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Autore: ChrisAndreini    13/08/2015    4 recensioni
Le storie non sono esattamente come noi le conosciamo.
Esse in realtà sono diverse, intrecciate tra loro in un'unico grande mondo: Otherland.
Ma una strega potente ha deciso di richiedere la sua vendetta, e, dopo essersi impossessata di un sortilegio infallibile quanto pericoloso, ha portato tutti i personaggi dei cinque regni di Otherland in un nuovo mondo: il nostro.
Solo quattro ragazzi possono fermarla, in un'avventura che intreccia il passato con il presente, l'immaginario con il reale.
Dal capitolo 1:
"Quando l’orologio comincerà a funzionare, la tua fine sarà vicina, perderai tutto ciò che il sortilegio ti ha fatto guadagnare"
Genere: Avventura, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nelle puntate precedenti:

Dopo il sortilegio di Madre Gothel, i personaggi dei cinque regni Molto Molto Lontano, Corona, Arendelle, Dumbroch e Valdonia sono confinati in un mondo senza magia, senza ricordi del proprio passato.

Roxanne/Rapunzel ha trovato un libro con tutte le loro storie, e, giorno dopo giorno, sta leggendo, e il mondo terribile della realtà sta iniziando a dare il lieto fine ai suoi personaggi.

Nello scorso capitolo Harry/Hiccup ha conosciuto la veterinaria dopo che il padre ha ferito il gatto Spelato/Sdentato.

E Roxanne ha scoperto un possibile complotto tra sua madre e Steve/Stoik.

 

Once upon a Time in Otherland

Capitolo 8: Matrimonio (s)combinato

 

“Io non sarò mai come te!

Preferirei morire

che essere come te!”

-Ribelle

 

La prima mattina era il momento preferito della cacciatrice per godersi appieno la libertà che il cappuccio le offriva.

Solitamente, prima che tutti a casa sua si svegliassero, amava uscire di nascosto con l’arco in spalla, salire sul suo destriero e scoccare frecce a destra e a manca sui bersagli che aveva costruito nel corso degli anni.

Purtroppo ormai questo piccolo lusso non poteva più permetterselo.

E tutto per colpa di quel dannatissimo ragazzo-drago.

Da quando aveva convinto tre regni su cinque a ritirare le armi contro l’armata Transylvania, Dumbroch si era ritrovata a fronteggiare praticamente da sola la guerra, e la regina aveva preso l’abitudine di ritirarsi nel luogo sicuro insieme ai figli per assicurarsi che stessero bene, dato che il palazzo non poteva più proteggerli.

Tu, lettore, potresti chiederti cosa aveva a che fare questo con la cacciatrice.

Beh, questo aveva tutto a che fare con la cacciatrice, perché purtroppo la cacciatrice era Merida, primogenita discendente dei reggenti del regno di Dumbroch e, a detta di tutti i pochi che avevano fatto la sua conoscenza, la ragazza più mite, educata e servizievole di tutti i regni.

Poveri illusi!

La principessa in realtà era un osso duro, amante delle armi, dell’azione e della libertà, ma l’unico modo per viverla era nascondersi dietro un cappuccio magico ritrovato nello scantinato del castello, con una treccia bionda finta per sviare i sospetti su Astrid Hofferson, una semplice contadinotta che però aveva deciso di stare al gioco, e a volte la aiutava per far rimanere ignorante la regina, che per fortuna non sembrava nutrire sospetti.

Quella mattina Merida non era riuscita a uscire, e sua madre, entrando nella stanza per svegliarla, l’aveva trovata a rimuginare davanti alla finestra aperta della sua camera, intenta a guardare l’alba.

-Merida, la colazione è pronta, credevo stessi ancora dormendo- Elinor le si avvicinò, e le mise una mano sulla spalla.

-La guerra finirà presto, tesoro, non devi temere, io e tuo padre abbiamo trovato un’ottima soluzione- cercò di rassicurarla.

Merida avrebbe voluto sbuffare, avrebbe voluto dirle che qualsiasi battaglia che non l’avesse vista da partecipante attiva sarebbe stata persa, come infatti stava già accadendo, ma si impose di restare zitta e usò il tono più costernato del suo repertorio.

-Oh, madre, speriamo davvero. Vorrei così tanto dilettarmi nel cucito all’ombra di un grande albero invece che a casa- come se le piacesse cucire, era una frana totale, ma naturalmente Elinor non lo sapeva, perché i suoi tre fratelli le rubavano sempre qualche arazzo già completo ogni volta che lei doveva mostrare le sue opere alla madre.

Era una vera fortuna averli alla sua parte.

-Su, vieni a colazione, Se tutto va bene oggi dovrebbero arrivare notizie- Merida annuì, si alzò con grazia, e seguì la madre alzando gli occhi al cielo mentre lei non guardava.

Quando arrivarono a colazione, tre lettere attendevano la regina, posate con cura al lato del suo piatto.

Il volto di Elinor si illuminò, e subito prese le lettere, aprendole con cura e iniziando a leggerle una ad una, impaziente.

Merida non ci badò più di tanto, e si limitò a sedersi, salutando il padre e i fratellini.

-Merida, Merida, abbiamo visto Jack Frost stamattina, ci ha salutati- le disse Hamish, da sempre il più chiacchierone dei tre, anche se in generale non parlavano poi molto. Si limitavano a ridacchiare e fare scherzi.

-Ragazzi, non esiste Jack Frost- li riprese distrattamente il padre, che non credeva all’esistenza dei guardiani dei cinque regni di cui parlavano spesso i bambini della città.

-Ma si che esiste! Merida, tu l’hai visto, vero? Quando stavi…- Merida fulminò Hamish con lo sguardo.

Lei non credeva in Jack Frost, ma fingeva di averlo visto mentre dava la caccia ai tre fratelli, per farli contenti. Solo che non dovevano dire a nessuno che lei stava loro dando la caccia, altrimenti era la fine.

Hamish taque di botto, spaventato da quello sguardo.

Merida era l’unica cosa che spaventava i ragazzi, che reagivano molto bene a draghi, zombie e mostri di ogni genere. Quei tre avevano combattuto senza paura contro un malvagio spirito dell’oscurità.

Ma Merida arrabbiata era peggio di tutti gli incubi dell’uomo nero messi insieme.

-Fergus- Elinor chiamò il marito, con gli occhi ancora fissi sulle lettere.

Il re continuò a mangiare senza badare alla moglie, ma probabilmente solo perché non l’aveva sentita.

Il tono di Elinor però attirò l’attenzione di Merida, che si voltò a guardarla, con un nodo allo stomaco che iniziava a formarsi, anche se la principessa non ne conosceva l’origine.

-Fergus- la voce della regina divenne più forte, anche se ancora non si capiva bene il tono, che sembrava un misto tra costernazione, ansia, delusione, soddisfazione e felicità, anche se non aveva senso.

-Si, Elinor?- chiese il marito, finalmente sentendola e rivolgendole tutta la sua attenzione.

Lei sollevò gli occhi dalle lettere e li puntò su quelli del marito, con un timido sorriso.

-Hanno accettato tutti- esclamò, poi lo sguardo si posò sulla figlia, che cercò di non mostrare il suo sguardo da “Mamma, stai impazzendo per caso?!” e assunse un’espressione cautamente curiosa.

-Chi ha accettato cosa, mamma?- chiese con voce tranquilla.

Elinor cercò l’aiuto di Fergus, che si rivolse a Merida leggermente imbarazzato.

-Ehm… Merida… ecco… tu… ehm…- non  era mai stato bravo nei discorsi.

Elinor alzò gli occhi al cielo e decise di dare la notizia da sola.

