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Autore: Serpentina    13/08/2015    2 recensioni
Ewan Ellis è convinto che per poter ritenere la sua vita davvero perfetta, gli manchi solo una fidanzata. Riassume le caratteristiche della sua donna ideale in un decalogo e non esita a lanciarsi in una serie di appuntamenti ai limiti del surreale, pur di trovarla. Ben presto, grazie anche all'aiuto di una vecchia amica, capirà che ordine e metodo non vanno tanto d'accordo con l'amore!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Bentrovati! ^^
Mi riterrò soddisfatta se, dopo aver letto questo capitolo, correrete a cercare informazioni su Paul Dirac e la sua elegantissima (ebbene sì, l’eleganza esiste anche in fisica) equazione! ;-)
Grazie a Calliope S, elev, sunburn1985 e topoleone, che hanno recensito e seguono la storia, e a Bijouttina, che la preferisce. Buona lettura, e ricordate: (∂ + m)ψ = 0!

 
 

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Entangled

Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere considerati due sistemi distinti, ma in qualche modo divengono un unico sistema. In altri termini: quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.
Paul Dirac

Jonathan Carmassi ( che lavorava nello sfavillante mondo della televisione ) aveva fiuto per le persone capaci di bucare lo schermo; il suo amico Albert Gimpsky lo era, infatti gli ripeteva, ogniqualvolta si vedessero, che era una fortuna che lui preferisse esercitare il proprio carisma nell’aula di fisica, sarebbe stato un concorrente temibile.
–Siccome piace a tutti uscire prima, senza contare che tra cinque minuti va in onda ‘Big Bang dishes: la scienza in cucina’, condotto dal mio amico Jonathan - vi invito a guardarlo, è veramente interessante - concludo con una breve anticipazione dell’argomento che affronteremo nelle prossime lezioni. Non importa se non afferrate i concetti al volo, mi basta che ci ragioniate sopra. Ne discuteremo domani, ok?- placò il mormorio entusiastico degli studenti (a chi non piace che una lezione finisca in anticipo?) con un teatrale movimento delle mani e proseguì –L’entanglement quantistico, questo sconosciuto. Anche noto come correlazione quantistica, è un fenomeno, privo di analoghi nella fisica classica, per cui - in determinate condizioni - lo stato quantico di un sistema non può essere descritto singolarmente, ma solo come sovrapposizione di più sistemi. Da ciò consegue che la misura di un’osservabile di uno determina istantaneamente il valore anche per gli altri. Naturalmente, dato che risulta possibile, dal punto di vista sperimentale, che tali sistemi siano spazialmente separati, l’entanglement - termine coniato da Schrödinger, per inciso - implica la presenza di correlazioni a distanza (teoricamente senza alcun limite) tra le loro qualità fisiche, determinando il carattere non focale della teoria. Lo so, è dannatamente contorto; ringraziate Mr. Schrödinger e compagnia bella, che hanno speso il loro tempo su questo fenomeno, invece che in bagno con qualche cartolina di donnine sexy! Se può consolarvi, io impiegai un intero semestre per comprenderlo fino in fondo. Vi sfido a battermi! Ci vediamo domani!
Venne placcato sulla porta del suo ufficio da un malmostoso Ewan Ellis, che gli piazzò in mano un giornale, ringhiando –Me la pagherai, Gimpsky!
Intuendo di cosa potesse trattarsi, Albert deglutì a vuoto e lo fece accomodare, prima di scorrere voracemente l’articolo in terza pagina (corredato di foto), leggendo a voce alta il finale.
–“E’ incredibile, oserei dire fantascientifico, che un uomo bello, interessante e - da qualche settimana a questa parte - ricco sfondato, sia ancora single. Un’ottima notizia per quelle di voi che sono ancora sul mercato dell’amore, ovvio, ma fa sorgere il dubbio che il botanico dal volto di un angelo e il fisico di un California Dream Man nasconda qualche oscuro segreto. Se così dovesse essere, state pur certi che lo scoprirò”. Accidenti: Mina Lee ci è andata giù pesante!
