Ci
sono persone che odiamo a pelle, che ci fanno storcere il naso e
pensare che
tutta l’umanità sia malandata, oppressa dal peso
del suo putrefacente e
deteriorante modo di agire. Ci capitano tra capo e collo come una
pugnalata
nella schiena, di cui ci rendiamo conto troppo tardi o di cui non ci
curiamo
finchè il sangue non comincia a inzupparci i calzini. Per me
quella persona,
quella macchia marcescente del pianeta, era Alpha-1. La odiai non
appena la
vidi. Era alta e austera con un viso severo e gli zigomi sporgenti.
Portava i
capelli raccolti in una strana acconciatura, simile a dei dread pieni
di
anellini metallici, pezzi meccanici, viti, bulloncini e, giuro,
frammenti di
ossa e denti di non so quale essere vivente. Ci accolse al piano
più alto del Rhind,
un ufficio a forma di piramide con base triangolare completamente in
vetro, da
dietro una scrivania di lucida pietra nera. Poggiava i gomiti sul
tavolo e i
suoi occhi dal taglio a mandorla ci fissavano da dietro le mani
congiunte.
Io
e Fobos avanzammo titubanti, scortati da due secondini, Ro-5, la sua
compagna e
Colossus. Fu quest’ultimo a gettarci fuori
dall’ascensore a forma di plico che
ci aveva accompagnati, silenzioso come un pesce, fin lassù.
-Benvenuti,
stranieri. Voialtri, lasciateci soli-, mormorò la donna, con
voce fin troppo
suadente per i miei gusti. Le
sentinelle,
come ipnotizzate dal comando, risalirono a passo svelto sul
montacarichi e
lentamente sprofondarono nel pavimento assieme a Ro-5 e Sigma-x.
Una
volta che il plico venne letteralmente inghiottito dal pavimento in
vetro,
tornai a concentrarmi su quello che stava accadendo
nell’ufficio. Osservai
Fobos lanciare alla donna occhiate incuriosite mentre il suo sguardo si
perdeva
fra i decori dei suoi capelli biondo cenere. Era molto debole ed era
provato
dalla nottataccia passata in cella, al mio fianco: per tutto il tempo,
infatti,
aveva stretto i denti nel disperato tentativo di mettere a dormire
anche i
dolori articolari che l’umidità di quel luogo gli
aveva causato. Eppure i suoi
occhi erano innaturalmente svegli, come se di fronte a lui fosse
comparsa una
specie di leggenda o un mostro degli abissi. Sbattei le palpebre un
paio di
volte e tornai a concentrarmi sulla donna. Si era alzata e si era
accomodata a
gambe incrociate sulla scrivania, la sagoma del suo corpo allenato
riflesso
dalle sfumature specchiate del piano nero.
-Ci
si rivede, Fobos! Non hai di certo un bell’aspetto,
però-, scherzò la donna,
mentre il mio sguardo furioso virava sul volto dell’Ibrido.
Lui conosceva
quella donna? Perché non me lo aveva detto e aveva taciuto?
Cominciai a
innervosirmi. Mi sentivo la pedina di turno, il soldato semplice in
mezzo a
Generali pluripremiati. E la cosa non mi piaceva per niente. Quasi
senza
accorgermene, il mio mostro cominciò ad agitarsi dibattendo
le sue ali
spettrali all’interno del mio stomaco. Lo sentivo arpionarmi
la carne e
affondare i denti appuntiti nel fegato.
Fobos
non mi degnò di una spiegazione, né tantomeno di
uno sguardo. Semplicemente,
colto da un improvviso ascesso di tosse, sputò tante piccole
goccioline rosso
lucido sul pavimento attraverso il quale potevamo vedere gli uffici
sottostanti. Sembrava di stare in un enorme acquario.
-Già.
Sei decisamente declinato, piccolo mio-.
La
donna avanzò nella nostra direzione, squadrando lui e
trascurando me. Gli passò
le dita sottili sul profilo della mascella e sfiorò con le
sue labbra scarlatte
la pelle candida della sua mandibola.
-Non
pensavo ti accompagnassi con le Custodi-, sussurrò,
spostando le sue iridi
argentate nella mia direzione. Mi fissò intensamente, quasi
con ammirazione,
come se fossi un succulento pasto. Poi mi sorrise scoprendo un paio di
canini estremamente
aguzzi e dorati. Era la cosa più eccentrica che avessi mai
visto, ma in fondo
il Sandpit era noto per le sue stranezze.
