'odio per gli asgardiani e invidia per gli esseri umani, cerca Thor –che non ha mai visto- sulla Terra, con l'ordine del re Laufey di ucciderlo e vendicare Farbauti e i suoi primi due figli uccisi in guerra. Una veggente gli dice di attendere pazientemente la sua preda ma il principe di Jotunheim deve fare i conti con la sua stessa anima e con il suo desiderio di libertà e a metterlo in difficoltà e a rubargli il respiro in una sola notte ci sarà un vichingo biondo e sconosciuto che non vuole svelare il suo nome.
Dal testo:
«Ora leggi anche nella mente?». Il biondo si voltò e piegò perché era diversi gradini sopra di lui «No, so che ti piaccio».
«Oh, per la miseria, sapevo che sei un narcisista inguaribile ma non credevo così tanto. Bè, indovina un po'? Non mi piaci»
«Si invece»
«No, diamine!»
[PUO' ESSERE LETTA SENZA AVER LETTO LE ALTRE STORIE DELLA SERIE]
[one-shot divisa in 3 parti]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Cure'
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Capitolo 2
 
A nightingale in a golden cage
That’s me locked inside reality’s maze
Come someone make my heavy heart light
Come undone bring me back to life
 
Un usignolo in una gabbia d’oro
Questo sono io, chiuso nel labirinto della realtà
Venga qualcuno e alleggerisca il mio cuore pesante,
caduto a pezzi, e mi riporti alla vita.
 - the Escapist - Nightwish
 
 
 
Parte quinta: ghiaccioli
«Te lo scordi» commentò immediatamente Loki «No»
«E perché? È un mio diritto»
«Posso opinare dicendo che non avevamo concordato che io non potessi rifiutare, per cui scegli qualcos'altro»
«No»
«Allora rimarrai senza niente»
«Posso opinare che questa è vigliaccheria?»
Loki alzò un sopracciglio minaccioso, mentre l'altro aveva una perfetta faccia da schiaffi. «Non ti azzardare»
«Se siamo sotto processo, legalmente posso arrogarmi il diritto di chiederti tutto. E poi non penso sia una cosa così brutta. Non sono certo un rospo»
«Bacerei più volentieri un rospo bitorzoluto»
«Ora mi offendi»
«Offenditi! No. Rimango fermo su questo»
«E lo faccio anche io» lo guardò intensamente «E non smetterò di parlarne fino a che non cederai»
«Ma a te non piacevano le donne?»
«Cosa centra?» rise «Un bacio è un bacio. Indipendentemente da chi arriva è una bella cosa»
«Dimmelo quando ti capiterà di baciare un rospo bitorzoluto. Magari a lui farà piacere baciarti» Loki si alzò e lo lasciò lì impietrito. Dopo qualche passo anche il biondo si alzò e lo seguì «Proprio non vuoi? Sono così brutto? Non avevi detto che stavo cominciando a piacerti?»
«Ritiro immediatamente tutto»
«Questo non è giusto»
«Benvenuto nella vita. Non è mai giusta»
«Aspetta» si mise davanti a lui «Insomma, cosa ti costa? Uno! Non chiedo altro. Non dura più di due secondi ed è piacevole per entrambe le parti. Avrei potuto chiederti qualcosa di più umiliante. Come per esempio baciare qualcun altro»
«E tu perché ci tieni ad avere un bacio da me?»
«Spirito di caccia»
«Non ha nessun senso»
«Sì invece» alzò un dito «Mi sembri il tipo che non concede baci a chiunque. Mi fregerò del grande onore di essere stato baciato da te»
Loki rimase interdetto «Non so come dovrei rispondere. E non so nemmeno se interpretarlo come un complimento o no»
«Non farlo. Baciami e basta»
Loki rimase lì, indeciso, per un bel po' di tempo durante il quale l'altro rimase in silenzio ad aspettare. Alla fine sospirò e cedette «Va bene. Poi la smetterai di assillarmi?»
«Promesso, lo giuro sul mio onore»
«Bene» allora Loki si sporse e gli premette velocemente le labbra sulle sue e poi si ritrasse «Abbiamo finito ora?»
Ma l'altro scoppiò a ridere «E quello cos'era?»
«Un bacio»
«No, quello erano le tue labbra che accidentalmente si scontravano con le mie. Chiamarlo bacio non si può proprio» e continuò a ridere «Non va bene, ho chiesto un bacio come si deve»
«Avevi promesso di smettere!»
«In cambio di un bacio. E quello non lo era»
«Sottigliezze della definizione»
«Non cambiano la sostanza»
Loki emise un gemito di rabbia e gli prese la testa e ci riprovò, questa volta rimanendo un po' più a contatto con lui «Ora va bene?»
«Per niente» commentò l'altro ancora ridendo «Sembrava che fossi rimasto accidentalmente appiccicato ad un ghiacciolo»
Loki alzò un sopracciglio «E questo che vuol dire?»
«Sei un baciatore da far pena mio caro pesce - odiatore di uomini»
«Oh, e immagino tu sia un grandissimo esperto»
«Infatti» si vantò lui con un grosso sorriso sul volto «Nessuno è mai rimasto deluso da un mio bacio»
«Ovvio» alzò gli occhi al cielo «Ma se tu pretendi che io arrivi a cotale livello non la smettiamo più. È impossibile, avrai avuto così tante donne su cui far pratica» Loki tentò di gonfiare il suo ego e di farlo desistere.
«È così» gli batté una mano sulla spalla per confortarlo «Sono sicuro che arriverai almeno ad un livello decente»
«E intanto dovrò baciarti… quante volte?»
«Non contiamoli come baci, non ti pare?» continuava a ridere.
«Sei malvagio!» sbottò Loki «Qualcosa doveva farmelo capire! Sei il male e io me ne vado. Non c'è possibilità che io continui questa inutilità»
«Non lo vedi nemmeno come esperienza scientifica?»
«Addio»
«E che... la smetti di cercare di andartene ogni volta che ti lascio?» chiese e lo riacciuffò «Ascolta, facciamo così» lo guardò negli occhi con serietà quasi comica «Io ti faccio vedere quello che intendo così puoi capire quello a cui mi sto riferendo e poi potrai avere un modello su cui basarti»
«Sarebbe un altro bacio»
«Si»
«Ma non lo darai a me»
«Eh?» Il biondo rimase di sasso «Ma non vale!»