–Già- confermò Ewan, picchiettando l’indice sulla pagina in questione. –E di chi è la colpa? Se qualcuno non si fosse lasciato sfuggire che il misterioso benefattore sono io, adesso non sarei nell’occhio del ciclone! Maledizione a te e al commesso del Seven-eleven che mi ha riconosciuto come il cliente che aveva acquistato il biglietto!
Albert ebbe la decenza di mostrarsi imbarazzato e contrito al punto giusto.
–Guarda che l’occhio del ciclone è il punto più statico, dove regna la calma assoluta- lo sguardo assassino dell’amico lo persuase a chiedere perdono. –Ok, torno serio. Ti devo delle scuse: non avrei dovuto usarti come scudo quando Brown ha iniziato a torchiarmi per sapere se è vero che ho, ehm, rapporti con le studentesse; non meritavi di finire sotto i riflettori contro la tua volontà. A mia discolpa posso dire: non avevo previsto che il rettore avrebbe usato la notizia come fonte di pubblicità per l’università, sottoponendoti alla tortura nota come “intervista”. Con quella vampira di Mina Lee, poi! Tu, l’uomo più discreto e, senza offesa, noiosamente tranquillo sulla faccia del pianeta!
–Puoi dirlo forte!- sbottò Ewan, seccato dalle attenzioni quasi morbose di cui era oggetto dall’uscita dell’articolo. –Ma ormai il danno è fatto, e credo che prima o poi sarebbe trapelato comunque; hai soltanto agito da catalizzatore. Inoltre, se vogliamo considerare la situazione da un punto di vista filosofico, sei stato coerente: avevi promesso di affondarmi insieme a te, se le cose si fossero messe male, e l’hai fatto. Sembra paradossale, ma compiendo un gesto contrario all’etica comune sei stato eticamente corretto.
 –Grandioso. Ora sì che la mia giornata ha un senso- rispose l’altro in tono grondante sarcasmo.
–Non c’è niente da ridere: già ero incazzato perché l’ibrido di Passiflora racemosa che sto studiando sta inspiegabilmente avvizzendo, nonostante le mie cure, poi questo… detesto stare al centro dell’attenzione!
–Toc toc. E’ permesso?- gorgheggiò una voce femminile, ponendo fine alla discussione. Da autentico gentiluomo, Albert andò ad aprire la porta a una vecchia conoscenza, la quale si fece largo con grazia nella stanza, si sedette accanto a Ewan e sospirò –Albert, dovresti cortesemente autografare queste carte. Grazie!
–Et voilà! Ogni tuo desiderio è un ordine, Penny!
–A cosa devo tanta gentilezza?
–Alla consapevolezza che tra sei settimane mi libererò di te- sibilò Albert, esibendo un sorriso a trentadue denti.
–Tutta invidia la tua, Gimpsky. Resta pure ad ammuffire in questo antro, io emigro in Svizzera a mangiare cioccolato e collezionare orologi a cucù!
–E lavorare- replicò Albert con una smorfia. –A meno che CERN non sia anche il nome di una ditta produttrice di orologi a cucù di cioccolata!
Penny rispose con un gesto osceno, quindi rivolse la propria attenzione a Ewan, che fino a quel momento si era illuso di passarla liscia.
–Ho letto il giornale, poco fa… condoglianze, cucciolotto.
–C-Condoglianze?- sputò allibito Albert, strabuzzando gli occhi. –Se non te ne fossi accorta è milionario! Se volesse potrebbe mollare questo posto e spassarsela! Condoglianze. Tsk!
–Conoscendolo, scommetto che ha avuto una crisi isterica: è un abitudinario, non concepisce l’imprevisto. Inoltre è un morigerato: per lui i soldi non fanno la felicità. Uno dei motivi per cui l’ho mollato: è privo di ambizione- asserì in tono melodrammatico Penny, gettando indietro la testa.
