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Autore: Dusky Doll    14/08/2015    1 recensioni
Questa è la storia di Astreya, una giovane donna dal carattere forte e dal cipiglio severo, nata in un mondo corrotto, un mondo dove bisogna crescere in fretta. Il suo mistero si cela dietro i suoi capelli neri e i suoi occhi indagatori, un segreto talmente intrigante da aver attratto le mire della casta militare e di un soldato oltremodo speciale. Ma è tutto oro ciò che luccica? E cosa deciderà Astreya: si venderà all' Esercito o deciderà di combattere da sola la sua battaglia, come un lupo solitario?
NdA: Storia illustrata... da me:) Spero vi piaccia!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ci sono persone che odiamo a pelle, che ci fanno storcere il naso e pensare che tutta l’umanità sia malandata, oppressa dal peso del suo putrefacente e deteriorante modo di agire. Ci capitano tra capo e collo come una pugnalata nella schiena, di cui ci rendiamo conto troppo tardi o di cui non ci curiamo finchè il sangue non comincia a inzupparci i calzini. Per me quella persona, quella macchia marcescente del pianeta, era Alpha-1. La odiai non appena la vidi. Era alta e austera con un viso severo e gli zigomi sporgenti. Portava i capelli raccolti in una strana acconciatura, simile a dei dread pieni di anellini metallici, pezzi meccanici, viti, bulloncini e, giuro, frammenti di ossa e denti di non so quale essere vivente. Ci accolse al piano più alto del Rhind, un ufficio a forma di piramide con base triangolare completamente in vetro, da dietro una scrivania di lucida pietra nera. Poggiava i gomiti sul tavolo e i suoi occhi dal taglio a mandorla ci fissavano da dietro le mani congiunte.
Io e Fobos avanzammo titubanti, scortati da due secondini, Ro-5, la sua compagna e Colossus. Fu quest’ultimo a gettarci fuori dall’ascensore a forma di plico che ci aveva accompagnati, silenzioso come un pesce, fin lassù.
-Benvenuti, stranieri. Voialtri, lasciateci soli-, mormorò la donna, con voce fin troppo suadente per i miei gusti.  Le sentinelle, come ipnotizzate dal comando, risalirono a passo svelto sul montacarichi e lentamente sprofondarono nel pavimento assieme a Ro-5 e Sigma-x.
Una volta che il plico venne letteralmente inghiottito dal pavimento in vetro, tornai a concentrarmi su quello che stava accadendo nell’ufficio. Osservai Fobos lanciare alla donna occhiate incuriosite mentre il suo sguardo si perdeva fra i decori dei suoi capelli biondo cenere. Era molto debole ed era provato dalla nottataccia passata in cella, al mio fianco: per tutto il tempo, infatti, aveva stretto i denti nel disperato tentativo di mettere a dormire anche i dolori articolari che l’umidità di quel luogo gli aveva causato. Eppure i suoi occhi erano innaturalmente svegli, come se di fronte a lui fosse comparsa una specie di leggenda o un mostro degli abissi. Sbattei le palpebre un paio di volte e tornai a concentrarmi sulla donna. Si era alzata e si era accomodata a gambe incrociate sulla scrivania, la sagoma del suo corpo allenato riflesso dalle sfumature specchiate del piano nero.
-Ci si rivede, Fobos! Non hai di certo un bell’aspetto, però-, scherzò la donna, mentre il mio sguardo furioso virava sul volto dell’Ibrido. Lui conosceva quella donna? Perché non me lo aveva detto e aveva taciuto? Cominciai a innervosirmi. Mi sentivo la pedina di turno, il soldato semplice in mezzo a Generali pluripremiati. E la cosa non mi piaceva per niente. Quasi senza accorgermene, il mio mostro cominciò ad agitarsi dibattendo le sue ali spettrali all’interno del mio stomaco. Lo sentivo arpionarmi la carne e affondare i denti appuntiti nel fegato.
Fobos non mi degnò di una spiegazione, né tantomeno di uno sguardo. Semplicemente, colto da un improvviso ascesso di tosse, sputò tante piccole goccioline rosso lucido sul pavimento attraverso il quale potevamo vedere gli uffici sottostanti. Sembrava di stare in un enorme acquario.