«Certo che vale» si avviò verso la strada principale e indicò un locale dove si vedevano chiaramente donne vestite succintamente per abbordare uomini. «Lì. Andremo lì e bacerai qualcuno in modo che ti possa vedere» lo guardò di traverso «O pensi di non riuscire a farlo?»
«Bazzecole!» si alzò le maniche della giacca e si passò una mano nei capelli e lo guardò intensamente «Ora ti faccio vedere io»
 
Parte sesta: la corretta definizione di bacio.
 
Sostanzialmente, e Loki lo sapeva, era un appoggiare labbra su labbra. Eppure riusciva ad essere diverso ogni volta. Erano entrati nel locale e l'altro, con una sicurezza che aveva del divino, aveva proclamato ad alta voce che doveva - e voleva - baciare ogni donna presente lì dentro per una scommessa fatta con il suddetto Loki. E il proprio il suddetto Loki non si meravigliò che nessuno si tirasse indietro. Così si venne a formare una coda di donne entusiaste che pretendeva il suo bacio. Sembravano non finire più.
Alcuni erano baci veloci, timorosi e timidi, altri molto intraprendenti, alcuni esuberanti. Era solo un appoggiare di labbra su labbra e invece era così immensamente diverso da persona a persona. La verità è che Loki non aveva mai baciato nessuno. Nemmeno era mai stato baciato. Non ricordava nemmeno una carezza. E non aveva bisogno di fare esperienza. A Jotunheim bastava il proprio compagno: uno per la vita e prima e dopo non c'era nulla, perciò anche volendo, non avrebbe trovato nessuno da baciare.
Ora invece quel bruto biondo sembrava essere un baciatore professionista e lo faceva con immensa felicità. Vennero offerti boccali di birra e alcolici di altro genere che né lui né Loki accettarono ma rimasero lì fin troppo. Quando uscirono il biondo era rosso in viso e con i capelli spettinati. Salutò tutti i presenti con parole espansive e ricevette fischi di approvazione.
Così lui e Loki finirono nel vicolo che dava sul retro del locale. «Tieni» Loki gli diede una bottiglietta d'acqua che l'altro accettò prontamente. Poi estrasse delle cose incartate che andavano dalle caramelle ai cioccolatini e li tenne in mano «Scegline una e mangia»
«E perché?»
«Non ho intenzione di baciarti mentre hai addosso il sapore di cinquanta persone diverse»
L'altro annuì convinto «Mi pare giusto» afferrò un cioccolatino all'arancia e se lo gustò per bene «Allora? È stato utile come speravi?»
«Abbondantemente» rispose Loki gettando nel bidone tutto il resto di dolcetti e caramelle. «Illuminante, in un certo verso. Erano talmente tante donne che sono riuscito a studiarti abbastanza da sapere cosa apprezzi di più e cosa no»
«Oh» L'altro rimase un po' interdetto.
«A dire la verità ci sono diverse possibilità che potrei seguire» lo guardava come se stesse parlando di qualche trattato scientifico sulla crescita dei funghi nelle foreste del nord-Europa, ovvero senza la minima partecipazione. «Però sono arrivato alla conclusione che la cosa che maggiormente apprezzi è la spontaneità» Loki fece una smorfia «Il che mi riporta al problema principale» si voltò verso l'altro e si gli si avvicinò di un passo e poi un po' di più fino a poterlo sfiorare. Non era mai stato spontaneo in vita sua. Non aveva nemmeno la minima idea di cosa ci fosse sotto tutto ciò che appariva di lui. Dubitava che ci fosse qualcosa, ma credeva che quello strano individuo, con problemi allo stesso tempo uguali ma opposti ai suoi, l'avesse visto. Per cui fu qualcosa di nuovo anche per lui. Lo guardò a lungo negli occhi cercando di levarsi pian piano di dosso quegli strati di ghiaccio e veleno di cui solitamente si vestiva, si scordò di essere su Midgard, il motivo sanguinario per cui era lì, suo padre, la sua miserevole vita all'ombra e la fame, tutto.
Mentre andava a ritroso dentro di sé riusciva a vedere l'altro spalancare sempre più gli occhi e iniziare a ritrarsi «Aspetta...» aveva cominciato a dire, ma Loki non lo ascoltò. Poggiò le mani sulle sue guance e attirò piano la sua testa verso la sua, inclinandola un po' per fargli posto. E poi niente. Non fece nulla delle mille cose che avrebbe potuto fare, semplicemente sentì lo schiocco delle labbra che si separavano e le mani dell'altro sulle sue, sul suo volto. Si guardarono negli occhi per un lungo attimo.
«Perché questo ha tutta l'aria di essere un primo bacio?» gli chiese, ma Loki non rispose. Rimase solo immobile con le mani tra le sue non sapendo cosa dire, con il cervello praticamente sciolto.
«Sono uno stolto, perdonami» gli chiese l'altro, sinceramente «Non credevo tu fossi serio quando...»
Lo baciò di nuovo, fondamentalmente per farlo stare zitto perché non avrebbe saputo come rispondergli. Si separò di nuovo da lui, ma l'altro lo inseguì in quei pochi centimetri e lo baciò a sua volta. Non si accorse minimamente del tempo che passava. Erano semplicemente lì, nella breve parentesi di quella notte tra le loro vite, in un vicolo in una comune città di un mondo alla deriva. E chissà come alla fine Loki si ritrovò poggiato al muro con le mani nei suoi capelli e le sue mani sui fianchi, con il fiatone e il battito accelerato. E l'altro sorrideva piano prima di ricominciare a baciarlo.
Smisero quando l'immobilità e la durezza della parete non si fecero sentire e li costrinsero a prendere aria. Loki lo guardava, completamente sconvolto «Cosa mi hai fatto?» gli chiese.
«No, cosa diavolo mi hai fatto tu» l'altro gli passò una mano tra i capelli e sorrise «Non immaginavo di trovarmi in una situazione del genere nemmeno tra un migliaio di anni. Mi sento un adolescente»
«Eh?»