–Piangere in una limousine è meglio che ridere su una bicicletta arrugginita, specialmente se piove- ribatté Albert.
–Ma sì, continuate pure come se non ci fossi!- sibilò tra i denti Ewan.
–Peccato abbia poco di cui ridere: la Lee ha colto nel segno. Quali scheletri nascondi nell’armadio, eh, Ewan? Perché, dopo di me - e parliamo dei tempi del college, praticamente preistoria - non hai più avuto una fidanzata?
–Non ne sento il bisogno: a scopare scopo, perché complicarmi la vita?- rispose, guadagnandosi un cenno di approvazione da parte di Albert.
–Secondo me, invece, non combini un accidenti di niente, passi le tue giornate su siti a luci rosse con la mano nelle mutande a domandarti perché repelli l’altro sesso- sibilò malevola Penny.
–Pensa quel che ti pare, non mi importa. Non conti più nulla per me- abbaiò Ewan.
–Spero proprio che la Lee scavi nelle tue relazioni passate e mi intervisti- celiò, velenosa, prima di raccattare i documenti e sparire. –Le fornirei un ritratto coi fiocchi del nuovo milionario!

 
***

–Ti supplico, Al, andiamo via- pigolò esasperato Ewan, avvicinandosi ad Albert, che per tutta risposta gli sbolognò la maxi-scorta di carta igienica.
–La pianti con questa litania? E’ snervante!- sbuffò, spingendo distrattamente il carrello nella corsia successiva. A differenza dell’amico - preciso e metodico - che fissava un budget e stilava una lista di cosa comprare, girava alla cieca e acquistava a caso.
–Ti imploro, finiamola qui. Non ce la faccio più! Ho smesso di andare al Seven-eleven per evitare di venire riconosciuto, invece la gente mi fissa lo stesso, bisbiglia… e poco fa, mentre sceglievi la frutta, un gruppo di vecchiette mi ha assalito per congratularsi e lasciarmi i numeri delle nipoti single!
–E’ il prezzo del successo, El: tutti vogliono un pezzettino dell’uomo del momento. Capisco che preferiresti essere sulla bocca di tutti per meriti tuoi, non perché hai avuto la fortuna di vincere alla lotteria, ma è andata così, e, finché non troveranno altro di cui sparlare, sparleranno di te. Al posto tuo mi lamenterei di meno e me la spasserei di più: questo genere di fama non dura a lungo- sbadigliò Albert, indeciso tra due marche di bagnoschiuma. Alla fine, dopo averle analizzate approfonditamente... le prese entrambe, incurante delle proteste di Ewan.
–Meno male- borbottò l’altro, schermendosi con la spesa.
–Dico sul serio, El: devi godertela! E’ imperativo!- sbottò a quel punto il fisico, gettando alla rinfusa nel carrello le bottiglie di beverone energetico. –Trasformarti in eremita recluso soddisferebbe la cattiveria dei maligni - tipo quella bagasciona di Penny - che invidiano la tua botta di culo e sperano ti porti solo infelicità!
Da vero cavaliere senza macchia, il botanico si lanciò in difesa dell’antipatica ex fidanzata.
–Mi ha spezzato il cuore, la odio per principio, ma non ti sembra di essere troppo duro con lei? Bagasciona…
–Non volevo scadere nel turpiloquio- rispose con sussiego Albert. –Sono un uomo di classe, io!
–Sì, ma… bagasciona?
–Quale termine, parolacce escluse, useresti per definire una donna che, ehm, fa sesso con secondi fini? E’ persino peggio di me! E stamani ho notato dei peli sul mento e un accenno di zampe di galline, che schifo. Cosa ci trovavamo in lei?