-Già. Sei decisamente declinato, piccolo mio-.
La donna avanzò nella nostra direzione, squadrando lui e trascurando me. Gli passò le dita sottili sul profilo della mascella e sfiorò con le sue labbra scarlatte la pelle candida della sua mandibola.
-Non pensavo ti accompagnassi con le Custodi-, sussurrò, spostando le sue iridi argentate nella mia direzione. Mi fissò intensamente, quasi con ammirazione, come se fossi un succulento pasto. Poi mi sorrise scoprendo un paio di canini estremamente aguzzi e dorati. Era la cosa più eccentrica che avessi mai visto, ma in fondo il Sandpit era noto per le sue stranezze.
-Tu devi essere quella donna. Efesto mi ha parlato a lungo di te, con tanto di documenti alla mano-.
-Efesto?!-, sbottai, mentre la mia mano correva rapida al lobo dell’orecchio.
-Già, immagino che il nostro soldatino qui non ti abbia detto di appartenere alla setta, vero? -.
Il mio volto si contrasse dalla rabbia, mentre i pugni si stringevano allo spasmo sulla stoffa sdrucita dei miei jeans. Senza curarmi dell’altrui pensiero, afferrai Fobos per i capelli e lo obbligai a guardarmi dritto negli occhi.
-Tu hai visto il mio orecchino. Lo sapevi, ma non mi hai comunque detto nulla-, ringhiai.
Il suo sguardo opaco si perse sul mio viso, deciso, ma al contempo annebbiato dalla sofferenza. – Ordini-, si limitò a dire, strappandomi la mano dai suoi crini e tornando a sovrastare in altezza i presenti in sala.
-Che tristezza. Ti comporti ancora come un disadattato-, commentò di nuovo Alpha-1, euforica come non mai.
-Non sapevo che ti avessero eletta Diarca-, si decise a parlare Fobos, allungando il collo in direzione della targhetta di ottone accanto alla cabina dell’ascensore trasparente.
 – Quanti culi hai dovuto leccare per arrivare fin qui? -.
Il tono di voce di Fobos era ruvido e infastidito, quello di lei, invece, divertito e trionfante.
-Solo quelli strettamente necessari. Comunque mi chiamo Alpha-1, membro decennale dei Figli del Vento. E tu devi essere Astreya, Custode diciottesima di Katakthonio, e soldato semplice del Reggimento dei Biotecnici. Polivalente-.
Strabuzzai gli occhi. Se lei sapeva della mia Natura certamente doveva essere un pezzo grosso. E anche Fobos, vista la mancanza di sorpresa nei suoi occhi al sentire pronunciare quell’appellativo.
-Come fa…-, cominciai, lanciando occhiate a tutti i presenti, in maniera sospetta.
Colossus si fece avanti e affiancò Alpha-1.
-Conosciamo tutto di te. Abbiamo ampiamente pagato il Tempio affinchè consegnasse solo a noi l’esclusiva sulla tua Natura. Ci sono cose che soltanto noi sappiamo-.
Incominciai a indietreggiare: improvvisamente mi sentivo intrappolata, con occhi serpentini a fissarmi e denti pronti a ghermirmi. Mai come in quel momento, mi sentii indifesa e inerme. Ero disarmata, in balia delle parole di due persone che sembravano conoscermi meglio di quanto io non conoscessi me stessa. E per di più l’unico di cui mi ero fidata fino ad allora, l’unico con cui avevo condiviso il mio percorso, si era scoperto essere un traditore. Certo, nemmeno io ero andata a raccontargli dei Figli del Vento, ma almeno avrebbe potuto rivelarmi quanto sapeva circa la mia Natura. In qualche modo sentivo che me lo doveva.
-Non avere paura, dolce bug…-.
Vidi Fobos avanzare e afferrare per il bavero della camicia bianca Alpha-1. Aveva i denti scoperti come un cane inferocito e lo sguardo di un leone. Senza il minimo sforzo la sollevò da terra, lasciandole solo la punta degli scarponi a sfiorare il pavimento. Colossus trangugiò aria a vuoto, senza muovere un muscolo.