«Lascia stare» rise di nuovo e lo prese per mano. «Adiamocene da qui, inizia a far freddo, ormai è quasi mezzanotte»
«Dove andiamo?»
«Casa mia è vicina»
 
Parte settima: come qualcosa di folle.
 
La casa del biondo era a qualche isolato da dove si trovavano loro. Percorsero quel tragitto tra vie isolate parlando sporadicamente, mentre l'altro gli teneva saldamente una mano. Davvero temeva che potesse sgusciare via da un momento all'altro vista la sua presa calda che rischiava di fracassargli le ossa (e se fosse stato umano sicuramente gli avrebbe fatto male, pensò).
Era una villa a due piani, davanti c'era un piccolo giardino incolto, perché probabilmente gli affittuari non se ne prendevano per nulla cura. Non bussarono alla grande porta di legno ma il vichingo la aprì con le chiavi e gli fece strada «Benvenuto» disse, richiudendo la porta e chiedendogli la giacca che appese prontamente all'attaccapanni.
«Amici?» chiamò poi e si udirono suoni provenire da qualche strada più in là «Aspetta un attimo qui, per favore» gli chiese e andò a parlare brevemente con i suoi tre amici, molto probabilmente per avvertirli di non dire accidentalmente il suo nome e altre cose futili, dal punto di vista di Loki, che infatti non aspettò e lo seguì poco dopo, entrando in un salone, grande per gli standard degli esseri umani ma molto piccolo rispetto al palazzo di Utgarða. «Non lasciare gli ospiti all'ingresso. È estremamente maleducato» gli disse, ignorando gli altri tre che invece lo osservavamo intensamente.
«Ricordi i miei amici, te li ho indicati al pub» disse il biondo rivolgendo un gesto ampio agli altri, seduti differentemente sui divani e sulle poltrone. «Piacere» disse Loki del tutto indifferente, alzando un sopracciglio, molto più interessato alla casa e a ciò che conteneva.
«Salve» Fandral si alzò e gli si avvicinò e gli batté le mani in segno di saluto «Ancora non abbiamo conosciuto altri viaggiatori» ma il suo entusiasmo si spese immediatamente all'occhiataccia agghiacciante e furiosa che Loki gli rivolse quando lo toccò. Il bellimbusto levò subito le mani e fece un sorriso agitato. «È bello incontrare altre persone...?» lo disse con un inflessione stranissima e dubbiosa che la fece somigliare ad una domanda. Il grassone lì vicino a lui fece un grugnito e gli disse: «Fan, levati, altrimenti rischi che ti mangia»
Hogun rimase in silenzio.
«Ahah» solo il suo amico vichingo rise e batté una mano sulla spalla di Loki «Non prendertela, Fandral, a lui non piacciano le persone. Tranne me, ovviamente. Sono un re, lo sapete» gli altri risero e la tensione si sciolse immediatamente e anche Loki emise un gemito e alzò gli occhi al cielo «Ma per favore»
«Basta fraternizzare. Non piaceva nemmeno a te, no? Andiamo a mangiare qualcosa» se lo trascinò via come al solito, verso la cucina molto ben visibile da lì. «Hai fame? Io tantissima. Quel cibo immondo che ci hai fatto mangiare era insufficiente a nutrire un guerriero come me. Da qualche parte dovrei avere alcune nostre vecchie provviste...»
«No, a dire il vero non ho...»
«Mangia questo» gli porse un pezzo di focaccia morbida «Sembra che stai per svenire da un momento all'altro, sei cadaverico»
Loki sbuffò. Non poteva dirgli che era semplicemente perché in realtà la sua pelle era blu. Quello sì che sarebbe stato strano e lo avrebbe fatto preoccupare. Tuttavia era stanco e con in cervello ancora pieno di endorfine, perciò rimase zitto e addentò la focaccia prima di strabuzzare gli occhi e osservarlo meravigliato. «Santo cielo!»
Il biondo lo guardava gongolate e divertito «Buono, non è vero? L'abbiamo portato da casa nostra. Niente è più buono del pane che facciamo noi. E aspetta che ti faccia assaggiare la nostra carne secca. Bella speziata e affumicata come si deve. Dovrebbe essere qui» e cominciò ad aprire ante a caso fino a che non riuscì a trovare un cesto pieno di cibo. Il biondone continuò a trafficare con gli oggetti e gli porse un piatto e dei tovaglioli e poi cominciò ad elargirgli formaggio e carne secca. «Per me è un po' poco, ma come spuntino di mezzanotte va più che bene»
«O per...» Loki si zittì con un nuovo boccone, mangiando con foga «Come fa ad essere così buono? È... divino»
L'altro scoppiò a ridere di gusto «Ah! È vero, ma c'è da dire che non mi sembri abituato a mangiare molto né bene» gli sorrise con quel faccione tondo e gli occhi blu intenso e Loki si diede una sistemata, cercando di smettere di avere quella foga vorace che lo metteva allo stesso piano del bruto. «Non dico che non sia vero, ma resta comunque del cibo ottimo» lo guardò a sua volta e poi si accigliò «E penso che questo sia il primo complimento che ti faccio»
«Oh, non c'è problema, la tua reputazione da misantropo incallito è salva. Ti sei complimentato per il cibo che non ho cucinato io. Non c'entro nulla. Sei ancora libero di insultarmi»
Loki rise «Bene, allora continuerò a farlo»
«Grazie»
«Prego» sorrise ancora e ricominciò a mangiare, ma finì molto più velocemente di Loki, che anche se non abbandonò quella foga, dubitava sarebbe mai riuscito ad ingurgitare tanto cibo in così breve tempo, e anche gustandoselo. Perciò finì che lui era ancora lì a mangiare mentre l'altro lo guardava, seduto davanti a lui, dall'altra parte della penisola di marmo in mezzo alla cucina.
«Se potessi» disse l'altro con un sussurro «ti farei assaggiare molto altro. Ti porterei a casa mia e ti toglierei di nuovo quel cipiglio arrabbiato dalla fronte.»
Loki lo guardò, deglutendo l'ultimo morso di cibo «Come - di nuovo? - » chiese senza capire.