-Tre lord di regni vicini presenteranno i loro figli come pretendenti per il tuo fidanzamento. Verrano organizzati dei giochi al termine dei quali tu sposerai uno dei tre e tutti e tre i regni ci aiuteranno nella guerra contro i mostri. Hanno accettato tutti- per Merida questa non fu una notizia gioiosa come la madre credeva che fosse, ma una vera e propria bomba atomica gettatale nello stomaco.

Rimase a bocca aperta per una decina di secondi, mentre il sorriso lasciava il volto della madre, poi la facciata da figlia perfetta crollò senza che potesse fingere niente.

-Che cosa?!- chiese con voce ferma e carica di odio, confondendola

-Merida, è un’ottima opportunità per vincere finalmente contro i mostri- le spiegò pacatamente.

-E io devo fare da bottino per un principino solo per vincere una guerra?!- Merida sbattè i pugni sul tavolo, alzandosi in piedi e facendo sobbalzare tutti i presenti, tavolo compreso.

-M_Merida, io non… non capisco la tua reazione- sua madre la guardò come se fosse un’estranea ai suoi occhi, spaventata.

Beh, in effetti Merida era davvero un’estranea per sua madre.

La Merida che lei conosceva non era quella vera.

-Non ho intenzione di sposarmi con qualcuno che non conosco!- esordì con convinzione, guardando la madre dritta negli occhi con sfida che non aveva mai mostrato prima.

Elinor, stranamente, si riscosse dalla sorpresa abbastanza presto, di certo prima di Fergus, che guardava la figlia a bocca aperta e occhi sgranati.

-Merida, una principessa deve adempiere ai suoi doveri- le disse con voce ferma, alzandosi a sua volta per guardarla dall’alto.

-Io non ho mai chiesto di essere una principessa! Non ho intenzione di farlo! E tu non puoi obbligarmi!!- detto questo Merida spinse indietro la sedia, che cadde a terra, e corse via dalla sala da pranzo, dirigendosi in camera propria.

Elinor si prese il volto tra le mani, sospirando.

-Dovevo aspettarmelo- disse solo, poi lentamente e con eleganza la seguì.

***

Per la prima volta in tutta la sua vita, in un giorno di scuola Marlene si sveglia senza che sua madre la venga a chiamare, e questo destabilizza parecchio la donna, che quando la vede già pronta che scivola dal corrimano delle scale diretta in auto, rimane a bocca aperta e quasi non pensa a quanto si è vestita inappropriatamente.

Quasi.

-Marlene, ti sembra questo il modo di vestirsi per andare a scuola?! Oggi che hai un po’ di tempo, vatti subito a cambiare- le ordina, indicando le scale.

-Non posso, mamma, oggi vado a piedi. Io, Harry e Ro… Fred, ci incontriamo prima al Vampire’s per discutere di una cosa importante-  e senza neanche un “Ciao” o un “ci vediamo dopo” Marlene esce dalla porta e corre verso il Vampire’s café, passando per il parco e stradine poco conosciute che la fanno arrivare nel giro di dieci minuti.

Si ferma un attimo per riprendere fiato, poi apre lo zaino, dal quale esce un infastidito Spelato, che la guarda storto, soffiando leggermente.

-Senti, coso, scusa se ti ho sbatacchiato di qua e di là, ma ero parecchio in ritardo- evidentemente a Spelato non piace sentirsi chiamare coso, o semplicemente non gli piace il tono di Marlene, perché le volta le spalle.

La ragazza alza gli occhi al cielo, e si appoggia contro il muro, rimettendosi lo zaino su una sola spalla.

-A quanto pare non sono l’unica in ritardo qui- prende il telefono e guarda i messaggi, ma non c’è niente di nuovo, così rivede il messaggio che Roxanne gli ha mandato la sera prima.

“SOS Mia madre architetta qualcosa. Dobbiamo vederci tutti al Vampire’s alle 8. Credo sia qualcosa di serio”

Il suo cellulare indica che sono le otto e cinque, ma non sembra esserci proprio nessuno all’orizzonte.

Quando sta per chiamare Harry, una mano la afferra e la trascina nel retro del café.

Marlene prova a ribellarsi, ma subito capisce che non c’è nulla di cui preoccuparsi, perché la proprietaria della mano non è altri che Roxanne.

-Roxy, ma che diavolo…?- appena guarda l’amica, per poco non scoppia a ridere.

-Che… che ti sei messa addosso?- le chiede, trattenendosi a stento.

Roxanne indossa dei grandi occhiali scuri, un cappello fatto di rami, e vestiti mimetici che a giudicare dalla taglia sono senz’altro di una persona più grande, probabilmente un uomo.

Si guarda intorno circospetta, e Marlene nota che ha anche il volto dipinto di verde e marrone.

La sua ilarità non può che salire.

-Mi mimetizzo, cosa credi! Ho finto di non stare bene così mia madre non mi ha fatto venire a scuola e ha lasciato Norris a farmi da babysitter. Io gli ho ordinato di non entrare in camera mia perché vorrò dormire tutto il giorno, e lui ha paura che se entra io mi lamenterò con mamma, quindi non entrerà. Comunque mamma è dentro, e io non posso permettermi di essere riconosciuta- le spiegò velocemente e a voce bassa.

-Ehm, lo sai che siamo in città e non nella foresta? Attiri parecchio l’attenzione vestita così. E chi ti ha prestato i vestiti, se posso chiedere?- chiede ridacchiando indicando i capi giganteschi.

-Nick. Ho chiesto a Tessa se poteva prestarmi qualcosa e dato che lei non aveva niente ha chiesto a Nick- spiega sbrigativa Roxanne, avviandosi in cucina lentamente.

Marlene la segue, confusa.

-Ma lei e Nick non si odiavano?- chiede con le sopracciglia aggrottate.

Per tutta risposta non appena entrano in cucina vede Tessa intenta a girare una crema mentre ridacchia a una battuta del musicista jazz da quattro soldi, che la guarda sorridente, e poi si gira per controllare le nuove venute.

-Hey, Anna. Ti stanno bene quei vestiti- la saluta, con un occhiolino.

Tessa osserva le ragazze lasciando perdere il sorriso.

-Hey, qui dovrebbero vigere delle norme igieniche. Merida non potrebbe entrare e, Anna, perché ti sei messa un albero in testa?- chiede confusa.

-Beh, senti chi parla- Roxanne indica Nick, e Tessa arrossisce.

-Era solo… due minuti… ahh, touché! Ma non fatevi beccare dal signor Davis. Potrebbe tornare dal bed and breakfast a momenti- le mette in guardia, indicando la porta che da sul bed and breakfast annesso al Vampire’s café.

-Tranquilla, ho una spalla che terrà occupato il signor Davis- la rassicura Roxanne e prende Merida per un braccio per portarla alla porta con finestrella per osservare i clienti.

-Chi è la spalla?- chiede Marlene, anche se ha già in mente di chi potrebbe trattarsi.

-Ma Harry, ovviamente. Sta cercando di convincerlo a farlo stare lì per un po’. Dopo quello che ha fatto suo padre non posso biasimarlo. Potessi farlo anche io- Marlene non ha mai visto l’amica così determinata e arrabbiata. Sua madre deve avere intenzione di fare qualcosa di davvero terribile.

-Eccola, è lì. Ora tu recuperi Fred, entrate al Vampire’s e vi mettete vicino a loro in modo da sentire quello che dicono, io mi metto nascosta in modo da vedere quando escono e provare a seguirli con l’auto. Poi Harry va a scuola, mentre tu e Fred mi aiutate a vedere cosa complotta e se ci dividiamo ci teniamo in contatto con i nostri cellulari. Potremmo chiamarla… operazione… magari il nome lo scegliamo dopo- è molto fomentata, e Marlene inizia ad essere leggermente preoccupata per lei.