Ewan boccheggiò –T-Trovavamo? C-Cioè… a-anche t-tu…
–Merda!- barrì Albert, resosi conto della gaffe. –Non avresti dovuto scoprirlo così. Non avresti dovuto scoprirlo, punto! Oh, beh, la frittata è fatta, e comunque è stato dopo che vi eravate lasciati. In realtà ci aveva provato svariate volte anche mentre stava con te, però io e i ragazzi abbiamo sempre rifiutato.
–T-Tu e… i r-ragazzi?
–E’ stato un errore, che giuro non si è ripetuto.… anche se devo ammettere che è stata una delle scopate migliori della mia vita, non tanto per il sesso in sé, quanto perché era una fantasia che diveniva realtà. Eravamo ubriachi fradici…
–E-Eravate? N-Nel s-senso… tu e Penny?- esalò Ewan, sconvolto.
L’espressione dell’altro era pregna di significato: “ non vuoi davvero saperlo, vero?”
–Ehm, ecco…. i-io, Penny e i r… uh, guarda, il detersivo è in supersconto! Cinquanta lavaggi!
–Al, non cambiare discorso. Al!
–Ehi,  cinquanta lavaggi sono tanti!- ribatté lui con nonchalance, allungandosi per raggiungere il ripiano dei fustini. –Ne prendo due. Non ho mai fatto il bucato in vita mia - siano benedette madri e sorelle - ma può sempre tornare utile!
–Sai- sospirò mestamente Ewan - arresosi alla ritrosia dell’amico a rivangare un errore del passato - mentre percorrevano la corsia dei prodotti da forno –Probabilmente me la sono presa tanto perché, nel profondo, sento che ha ragione.
–Mia sorella quando sostiene che, stando a quel che mangiamo, dovremmo pesare duecento chili?
–Penny!- sbraitò il botanico, infervorandosi. –E’ acida peggio di uno yogurt scaduto nel 1930 e si è espressa brutalmente, ma il concetto è giusto: non è normale che non abbia una donna.
–Potresti averne quante ne vuoi, se seguissi i miei consigli.
–Ne ho avute abbastanza di donne di quel genere, Al. Intendevo LA donna! Quella giusta, che non ti vergogni di presentare ai genitori, con cui passeggiare mano nella mano e fare progetti. Una fidanzata, ecco. Com’era.. beh… Penny. Oltretutto, sarebbe pure un ottimo modo per dimostrarle che ho definitivamente voltato pagina, toglierle la soddisfazione di pensare di avermi ancora in pugno e così via… no?
Esterrefatto, ad Albert occorsero alcuni minuti per registrare pienamente la portata di quella dichiarazione (ed elaborare una risposta di senso compiuto che non comprendesse pesanti insulti alla ex storica del suo amico).
–Tu. Sei. Fuori. Di. Testa. Sul serio. Ti sei fumato qualche strana pianta, per caso? Mi rifiuto di pensare che questa assurda idea sia davvero frutto di una mente capace di intendere e volere! Non è normale essere liberi alla nostra età, dici? Desiderare un rapporto stabile soltanto perché te l’ha suggerito un giornale lo è ancora meno!
–Oh, taci! Ho semplicemente realizzato che la mia vita è incompleta. Tutto qui.
–Tutto qui. Una cosina da niente. Uno si sveglia una mattina e all’improvviso si accorge che gli ci vuol la fidanzata!
–Ho spento trentatré candeline e non sto ringiovanendo- asserì Ewan con franchezza. –E’ il momento di provare a costruire qualcosa con qualcuno. Non voglio ritrovarmi a cinquant’anni a sbavare sulle ventenni, o essere scambiato per il nonno di mio figlio!
–La soluzione è semplice: mantieniti in forma (alle ragazze piace l’uomo maturo, se non dimostra i suoi anni) e non riprodurti- ribatté Albert scrollando le spalle. –I marmocchi sono carini e coccolosi soltanto a piccolissime dosi, e se non sono tuoi. Uno dei motivi per cui frequento ragazze più giovani è proprio sottrarmi alle grinfie di arpie smaniose di battere sul tempo l’orologio biologico o, peggio, madri spaiate che cercano un vice-padre per i loro pargoli. Manco morto!