L'altro sorrise un po'. «Per prima, nel vicolo»
Loki rimase sorpreso e distolse immediatamente lo sguardo «Ora non infierire. Ho perso il controllo»
«Mi è piaciuto»
Loki stava per rispondergli con qualche cattiveria ma si morse l'interno della guancia e rimase zitto ad interpretare quella frase. Alla fine disse «Quindi non sono così male?»
«Per nulla»
«Non hai baciato un rospo bitorzoluto»
«Se lo era prima, alla fine si è trasformato in un bel principe» Loki sussultò e lo guardò allarmato per un attimo, ma poi capì il riferimento alla favola e si calmò. Lo osservò sparecchiare e si alzò anche lui «Sarebbe bello, non è vero?»
Il biondo non si fermò ma dandogli le spalle chiese: «Di cosa stai parlando?»
«Che finisse come nella favola. Incontrare un principe» Anche l'altro lasciò i piatti nel lavello e si aggrappò con le mani al bordo del marmo. «Come i principi delle favole che possono fare qualsiasi cosa vogliono. Sconfiggere il drago, salvare la principessa... occasionalmente amare la serva» Loki guardò fuori dalla finestra dove il cielo era giallo della luce artificiale della città. «E vivere la vita felici e contenti»
«Le favole non dipingono mai la vera realtà» L'altro lo guardò negli occhi, ed erano amareggiati «I principi non hanno mai quello che vogliono»
«Dici la verità» Loki gli si avvicinò «è una fortuna che non lo siamo»
L'altro ebbe un fremito e lo guardò, corrucciato «E perché?»
«Per stanotte» Indicò fuori dalla finestra con un colpo della testa. «La parentesi delle nostre vite» lo disse in tono amaro «Oggi noi siamo tutto e niente, fino all'alba. Non è vero?»
«Si» rispose l'altro prima piano e poi più convinto «Si! Tutto e niente. Possiamo fare tutto» gli prese entrambe le mani e le strinse «Dimmi cosa vuoi fare. Facciamo qualcosa di folle»
«Qualcosa di folle...?»
«Sì! Adesso. Usciamo da quella porta e mandiamo al diavolo tutto»
Loki lo guardò, stralunato «Io... così adesso, non so cosa...» poi si fermò e lo guardò di nuovo, con un bagliore negli occhi «Qualsiasi cosa?»
«Qualsiasi cosa di folle?»
Loki sorrise e gli sorse una strana urgenza nel corpo «Allora prendi una borsa. Prendi i documenti e vieni con me»
 
Parte ottava: chi può veramente volare
 
Meno di dieci minuti dopo erano in taxi diretti verso casa di Loki. Le strade erano quasi deserte e il parco era un ombra scura lontana. «Mi vuoi dire dove stiamo andando?» gli chiese Thor con ansia ma anche con eccitazione. Aveva con sé uno zaino sulla spalla e uscì con lui dalla macchina per seguirlo su per le scale, con falcate ampie. Avevano lasciato casa la precedente casa poco prima precipitandosi fuori dalla porta di ingresso a malapena dicendo qualcosa agli altri che li osservarono scappare via dal vialetto.
 «Ho letto» disse mentre trafficava per aprire la porta «di un posto che vorrei vedere.» Non gli fece spazio né gli disse niente quando entrò in casa, ma si diresse immediatamente verso la sua camera da letto dove prese anche lui un borsone, infilandoci dentro un ricambio veloce e i documenti falsi che si era procurato per vivere lì senza problema: falsa carta di identità con un nome fittizio e passaporto. Tornato di là trovò l’altro intento ad osservare il suo mobilio, ma lo distrasse porgendogli un grosso tomo che aveva recuperato dal comodino del letto «Qui»
«Londra?» chiese il biondo. «È qui che vuoi andare?» prese a sfogliare le pagine del libro storico e informativo. «Come mai?»
«Non Londra» Loki scosse la testa «Greenwich» e indicò un punto sulla cartina «Ho letto del modo in cui gli uomini si orientano: guarda, suddividono il pianeta in spicchi» si mise vicino a lui, spalla a spalla e gli prese il libro per fargli vedere il disegno in scala di Midgard. «Il primo passa in questo punto nella città di Londra. Ci sono molteplici cose che mi piacerebbe vedere, il vecchio castello del re, il Tower Bridge e la torre dell’orologio... tra tutti i paesi del mondo l’Inghilterra è quello che preferisco.» poi si accigliò «Penso di sentirmi inglese nel profondo.»
«E allora sia! Se vuoi vedere una linea immaginaria che passa su un colle in mezzo ad una metropoli ti ci porto.» fece una smorfia strana mentre si dirigevano alla porta. «Certo, se potessi usare il mio principale mezzo di volo ci arriveremmo molto più velocemente»
«Hai un aereo privato?»
«Qualcosa del genere.» sorrise «Sarebbe stata una delle tante cose che ti avrei fatto vedere, se avessi potuto. Non solo la mia casa, non solo il cibo. C’è molto altro che... lascia stare. Parentesi, giusto? Meglio così»
Loki lo fermò dopo aver chiuso la porta «Aspetta» gli disse «Se può esserti di aiuto» e si sforzò molto nell’ammetterlo «ci sarebbero moltissime cose che anche io vorrei mostrarti, ma che non posso. E che forse non ti piacerebbero»
«Non penso»
«Non queste»
L’altro gli sorrise e gli si avvicinò di più per dargli un leggero bacio sulle labbra «Sono più forte di quanto pensi. Non mi spavento»
«Io credo che tu sia già molto forte»
«Lo sono di più»
Loki alzò gli occhi al cielo «Megalomane» ricevette un altro bacio che nascondeva un sorriso «e presuntuoso»
«Per te, sempre» gli prese la mano e insieme scesero le scale.
In un’ora erano oltre i check-in dell’aeroporto, aspettando che il gate si aprisse. Non c’erano molte persone ma era più affollato di quanto si aspettassero. Non passarono certo inosservati, ma non importava. Il biondo osservava tutto con meraviglia, chiedendo spesso come funzionassero le cose, ma Loki gli rispondeva spesso deducendo le cose. Si era informato sui viaggi in aereo tempo prima, perché gli erano interessati molto di più della primitiva locomozione a due ruote o, peggio, su nave.