-Ehm… Roxy, non che mi dispiaccia saltare la scuola, per l’amor di Dio, ma non credi di stare esagerando?- chiede distogliendola dalla sua visione della madre e trascinandola verso l’uscita.

-No, non sta esagerando- appena escono si ritrova davanti un Harry nello stesso stato d’animo di Roxanne, che tiene in braccio Spelato e lo accarezza affettuosamente.

-Hey, non dovevi distrarre il signor Davis?- chiede Marlene, confusa.

-Roxanne, missione annullata. Ho scoperto cosa vogliono fare mio padre e tua madre- Harry la ignora e si rivolge a Roxanne in tono grave.

-E’ quello che pensavamo?- chiede Roxanne preoccupata.

-Ehm, mi volete spiegare?- prova a intromettersi Marlene.

-Peggio, molto peggio. Dobbiamo subito andare ad avvertire Vera, al diavolo la scuola!- Harry continua a ignorarla e risponde a Roxanne.

Marlene si arrabbierebbe, ma è troppo occupata a restare a bocca aperta per il fatto che Harry ha intenzione di saltare la scuola per il secondo giorno di fila. E dato che la prima volta è stata per la quasi morte del gatto che tiene in braccio, questa seconda emergenza deve essere davvero grave.

La determinazione nello sguardo di Harry, inoltre, lo rende parecchio… figo?

Un momento, l’ha davvero pensato?!

-Che l’ “operazione salva-randagi” abbia inizio!- esclama Roxanne, alzando un pugno.

***

Come se un discorsetto sentito potesse rendere quieta Merida!

Sua madre era appena uscita dalla sua camera dopo aver raccontato sempre le stesse stupide storie di antichi regni e egoismo, probabilmente per farla sentire in colpa, ma Merida aveva comunque intenzione di scappare.

Sua madre ormai sapeva che era meno quieta di quanto lei credesse, ma ancora non sospettava che fosse la cacciatrice e che avesse assi nella manica, quindi non doveva essere un problema scappare via ed evitare quel matrimonio.

Inoltre Angus era il cavallo più veloce del mondo, e non era una cosa detta così per dire, ma un vero e proprio dato di fatto. 

Merida non sapeva perché, ma Angus raggiungeva velocità davvero incredibili, e una volta era andato così veloce che era riuscito a superare un lago. Era stata davvero una bella esperienza.

Prese il mantello, mise un comodo abito che usava come cacciatrice e si accinse ad uscire dal castello, senonché i tre gemelli la bloccarono sull’uscio.

-Ragazzi, lasciatemi passare- ordinò loro, con il tono più minaccioso che riuscì ad ottenere.

Loro scossero la testa, leggermente timorosi ma fermi sulle proprie idee.

-Perché vuoi scappare?- chiese Hamish, triste.

Merida osservò i suoi fratelli. e fosse scappata probabilmente non li avrebbe più rivisti.

-Io non posso sposare una persona che non amo. In realtà io non posso sposare nessuno- provò a spiegarsi, sperando che capissero.

Voleva loro molto bene, ma non poteva diventare la schiava di un principe e perdere definitivamente la sua libertà.

-Non vuoi sposare nessuno- precisò Hamish.

-E’ la stessa cosa- Merida alzò gli occhi al cielo.

-Chi ti dice che devi sposarlo?- chiese Hubert.

Merida sospirò. Spiegare a tre bambini di cinque anni tutta la faccenda dei giochi era davvero l’ultima cosa che le andava di fare, ma Hamish non gliene lasciò il tempo.

-Devi sposare il vincitore dei giochi, giochi ai quali possono partecipare i primogeniti di ogni famiglia reale- i tre fratelli la guardarono complici, e Merida arrivò al loro ragionamento con un botto.

Li guardò e li stritolò in un abbraccio.

-Siete tre piccole canaglie! Vi adoro!- e detto questo i tre se la svignarono, e Merida decise di fare qualche bell’esercizio prima di andare a dormire.

I suoi pretendenti sarebbero arrivati tra una settimana, e lei avrebbe fatto di tutto per essere dieci volte più preparata di loro. Non per niente era la migliore combattente di tutto il regno, e probabilmente anche di tutti i quattro regni vicini.

Qualsiasi fosse stata la gara, sarebbe stata lei a vincerla, e a conquistarsi la sua mano.

Inoltre era convinta che Astrid sarebbe stata ben felice di fare la cacciatrice per una giornata.

 

Il giorno dell’arrivo, Merida si chiese perché avesse sprecato tutte quelle ore ad allenarsi.

I lord sfilarono insieme alla loro scorta di gente e ai propri figli fino ai troni in fondo alla sala, e persino Elinor si chiese se quella fosse stata una buona idea.

Infatti i pretendenti sembravano tutto fuorché principi possenti e possibili protettori di un regno.

Merida lanciò un’occhiata a sua madre, che li guardava incerta.

Le venne da ridere.

Una volta che tutti si furono sistemati, Elinor fece cenno al marito di parlare.

Fergus si schiarì la voce, in un disperato tentativo di prendere tempo, poi allargò le braccia come ad accogliere tutti in un abbraccio stritola ossa, iniziando a farfugliare un discorso che Elinor gli aveva preparato e fatto imparare.

Merida lo guardava leggermente divertita.

Suo padre, nonostante fosse un re, era una schiappa incredibile nella parte burocratica del suo lavoro. Il suo carisma e i suoi discorsi lasciavano sempre a desiderare, anche se era uno spadaccino incredibile.

Sua madre, nell’altro lato, era tutto meno che una combattente, e si occupava delle faccende politiche.

Si completavano completamente l’un l’altra, e anche se Merida sapeva che erano insieme solo per via di un matrimonio combinato, le piaceva credere che si amassero, anche se lei per prima non era una grande fan dell’amore, né dei matrimoni combinati.

Ma pensare che i suoi genitori non si amassero era una cosa orribile.

Probabilmente non voleva sposarsi con un estraneo anche perché non voleva che i suoi eventuali futuri figli (le veniva la pelle d’oca anche solo all’idea di avere dei figli) crescessero con due genitori che non si amassero, perché lei era convinta che qualsiasi uomo fosse stata costretta a sposare sarebbe stato il secondo della lista delle persone a lei più odiate.

Al primo posto ci sarebbe stata sua madre, ovviamente.

Fergus farfugliò per circa un minuto, prima che, con sguardo intenerito e con un’alzata di occhi, Elinor non lo fermasse e continuasse per lui.

-Allora, grandi clan dell’est, siamo qui riuniti per la presentazione dei pretendenti  alla mano della principessa di Dumbroch. Come ben sapete al termine dei giochi l’alleanza che formeremo servirà ad affrontare una minaccia che incombe sui cinque regni da più di un secolo, e che insieme potremo sconfiggere una volta per tutte- i lord non prestarono molto attenzione alla sue parole, e si limitarono a fissare Merida, come a chiedersi se fosse davvero una principessa degna dei loro figli.

Merida si infuriò parecchio.

Non solo le toglievano la libertà, ma la guardavano anche male. Sapeva di non essere bella come le principesse degli altri regni ma non si dovevano permettere di guardarla così.

Avrebbe voluto prendere il suo arco e lanciare un paio di frecce vicino alle facce dei suoi possibili futuri suoceri.

Ma si consolò pensando che molto probabilmente avrebbero avuto un’amare sorpresa, quindi rimase ferma e composta.

-Allora, sarei onorata se i clan presentassero i pretendenti. Ricordo che solo i primogeniti potranno partecipare, in una sfida che sarà scelta dalla principessa- queste parole colpirono Merida.

