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Autore: xwilliamseyes    14/08/2015    0 recensioni
"Io credo negli inizi che non trovano una fine.
Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi.
Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza.
Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità di ricordi e di futuri.
Credo nei sorrisi, nelle lacrime, nelle urla, nei silenzi condivisi perché in due tutto è diverso, tutto è più colorato.
E c'è il verde, il rosso, l'arancione.
E l'azzurro dei tuoi occhi.
Dei tuoi e di nessun altro, Louis.
Che risplendano da sempre nei miei e da sempre si rispecchieranno nei miei.
Siamo noi quell'inizio che non trova fine.
Siamo noi quell'amore perpetuo che dà forma ai nostri sorrisi.
Ai tuoi e ai miei.
Unici, inseparabili, infiniti."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bless Those Tired Eyes
 
L'intera casa era nella penombra. 
A riempirla un odore di fiori misto a fragranze profumate.
Non sembrava la casa di gente triste o trascurata, ma di gente ricca, quali erano i genitori di Vanessa.
Lentamente ci muovemmo verso il grande salone.
“Sedetevi pure”
La ragazza ci guardò per un attimo negli occhi prima di accennarci con una mano a prendere posto su di una grosso divano rosso.
Alexandra ed io ci mettemmo a nostro agio, non distogliendo per un attimo l'attenzione dalla figura di Vanessa che lenta si muoveva verso la poltrona di fronte.
“Allora, Gabrielle, come stai? Come sta Louis?”
Sul viso le aleggiò uno strano sorriso confidente e compiaciuto. 
Incrociò le dita sulle ginocchia e si sporse verso di me, attenta alla mia risposta.
Il mio petto a quella domanda iniziò a bruciare, preso da un puro terrore e un accenno di odio.
Nello sguardo di lei vedevo solo una quantità immonda di bugie e speravo con tutto il cuore, per il suo bene, che non c'entrasse niente con la storia di Louis.
Mi ritrassi di un po' sul divano, alla ricerca di una posizione più comoda.
Continuai a guardarla, sempre più severa e concentrata.
Il prolungato silenzio che si era creato la stava evidentemente spaventando e così decisi di abbandonare il suo stupido sorriso, sostituendolo con un' espressione distratta.
Attaccò, improvvisamente, con un accenno di tosse.
“Scusatemi”
Sentenziò a bassa voce, osservando il pavimento che la sottostava.
La guardai e la guardai ancora prima di parlare.
“Louis è stato rapito ed io, io non sto per niente bene”
“Cosa?”
Sul suo viso apparve vero e proprio stupore. Si portò una mano sulla bocca e delle lacrime iniziarono a riempire i suoi occhi.
“E da chi?”
Proseguì, con la voce strozzata.
“Non lo so”
Risposi sottilmente.
“Tuo fratello forse lo sa”
“Mio fratello? Che c'entra mio fratello?”
Un rumore di passi si avvicinò alla stanza in cui eravamo e dalla sua porta d'ingresso avanzò la figura di Caden, con il volto scuro e leggermente distratto.
Si arrestò quando mi vide, mi scrutò per bene prima di proseguire ed esclamare un “ciao Gabrielle”. Si avvicinò sempre di più fino a distarmi pochissimi passi e qui incontrò il mio viso, lasciando due veloci baci sulle guance. 
Ricambiai, presa di sorpresa.
Quando ritornò su i suoi passi voltò a tutte le spalle, avanzando verso un piccolo tavolino dove erano sistemati numerosi bicchieri e bottiglie contenenti acque colorate.
Afferrò e un bicchiere e una bottiglia giallastra.
Versò alcune gocce nel vetro e le portò con enorme velocità giù per la gola.
Espresse, infine, un'espressione soddisfatta.
Vanessa, invece, continuava ad essere immersa nel suo apparente dolore, e trastullandosi verso il pavimento pareva in una specie di trans.
Alexandra che mi era vicina, di tanto in tanto spalancava gli occhi ed emetteva ghigni di divertimento.
“Cosa sono quelle facce da funerale?”
Esordì d'un tratto Caden alle nostre spalle. 
Ci girammo vedendolo avanzare verso di noi e posizionarsi al fianco di Vanessa.
“Hanno rapito Louis”
Dissi, senza giri di parole, mentre con la gola secca mi riempivo di tutta la forza necessaria per non perdere la sua attenzione.
Lui ricambiò lo sguardo, alterandosi per un istante.
Non impiegò molto, però, a ritornare nella sua posizione di sicurezza e sfacciataggine.
“Chi è stato?”
“Non lo so, sono venuta apposta qui, a cercarti, a chiederlo direttamente a te”
Il mio tono di voce si alzò di qualche decibel rendendo le mie pupille lievemente rosse.
“Io? Cosa c'entro io?”