Quando entrarono su quel bus con le ali dall’aspetto traballante e colorato di un arancione impossibile si sedettero ai loro posti ma l’altro era dubbioso. Erano in prima classe, ma sembrava comunque una carretta scadente - Questo affare è sicuro? -
«Dovrebbe» Anche Loki si guardò intorno osservando i pochissimi posti occupati. «Se precipitiamo non preoccuparti, ti prendo» sogghignò.
«Non credo proprio. Al massimo sarò io a salvarti» lo disse in modo stranamente serio che lasciò Loki perplesso. Si guardarono per un attimo, poi il principe fece spallucce «Comunque non dovrebbe succedere nulla»
«Lo spero» gli prese la mano e se la osservò a lungo «Perché proprio Londra? Cos’ha di così fondamentale una linea immaginaria?»
«In sostanza» cominciò Loki «è un po’ alla fine del mondo. Da un lato sei da una parte del mondo, dall’altra sei all’opposto. Con un passo puoi attraversare il globo intero.» Poi scosse la testa e rise «in realtà è una cosa stupida e frivola che mi solleticava il pensiero per la sua stranezza ma che mai sarei andato a vedere. Dovrebbe essere una futilità inutile che non dovrebbe interessarmi. Ma oggi... è la notte della parentesi, giusto? Nonostante io abbia un lavoro importante da fare non significa nulla, posso mollare tutto e andare su un’isola e camminare su una linea che non esiste.»
«È giusto così» gli rispose l’altro sorridendo «Anche io sto facendo qualcosa di folle»
Loki non ci credette «Tu mi sei sembrato invece fin da subito il tipo che fa questo genere di cose continuamente. Alla ricerca di avventure e posti nuovi, che non si ferma davanti a niente…»
«Sì, in effetti credo di esserlo. Ma non mi riferivo al viaggio»
«E a cosa?»
«A te»
Loki arrossì ma non capì. «Che vuoi dire?»
«Non mi sarebbe mai permesso di fare questo» continuò dandogli un bacio. «Non potrei farlo a casa. Non potrei lasciar perdere tutto il resto come faccio adesso e stare con te semplicemente perché voglio. Si complicherebbe tutto, tra motivi politici, economici... reputazione. Semplicemente non mi è richiesto questo. Mi è sempre stato facile interpretare il mio ruolo come figlio di mio padre, ma dopo ciò che è successo con Amora mi sono accorto che mi sono solo piegato a seguire un onda che non ha niente di ciò che sono io in realtà»
Fu poi attirato dal vociare concitato di due uomini di mezza età che li avevano visti e che parlavano guardandoli con occhiate penetranti e sconvolte. Il biondo gli fece un saluto con la mano «Ehilà, salve» gli disse e i due spostarono lo sguardo e ammutolirono.
Loki rise e scosse la testa «Lasciali fare, non è importante» li guardò anche lui e poi aggiunse «A dire il vero non capisco il problema di tanta gente sulla sessualità. Maschio, femmina... che importa?»
«Già, perché sono inutili tutti, indiscriminatamente»
«Precisamente!» Loki sorrise e fece un gesto teatrale, per poi mettersi a ridacchiare insieme all’altro.
Furono poi interrotti dall’Hostess che portò loro da bere delle bibite che pretendevano di essere gassate ma erano scialbe e piene di zuccheri. Dal televisore poi partì una musica ritmata e simpatica con le riprese di Londra, ma non era un documentario, ma un qualche tipo di serie televisiva. Erano ormai le due di notte e rimasero in silenzio a guardare quel programma inglese e riposandosi un po’.
«Secondo te come fa ad avere i capelli così riccioluti?»
«Probabilmente glieli acconcia il suo blogger.»
Il viaggio proseguì tranquillamente senza turbolenze o scossoni e ad un certo punto Loki riuscì a dormire un poco, ma gli sembrò di venire immediatamente svegliato dall’altro quando la discesa dell’aereo si fece sentire. Sorvolarono la grande città e ne videro le sfolgoranti luci fino a quando atterrano e vennero fatti scendere sulla pista d’atterraggio.
L’aria era umida e fredda, arrossava le dita delle mani e la punta del naso, ma a Loki non diede fastidio, anzi era quasi familiare. «Ora che si fa?»
«Prendiamo la metropolitana» rispose il moro, tirando fuori dal suo zaino il libro che aveva mostrato a casa sua. «Qui dice che c’è una linea sotterranea di treni che porta praticamente ovunque. Se gli esseri umani hanno un po’ di cervello nella testa hanno messo una fermata vicino all’aeroporto».
Ed era così, infatti: presero il treno praticamente deserto e cambiarono qualche stazione, dopo aver interpretato una piantina della linea ferroviaria lasciata all’ingresso del treno. Alla fine uscirono dalla stazione salendo sulle scale mobili ed emersero nella città. «E quindi, Greenwich»
«Siamo arrivati»
Erano quasi le cinque.
Passarono vicino a costruzioni candide, costruite in modo speculare. Da oltre le inferriate si vedeva una statua nera di una donna seduta su un trono con la corona in testa. «Siamo vicini. Dovremmo andare di qui. È una collina»
Era giovedì notte e non c’era quasi nessuno per le strade. Si tennero per mano fino a che non arrivarono al luogo prestabilito. Loki prese il libro e andò alla pagina riguardante il meridiano e riuscì a distinguere ogni particolare della riproduzione e della realtà. «Ah!» sorrise all’altro e si affrettò sul luogo del meridiano. Il biondo gli era immediatamente dietro. «Siamo qui» spalancò gli occhi e si voltò a guardarlo. «Ci siamo arrivati davvero»
«Ne dubitavi?»