-Tu
devi essere quella donna. Efesto mi ha parlato a lungo di te, con tanto
di
documenti alla mano-.
-Efesto?!-,
sbottai, mentre la mia mano correva rapida al lobo
dell’orecchio.
-Già,
immagino che il nostro soldatino qui non ti abbia detto di appartenere
alla
setta, vero? -.
Il
mio volto si contrasse dalla rabbia, mentre i pugni si stringevano allo
spasmo
sulla stoffa sdrucita dei miei jeans. Senza curarmi
dell’altrui pensiero,
afferrai Fobos per i capelli e lo obbligai a guardarmi dritto negli
occhi.
-Tu
hai visto il mio orecchino. Lo sapevi, ma non mi hai comunque detto
nulla-,
ringhiai.
Il
suo sguardo opaco si perse sul mio viso, deciso, ma al contempo
annebbiato
dalla sofferenza. – Ordini-, si limitò a dire,
strappandomi la mano dai suoi crini
e tornando a sovrastare in altezza i presenti in sala.
-Che
tristezza. Ti comporti ancora come un disadattato-, commentò
di nuovo Alpha-1,
euforica come non mai.
-Non
sapevo che ti avessero eletta Diarca-, si decise a parlare Fobos,
allungando il
collo in direzione della targhetta di ottone accanto alla cabina
dell’ascensore
trasparente.
– Quanti
culi hai dovuto leccare per arrivare
fin qui? -.
Il
tono di voce di Fobos era ruvido e infastidito, quello di lei, invece,
divertito e trionfante.
-Solo
quelli strettamente necessari. Comunque mi chiamo Alpha-1, membro
decennale dei
Figli del Vento. E tu devi essere Astreya, Custode diciottesima di
Katakthonio,
e soldato semplice del Reggimento dei Biotecnici. Polivalente-.
Strabuzzai
gli occhi. Se lei sapeva della mia Natura certamente doveva essere un
pezzo
grosso. E anche Fobos, vista la mancanza di sorpresa nei suoi occhi al
sentire
pronunciare quell’appellativo.
-Come
fa…-, cominciai, lanciando occhiate a tutti i presenti, in
maniera sospetta.
Colossus
si fece avanti e affiancò Alpha-1.
-Conosciamo
tutto di te. Abbiamo ampiamente pagato il Tempio affinchè
consegnasse solo a
noi l’esclusiva sulla tua Natura. Ci sono cose che soltanto
noi sappiamo-.
Incominciai
a indietreggiare: improvvisamente mi sentivo intrappolata, con occhi
serpentini
a fissarmi e denti pronti a ghermirmi. Mai come in quel momento, mi
sentii
indifesa e inerme. Ero disarmata, in balia delle parole di due persone
che
sembravano conoscermi meglio di quanto io non conoscessi me stessa. E
per di
più l’unico di cui mi ero fidata fino ad allora,
l’unico con cui avevo
condiviso il mio percorso, si era scoperto essere un traditore. Certo,
nemmeno
io ero andata a raccontargli dei Figli del Vento, ma almeno avrebbe
potuto
rivelarmi quanto sapeva circa la mia Natura. In qualche modo sentivo
che me lo
doveva.
-Non
avere paura, dolce bug…-.
Vidi
Fobos avanzare e afferrare per il bavero della camicia bianca Alpha-1.
Aveva i
denti scoperti come un cane inferocito e lo sguardo di un leone. Senza
il
minimo sforzo la sollevò da terra, lasciandole solo la punta
degli scarponi a
sfiorare il pavimento. Colossus trangugiò aria a vuoto,
senza muovere un
muscolo.
-Perché
tu sei qui? Cosa significa tutto questo, il casino al
Vallum… E’ tutta opera
tua? Hai stretto patti con i ribelli? -.
Alpha-1,
con il viscidume di una serpe, sgusciò via dalla presa di
Fobos, incatenando
fra le sue dita ciocche di capelli scuri. Li guardai disgustata qualche
secondo, sentendo un rigurgito acido rodermi il fegato.