Avrebbe potuto scegliere lei il campo di battaglia? Non riuscì a trattenere l’euforia, e non badò minimamente ai pretendenti che le venivano presentati davanti. 

Si impose solo un aggettivo ciascuno per riconoscerli tra loro: Il grasso, il basso e il sottile.

Non sarebbe stato certo un problema batterli nel tiro con l’arco.

***

A quanto pare il piano malvagio di Norma Goth consiste nel chiudere l’ufficio della veterinaria, e fin qui non è poi un piano così malvagio, ma Harry ha scoperto dal signor Davis che l’ha scoperto da sua figlia Mary Katherine, che l’ha sentito da Norma Goth e Steve Hill in persona, che hanno intenzione di sopprimere tutti gli animali del centro di adozione annesso all’ambulatorio.

-Vera! Apra per favore! E’ importante!- Harry batte con forza alla porta dell’ambulatorio chiuso.

Sono riusciti a recuperare Fred e a spiegargli tutta la faccenda, e ora si sono divisi in modo che Marlene e Harry avvertano la veterinaria mentre Fred e Roxanne terranno d’occhio le mosse del poliziotto e del sindaco.

Inizialmente Roxanne si è proposta di aiutare Harry, ma lui ha insistito per avere Marlene al suo fianco, e la ragazza non capisce il perché, e non sa se essere onorata o imbarazzata.

Di certo è confusa, ma cerca di non darlo a vedere e di dare il suo contributo al massimo delle sue possibilità.

Una voce dietro di loro la riscuote dai suoi pensieri.

-Harry, che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?- chiede la veterinaria guardandolo confusa e sospettosa.

-Non c’è tempo per la scuola, signora Fields. Dobbiamo spostare tutti gli animali e portarli in un luogo sicuro, in fretta- Harry è preoccupatissimo, e incoraggia la veterinaria ad aprire velocemente la porta dell’ambulatorio.

-Non capisco, cosa sta succedendo. E chi è la tua amica?- chiede la dottoressa, indicando Marlene, che si presenta, cercando di apparire educata, ma… fallendo abbastanza.

-Marlene Donner, può spicciarsi, prima che i suoi animali vengano uccisi e usati per imbottire cuscini?!- dopotutto c’è anche Aaron lì dentro, non può rischiare di perdere tempo.

-Come, prego?!- chiede Vera, guardando Harry in cerca di spiegazioni.

-Mio padre ha parlato con il sindaco e l’ha convinta a chiudere il centro di adozione e sopprimere tutti gli animali- spiega velocemente il ragazzo.

La veterinaria impallidisce, poi si affretta ad aprire la porta e si precipita all’interno del rifugio per gli animali, come per controllare se sono ancora tutti lì, e nel frattempo parlando con Harry, che le spiega gli ultimi avvenimenti.

Merida li segue, guardandosi intorno, e iniziando a sospettare che l’interesse di Harry nel farla venire con se fosse più che altro per farle rivedere Aaron ed essere sicura che stesse bene, dato che Harry, non conoscendo il cane, non avrebbe potuto controllare per lei.

Se è così, Harry si sta rivelando una persona ancora più sensibile di quanto già Marlene sospettasse.

-…e così il nostro piano era quello di spostare tutti gli animali in un rifugio sicuro. Marlene, puoi chiamare tuo padre per farlo venire con il furgone?- dopo aver spiegato tutta la questione alla veterinaria, Harry si rivolge all’amica, che annuisce e compone il numero del padre, mentre la veterinaria apre il rifugio per gli animali.

-Oh, Harry, non so quanto questo sia possibile. Come vedi…- apre la porta, rivelando una stanza gigantesca, piena zeppa di parecchi animali di varie razze e dimensioni chiuse in gabbie messe una sopra l’altra, a formare grossi corridoi stipati -… ci sono parecchi animali qui. Non so quanto in fretta riusciremo a salvarli- sembra parecchio abbattuta, ma Harry non si da per vinto, ed entra, seguito da un tentennante Spelato.

-Allora chiamerò Anna e le dirò di distrarre il sindaco…- nessuno deve conoscere il nome vero di Roxanne, neanche la veterinaria -… e andremo nelle case cercando di far adottare gli animali dagli abitanti, mettendo nel rifugio solo quelli che avanzano- MArlene è così stupita dal comportamento deciso del moro, che quando suo padre le risponde al telefono, ci vuole un po’, prima che si renda conto che le sta parlando.

-…Eh? Oh! Si papà, sono io, Marlene. Ti volevo chiedere se potevi passare dalla veterinaria con il furgone- si fidava di suo padre. Forse non era la persona più affidabile della città, ma era sempre dalla sua parte, e la incoraggiava ad essere se stessa e a seguire i suoi ideali.

-Cosa? Marlene, ma non devi essere a scuola? Tua madre si arrabbierà parecchio- le risponde lui dall’altra parte della cornetta.

-Ti prego, papà, è importante. Il sindaco ne sta facendo una delle sue, e se non mi aiuti tutti gli animali verranno soppressi- gli spiegò in fretta lei, con una nota di panico nella voce.

-Steve ne ha fatta una delle sue?- chiede rassegnato Frank Donner, Marlene non gli risponde, così lui sospira.

-Uff, d’accordo, porterò il furgone, ma non lo guiderò io. Non mi piace mettermi contro Steve. Però se vuoi metto una buona parola con tua madre per Aaron- Marlene rimane stupita dalla proposta del padre.

Si aspettava che lui portasse il furgone e basta, non che la incoraggiasse a riprendere il cane.

Sorride leggermente commossa, e risponde sollevata

-Grazie papà. Ti aspetto presto- 

-Arrivo tra cinque minuti- la rassicura lui.

Quando interrompe la conversazione scopre che anche Harry ha chiamato Roxanne e che lei e Fred distrarranno il poliziotto e il sindaco, e che probabilmente hanno guadagnato un’oretta.

-Ci servirebbero più persone se vogliamo sperare di caricare tutti gli animali in così poco tempo- osserva Marlene, pensierosa, ma Harry la rassicura subito.

-Ho trovato almeno due persone- si guarda intorno per assicurarsi che Vera sia lontana, e una volta appurato che sta iniziando a prendere le scatole in altro, specifica -Roxanne ha chiesto aiuto a Tessa, e lei ha rimediato Nick, che è riuscito a convincere Samson Sullivan, che porterà un secondo furgone. Ha poi promesso a Roxanne che farà girare la voce alla tavola calda, quindi forse riusciremo a rimediare qualcun altro. Dovrebbero arrivare tutti tra qualche minuto. Per fortuna non siamo molto distanti dal Vampire’s Café, in macchina- la rassicura, poi si avvia ad aiutare la veterinaria.

-Sei sicuro che non sarà un problema per quel tipo tenere tutti gli animali?- chiede Marlene un tantino pessimista.

-Fred dice che è parecchio disponibile- Harry alza le spalle, deciso a non farsi abbattere.

-E tu ti fidi di Fred?- chiede lei, aggrottando un sopracciglio.

-Intanto pensiamo a salvarli. Prima o poi troveremo una soluzione, e poi devi pensare a trovare Aaron, ci vorrà un po’- la incoraggia a seguirlo, indicando la sezione cani, e Marlene si decide a fargli la domanda che la tormenta da un po’.

-Mi hai chiesto di venire per questo, vero?- 

Lui la guarda e le sorride, leggermente imbarazzato

-Beh… volevo sdebitarmi, in qualche modo, e non conoscendo di persona il cane ho pensato…- Marlene lo interrompe.

-Grazie, ma non dovevi sdebitarti, per me è un piacere prendermi cura di Spelato. Comunque… è stato davvero un bel pensiero- arrossisce leggermente, ma quel momento viene interrotto dalla veterinaria, che stranamente infastidita, li richiama all’ordine.