«Beh, sì» rispose Loki stringendo il libro tra le mani e arrotolandolo su sé stesso, elettrizzato. Gli fece segno di avvicinarsi e si posizionò dall’altra parte della linea del meridiano. «Sono dall’altra parte del mondo» e rise stupidamente «Mi sento un bambino. Non dovrei proprio essere qui a fare queste sciocchezze»
«È bello vederti felice» gli rispose il biondo, dall’altra parte della linea mentre tendeva le mani che Loki prontamente afferrò dall’altra parte «Ed è ancora più bello che tu sia con me adesso e che ti possa vedere»
«È una delle sdolcinatezze più mielose e zuccherose che mi abbiano mai detto» rise il principe. «Non dovresti trattarmi come una ragazza da compiacere»
«Sto compiacendo me stesso» gli sorrise. «La cosa che mi piace più di tutta la situazione? Che tu sia felice grazie a me. Come diresti tu, compiace il mio spirito narcisistico» lo tirò vicino a sé ma erano ancor da una parte e dall’altra della linea.
«Vedi? Stranamente da quando stai con me impari a conoscere meglio il mondo» fece un segno al posto in cui si trovavano «E te stesso»
«Grazie, signor pesce volante»
«Non la smetterai mai di chiamarmi così, vero?»
Il biondo rise e gli prese gli carezzò i capelli «No, direi di no» poggiò poi la sua fronte spaziosa alla sua e sospirò «Non so se riuscirò a lasciarti andare» la sua presa divenne ferrea. «Ho il fortissimo desiderio di fare il bruto e rapirti qui adesso»
«Non saresti tu a dovermi lasciar andare» Loki scosse la testa e si scostò di un poco «Non hai la minima idea di quanto sia tutto complicato»
«Allora semplifichiamo un po’»
Sorrise, capendo immediatamente cosa volesse fare e inclinò la testa per andargli incontro.
 
Parte nona: tramontando e sorgendo
 
Camminavano sulle sponde del Tamigi da un po’ il posto era praticamente deserto, anche se le luci si vedevano dall’altra parte della sponda. Le dita intrecciate, ma nascoste dalla loro vicinanza: le spalle quasi si sfioravano. «Cos’è quella cosa che si vede in lontananza?»
«Mi pare un ruota panoramica»
«Una ruota? Non era quella che si vedeva nella sigla del telefilm che hanno dato in aereo?»
Loki lasciò la sua mano e prese il libro che aveva nello zaino. Lo sfogliò per un po’ e poi disse : «Si chiama London Eye. Sì, è la ruota panoramica che abbiamo visto nella serie televisiva. È davvero molto alta»
Il biondo lo guardò intensamente, senza dire nulla.
Loki lo osservò in silenzio, poi quando capì disse: «Sarà sicuramente chiusa. Come facciamo a...»
«Tu sottovaluti il mio potere!» l’altro si voltò e camminò velocemente verso la ruota, quasi saltellando. «Immagina la città vista a quest’ora da quella altezza. Le stelle che potremmo vedere. L’alba. Andiamo a vedere lì l’alba. Dall’alto. Vuoi farlo?»
«Io...» Loki era dubbioso, poi vide la sua espressione piena di aspettativa e di felicità. «Lo desideri tanto?»
«Moltissimo. Le stelle qui si vedono ancora meno che ad Oslo. Ma da lassù potremo almeno ammirare il sorgere del sole»
«Le stelle ti piacciano così tanto?»
«Immensamente. Mi mancano parecchio, anche. Ti ho detto prima che a casa mia si vedono sempre»
«Allora lascia fare a me» gli disse Loki, avanzando fino a raggiungerlo e superarlo. Cominciò a correre. «Dobbiamo fare in fretta, il sole sorgerà tra poco!»
L’altro gli cose dietro con entusiasmo. Scivolarono insieme tra le vie lungo il fiume e attraversarono un ponte prima di arrivare con il fiatone alla base della ruota «È enorme!» commentò il biondo, alzando la testa e lanciando un fischio. «Ed è chiusa come dicevi tu»
«Dobbiamo entrare di nascosto»
Il vichingo rise «Ora ti dai all’illegalità?» Loki si voltò verso di lui e ghignò «Se non sbaglio non ti ho mai detto di non essere un criminale. Potrei essere un essere malvagio e recidivo, per quanto ne sai»
«Dimmi qualcosa che ti renderebbe meno eccezionale di quello che sei e poi potrai provare a sorprendermi» Il biondo gli si avvicinò e incrociò le mani porgendogliele «Ti aiuto a salire sulla recinzione» disse. Loki sbuffò e fece un occhiata eloquente prima di saltare dall’altra parte aiutandosi e issandosi con le mani. Scivolò elegantemente dall’altra parte della cancellata e gli fece un gesto della testa «Che fai, vieni o stai lì impalato?»
Anche il biondo saltò dall’altra parte, sorrideva: «E io che ti pensavo un tipo elegante che non si azzarda a sporcarsi le mani»
Loki si accigliò ma era davanti a lui, per cui non fu visto. Tu non ai la minima idea di quanto siano sporche le mie mani. «Sono pieno di sorprese, lo so» e invece gli sorrise, mascherando perfettamente il suo disagio.
«Altolà!» sentirono. Si fermarono come da comando e osservarono un omino munito di torcia e pistola avanzare. «Fermi e alzate le mani» Un raggio di luce impietoso colpì in pieno viso Loki che rimase abbagliato. Sentiva il biondo vicino a lui alzare le mani e sogghignare. Lo fulminò con gli occhi e lo avvertì: «Lascia fare a me, ci penso io»
Ci mancava che ci scappasse anche il morto. «Signore» disse poi, attirando l’attenzione della guardia e facendo un passo in avanti, poi un altro. L’umano gli puntò immediatamente la pistola ferma e gli intimò di fermarsi ma Loki non si spaventò affatto. Dubitava fortemente quelle rudimentali armi umani potessero fargli qualcosa. «Signore, non vogliamo fare alcun male»
«Questa è effrazione» la luce della torcia tremolò un po’ quando Loki lo guardò con occhi taglienti e ferini. «Tu non mi sparerai» gli disse, agitando piano due dita e rilasciando una sottilissima linea di seiðr appena percepibile e la diresse verso l’uomo che spalancò piano gli occhi e rimase immobile. Con l’altra mano e altra magia Loki sorrise appena e si avvicinò a lui e gli disse: «Va ai comandi principale e accendi tutto. Non appena l’avrai fatto ci farai salire sulla ruota e ti dimenticherai della nostra esistenza. Hai semplicemente fatto il tuo lavoro e non è successo nulla che tu abbia notato, mi hai capito?» l’uomo non fece segni di aver compreso ma rimase immobile e poi si voltò e si diresse vero la cabina di comando della ruota.