-Perché tu sei qui? Cosa significa tutto questo, il casino al Vallum… E’ tutta opera tua? Hai stretto patti con i ribelli? -.
Alpha-1, con il viscidume di una serpe, sgusciò via dalla presa di Fobos, incatenando fra le sue dita ciocche di capelli scuri. Li guardai disgustata qualche secondo, sentendo un rigurgito acido rodermi il fegato. Perché Fobos si faceva toccare da quella donna? Perché là dentro parlavano tutti di me, ma ero la sola ad essere ignorata?
-Non siamo qui per discutere a che fazione apparteniamo, o quante bugie ci raccontiamo. Io voglio sapere cosa sta succedendo al Vallum e perché l’Accademia di Carthagyos è stata riaperta-, sbottai, preferendo riferirmi all’uomo dai capelli color melanzana piuttosto che alla bionda. Lui sorrise appena, mordendosi in maniera affettata e artificiosa l’unghia appuntita del mignolo.
-Quindi non ti interessa conoscere nei dettagli il tuo vero e unico passato? -, sibilò, tentandomi.
Sapevo che la mia infanzia era costellata da buchi, come un panno rosicchiato dalle tarme, ma questo non significava che avrei desiderato sostituire la mia tovaglia con una male rattoppata da altri. Non volevo sprofondare nuovamente nella depressione, non volevo pensare che la mia identità fosse qualcosa che gli altri avevano costruito attorno al mio fragile nucleo. Io ero una combattente ormai. Ero fredda, cinica e sempre vigile, indecisa su me stessa e incapace di contare sugli altri. E così dovevo rimanere, senza permettere al vaso della mia mente di esplodere in frammenti acuminati.
-So perfettamente chi sono. Tutto quello che devo sapere su di me, lo so. E tanto mi basta-.
-Ma non basta a noi, ragazzina-, mormorò Alpha-1, pigiando il bottone rosso rubino appena sotto il bordo del tavolo che apriva le porte scorrevoli dell’ascensore. Subito il montacarichi tintinnò, rivelando un uomo alle nostre spalle. Era nerboruto e a petto nudo, con il torace costellato dai tatuaggi più disparati. Era ricoperto di sabbia e, appoggiati sul capo tra i capelli colore del miele, vi erano degli occhiali antichi, simili a quelli che si narrava possedessero i primi aviatori.
-Spero che tu mi abbia chiamato per un valido motivo. Stavo lavorando-, cominciò l’uomo, prima che i suoi occhi neri si posassero sulla mia persona. Fobos, quasi di scatto, si mise in guardia, la mano tesa fra noi due a dividerci.
-Stai calmo cagnolino. Non mordere-, lo derise lui, prendendogli l’intero viso con la mano e rispingendolo malignamente all’indietro.
- Questo è il mio gemello, Gamma-x. Sicuramente quella bocca larga di Xerse vi avrà mandato da noi. Comunque, se preferisci chiamarci con i nostri nomi Elladiani, noi siamo Ysmen e Chastor-.
La presentazione era chiaramente per me, visto che Fobos pareva conoscere entrambi. Osservai le vene scure solcare la pelle abbronzata e lucida di Chastor e capii che con lui di fronte alla mia unica via di fuga non sarei andata molto lontana.
-Anche voi non siete Mauriani di nascita? -.
- Lo siamo, ma siamo anche associati ai Figli del Vento. Questi ci hanno dato l’opportunità di entrare nell’Esercito, fornendoci due identità fittizie-.
Fobos si rialzò appena in tempo per beccarsi un altro pugno, questa volta nello stomaco, che lo fece piegare in due dal dolore. Ysmen lo guardava divertita, socchiudendo appena le labbra quando un nuovo colpo si abbatteva su di lui.
-Che cosa volete da noi? Cosa vogliono i Figli del Vento? -, strillai, portandomi le mani alla bocca quando vidi le labbra di Fobos sanguinare copiosamente.
-Noi vogliamo solo che vi uniate alla nostra causa. Un Ibrido dalla forza sovrumana e dalla rabbia incandescente e una donna unica, un’arma a doppio taglio per l’umanità-, commentò Chastor mentre la gemella ricalcava le sue parole mimandone il labiale. Sembrava una sorta di litania, una smaniosa e fanatica cantilena di follia.