–La tua visione misogina della vita mi atterrisce- mormorò Ellis scuotendo il capo sconsolato: il suo amico era senza speranza! –Fortunatamente, ho un piano.
–Andare a caccia della donna perfetta, chiederle di uscire, conquistarla e vivere per sempre felici e contenti? Non è un piano, è disperazione pura! Resta in disparte e lascia che il destino faccia il suo dovere.
Ewan storse il naso e sputò –Mi sembra di sentir parlare Jodie: serendipità e via dicendo. Roba da femminucce sdolcinate! Mi sorprende che tu ci creda, Al. L’universo è governato da leggi matematiche, se l’amore ne è una componente allora è soggetto a tali leggi. Lineare… logico- ignorò l’espressione da pesce lesso comparsa sul viso del suo interlocutore e aggiunse –Ordine e metodo, questo serve per raggiungere l’obiettivo, sia esso la cima dell’Everest o il cuore di una donna.
–Rimango del mio parere: sei fuori di testa! Uhm, prendiamo tacos e chili, ho voglia di cibo messicano.
Ewan obbedì, poi, stranito dall’improvviso silenzio di Albert, solitamente un gran chiacchierone, si guardò intorno finché non posò lo sguardo su colei che l’aveva ammutolito. Il suo amico aveva buon gusto: nonostante l’assenza di trucco, la coda disordinata e l’abbigliamento di una semplicità che rasentava la sciatteria (salopette di jeans e giacchetto corto di pelle) - nel complesso gli dava l’impressione di trovarsi davanti alla personificazione della “giovane ragazza del Kentucky col reggiseno push-up” cantata dai Red Hot Chili Peppers - era molto carina; come loro spingeva un carrello, lagnandosi della golosità di sua sorella, che l’aveva spedita a fare compere lì perché era l’unico supermercato in zona (“Quindi vive nelle vicinanze. Elementare, Watson!”) ad avere il gelato Häagen-Dazs al gusto di dulce de leche.
Accantonato un pensiero sugli strani gusti della sorella della bella sconosciuta, curvò le labbra in un sorrisetto soddisfatto e chiocciò –Ti darò subito una dimostrazione. Miss “sono bona anche con due straccetti e i capelli indecenti” ti ha stregato, a quanto vedo- Albert avvampò, ma non aprì bocca. –Ora, secondo la serendipità, dovremmo proseguire senza calcolarla e sperare che il destino sia dalla tua parte; invece, secondo me, otterremo un risultato con ordine… e metodo!- sbuffò, e spinse il carrello verso la sconosciuta.
Sconcertato, Albert si tuffò in avanti per acciuffarlo, purtroppo (o per fortuna) invano: un clangore assordante confermò l’avvenuto impatto.
Per non disturbare il flirt si nascose dietro il banco dei surgelati, da dove poteva godere di una visuale completa delle interazioni tra i due. Nella fretta di ergersi a fattore del destino di Albert, tuttavia, non aveva calcolato una variabile: lei. Poco dopo, infatti, la vide scurirsi in volto, spintonarlo e girare sui tacchi.
Il fisico tornò da lui furibondo, reggendo tacos e un barattolo di salsa chili, e ruggì –Sei pazzo? Poteva farsi male!
–Negativo. Solamente i bambini piccoli possono morire investiti da un carrello della spesa non motorizzato, e lei è troppo alta e popputa per essere una bambina.
–Tu… tu… sei impossibile!
–Deduco dalla tua reazione che ha resistito alle avances. Miracolo! Ma non restarci troppo male: puoi sempre consolarti con qualche animale da cortile che razzola nel tuo corso!