Loki tornò dal biondo sorridendo sornione, l’altro lo guardava con la faccia sbigottita. «Che gli hai detto per convincerlo a fare quello che volevamo?»
«So essere estremamente convincente» gli rispose, vantandosi un po’. «So usare molto bene le parole»
«Sì, lingua d’argento, ora basta pavoneggiarsi»
«A te sarebbe permesso e a me no?»
«Io sono io» rispose il biondo, prendendolo sotto braccio e indicando la ruota che si stava accendendo e illuminando di piccole luci laterali. Con un fragoroso “GLANG” si mosse la prima volta e cominciò a rotolare sul posto. Loki guardò il cielo scuro e buio «Dovremmo salire, sta per sorgere il sole»
«La profonda oscurità prima dell’alba» concordò l’altro. «Andiamo»
Si avviarono insieme e trovarono il tipo di prima che li attendeva alla pedana. L’uomo aprì il cancello e poi una capsula illuminata e dotata di un’amplissima finestra da cui si poteva osservare il paesaggio. Loki entrò seguito dal biondo e fece un gesto per congedare l’umano ancora ipnotizzato.
«Avrei potuto pagarlo» commentò «Invece di ricattarlo»
«Non l’ho ricattato»
«Mi sembravi abbastanza minaccioso, a giudicare dall’espressione che avevi mentre gli parlavi. Se non fossi me stesso, avrei avuto paura»
«È il principale motivo per cui non ho usato la mia arte oratoria per convincerti a lasciarmi stare» disse Loki, sedendosi alla panca all’interno della capsula mentre si muovevano in una lenta parabola. «E probabilmente non avrebbe avuto effetto»
«Forse lo avrebbe avuto» rispose il biondo, mettendosi davanti a lui, appoggiato al corrimano: guardava fuori dalla capsula la città che anche alla fine della notte mandava bagliori che illuminavano il cielo. «Penso che tu ti sia fatta una strana idea su di me» gli fece occhiata complice «Che io sia un qualche tipo di grand’uomo che non si scalfisce mai e che fa pazzie ogni giorno per inseguire qualche preda, conquistarla e passare ad altro»
«Non sono io la preda?» commentò distrattamente Loki, guardando l’interno della cabina per esaminare il punto che gli interessava.
«Sei tu ad aver conquistato me» rispose invece l’altro e il principe si fermò. Prima di voltarsi a guardarlo si fermò a sfiorare la parte del rivestimento che gli importava e gli impresse una considerevole quantità di seiðr. Poi si avvicinò al corrimano e si mise al suo fianco. «Perché dici così? Non sei tu ad aver ricevuto il grande onore di avermi potuto baciare?» l’altro ridacchiò.
«Non penso che potrei mai conquistare te» appoggiò il mento sulla mano e si abbassò sul corrimano, continuando a guardare fuori. «Potevo solo lasciare che fossi tu a conquistare me. Ed è la prima volta che accade. Che non mi dà fastidio pensare che ora che siamo alla fine, non sarai nella mia mente tra Amora e la prossima che dovrò inseguire. In qualche modo resterai al disopra e separato da tutto il resto. Per questo non voglio conoscere il tuo nome. Come se fossi un fantasma incontrato in sogno e...» si interruppe e si rizzò quando vide le luci spegnersi intorno a lui, e sotto di loro, a settori, spegnersi la città. Improvvisamente rimasero sospesi in alto nel cielo circondati dall’oscurità.
«Cos’è successo?»
«Pare un blackout» rispose Loki, distaccato e distratto. Gli importava della reazione del suo compagno più che di vedere la sua magia riuscita. Il biondo guardò l’oscurità e poi alzò gli occhi a cielo, dove ad est si vedevano ancora chiare le stelle.
«Le stelle!» disse ad un tratto «Guarda, di là ancora si vedono» indicò un punto nel cielo e poi si voltò a guardarlo «Non è magnifico?»
«Sì, direi di sì» rispose Loki guardandolo.
Il sorriso del biondo si attenuò piano piano e poi con un sussurro disse: «Se non credessi nelle coincidenze, direi che potrebbe essere colpa tua»
Loki sorrise e gli si avvicinò «Forse è così» disse «Ti ho detto che sono pieno di risorse»
L’altro scosse la testa batté le mani «E lo avresti fatto per me? Sono ancora un bruto incapace e violento»
«Sei il mio bruto incapace e violento» disse con serietà e il biondo trattenne il respiro. Loki gli sfiorò una guancia ruvida e poi guardò fuori dove il cielo si faceva azzurro e rosato. «Per pochi minuti ancora, per lo meno»
Non riuscì nemmeno a vederlo protendersi verso di lui, afferrargli la testa prepotentemente e unire le labbra alle sue con una foga e una rabbia che non aveva mai mostrato per tutta la notte. Lasciò Loki senza fiato e quasi incapace di reagire sotto quelle attenzioni così insistenti che gli fecero girare la testa «Non ci riesco» disse l’altro stringendogli la vita e il collo «Non so come fare ad andarmene al sorgere del sole e lasciarti stare per il resto della tua vita. Con te potrei fare qualsiasi cosa, andare ovunque. Voglio scordarmi di tutto il resto e non fare altro che viaggiare con te e fare pazzie. Per sempre. Andare dove vogliamo e dimenticarci di tutto il resto. Non voglio andarmene»
«Non farlo» lo implorò Loki «Se non vuoi non farlo. Non ce n’è bisogno. Posso mostrarti mondi di cui non hai idea. Lasciamo tutto e andiamo via. Non mi importa del resto»
«Non è possibile» la sua voce era rotta dal sentimento.