-Scusate, ragazzi, ma ho bisogno di aiuto. Potreste rimandare?-

-Cosa? Si, arrivo subito!- Harry si precipita ad aiutarla, seguito da Spelato, e Marlene si avvia nel reparto cani.

Il lavoro procede a rilento, almeno finché non arriva la cavalleria, composta dai già previsti Nick e Samson, e da un gradito Christopher Boggs, che sia Harry che Marlene non hanno mai visto in vita loro, ma che Vera saluta come un vecchio amico.

-Oh, Christopher, come va? Vedo che Scooter sta ancora bene nonostante l’età. Ne sono felice- 

Il lavoro quindi si velocizza, nonostante Frank non rimanga ad aiutare, e dopo un quarto d’ora di spostamenti, finalmente Marlene ritrova il cane.

-Aaron!- lui abbaia forte quando la vede, e senza pensarci due volte lei lo libera, e lo abbraccia stretto.

-Chi è il mio bel cagnolino?- gli chiede, inondandolo di coccole.

Gli altri sono talmente impegnati che non sembrano accorgersi della distrazione della ragazza, ad eccezione di Harry, che osserva per un po’ la scena, con un sorriso sulle labbra, per poi lasciare ai due un po’ di privacy.

Gli piace vedere Marlene essere così affettuosa.

Dopo un po’ di coccole, Marlene decide di continuare il lavoro, dato che non hanno molto tempo prima che il sindaco e il poliziotto li raggiungano.

Anche se conosce Fred, e sa per certo che qualunque sia il suo piano, riuscirà a tenere a bada i due per molto più di un’ora.

Quando ci si mette, quel ragazzo è un genio del male.

***

Batterli non era stato un problema, e neanche scappare fregandosene di tutti era stato un problema.

Poi la missione delle mele d’oro per quella strega antipatica era stato un giochetto da ragazzi, anche se la compagnia non era stata delle migliori.

Il problema fu constatare che la pozione che aveva guadagnato con tanta (si fa per dire) fatica si rivelò essere una vera fregatura, e che sua madre si era trasformata in un orso.

-Perché un orso?!- continuava a chiedersi Merida, mentre con sua madre cercava il covo della strega, per spezzare il sortilegio.

Sua madre, in versione orso, si limitava a guardarla in cagnesco, anzi, in orsersco, offesa per quello che la figlia le aveva fatto.

-E non guardarmi così, non le ho chiesto di trasformarti in un orso, volevo solo farti cambiare idea, e possibilmente personalità- Elinorso sbuffò, sollevando i capelli di Merida, che le andarono tutti davanti agli occhi.

La cosa che turbava di più Elinor non era tanto essere diventata orso, ma quello che sua figlia, la sua perfetta e principesca figlia, aveva fatto solo per impedire di sposarsi.

Non che lei stessa fossa stata poi da meno, quando si era trattato del suo matrimonio, ma le faceva male sapere di non conoscere minimamente sua figlia.

Se lei si fosse confidata, probabilmente avrebbero trovato una soluzione, e invece aveva dovuto scoprire nel modo peggiore che lei era la cacciatrice.

Per poco non le era venuto un infarto per la sorpresa.

Anche se avrebbe dovuto aspettarselo, dopotutto il mantello usato da sua figlia era senza ombra di dubbio il suo, quello che usava quando era giovane.

-Eccola, è lì! Adesso le faccio un…- iniziò a dire Merida, Elinor le ringhiò contro il suo disappunto, e Merida alzò gli occhi al cielo, e si corresse. -…a lavata di testa che se la ricorderà per tutta la vita-  

“Una principessa non si esprime in questo modo” avrebbe dovuto dirle, ma purtroppo era un orso a tutti gli effetti, e non poteva parlare.

Quella strega era proprio una farabutta, se proprio doveva trasformarla, non avrebbe potuto trasformarla in un animale parlante? Certo, era un mostro, e lei odiava abbastanza i mostri, ma almeno avrebbe potuto strigliare sua figlia come si deve.

Ma quando sarebbe tornata umana avrebbe visto i sorci verdi, ne poteva star certa.

Inoltre avrebbe distrutto tutte le sue armi e il mantello, e sua figlia non avrebbe mai più visto la luce del sole, se non in stretta sorveglianza. Inoltre avrebbe sposato Dingwall, la minaccia di guerra sarebbe cessata e tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Però, mentre osservava la figlia bussare pesantemente alla porta, lanciando epiteti contro la strega e tentando di sfondarla a spallate, non riuscì a fare a meno di pensare che la Merida che aveva davanti agli occhi, benché assolutamente poco principesa, rude e sfacciata, era dieci volte migliore della Merida che per anni era stata la sua figlia perfetta, perché era reale, era sua figlia, ed Elinor, nonostante tutto l’amava quanto prima, se non di più.

Oltre al fatto che si riconosceva tantissimo in lei.

Chissà, forse non era il caso di punirla con un matrimonio, magari poteva far scegliere a lei il compagno con cui passare il resto della sua vita.

Poi però una vecchia minaccia le tornò alla mente, e scosse la testa.

Non poteva permettere che il cuore di Merida venisse spezzato così, e l’unico modo per salvarla era fermarla.

Ma non era quello il momento di pensarci, c’erano cose ben più gravi a cui pensare.

-Ah… era aperta- Merida aprì la porta e subito notò un calderone con un denso fumo verde, che componevano la faccia della strega, che guardava Merida con sufficenza.

“Eris?” pensò sconvolta Elinor. Sembrava proprio la potente strega che aveva restituito il libro della pace parecchi anni prima, ma era invecchiata… parecchio anche.

-Strega!- Merida la indicò, accusatrice.

-Sei tornata, vedo. Immaginavo che non ti sarebbe andata a genio la pozione, ma vedi, tua madre se lo merita, e così ora può vivere insieme alla persona che ha ferito più al mondo… se questi non la faccia a pezzi prima- Eliorso impallidì (per quanto un orso possa impallidire) e indietreggiò, guaendo piano.

-Di cosa accidenti stai parlando?! Guarda che non mi freghi con i tuoi giochetti. Dimmi come faccio a farla tornare normale o sappi che non mi fermerò finché non ti avrò trovata e distrutta. Guarda che avevamo un accordo!- la minacciò Merida.

Elinor dovette ammettere che una figlioletta perfetta non avrebbe mai minacciato una strega così potente per lei.

-Un accordo che ho rispettato. Perché ci tieni tanto a riavere tua madre? Sbaglio o proprio tu hai detto che ti sta rovinando la vita, togliendoti la tua libertà. Non è più semplice lasciarla vagare nei boschi e scappare come volevi fare dal principio? Dopotutto a te che importa del regno?- Merida abbassò la testa, per un attimo sembrò davvero tentata di accettare l’offerta, ma poi rialzò lo sguardo, mostrando la sua indole combattiva.

-Io sono Merida, primogenita discendente del regno di Dumbroch, e forse non sarò la principessa più elegante del mondo, ma mi sono battuta ogni giorno contro questa schifosa guerra per le persone che amo. E Hamish, Hubert e Harris hanno bisogno di una madre, così come mio padre ha bisogno di sua moglie. E’ vero, non me ne frega niente del regno, ma nessuno deve osare fare del male a mio padre e ai miei fratelli! Quindi dimmi come fermare la maledizione, e forse, dico forse, non triturerò le tue ossa per farci il pane come fanno i giganti- la nube con il volto della strega sembrò sorpreso.

-Ah, beh, se la metti così… - e rivelò le informazioni che Merida voleva tanto sapere.

 

Dopo essersi accampate per la notte e aver fatto una bella colazione il mattino dopo, divertendosi un mondo a pescare nel lago, era arrivato il momento dell’evento che avrebbe rovinato tutto.