Si toccò il petto più e più volte dimostrandosi estraneo all'intera faccenda.
Più che stupita da quella reazione spostai la mia attenzione sul viso di Vanessa che mi guardava fisso, e sembrava quasi volesse lanciarmi una sfida, una sfida che sentiva avrebbe vinto senza sforzi.
Caden accarezzò i capelli della sorella e lei gli andò incontro, proprio come un gattino voglioso di coccole.
Quella scena mi sembrò così patetica che non impiegai molto ad andare in bestia.
“Caden, quella cazzo di pistola, volevano quella i tipi che hanno r...”
“Quale pistola?”
Domandò con sorpresa. Sbarrai gli occhi e il mio cuore mancò qualche battito. Mi tenni il petto tra le mani e fiondai nuovamente nel divano.
“A che gioco stiamo giocando, Caden?”
Alexandra si sporse in avanti rompendo il suo silenzio scrutatore.
“Perché qui tempo per giocare non ne abbiamo. Sai chi sono quei rapitori o no?”
Caden la guardò a sua volta, stupito della sfacciataggine di quella ragazza.
“E tu saresti?”
Chiese, cambiando completamente discorso.
Alexandra scoppiò in una risata e gli si avvicinò.
“Qualcuno che ti farà male se non la smetti”
Gli afferrò il collo della maglietta e lo trascinò verso di sé.
Vanessa si catapultò immediatamente verso le mani della mia amica, graffiandole con forza.
“Smettila! Lo fai male!”
Urlò come una bambina.
Alexandra la guardò e, quasi come amareggiata, lo lasciò andare.
Una volta libero Caden riaggiustò immediatamente il suo indumento stropicciato e si rimise nella sua posizione.
“Non ne so niente. Né di quei rapitori e né di questa pistola di cui parlate”
Si avvicinò dall'alto alle nostre figure sedute e troneggiò con una voce possente.
“Mia sorella è molto malata e non ha bisogno di altre stupide preoccupazioni”
“Caden..ma Louis, io gli voglio molto bene...”
Vanessa gli si aggrappò contro, mostrandosi supplichevole.
“Se la vedrà la polizia, non preoccuparti”
Le accarezzò nuovamente la chioma prima di sollevare di peso me e Alexandra.
“Ora è meglio che ve ne andiate”
Sentenziò per poi darci le spalle.
E lì, nel buio, intravidi uno strano luccichio incastrato fra i suoi pantaloni e la cintura che gli si stringeva intorno.
Avanzai di poco e immediatamente capii che si trattava di quella stessa pistola.
Mi catapultai verso di essa e con velocità la strappai dalla sua posizione.
“E questa cos'è, eh?”
Urlai con quanto fiato avessi mentre gliela mettevo contro.
Lui si dimostrò stupito rivelando una nota di spavento.
“Mettila giù, Gabrielle”
Mi invitò mentre cercava di avvicinarsi e strapparmela dalle mani.
“No, fin quando non ti decidi a dirmi tutta la verità”
“Quale verità? Ti ho detto che io non ne so niente!”
“Smettila di dire stronzate! Chi sono quei rapitori e dove posso trovarli?”
“Non lo so!”
Con testardaggine ripeté più volte quel “non lo so”, spalancando con una finta sincerità le palpebre.
Ma io sapevo che tutto ciò che mi diceva non erano altro che bugie.
Lo capii solo in quell'istante, quando le sue iridi verdastre mi incontrarono nel semibuio. Quelle iridi che non mi trasmettevano più pietà o compassione, ma esclusivamente rabbia e vendetta.
Mi sembrai stupida quando mi resi conto di aver avuto a che fare con un bugiardo del genere per tutto quel tempo, di aver avuto a che fare anche intimamente con un ragazzo che neanche conoscevo.
Provai anche vergogna per essermi dimostrata sincera e buona, per averlo aiuta come se fosse il mio di fratello.
Bugie, nient'altro che bugie erano state le sue.
Bugie che avevano saputo trattarmi alla perfezione come un burattino, ma per fortuna, non fino in fondo, non fino all'ultimo secondo.
“Sei un fottuto bugiardo!”
Urlai i miei pensieri.
“E tu, Vanessa, dimostrami che sei veramente malata come ci dici! Perché a me non sembra che sia una casa da gente malata questa. Tutto è colorato, tutto è pulito e profumato. Tu sei anche più bella di quanto ricordi!”
“Gabrielle ma come ti permetti di mettere in dubbio una cosa del genere?”
“Mi permetto perché io lo so com'è una persona veramente malata e tu non lo sei affatto. Mostrami le tue medicine, avanti!”
Con un cenno della pistola la invitai a muoversi da qualche parte.
Abbassò il viso e si mosse verso la cucina.
La lascia andare da sola, sicura delle sue bugie.
Dopo un po' scomparve completamente dalla mia vista.
“Vanessa, in alto, prendi l'altra pistola!!”
Urlò Caden approfittando della mia distrazione. Scappò via in un secondo eppure non bastò a salvarlo. Senza pensarci sparai verso di lui, puntando dritto ad un braccio.