-Se lo lascerete morire, non avrete altro che un duo scoppiato-, tentai, mentre Chastor premeva il suo piede sulla marea nera dei capelli di Fobos. Ero certa che se avessi detto qualcosa di sbagliato o qualcosa di troppo, quell’energumeno gli avrebbe schiacciato la testa come una nocciolina.
- Non è lui l’elemento fondamentale della nostra ricerca, ma tu. Paragonandovi agli scacchi, tu saresti la regina, il pezzo unico, il pezzo della vittoria; e lui il re, la pedina senza la quale la regina non si muoverebbe nemmeno. Solo che, a differenza degli scacchi, che sono un gioco dalle regole basilari, qui il re è una pedina del tutto sacrificabile-, mormorò Ysmen avvicinandosi al corpo riverso di Fobos e chinandosi a sollevargli il mento. Il volto dell’Ibrido era rigato da lacrime di sangue laddove la testa aveva battuto sul pavimento. Eppure la sua espressione non tradiva alcun dolore, alcuna sofferenza. Semplicemente Fobos non riusciva a reagire, il corpo non rispondeva più al suo controllo.
-Io non sono un’arma…-, tentennai, indietreggiando ulteriormente. Quella situazione era irreale.
-Non lo sei? Io la vedo diversamente, mia piccola Polivalente. E altrettanto diversamente la vedono i Figli del Vento. Per tutti questi anni ti abbiamo seguita, studiata e allenata. Dall’ombra, senza che tu nemmeno te ne accorgessi. Tutti noi ricopriamo il ruolo che ricopriamo per causa tua, o nel nostro caso, grazie a te. Io e Chastor siamo a capo di un immenso regno grazie a te, per colpa tua Fobos ha disertato e ha scelto questa vita di morte, per te il Tempio e l’Esercito si sono uniti in un'unica realtà… Non capisci che tutto il mondo che ti circonda altro non è che una scacchiera predisposta allo scacco matto della regina-.
Gli occhi di Ysmen erano tempestosi, nuvole nere cariche di pioggia e solcate da sprazzi azzurri di fulmini elettrici. La sua bocca dipinta di rosso si muoveva sensuale e perfida di fronte ai miei occhi, colpendomi e lusingandomi contemporaneamente, senza che io davvero potessi aggrapparmi al significato di quelle parole oscure.
-Io voglio solo sapere cosa sta accadendo al Vallum, chi ha venduto le armi ai ribelli e perché minate il Governo. Il resto è dare aria alla bocca-, risposi stizzita, bloccando con la mano il braccio di Chastor, sospeso a pugno sul volto di Fobos. Per quanto il ragazzo mi avesse ferita, nascondendomi la verità e raggirandomi come il peggiore dei cani infedeli, mi sentivo ancora in debito con lui, per quello che aveva fatto per me durante il nostro viaggio solitario. Vedere Gamma-x picchiarlo non mi avrebbe dato alcuna soddisfazione e tantomeno avrebbe ricucito la mia fiducia tradita.
Chastor sorrise estasiato, fissando il suo sguardo allucinato sulla mia mano. Sembrava euforico mentre tendeva i muscoli sotto il mio tocco, con le pupille dilatate e la cornea opaca.
-Il Deadly Child mi ha toccato, mi ha toccato! -, esclamò lui, felice come un bambino. Per tutta risposta Ysmen si schiodò dalla scrivania e viaggiò quasi svolazzando verso di me. Si fermò a qualche centimetro dal mio viso, sospirandomi il suo alito che sapeva di alcool sulla fronte.
-Come puoi pretendere di capire i piani di Prometheo se nemmeno conosci il tuo passato, la tua provenienza? Come puoi anche solo pensare di capire il gioco se non leggi il libretto di istruzioni? - .
Quei due erano completamente matti. Cominciai a temere che quello che si vociferava sui Mauriani fosse vero, ossia che fossero tutti dei drogati e degli esaltati.
-Sentite, noi non abbiamo tempo da perdere. Non mi interessano le storielle, né altre ciance. Cosa devo fare per convincervi ad aiutare Fobos? -, domandai atona, mentre l’Ibrido si rialzava tenendosi lo stomaco.