I raggi del sole iniziarono ad infiammare il cielo e a colpirli. Furono abbagliati dalla piccola cupola della stella incandescente che sorgeva infuocata dall’orizzonte. «Possiamo fare tutto. Non ci sono fili che ci legano»
«Io... non possiamo, io ho delle responsabilità che tu non puoi immaginare. Non sai cosa è la mia vita»
«Così anche la mia. Non mi importa. Non mi importa di mio padre o di ciò che vuole che faccia» Loki si aggrappò alle sue spalle «Non voglio affogare nella sua stessa pazzia. Non voglio tornare in dietro, non dopo tutto questo. Non ho mai conosciuto una persona come te, e non la rincontrerò mai. Non mi abbandonare ora che mi hai fatto vedere che c’è altro oltre quello che ho sempre creduto»
«Non posso. Sarebbe troppo per me e per te. Non sai quanto vorrei. Ti potrei dare il paradiso, in un modo in cui nemmeno riesci a pensare, ma non sarebbe giusto per te, di privarti di ciò che hai, e di ciò che sei solo per il mio desiderio egoistico. Non è giusto. Non è giusto»
«Non mi importa»
«Importa a me»
La ruota riprese a muoversi con un rumore sordo e metallico che li fece sussultare nel loro abbraccio. Osservarono il sole salire mentre loro scendevano piano e raggiungevano terra quando il sole ormai era completamente oltre l’orizzonte. Loki sciolse il loro abbraccio e l’altro lo guardò con durezza «Lo so che non capisci le mie motivazioni, ma ti prego, fidati di me. È meglio così: lo sapevamo da quando abbiamo cominciato»
«Non abbiamo cominciato nulla» Loki scosse la testa e si passò una mano sui capelli «Non è successo nulla, non è vero? Siamo estranei»
«Sì»
La porta della cabina si aprì e l’altro ne uscì in fretta, ma Loki lo seguì come una furia e tirandolo per una spalla lo voltò verso di lui «No! Che ipocrita! Non è vero. Non saremo mai più estranei! Ho vissuto una vita all’oscurità, pensavo che la notte fosse la mia casa, che il freddo e la solitudine fossero l’unica cosa che avessi, ai piedi di mio padre, ai suoi ordini! Non puoi venire da me e aprirmi il cuore e andartene e lasciarmi qui! Che essere privo di onore sei? Vigliacco!»
«No» il biondo scosse la testa «Non lo capisci? Io sono sempre stato un irresponsabile, bruto e irrispettoso! Non mi sono impegnato per nessun serio motivo! Ho preteso di essere il cacciatore, il conquistatore, il più grande di tutti, e tu mi hai battuto con... Non lo so neppure! Non so cosa mi hai fatto, non so se è la tua umanità o la tua storia o il tuo modo di trattarmi o semplicemente sei TU e basta... ora tornerò indietro e non mi basterà più nulla, non la ricchezza né null’altro perché mi hai fatto vedere quanto tutto il resto sia inutile e... ora mi sto forzando a fare la prima cosa altruistica che abbia mai fatto. Lasciarti stare. È meglio per te»
«Me ne frego!»
«Non ho bisogno che tu lo voglia»
«Non sai con chi stai parlando»
«NO, tu non sai nulla. Ora ti prego, basta. Non ci lasciamo con la rabbia nel cuore»
«Aspetta» Loki gli prese le mani «E non pensi a tutte le cose che potremmo fare? Immagina di voler fare qualcosa... Non ci saranno limiti, te lo prometto. Te l’ho detto ho risorse che non immagini»
«Non mi tentare»
«Ti prego. Non farlo»
«Addio» il biondo sfilò le mani dalle sue e scosse la testa «Per favore, rispetta la mia decisione»
Loki lo vide camminare lontano da lui verso il fiume, la sua schiena che lentamente si allontanava. E poi pensò lucidamente. Un’ondata di sensatezza gli tornò nella mente insieme alla luce del sole e si riscosse.
Suo padre.
I suoi fratelli.
La guerra.
La vendetta.
Non appena quello strano e impossibile individuo si allontanò da lui tutto ritornava com’era stato fino a quel momento ed era... freddo e distante. Lo prese un moto d’orrore che lo scosse come se lo avessero percosso. Ma era la sua vita e non poteva che essere lui a cambiarla. Quell’uomo aveva ragione, la loro sarebbe stata solo una ignobile fuga priva di onore. Lo osservò ancora camminare lontano e non riuscì a non pensare che tra poco, nel giro di un battito di cuore, quell’uomo sarebbe morto e sarebbe stato un ricordo.
Lui era Loki Laufeyson. Era un principe di Jotunheim e uno dei più potenti maghi dei nove regni. Lui era potente. Non avrebbe permesso che quell’essere assurdo e straordinario finisse la sua vita all’ombra di quelle sette miliardi di formiche che infestavano quel pianeta, quando tra loro vi era una stella. Lui era Loki e avrebbe potuto proteggerlo. Se lui non voleva fuggire in quel momento come un coniglio allora gli avrebbe dato una vita degna di questo nome, come tutti i più grandi hanno avuto.
«Se tu non vuoi soffrire» gli urlò dall’altra parte dello spiazzo «Non impedire a me di farlo. Non ti dirò il mio nome, ma dimmi il tuo»
«Non mi crederesti»
«Dimmelo ugualmente. Ti prometto che non ti cercherò in futuro, ma dimmelo»
Il biondo strinse le labbra, indeciso e poi rivolse un occhiata al cielo tinto di viola e sospirò «Thor» disse. «Mi chiamo Thor»
Loki emise un gemito e rimase impietrito mentre Thor se ne andava lontano, sparendo dalla sua vista, verso il sole.
Thor.
Il più grande guerriero dei novi mondi era stato con lui e...
Loki scoppiò a ridere. Tra le lacrime e a la realizzazione. Aveva a lungo creduto che non ci fosse risposta alla sua domanda. Sapeva che il suo søk non avrebbe attirato nessuno. Non c’era Jotun che nella sua lunga vita avesse potuto corrispondere in grandezza alla sua magia. Cercava un pari e non ce n’era da nessuna parte del suo pianeta. Era sicuro che tra gli umani non ci sarebbe stato nessuno degno. E aveva contenuto il suo richiamo perché non spaventasse quei futili esseri umani.
Ma il principe di Asgard, poteva esserlo. Nessuno più di Thor, il figlio di Odino, poteva essere degno. E questa, per le Norne, era davvero la più crudele e perfetta coincidenza nell’universo.

 
   
 
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