Perché Fobos si faceva
toccare da quella donna? Perché là dentro
parlavano tutti di me, ma ero la sola
ad essere ignorata?
-Non
siamo qui per discutere a che fazione apparteniamo, o quante bugie ci
raccontiamo. Io voglio sapere cosa sta succedendo al Vallum e
perché
l’Accademia di Carthagyos è stata riaperta-,
sbottai, preferendo riferirmi
all’uomo dai capelli color melanzana piuttosto che alla
bionda. Lui sorrise
appena, mordendosi in maniera affettata e artificiosa
l’unghia appuntita del
mignolo.
-Quindi
non ti interessa conoscere nei dettagli il tuo vero e unico passato? -,
sibilò,
tentandomi.
Sapevo
che la mia infanzia era costellata da buchi, come un panno rosicchiato
dalle
tarme, ma questo non significava che avrei desiderato sostituire la mia
tovaglia con una male rattoppata da altri. Non volevo sprofondare
nuovamente
nella depressione, non volevo pensare che la mia identità
fosse qualcosa che
gli altri avevano costruito attorno al mio fragile nucleo. Io ero una
combattente ormai. Ero fredda, cinica e sempre vigile, indecisa su me
stessa e
incapace di contare sugli altri. E così dovevo rimanere,
senza permettere al
vaso della mia mente di esplodere in frammenti acuminati.
-So
perfettamente chi sono. Tutto quello che devo sapere su di me, lo so. E
tanto
mi basta-.
-Ma
non basta a noi, ragazzina-, mormorò Alpha-1, pigiando il
bottone rosso rubino
appena sotto il bordo del tavolo che apriva le porte scorrevoli
dell’ascensore.
Subito il montacarichi tintinnò, rivelando un uomo alle
nostre spalle. Era
nerboruto e a petto nudo, con il torace costellato dai tatuaggi
più disparati.
Era ricoperto di sabbia e, appoggiati sul capo tra i capelli colore del
miele,
vi erano degli occhiali antichi, simili a quelli che si narrava
possedessero i
primi aviatori.
-Spero
che tu mi abbia chiamato per un valido motivo. Stavo lavorando-,
cominciò
l’uomo, prima che i suoi occhi neri si posassero sulla mia
persona. Fobos,
quasi di scatto, si mise in guardia, la mano tesa fra noi due a
dividerci.
-Stai
calmo cagnolino. Non mordere-, lo derise lui, prendendogli
l’intero viso con la
mano e rispingendolo malignamente all’indietro.
-
Questo è il mio gemello, Gamma-x. Sicuramente quella bocca
larga di Xerse vi
avrà mandato da noi. Comunque, se preferisci chiamarci con i
nostri nomi
Elladiani, noi siamo Ysmen e Chastor-.
La
presentazione era chiaramente per me, visto che Fobos pareva conoscere
entrambi. Osservai le vene scure solcare la pelle abbronzata e lucida
di
Chastor e capii che con lui di fronte alla mia unica via di fuga non
sarei
andata molto lontana.
-Anche
voi non siete Mauriani di nascita? -.
-
Lo siamo, ma siamo anche associati ai Figli del Vento. Questi ci hanno
dato
l’opportunità di entrare nell’Esercito,
fornendoci due identità fittizie-.
Fobos
si rialzò appena in tempo per beccarsi un altro pugno,
questa volta nello
stomaco, che lo fece piegare in due dal dolore. Ysmen lo guardava
divertita,
socchiudendo appena le labbra quando un nuovo colpo si abbatteva su di
lui.
-Che
cosa volete da noi? Cosa vogliono i Figli del Vento? -, strillai,
portandomi le
mani alla bocca quando vidi le labbra di Fobos sanguinare copiosamente.
-Noi
vogliamo solo che vi uniate alla nostra causa. Un Ibrido dalla forza
sovrumana
e dalla rabbia incandescente e una donna unica, un’arma a
doppio taglio per
l’umanità-, commentò Chastor mentre la
gemella ricalcava le sue parole mimandone
il labiale. Sembrava una sorta di litania, una smaniosa e fanatica
cantilena di
follia.
-Se
lo lascerete morire, non avrete altro che un duo scoppiato-, tentai,
mentre
Chastor premeva il suo piede sulla marea nera dei capelli di Fobos. Ero
certa
che se avessi detto qualcosa di sbagliato o qualcosa di troppo,
quell’energumeno gli avrebbe schiacciato la testa come una
nocciolina.