–Esattamente quello che farò. Il mare è pieno di fighe e io pesco a strascico: non ho bisogno di lei! Anche se devo ammettere che è davvero meravigliosa; ha due occhi stupendi quanto la carrozzeria e un sorriso incantevole… e sai che in genere non noto nulla al di sopra del collo. Ad ogni modo, uomo di poca fede, è andata meno peggio di come pensi: mi ha detto il suo nome.
–Davvero? Dimmelo, che le mando dei fiori: non ha ceduto al tuo fascino da piacione, è il minimo!
–Si chiama Marion.
–Marion… e basta? Tutto qui? Niente cognome, niente indirizzo…. niente?
–No. E’ da masochisti fare il terzo grado a chi ti rifiuta- borbottò un imbronciato Albert, indicando la cassa con la fila più corta.
–Si vede che non era destino- ridacchiò Ewan, nascondendo il viso mentre disponeva gli acquisti sul nastro della cassa.
–Smettila di prendermi in giro! A differenza tua, caro il mio scetticone, io credo nell’entanglement: i nostri sistemi sono casualmente entrati in collisione, ergo, volenti o nolenti, ci influenzeremo a vicenda, nonostante la distanza. E chissà… potremmo perfino rivederci.
Ewan alzò le mani in segno di resa - stanco di discutere - ed esclamò –Poi sarei io quello fuori di testa!

 
***

Jodie Carr si considerava una nostalgica: nonostante l’indubbia comodità dell’e-book, prediligeva la carta stampata, e non perdeva occasione per farne scorta. Le sessioni di shopping selvaggio includevano, invariabilmente, una tappa in libreria. Sebbene l’Harvard Book Store di Massachussetts Ave fosse il più vicino a casa sua, il preferito era Trident Booksellers & Cafè, situato in Newbury Street.
“Ok, è lontanuccio, ma tornando a piedi smaltisco parte delle calorie dei dolcetti!”, si ripeteva per mettere a tacere i sensi di colpa (che, guarda caso, parlavano con la voce di sua sorella).
Quel luogo carico di vitalità e creatività, sia letteraria che culinaria, la faceva sempre sentire bene accetta, in pace con se stessa e col mondo. Entrando respirava felicità e si concedeva il lusso della lentezza: girovagava tra gli scaffali, accarezzava i volumi, li annusava (impazziva per l’odore dei libri), leggiucchiava i titoli che le parevano più appetibili comodamente seduta in poltrona - magari sbocconcellando un biscotto, una fetta di cheesecake o uno s’more, oppure sorseggiando tè o caffè - infine, rosa dal tarlo dell’indecisione, li acquistava tutti (senza mai pentirsene).
Era la sua coperta di Linus, il rifugio dalle brutture della quotidianità; la più recente, il racconto di Marion sul “dongiovanni dei poveri, figo quanto tronfio” che l’aveva abbordata al supermercato. Lei al supermercato faceva acquisti, sua sorella conquiste. C’est la vie. E il bello è che aveva addirittura avuto la faccia tosta di lamentarsi, addossandole la colpa di quello spiacevole episodio soltanto perché l’aveva obbligata ad andare da Wal-Mart, l’unico nel quartiere a vendere il suo gusto preferito di Häagen-Dazs!
“Sorella insensibile. Come può non capire il ruolo centrale del gelato nella vita di una nubile che ha passato i trenta? E ha osato raccontarlo a nostra madre, la quale ha colto la palla al balzo per suggerirmi, col consueto tatto da elefante, di mettermi a dieta per avere maggiori probabilità di rimediare alla mia zitellaggine!” pensò con acrimonia, torturando un tomo innocente. La rabbia latente rischiò di esplodere quando una mano lesta prese l’ultima copia del libro prescelto.
–Molla l’osso, bello, c’ero prima io!- tuonò, recuperando all’istante l’accento dell’Idaho (che in genere si sforzava di tenere a bada).
–Comincio a pensare che il caso esista davvero, Jodie- rispose il “ladro”, restituendole il maltolto.
–Come sai… Ewan!- trillò lei, stringendo al petto l’oggetto delle sue brame. –Boston è veramente piccola!