Si accasciò sullo stipite della porta vaneggiando furiosamente e bestemmiando.
“Stronza!”
Mi urlò mentre con occhi sanguinari mi scrutava.
Io tremavo e non per le sue parole o per le sue minacce, ma perché avevo appena sparato ad un uomo. 
Gettai l'arma verso il pavimento e mi accasciai a mia volta.
“Che cazzo ho fatto?”
Sussurrai debolmente rivelando nella mia espressione una strana distrazione.
“Gabrielle, rimettiti in piedi, quello sta raggiungendo la cucina e tornerà con una pistola!”
Alexandra mi prese di peso rimettendomi a fatica in piedi.
Ci allontanammo verso l'ingresso mentre la voce di Caden ci era praticamente alle spalle.
Ci ritrovammo in un secondo fuori al giardino dove il buio che lo avvolgeva ci rendeva complicato il passo.
Non pensavo ad altro che a correre, a correre, ad evitare la morte. 
E pensavo a Louis che neanche per quella sera avrei visto ed abbracciato.
Mi mancò tutto.
Il suo sorriso, i suoi abbracci, le sue mani.
Il suo respiro, i suoi occhi, la sua risata.
La sua forza, le sue urla, i suoi “ti amo” spontanei.
E mi mancò il suo profumo pesante che ogni notte e ogni mattina mi avvolgeva, le sue sigarette che fumava con avidità e con vizio e il suo essere irrimediabilmente testardo.
Mi mancò tutto.
Il buono e il cattivo di Louis, i suoi momenti di luce e i suoi momenti di buio.
Scoppiai a piangere riprendendolo così limpidamente nei miei ricordi.
Immaginai che preferissi morire piuttosto che non rivederlo più.
“Lasciami qui!”
Urlai improvvisamente al collo di Alexandra, sfilandomi furiosamente dalle sue grinfie.
Riuscii a liberarmi e come un peso morto mi lasciai stendere sull'erba secca.
“Gabrielle, cosa cazzo dici?”
Ritornò indietro e mi riprese.
Continuai a fare forza ancora e ancora.
“Lasciami!”
Urlai più forte quando la figura di Caden, fuoriuscita dal buio della casa, ci era di fronte. 
Una pistola nera gli era fra le mani e con una certa sicurezza non smetteva di tenerla puntata contro di me.
Sfiorò il grilletto prima di urlare “addio Gabrielle Stock!”
Mi voltai verso il cielo, abbassando le palpebre e respirando quanta più aria possibile.
“La notte e Louis come ultima cosa”
Il rumore assordante della pistola e del suo proiettile riempì l'aria.
Mi sembrò strano di non aver provato dolore e dopo aver contemplato per altri secondi il vuoto mi decisi a tastare il mio corpo.
Non un cenno di sangue o ferita.
Aprii così gli occhi verso la grande porta, lì dove era posizionato Caden.
Mi portai la mano alla bocca quando lo vidi accasciato a terra agonizzante, con il sangue ad uscirgli dal naso e dalle labbra.
E vicino a lui c'era Louis.
Il viso tempestato di lividi, le mani rossastre e i polsi stretti da lunghe corde bianche.
Osservò il corpo che aveva appena steso prima di girarsi verso di me.
Mi alzai istintivamente e con passi lenti mi avvicinai a lui, che non smetteva di guardarmi con la bocca serrata.
Accelerai dopo un po' i miei passi, inciampando tra le pietre e i solchi che i miei piedi incontravano.
Ci distavano pochi passi quando lui aprì le braccia. Mi serrai al suo interno ed iniziai a piangere, come mai prima avevo fatto in tutta la mia vita.
“Louis mi dispiace, mi dispiace”
Urlai tra i singhiozzi strozzati.
“Con le mie bugie pensavo di tenerti in salvo e, invece, c'è mancato poco che ti uccid...”
“Ehi! Credi davvero che mi sarei lasciato uccidere così? Non sai ancora parecchie cose di me”
Si staccò da me e mi afferrò il viso tra le mani, concedendosi queste parole spiritose.
“Ti amo”
Bofonchiai in una risata di liberazione.
“Ti amo”
Replicò lui soddisfatto.
Ci riabbracciammo e ci baciammo.
Come sempre avevamo fatto per amarci, appartenerci e mai più dividerci.


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Questa volta addirittura mi sono anticipata per pubblicare e scrivere questo capitolo! Eh eh siamo quasi alla tanto attesa fine. Già, un altro paio di capitoli e poi questa storia sarà finalmente completata. Spero di riuscire prima dell'inizio della scuola.
Comunque, in questo capitolo troviamo un Caden più bugiardo che mai e una Vanessa che sembra più sana che malata. 

Vedremo nel prossimo tutti i chiarimenti necessari, non preoccupatevi.
Spero, intanto, che questo vi piaccia.
Un bacio.
-Manu ♥
p.s. il titolo riprende l'omonima musica di Clem Leek

 
- LOUIS -


 
  
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