-
Non è lui l’elemento fondamentale della nostra
ricerca, ma tu. Paragonandovi
agli scacchi, tu saresti la regina, il pezzo unico, il pezzo della
vittoria; e
lui il re, la pedina senza la quale la regina non si muoverebbe
nemmeno. Solo
che, a differenza degli scacchi, che sono un gioco dalle regole
basilari, qui
il re è una pedina del tutto sacrificabile-,
mormorò Ysmen avvicinandosi al
corpo riverso di Fobos e chinandosi a sollevargli il mento. Il volto
dell’Ibrido era rigato da lacrime di sangue laddove la testa
aveva battuto sul
pavimento. Eppure la sua espressione non tradiva alcun dolore, alcuna
sofferenza. Semplicemente Fobos non riusciva a reagire, il corpo non
rispondeva
più al suo controllo.
-Io
non sono un’arma…-, tentennai, indietreggiando
ulteriormente. Quella situazione
era irreale.
-Non
lo sei? Io la vedo diversamente, mia piccola Polivalente. E altrettanto
diversamente
la vedono i Figli del Vento. Per tutti questi anni ti abbiamo seguita,
studiata
e allenata. Dall’ombra, senza che tu nemmeno te ne
accorgessi. Tutti noi
ricopriamo il ruolo che ricopriamo per causa tua, o nel nostro caso,
grazie a
te. Io e Chastor siamo a capo di un immenso regno grazie a te, per
colpa tua
Fobos ha disertato e ha scelto questa vita di morte, per te il Tempio e
l’Esercito si sono uniti in un'unica
realtà… Non capisci che tutto il mondo che
ti circonda altro non è che una scacchiera predisposta allo
scacco matto della
regina-.
Gli
occhi di Ysmen erano tempestosi, nuvole nere cariche di pioggia e
solcate da
sprazzi azzurri di fulmini elettrici. La sua bocca dipinta di rosso si
muoveva
sensuale e perfida di fronte ai miei occhi, colpendomi e lusingandomi
contemporaneamente, senza che io davvero potessi aggrapparmi al
significato di
quelle parole oscure.
-Io
voglio solo sapere cosa sta accadendo al Vallum, chi ha venduto le armi
ai ribelli
e perché minate il Governo. Il resto è dare aria
alla bocca-, risposi stizzita,
bloccando con la mano il braccio di Chastor, sospeso a pugno sul volto
di
Fobos. Per quanto il ragazzo mi avesse ferita, nascondendomi la
verità e
raggirandomi come il peggiore dei cani infedeli, mi sentivo ancora in
debito con
lui, per quello che aveva fatto per me durante il nostro viaggio
solitario.
Vedere Gamma-x picchiarlo non mi avrebbe dato alcuna soddisfazione e
tantomeno
avrebbe ricucito la mia fiducia tradita.
Chastor
sorrise estasiato, fissando il suo sguardo allucinato sulla mia mano.
Sembrava euforico
mentre tendeva i muscoli sotto il mio tocco, con le pupille dilatate e
la
cornea opaca.
-Il
Deadly Child mi ha toccato, mi ha toccato! -, esclamò lui,
felice come un
bambino. Per tutta risposta Ysmen si schiodò dalla scrivania
e viaggiò quasi
svolazzando verso di me. Si fermò a qualche centimetro dal
mio viso,
sospirandomi il suo alito che sapeva di alcool sulla fronte.
-Come
puoi pretendere di capire i piani di Prometheo se nemmeno conosci il
tuo
passato, la tua provenienza? Come puoi anche solo pensare di capire il
gioco se
non leggi il libretto di istruzioni? - .
Quei
due erano completamente matti. Cominciai a temere che quello che si
vociferava
sui Mauriani fosse vero, ossia che fossero tutti dei drogati e degli
esaltati.
-Sentite,
noi non abbiamo tempo da perdere. Non mi interessano le storielle,
né altre
ciance. Cosa devo fare per convincervi ad aiutare Fobos? -, domandai
atona,
mentre l’Ibrido si rialzava tenendosi lo stomaco.