–O, semplicemente, abbiamo entrambi ottimi gusti in fatto di librerie. Oppure la serendipità nella quale credi tanto fermamente ha voluto che le nostre strade si incrociassero di nuovo, chi lo sa!
–Colgo del sarcasmo nella tua voce, ma lascerò correre perché sei un attentato agli ormoni, dal vivo come in foto- cinguettò ammiccando.
Ewan arrossì, balbettò sillabe sconnesse, infine, recuperato l’uso della lingua, pigolò –Ma dai, in quella foto sembro strafatto!
–Io e le mie amiche, invece, ti troviamo sexy. Contento?- ignorò il suo evidente imbarazzo e aggiunse –Allora, cosa hai combinato in questo frattempo?
–Niente di che. Lavoro, casa, amici… e ho deciso di fidanzarmi- confessò, vincendo la naturale ritrosia. La sua ex compagna di college dava l’impressione di essere aperta e affidabile, e un parere femminile gli faceva comodo.
–Ewan Ellis va a caccia! In effetti ti ci vedo coperto da una pelle di giaguaro e armato di clava che trasporti a spalla nella tua caverna la povera malcapitata!- ironizzò Jodie. –Hai già cominciato la ricerca?
–No. In realtà fino a stamattina neanche sapevo di aver bisogno di una donna fissa!- disse, pentendosene all’istante: adesso sì che avrebbe fatto la figura dell’idiota! –I-Intendevo d-dire che ci pensavo da tempo, ma solo stamattina ho deciso di, ehm, mettermi seriamente sul mercato. Pensi che sia stupido, vero? O da disperati. Forse lo è…
–No- lo interruppe lei, posandogli una mano sul braccio. –Il fatto che creda nel fato non implica che giudichi le decisioni altrui. Non sei il primo né sarai l’ultimo a buttarti nella mischia, invece di rimanere seduto ad aspettare qualcosa che potrebbe non arrivare mai. E’ comprensibile: hai un buon lavoro e degli amici che ti vogliono bene… manca soltanto la fidanzata all’appello, dopodiché potrai vantarti di avere tutto dalla vita!
–Prima devo trovarla, farla innamorare pazzamente di me, forse sposarla…
–Vacci piano, casanova! Un passo alla volta- scherzò Jodie, deliziando le orecchie di Ewan con la sua risata argentina. Niente di stridulo o sguaiato, un gradevole tintinnio. –Beh, in bocca al lupo per la tua impresa. Ci becchiamo in giro… se sarà destino.
 
Nota dell’autrice:
La caccia è iniziata! Riuscirà nell’impresa il nostro Ewan, o dovrà arrendersi al fatto che non tutto l’universo risponde a leggi matematiche?
Albert, invece, si è letteralmente scontrato con una bellezza resistente al suo charme. Poverino, il suo orgoglio maschile ha subìto un duro colpo! XD
Che ci capiate di fisica o meno, non potete negare l’entanglement: gli intrecci cominciano a intrecciarsi e i sistemi entrati in contatto restano collegati, anche se separati nello spazio. Vedremo poi come si dipaneranno.
Chiudo con delle informazioni di servizio: il CERN di Ginevra è il centro europeo per la ricerca sulla fisica delle particelle, la canzone dei Red Hot cui si riferisce Ewan è “Scar Tissue” (“Push me up, against the wall, young Kentucky girl with a push up bra”), le librerie nominate nell’ultima parte del capitolo esistono veramente e si trovano esattamente in quelle strade, così come la marca di gelato e la catena di supermercati. Gli s’mores, invece, sono dei dolcetti buonissimi (che ho avuto la fortuna di assaggiare) composti da un marshmallow cotto tra due biscotti integrali spalmati con crema di cioccolato.
Buone vacanze a chi si gode le ferie e buon lavoro/studio a chi fatica.
Bacioni!
Serpentina
 
 
 
 
   
 
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