In effetti non fu molto inaspettato, dato che Merida lo sentiva che un momento così perfetto con sua madre sarebbe stato rovinato in qualche modo, quindi quando il gigantesco orso che terrorizzava Dumbroch da tempo immemore le attaccò, fu abbastanza svelta a prendere l’arco e provare ad attaccarlo.

Stranamente, però, l’orso non voleva lei, bensì sua madre, o almeno era quello che Merida constatò non appena vide che il mostro la inseguiva per tutta la foresta, mentre lei cercava invano di scappare, facendo cenno alla figlia di allontanarsi.

Merida però era testarda, e non avrebbe mai lasciato la madre in balia di quel terribile mostro (non nel senso razziale del termine, ma più che altro in quello razzista) 

Prese l’arco, e corse nella loro direzione.

La madre sembrava urlargli qualcosa in orsese, ma se Mor’du la capiva di certo non la stava ascoltando, perché non smise neanche un attimo di inseguirla, anche se le ringhiò contro tutta la sua furia.

Per quanto riguardava Elinor, era terrorizzata, più per la figlia che per e stessa, e sperava vivamente che l’orso che un tempo era suo amico non scoprisse quanto era importante Merida per lei.

Perché Mor’du non era sempre stato un orso crudele. Un tempo era simpatico, gentile e imbranato, ed Elinor gli era parecchio affezionata.

Poi c’era stato un grande tradimento, e lui aveva subito sospettato di lei, cosicché era stata costretta a scappare e da quel giorno lui le dava la caccia, sperando di ucciderla con le sue nuove capacità di orso con la forza di dieci uomini.

Una freccia si conficcò nel collo dell’animale, che rallentò leggermente, e girò la testa verso la ragazza che correva da un albero all’altro lanciandogli frecce contro, che andavano sempre a segno.

Quando una gli si conficcò nella zampa inciampò, ed Elinor ne approfittò per fare cenno alla figlia di salirle in groppa per scappare al castello, dove avrebbero preso l’arazzo e ricucito lo strappo di cui aveva parlato la strega.

-Mamma, che diavolo voleva da te Mor’du?!- chiese Merida con parecchia enfasi alla madre, mentre seminavano l’inseguitore che nel frattempo cercava di raggiungerle con pochi risultati, ancora bersagliato dalle potenti frecce della rossa.

“Non è il tempo di parlarle” disse Elinor, ma gli uscì solo un ringhio.

-Quando sarai tornata umana voglio sapere tutto!- 

“Se ci torno, umana” pensò Elinor. Perché in veste di orso ogni luogo per lei era una minaccia.

***

-Salve, lavoriamo nell’ufficio della veterinaria. Ha mai pensato che la sua vita sia triste e monotona senza un amichetto peloso che le faccia compagnia?- chiede Marlene, come in una televendita, all’ennesimo uomo che apre la porta di casa sua.

-No- risponde il sopracitato.

-Allora deve iniziare a pensarci, perché un amichetto peloso è proprio quello che fa per te, glielo garantisco. C’è una vasta gamma di animali tra cui scegliere: Cani, gatti, conigli, criceti, furetti…- insiste Marlene, ma l’uomo alla porta non sembra affatto interessato.

-Sono un maniaco del pulito, non mi piacciono gli animali in casa, sopratutto quelli pelosi- obietta, e fa per chiudere la porta, quando Marlene lo blocca.

-Allora che ne dice di adottare un volatile, anche di questi abbiamo una vasta scelta: pappagalli, canarini, altri tipi di uccelli di cui non so il nome… oppure un pesce, che ne dice? Non sporcano in casa e offrono compagnia- la ragazza non vuole darsi per vinta.

-No, grazie, non siamo intere…- ma una donna è di tutt’altro avviso, e blocca il marito prima che possa chiudere la porta.

-Aspetta, hai detto pappagalli? Carl, possiamo prenderne uno? Adoro tutti quei colori- supplica il marito, e guarda Marlene come a chiederle di aspettare un attimo.

-Ma Ellie…- prova a farla desistere il marito, ma si vede che sta già cedendo.

-Sono gratis, giusto?- chiede Ellie a Merida.

-Certo! Se non riusciamo a farli adottare potrebbero essere soppressi per ordine del sindaco- confessa Marlene, Ellie si porta una mano alla bocca.

-Carl, dobbiamo assolutamente adottarne almeno uno- è quasi un ordine, ed il marito cede, a malincuore.

-Ok, ma solo uno- 

Marlene sorride soddisfatta, e passa il catalogo degli uccelli a Ellie.

Grazie al cielo Harry lavora in biblioteca, così non è stato difficile fare tante fotocopie e creare diversi cataloghi di animali.

Lei sta nella zona sud della città, con determinati esemplari; Harry nella zona est, con altri; mentre Fred è nella zona Nord e Vera in quella ovest.

-Oh, guarda quanti esemplari meravigliosi. Non pensavo ce ne fossero così tanti nel rifugio- commenta Ellie.

-Con me ho solo gli esemplari dalla pagina 1 alla pagina 6, ma posso chiamare un mio collega per portarne un altro se è quello che vuole- spera vivamente di no, ma l’importante è trovare una casa agli animali.

Con lei c’è Samson Sullivan e il suo furgone, che l’aspetta in strada.

-Oh, non serve. Adoro questo, com’è che si chiama? Kevin- e indica un bellissimo pappagallo multicolore.

-Ottima scelta- commenta Marlene -Però devo avvertirla, Kevin è una femmina e non possiamo separarla dai suoi cuccioli. Spero che lei possa capire. Se vuole può cambiare idea o…- Ellie non le da il tempo di finire la frase.

-A noi va più che bene! Vero Carl?- il marito sospira, ma annuisce.

-E poi posso dare solo un’occhiata ai cani? Ne ho sempre voluto uno- 

-Ma Ellie…- prova a lamentarsi Carl.

-Solo un’occhiata, solo un’occhiata- lo rassicura lei, e Marlene le porge il catalogo dei cani

-Ho solo quelli da pagina uno a pagina sei, comunque mentre lei guarda io posso andare a prendere il suo nuovo meraviglioso animale- propone, certa che alla fine prenderà anche il cane, ma decisa a darle parecchio tempo per decidersi.

 

Alla fine ha preso anche il cane, e in generale sono stati in molti ad adottare nuovi animali, tanto che sono rimasti in pochi nel rifugio di fortuna organizzato a casa di Buddy Green con grande fastidio dell’agricoltore.

Marlene ha deciso di riprendere Aaron, mentre Harry non ha preso nessuno dato che Spelato sembrava parecchio geloso, e Fred ha optato per un piccolo colibrì che può essere facilmente nascosto dalla signora Charme e non necessita di incessanti cure.

Persino Roxanne ha deciso di prendere un animale per ribellarsi completamente alla madre, e la sua scelta è ricaduta su un minuscolo camaleonte, che ha chiamato Pablo.

Ora Marlene deve affrontare solo l’ultimo ostacolo della giornata, poi potrà finalmente andare a dormire senza problemi.

Ha chiesto gentilmente a Spelato di raggiungere la finestra di camera sua così lei potrà aprirgli da lì e non rischierà che sua madre lo veda, e ora si prepara ad entrare in casa con Aaron appresso, che, felice come una pasqua, scodinzola come un matto sbavando da tutte le parti.

-Mamma, sono a casa- annuncia la sua presenza urlando dal portone, che chiude alle sua spalle.

Subito sua madre si precipita da lei, come una furia, decisa più che mai a punirla per bene per aver saltato la scuola.

-Eleanor- dietro di lei Frank sembra parecchio preoccupato, e cerca di calmarla.