-Piantala, Astreya-, disse lui, appoggiandosi con la mano alla mia spalla. Senza nemmeno pensarci mi scostai. Non volevo che l’uomo che Ysmen aveva contaminato con il suo tocco sporcasse anche me. Era evidente che la loro relazione in passato si fosse spinta oltre.
-Tu non devi nemmeno rivolgermi la parola, chiaro? Non una sillaba, altrimenti al posto di una cura, ti servirà una bara-, ringhiai nervosa. Ormai la testa mi girava e mi sentivo circondata da avvoltoi affamati. Aspettavano solo che crollassi, ma non lo avrei fatto, no di certo.
- L’Esercito e il Tempio si sono alleati per eseguire il perfetto colpo di Stato. Cronyos ci ha pagato una bella somma di denaro per vendere le armi ai ribelli, cosicché una volta giunti al Vallum la rappresaglia si potesse svolgere come effettivamente ha fatto. Solo in questo modo la Sede Governativa avrebbe richiesto l’invio di truppe dalla città più vicina, proprio Carthagyos…-, sputò fuori Colossus.
Inspirai a fondo, ignorando lo sguardo penetrante di Ysmen. Sapeva che il mio cervello si era messo in moto, che stava ragionando su tutta quanta la questione e la stava trovando talmente inconsistente da ricordare una forma di groviera.
-I Molossi da chi sono stati disattivati? -, domandai a bruciapelo, cercando di capire perché la loro versione dei fatti non mi convincesse.
-Ti dice niente il nome Deimos? E’ membro giovane del Concilium da circa due anni, come spalla del vecchio Ministro della Guerra. Coincidenza? -.
Strabuzzai gli occhi.
-E’ vero?!-, gridai a Fobos, resistendo all’impulso di colpirlo io stessa.
Chastor sorrise ferino nel constatare quanta rabbia mi stesse fluendo attraverso le membra in quel momento. Provavo la stessa furia animalesca che probabilmente provava lui, rinchiuso in quell’enorme corpo da gorilla.
Fobos, di fronte alla mia domanda, chinò la testa, annuendo appena.
-Bene, almeno su questo non pare stiate mentendo. Ora ditemi, perché tutto questo piano? Perché semplicemente non sfruttare la rabbia della gente, rendersela amica e sfondare il Vallum assieme? Perché tutta questa segretezza? -.
Fu proprio Chastor a rispondermi, dimostrando a tutti quanto un fisico scolpito dalla palestra non fosse indice di una piccola intelligenza.
-Beh, mi pare ovvio. Se avessero semplicemente attaccato il Governo che cosa avrebbe pensato la gente? Che i Religiosi fossero tutti corrotti? Che l’Esercito fosse il nuovo tiranno? Pensa alla paura, dopo la presa di potere. Pensa ai piccoli cittadini che si sentono minacciati proprio da quelle persone che li proteggono. Prendendo il Governo con la forza, l’Esercito si mostrerebbe come un organismo instabile, soggetto alle mode e alle ideologie. Che fiducia avrebbe mai il popolo in una Istituzione del genere? Forse al momento del colpo di Stato i consensi fioccherebbero, ma a pace fatta la situazione sarebbe ben diversa-.
-Certamente, il modo di agire dell’Esercito è sibillino, pieno di sotterfugi, come il nostro. Ma per fortuna i Figli del Vento hanno adepti ovunque e siamo in grado di prevedere le mosse future con poco sforzo. Il Tempio stesso pullula di nostri uomini che affermano come Esercito e Chiesa siano ora strettamente correlati. Colpo di Stato dell’Esercito più potere al Tempio uguale Teocrazia a braccio armato. Uno spasso, vero? E’ questo che vogliamo? -.
I capelli di Ysmen tintinnarono quando smise di parlare, lasciando cadere attorno a sé un silenzio irreale, quasi sacro. Lo interruppi comunque, troppo affamata di notizie per restarmene buona e accettare passivamente quelle congetture. Non volevo nemmeno pensare di aver passato tutta la mia vita a seguire e servire i “cattivi”.