-Piantala,
Astreya-, disse lui, appoggiandosi con la mano alla mia spalla. Senza
nemmeno
pensarci mi scostai. Non volevo che l’uomo che Ysmen aveva
contaminato con il
suo tocco sporcasse anche me. Era evidente che la loro relazione in
passato si
fosse spinta oltre.
-Tu
non devi nemmeno rivolgermi la parola, chiaro? Non una sillaba,
altrimenti al
posto di una cura, ti servirà una bara-, ringhiai nervosa.
Ormai la testa mi
girava e mi sentivo circondata da avvoltoi affamati. Aspettavano solo
che
crollassi, ma non lo avrei fatto, no di certo.
-
L’Esercito e il Tempio si sono alleati per eseguire il
perfetto colpo di Stato.
Cronyos ci ha pagato una bella somma di denaro per vendere le armi ai
ribelli,
cosicché una volta giunti al Vallum la rappresaglia si
potesse svolgere come
effettivamente ha fatto. Solo in questo modo la Sede Governativa
avrebbe
richiesto l’invio di truppe dalla città
più vicina, proprio Carthagyos…-,
sputò
fuori Colossus.
Inspirai
a fondo, ignorando lo sguardo penetrante di Ysmen. Sapeva che il mio
cervello
si era messo in moto, che stava ragionando su tutta quanta la questione
e la
stava trovando talmente inconsistente da ricordare una forma di
groviera.
-I
Molossi da chi sono stati disattivati? -, domandai a bruciapelo,
cercando di
capire perché la loro versione dei fatti non mi convincesse.
-Ti
dice niente il nome Deimos? E’ membro giovane del Concilium
da circa due anni,
come spalla del vecchio Ministro della Guerra. Coincidenza? -.
Strabuzzai
gli occhi.
-E’
vero?!-, gridai a Fobos, resistendo all’impulso di colpirlo
io stessa.
Chastor
sorrise ferino nel constatare quanta rabbia mi stesse fluendo
attraverso le
membra in quel momento. Provavo la stessa furia animalesca che
probabilmente
provava lui, rinchiuso in quell’enorme corpo da gorilla.
Fobos,
di fronte alla mia domanda, chinò la testa, annuendo appena.
-Bene,
almeno su questo non pare stiate mentendo. Ora ditemi,
perché tutto questo
piano? Perché semplicemente non sfruttare la rabbia della
gente, rendersela
amica e sfondare il Vallum assieme? Perché tutta questa
segretezza? -.
Fu
proprio Chastor a rispondermi, dimostrando a tutti quanto un fisico
scolpito
dalla palestra non fosse indice di una piccola intelligenza.
-Beh,
mi pare ovvio. Se avessero semplicemente attaccato il Governo che cosa
avrebbe
pensato la gente? Che i Religiosi fossero tutti corrotti? Che
l’Esercito fosse
il nuovo tiranno? Pensa alla paura, dopo la presa di potere. Pensa ai
piccoli
cittadini che si sentono minacciati proprio da quelle persone che li
proteggono. Prendendo il Governo con la forza, l’Esercito si
mostrerebbe come
un organismo instabile, soggetto alle mode e alle ideologie. Che
fiducia
avrebbe mai il popolo in una Istituzione del genere? Forse al momento
del colpo
di Stato i consensi fioccherebbero, ma a pace fatta la situazione
sarebbe ben
diversa-.
-Certamente,
il modo di agire dell’Esercito è sibillino, pieno
di sotterfugi, come il
nostro. Ma per fortuna i Figli del Vento hanno adepti ovunque e siamo
in grado
di prevedere le mosse future con poco sforzo. Il Tempio stesso pullula
di
nostri uomini che affermano come Esercito e Chiesa siano ora
strettamente
correlati. Colpo di Stato dell’Esercito più potere
al Tempio uguale Teocrazia a
braccio armato. Uno spasso, vero? E’ questo che vogliamo? -.
I
capelli di Ysmen tintinnarono quando smise di parlare, lasciando cadere
attorno
a sé un silenzio irreale, quasi sacro. Lo interruppi
comunque, troppo affamata
di notizie per restarmene buona e accettare passivamente quelle
congetture. Non
volevo nemmeno pensare di aver passato tutta la mia vita a seguire e
servire i
“cattivi”.
-Voi
li avete aiutati. Siete pessimi quanto lo sono loro. Avete fornito armi
per un
massacro oltre ad aver appoggiato un’azione ignobile. Siete
solo dei mercenari.
