Capitolo 3 Per trovare il posto
 
«Mio re»
Era strano per Loki sentirsi chiamare così. Per quanto tempo aveva voluto una corona? Ormai non sapeva più contare gli anni. E invece ora, nonostante tutto quello che aveva fatto veniva riconosciuto tale da una razza che non aveva voluto e di cui non era nemmeno un ottimo rappresentante.
Gli Jotun non erano molti. Eppure l'avevano cercato non appena avevano saputo che Thor era il suo compagno. Il più grande mago dei Nove e il più grande guerriero. Qualcosa che tutti gli Jotun si erano sempre auspicati. Qualcosa che era già successo.
Ed erano affluiti da ogni dove per ricostruire il pianeta.
Il lavoro era anche troppo. Loki non aveva un attimo di tregua. Thor non sempre rimaneva con lui a Jotunheim, si sentiva di troppo e lo capiva. Persino lui si sentiva di troppo.
Aveva conosciuto Giganti che avevano voluto insegnargli le loro tradizioni. Non aveva mai saputo cosa significasse essere uno Jotun, o un re fino a quando non aveva abbassato gli occhi e visto quanto strana ma dignitosa fosse la loro vita. Aveva trovato la sua famiglia.
Aveva trovato chi era come lui: freddo e intelligente, pericoloso come il ghiaccio, potente e temibile, che non si arrende mai e continua fino alla propria distruzione.
La sua magia era stata in grado di rendere più accogliente la loro casa. Certo, poi era completamente privo di energie, ma ogni sua conoscenza e ogni sua briciola di magia era servita a riportare il pianeta nell'orbita giusta e ora la stella di Jotunheim splendeva più forte e il suo calore raggiungeva ogni anfratto del pianeta e la neve ora brillava più forte e di mille colori.
Le foreste, con un po' di aiuto di tutti i maghi degli Jotun erano tornate a crescere e gli animali a popolarli. La terra non si muoveva più e non distruggeva le città.
Nella sua nuova corte piena di Jotun giovani e forti si era riversata la potenza dei Nove e da ogni dove giungevano sovrani e potenti che si inchinavano davanti alla forza rinata del primo dei mondi inferiori di Ygdrasill.
Ed era stato lì in che Sif era arrivata come rappresentante di Asgard portando con sé semi e piante che avrebbero resistito al freddo. La valchiria non sorrise mai, come il suo seguito che non si era permesso di abbandonare le armi all'ingresso della reggia di Utgarða ricostruita.
«Questi sono i doni per te, potente Re Dei Ghiacci» gli disse.
Loki non le aveva risposto.
E Thor entrò nella sala, vestito degli abiti di Jotun, con la pelliccia di lupo sulle spalle e il mantello rosso che ondeggiava fino a terra. Tutti si inchinarono a lui, anche gli Aesir.
«Ti siamo riconoscenti per il vostro dono, mia cara Lady Sif» rispose lui sedendosi di fianco a Loki, nel posto dedicato al consorte regale.
In testa aveva una corona di ghiaccio.