-Marlene Donner! Tu non hai idea di quanto tu sia in punizione! Non uscirai mai più di casa fino al compimento dei ventitré anni di età, e se oserai un’altra volta fare una cosa così illegale, sta pur certa che rimarrai chiusa in casa persino per studiare, e non vedrai più le cuffiette, il cellulare o il computer neanche a tredici chilometri di distanza…- a quel punto sembra accorgersi del cane, che si è messo seduto e la guarda con la lingua penzoloni, sempre scodinzolando come un pazzo.

-No!- Eleanor scuote la testa, indicando il cane -Non ci pensare nemmeno. Non esiste che tu lo tenga. Riportalo al ricovero. L’ultima cosa di cui la nostra famiglia ha bisogno è l’odio del sindaco- apre la porta, e fa cenno al cane di uscire.

Lui piega la testa, confuso.

-Sono io che dico “no”, mamma. Per una volta non ho colpe, quindi non permetterò che tu lo faccia uccidere- Marlene chiude di scatto la porta, e lei e sua madre hanno un faccia a faccia pieno di rancore.

-Non hai pensato che il sindaco avesse buoni motivi per chiudere quel centro? Molti di quegli animali hanno la rabbia e parecchie malattie infettive. E tu li hai portati nelle case di tutta Talecountry. Sono io che non t permetto di farti uccidere i tuoi fratelli- Eleanor apre nuovamente la porta, facendo cenno al cane di uscire.

-La veterinaria li ha visitati tutti, e stavano benissimo. Il sindaco vuole solo rovinare questa città più di quanto non lo sia già. Sai che non permetterei mai a nessuno di fare del male ai miei fratelli- su quest’ultimo punto Eleanor non poteva ribattere, ma sul resto aveva parecchie obiezioni da fare.

-La veterinaria è l’ultima persona di cui mi fiderei. Probabilmente ti ha mentito solo per salvare quelle bestie. Il sindaco dice che la sua licenza non era valida, quindi è naturale che volesse…- ma Marlene è stufa.

-DI ME TI FIDI?!- chiede interrompendola, e lasciandola senza sapere cosa dire.

Dopo una pausa di qualche minuto, in cui le due si guardano, Eleanor sente qualcosa scattare dentro di lei, e cede.

-Si- sospira -Mi fido di te- 

Il cane le si avvicina e le lecca una mano, affettuosamente.

Eleanor lo accarezza leggermente.

-Ma se vuoi tenerlo sarai tu a portarlo a spasso, a spazzolarlo, a dargli da mangiare e sopratutto comprargli da mangiare. Quindi è meglio se ti trovi un lavoro part-time. Comunque la cena sarà pronta tra cinque minuti, quindi ti voglio vedere a tavola. E trovagli una sistemazione in giardino- MArlene non riesce a credere di averla convinta.

Tutta l’ansia che aveva provato lascia il suo stomaco come tante bollicine, e abbraccia di slancio la madre.

-Troverò un lavoro part-time senza problemi, sta tranquilla, e grazie infinite- poi fa cenno ad Aaron di aspettarla mentre prende tutto il necessario per legarlo in giardino, ma ovviamente lui la segue su per le scale, e i tre gemelli, sentendo il trambusto, si precipitano fuori dalla camera e si mettono a subito in grembo ad Aaron, che divertendosi come un matto li porta in giro per tutta la casa.

Frank osserva la scena divertito, Eleanor preoccupata, al ché il marito le mette una mano sulla spalla, e le sussurra incoraggiante

-Hai fatto la cosa giusta- 

Lei sposta lo sguardo su di lui, guardandolo amorevolmente, poi lo abbraccia, e si lascia rassicurare dalla sua presa possente che è sempre il suo inamovibile appiglio.

Nonostante le liti, i problemi, i figli ribelli e i soldi che scarseggiano, loro tengono duro e restano uniti.

E’ un amore che neanche il sortilegio è riuscito a spezzare

***

-Miei lord, capisco che la situazione si sia rivelata parecchio problematica, ma ora che tutto è tornato alla normalità, mi pare sia ora di risolvere una volta per tutte il problema iniziale causato da mia figlia- Elinor era tornata umana, Mor’du era morto con grande costernazione della regina e tutto sembrava essere tornato come prima, ad eccezione del rapporto di Elinor e Merida, che era fiorito come non era mai riuscito a fare in tutti quegli anni.

Ma i problemi non erano finiti, e Merida si stava preparando a dire addio alla sua libertà, non senza una certa dose di fastidio. Ma aveva capito che non poteva discostarsi troppo dal suo ruolo se non voleva che le cosa andassero a finire come era accaduto a sua madre.

I lord guardavano la regina in attesa di una decisione, tenendo a portata di mano spade e asce nel caso non fosse andata come speravano.

-E la decisione che io e mio marito abbiamo preso…- cominciò calma, poi guardò la figlia con amore, e tornò a guardare i lord -… è di non far avvenire alcun matrimonio- concluse, con tono leggermente di sfida.

Si levò un mormorio di disapprovazione dalla folla, che non aveva la minima intenzione di accettare le condizioni di Elinor.

-Credo sia opportuno che i nostri figli scelgano la persona che li accompagnerà per tutta la vita. Perché, certo, una volta può andare bene…- guardò il marito, che le sorrise, felice di averla riavuta indietro -… ma la base di un buon regno sta in due buone persone che si amano e sono pronte a governarlo mano nella mano. Così, invece di preoccuparsi dei problemi di matrimonio, potranno pensare solo ai problemi dei sudditi e rendere il regno un posto migliore- il discorso non faceva una piega, ma i tre lord non sembravano molto entusiasti dell’idea.

Quando Macintosh stava per ribattere, il figlio si rivelò dalla parte di Elinor.

-Ha ragione. Lasciate che siamo noi a decidere chi sposare. Una bella principessa elegante, non questa inopportuna ribelle- Merida fu tentata di tirargli una freccia contro, ma si trattenne. Con lui avrebbe fatto i conti in privato.

-Hey, non offenderla. Non sarà l’idolo delle principesse, ma almeno non è così debole. Comunque sono d’accordo con la regina, non voglio sposarmi così giovane, anche se la principessa sembra simpatica- il giovane MacGuffin la difese, a modo suo, e Merida alzò gli occhi al cielo.

-Anche io sono d’accordo con la regina. La principessa mi mette troppo in soggezione, non mi va proprio di sposarla- anche il piccolo Dingwall si rivelò dalla sua parte, e i tre lord non potevano fare altro che acconsentire alle richieste dei tre figli.

Macintosh sospirò, e parlò a nome di tutti.

-Acconsentiamo di non far sposare i nostri figli con la principessa e a non muovere le armi contro Dumbroch…- iniziò.

“Anche perché vi batterei tutti con una sola freccia” pensò Merida, felicissima del traguardo ottenuto.

-… ma non offriremo il nostro aiuto nella guerra contro i mostri- concluse poi, con sguardo di sfida.

La regina sospirò, se lo doveva aspettare.

-Accetto le vostre condizioni, e vi ringrazio per la comprensione. Spero che i nostri regni possano essere in rapporti di fratellanza nonostante tutto- si augurò, poi fece un cenno di congedo ai lord con un inchino, che loro ricambiarono prima di uscire, seguiti dai figli e dalla scorta dell’esercito.

Non appena l’ultimo fu uscito, e le porte furono chiuse, Elinor si abbandonò sul trono, e tirò un sospiro di sollievo.

-Non mi aspettavo che avrebbe funzionato- ammise, portandosi una mano al petto, e guardando Fergus, che le diede un bacio sulla fronte prima di sedersi al suo fianco.

-I tuoi piani funzionano sempre, tesoro- la rassicurò

-Mamma, sei stata grande- Merida le si gettò tra le braccia, entusiasta che le nozze fossero saltate.