Che ha questo a che vedere con la logica dei Figli del Vento? Loro non
avrebbero mai permesso che una cosa simile accadesse. Hai detto tu
stessa che
ciò che è accaduto al Vallum è
spregevole-.
Ysmen
si arrabbiò, battendo i pugni sul tavolo e ringhiandomi
contro.
-Sei
tu quella che non capisce. Prometheo sa esattamente cosa sta facendo.
Il suo
piano è superiore a qualsiasi nostra logica. Lui vede la
scacchiera dall’alto,
sa quali pedine sono sacrificabili e quali no. Lui si muove per un fine
superiore, per scongiurare questa crisi-.
-
Chi è Prometheo? -, domandai.
-E’
lo Stratega dei Figli del Vento, l’antagonista anonimo di
Cronyos-, mi rispose
Colossus, l’unico che mi pareva mantenere un briciolo di
lucidità lì dentro.
-
E’ colui che ci sta manovrando. Che manovra me, mia sorella,
il Segretario e
persino voi due. Siete così assoggettati ai Figli che siete
arrivati fin qui
senza sapere l’uno dell’altra…-,
ridacchiò Chastor, obbligando Fobos sulle
ginocchia e sospingendogli i capelli da un lato. Sulla sua nuca,
scheletrica e
pallida, vi era il tatuaggio nero di una libellula con un’ala
spezzata. Aprii
la bocca per la sorpresa, ma mi trattenni da qualsiasi commento.
-Io
sapevo solo di doverti seguire e addestrare una volta giunta in
Accademia, non
sapevo nulla di più di te, Astreya…-,
obiettò Fobos, implorandomi con gli occhi
di credergli.
Non
lo feci e arricciai il naso di fronte alla sua penosa supplica.
-
Sapevi cosa ero e questo è già di per
sé sufficiente. E
poi ti ho già detto che ciò che hai da dire
non mi interessa-.
-Dovrebbe,
invece. Il fatto che il Generale non sappia assolutamente nulla di
ciò che sta
accadendo attorno lui è indice del suo status di semplice
pedina. Prometheo non
lo ritiene abbastanza importante. E’ un pezzo sacrificabile-,
sogghignò Ysmen,
guardando Fobos con odio mal celato.
-Un
vero peccato. Baci davvero bene-, aggiunse poi.
Sentii
una furia omicida montarmi dentro, difficilmente controllabile. Avevo
voglia di
colpire sia Alpha-1 che Fobos, ma non ne abbi il tempo. Con la
velocità di un
ghepardo, Colossus si mise in mezzo, accendendo un display e
mostrandomi delle
immagini sfocate. Probabilmente, vista la scarsa qualità
delle riprese, doveva
trattarsi di un video di sorveglianza. Fissai il mio sguardo sulla sala
che il
display mostrava: un salotto minimal scosso da continue interferenze. Al suo interno
c’erano due figure sedute su
un divano. Mi tappai la bocca con le mani, trattenendo un urlo. Aracne
ed
Eracleo?! Cosa ci facevano loro in quel posto? Allungai il polpastrello
per
sfiorare i loro volti, ma Colossus mi strappò lo schermo
dalle mani, facendo
qualche passo indietro.
-
Se accetterai di aiutarci, se accetterai i misteriosi piani di
Prometheo, li
lasceremo liberi e cureremo l’Ibrido-.
Un
singhiozzo mi esplose in gola. Tutta quella faccenda era strana. Chi
era questo
Prometheo, come riusciva a controllarci tutti, a usarci sussurrando a
ciascuno
parole diverse e allettanti? Come poteva mandare avanti due Mauriani
esaltati,
attirarci lì con l’inganno e far rischiare la vita
a Fobos? Che senso aveva
avuto farmi avvicinare da Iatro il giorno dei funerali? Non capivo
perché
questa persona non potesse semplicemente farsi avanti.
-Non
mi è ancora chiara la faccenda. Che cosa c’entro
io con tutto questo? -.
La
luce sinistra negli occhi di Ysmen mi colpì come una
freccia.
-Tu
sei la regina, Astreya-, mormorò, per poi chinarsi e
poggiare delicatamente le
sue labbra su quelle di Fobos.