-Voi li avete aiutati. Siete pessimi quanto lo sono loro. Avete fornito armi per un massacro oltre ad aver appoggiato un’azione ignobile. Siete solo dei mercenari. Che ha questo a che vedere con la logica dei Figli del Vento? Loro non avrebbero mai permesso che una cosa simile accadesse. Hai detto tu stessa che ciò che è accaduto al Vallum è spregevole-.
Ysmen si arrabbiò, battendo i pugni sul tavolo e ringhiandomi contro.
-Sei tu quella che non capisce. Prometheo sa esattamente cosa sta facendo. Il suo piano è superiore a qualsiasi nostra logica. Lui vede la scacchiera dall’alto, sa quali pedine sono sacrificabili e quali no. Lui si muove per un fine superiore, per scongiurare questa crisi-.
- Chi è Prometheo? -, domandai.
-E’ lo Stratega dei Figli del Vento, l’antagonista anonimo di Cronyos-, mi rispose Colossus, l’unico che mi pareva mantenere un briciolo di lucidità lì dentro.
- E’ colui che ci sta manovrando. Che manovra me, mia sorella, il Segretario e persino voi due. Siete così assoggettati ai Figli che siete arrivati fin qui senza sapere l’uno dell’altra…-, ridacchiò Chastor, obbligando Fobos sulle ginocchia e sospingendogli i capelli da un lato. Sulla sua nuca, scheletrica e pallida, vi era il tatuaggio nero di una libellula con un’ala spezzata. Aprii la bocca per la sorpresa, ma mi trattenni da qualsiasi commento.
-Io sapevo solo di doverti seguire e addestrare una volta giunta in Accademia, non sapevo nulla di più di te, Astreya…-, obiettò Fobos, implorandomi con gli occhi di credergli.
Non lo feci e arricciai il naso di fronte alla sua penosa supplica.
- Sapevi cosa ero e questo è già di per sé sufficiente.  E poi ti ho già detto che ciò che hai da dire non mi interessa-.
-Dovrebbe, invece. Il fatto che il Generale non sappia assolutamente nulla di ciò che sta accadendo attorno lui è indice del suo status di semplice pedina. Prometheo non lo ritiene abbastanza importante. E’ un pezzo sacrificabile-, sogghignò Ysmen, guardando Fobos con odio mal celato.
-Un vero peccato. Baci davvero bene-, aggiunse poi.
Sentii una furia omicida montarmi dentro, difficilmente controllabile. Avevo voglia di colpire sia Alpha-1 che Fobos, ma non ne abbi il tempo. Con la velocità di un ghepardo, Colossus si mise in mezzo, accendendo un display e mostrandomi delle immagini sfocate. Probabilmente, vista la scarsa qualità delle riprese, doveva trattarsi di un video di sorveglianza. Fissai il mio sguardo sulla sala che il display mostrava: un salotto minimal scosso da continue interferenze.  Al suo interno c’erano due figure sedute su un divano. Mi tappai la bocca con le mani, trattenendo un urlo. Aracne ed Eracleo?! Cosa ci facevano loro in quel posto? Allungai il polpastrello per sfiorare i loro volti, ma Colossus mi strappò lo schermo dalle mani, facendo qualche passo indietro.
- Se accetterai di aiutarci, se accetterai i misteriosi piani di Prometheo, li lasceremo liberi e cureremo l’Ibrido-.
Un singhiozzo mi esplose in gola. Tutta quella faccenda era strana. Chi era questo Prometheo, come riusciva a controllarci tutti, a usarci sussurrando a ciascuno parole diverse e allettanti? Come poteva mandare avanti due Mauriani esaltati, attirarci lì con l’inganno e far rischiare la vita a Fobos? Che senso aveva avuto farmi avvicinare da Iatro il giorno dei funerali? Non capivo perché questa persona non potesse semplicemente farsi avanti.
-Non mi è ancora chiara la faccenda. Che cosa c’entro io con tutto questo? -.
La luce sinistra negli occhi di Ysmen mi colpì come una freccia.
-Tu sei la regina, Astreya-, mormorò, per poi chinarsi e poggiare delicatamente le sue labbra su quelle di Fobos.
 

 

 

 

   
 
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