-Beh, non è il momento di esultare, siamo ancora nel bel mezzo di una guerra, e se non fermiamo il giovane Haddock rischiamo seriamente di perdere. Dobbiamo incaricare i cacciatori più esperti del regno di ritrovarlo, e…- Elinor iniziò a pensare ad alta voce, ma venne interrotta dalla figlia, che con naturalezza ed entusiasmo propose

-Ci vado io!- 

L’esclamazione venne accolta con un silenzio di tomba.

-Che c’è? Ormai non è un segreto per voi che io sono la cacciatrice, quindi se sono assente qualche giorno non vi cambia niente, no? Sapete dove sono. Ed è da quando quell’imbroglione mi ha fregato nell’arena che pianifico un modo di vendicarmi e catturarlo per il suo tradimento. Con Angus ci metterò un paio di giorni a trovarlo, poi ucciderò il drago, catturerò Hiccup e verrà rinchiuso in gattabuia per il resto della sua vita- era vero che aspettava il momento buono per fargliela pagare da quando lo aveva visto volare via in groppa a quel drago nero, anche se il suo astio nei confronti del ricercato non era tanto per il suo tradimento, quanto per averla battuta nell’arena, averla quasi uccisa durante un assalto e sopratutto per essere stato la causa principale del suo quasi matrimonio.

Fergus guardò la moglie, interessato all’idea.

Lei era oltremodo agghiacciata. 

Non poteva permettere che sua figlia e Hiccup Haddock avessero un faccia a faccia. Oltre ad essere oltremodo terrorizzata da quel ragazzo e dal suo drago, non poteva permettere che cercasse di corrompere sua figlia.

Ma d’altra parte impiegare troppi cacciatori per la cattura di Hiccup sarebbe stato controproducente nella guerra contro i mostri, e sua figlia aveva un cavallo molto veloce, quindi ci avrebbe messo meno tempo a trovarlo.

Cercò di trovare la forza per acconsentire, ma ci volle tutta la sua forza di volontà, e un respiro parecchio profondo.

-Va bene, ma fa attenzione- cedette, e non si sentì affatto bene.

-Tranquilla, mamma, ormai mi conosci. Sono un osso duro- e con un bacio sulla guancia la salutò e andò a prepararsi per partire.

Quello che Merida trovò mentre cercava il fuorilegge è davvero una bella storia, ma si dovrà raccontare in seguito.

***

Roxanne ha letto tutta la storia in un giorno, precisamente in un pomeriggio, mentre aspettava che Harry le scrivesse per dirle quanti animali erano stati salvati.

Lei non ha potuto fare molto, tranne improvvisarsi meccanica e distruggere l’auto di sua madre mentre lei e il poliziotto cercavano di acciuffare Fred dopo che lui aveva imbrattato il vetro di uova.

Era stato grande, anche se aveva dovuto scontare un’ora in prigione, prima di riuscire ad evadere portandosi con se Gabe Clark, il criminale più sfigato della storia dei criminali, che poi li aveva aiutati e aveva anche adottato un bruttissimo cane parecchio aggressivo.

Purtroppo Roxanne è dovuta tornare a casa prima, dato che il sindaco aveva chiamato Norris chiedendogli di controllarla.

Perciò è rimasta tutto il pomeriggio a letto a leggere, cercando di distrarsi, e ora, poco prima di cena, ha finito la storia di “Mamma Orsa” e le è piaciuta davvero tanto, anche se l’ha vissuta nell’ansia.

Per una volta la storia è finita bene, così come l’”operazione salva-randagi” 

Peccato che sua madre non ne sia felice.

-Roxanne!- la chiama da sotto le scale, lei si affretta a nascondere il libro, ma prima che possa rispondere urlando “arrivo madre” si ricorda che ufficialmente è ammalata, quindi non può urlare, e finge di dormire, mettendosi sotto le coperte.

Pochi minuti dopo sua madre entra in stanza e le si avvicina, nervosa.

-Roxanne- la smuove, cercando di mantenere un tono gentile.

-Mmmm… che c’è, madre?- chiede, con la voce più impastata che riesce a tirare fuori.

-Come ti senti?- Norma le tocca la fronte, che è abbastanza fresca.

Roxanne si strofina gli occhi, e prova a mettersi a sedere.

-In effetti mi sento meglio, anche se ho ancora un po’ di mal di testa. Dormire mi ha fatto proprio bene- le sorride leggermente.

Norma sorride a sua volta, ma solo per un attimo, perché è subito serissima.

-Posso vedere il tuo cellulare?- chiede alla figlia, che per poco non perde un battito, ma si impone di restare calma

-Certo, solo che… non so bene dov’è- poi si prende la testa tra le mani, in una perfetta interpretazione -Mamma, ti prego, p_posso dartelo domani. Ora vorrei tanto dormire- Norma sospira, poi cede. 

-D’accordo, inoltre non ti manderò a scuola, ma prima di andare a lavoro voglio salutarti e prenderò il cellulare, così non avrei onde elettromagnetiche che ti danno fastidio- la scusa è pessima, ma è l’unica che le viene in mente.

-E se devi chiamarmi?- chiede Roxanne, confusa.

-Allora chiamerò il telefono fisso. Buonanotte, tesoro- le da un bacio sulla fronte ed esce, spegnendo la luce e chiudendo la porta  chiave.

Roxanne tira un sospiro di sollievo. E’ il caso di comprare un nuovo telefono da usare con gli amici.

Però, prima di cancellare tutti i numeri e i messaggi compromettenti, decide di sbirciare il titolo del prossimo capitolo. 

Se deve passare una mattinata all’insegna della lettura, vuole sapere a cosa andrà in contro 

“Un ladro dal cuore d’oro”

Sorride alla vista del titolo, e nasconde nuovamente il libro.

 

 

 

 

 

 

 

Legenda:

Tessa: Tiana

Nick: Naveen

Signor Davis: Dracula

Mary Katherine Davis: Mavis

Steve: Stoik

Vera: Valka

Samson: Shrek

Christopher: Kristoff

Buddy Green: Bunnymund 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Scusate il supermegaiper ritardo, ma ho avuto parecchi problemi familiari (uno, ma grosso) e non avevo più ispirazione per fare niente.

Praticamente quello che vedete è il risultato (disastroso) di una intera giornata di lavoro (il mio sedere sta chiedendo pietà per quanto è stato schiacciato sulla sedia)

Quindi siate clementi, non vi chiedo trentamila recensioni, ma sappiate che mi sono impegnata davvero tantissimo per non bloccare questa storia alla quale tengo molto e se non fosse stato per la mia forza di volontà probabilmente non avreste visto questo capitolo prima di gennaio.

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, secondo me è più carino di “La storia di due ranocchi” ma lascio a voi le conclusioni.

Ellie e Carl sono ovviamente i due coniugi di Up, che hanno i loro nomi perché non sono importanti nella storia, quindi sono più che altro camei random perché mi andava (infatti non li ho aggiunti alla legenda)

Il prossimo capitolo sarà un po’ inutile, e parlerà di Cattivissimo me.

Già si è accennato a Gabe Clark, no? ;)

Comunque credo sia tutto, spero che apprezziate il mio sforzo e scusate se ci sono errori ma in una storia così complicata sfuggono anche all’ennesima rilettura.

Un grande bacione e alla prossima :-*

 

P.s. Io non sono una tipa che implora recensioni, dato che non voglio forzare gli altri a farmele, ma sarebbe parecchia gradita una recensione, dato che sto passando davvero un periodo tremendo e mi solleverebbe parecchio il morale. Però non vi obbligo, era solo una piccola richiesta di una piccola autrice triste

 

   
 
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