Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: The Writer Of The Stars    14/08/2015    6 recensioni
“Io non piango.” Risponde serio, senza emozione.
“Ma perché …”
“Perché se iniziassi a piangere credo che non smetterei mai!” grida d’un tratto, inaspettatamente, alzandosi di scatto in piedi e volgendo lo sguardo verso la donna.
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Rivetra. Post Petra's death.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe, Petra, Ral
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Martina … è colpa tua se ora amo questi due più di ogni altra cosa, mia cara Onee Chan … ;)
 
“If I start crying I don’t think I’ll ever stop!”
 

Levi Ackerman ha gli occhi grigi di chi ha imparato a guardare il mondo al fianco della morte e il corpo martoriato di ferite divenute ormai cicatrici. Ne ha tante, cicatrici profonde che non ha mai mostrato a nessuno, se non una volta e il ricordo di quelle piaghe è ormai volato via insieme alla sua proprietaria.

Levi beve il the ogni sera, una tazza bella piena. Il the gli piace caldo, quasi bollente, forte al punto giusto e con quel tocco di delicatezza che solo lei sa metterci. Sono però sei giorni che non beve the. Inizialmente aveva dato la colpa ai suoi sottoposti, perché senza di lei nessuno si è preoccupato di portargli quella tazza bella piena di serenità segreta. Poi si è reso conto che se proprio aveva voglia di the avrebbe potuto benissimo scendere nelle cucine e prepararsene uno per conto proprio, e quindi è giunto alla conclusione che se non era quello di Petra, lui il the non lo voleva.

“Perciò ora non berrai mai più the, è questo che vuoi dire?”

Quella sera però qualcuno ci ha pensato. Forse mosso dalla compassione nei confronti di quel povero uomo che ha perso quella che a dir la verità poteva definire famiglia, o forse per ordine superiore di qualcun altro resosi conto che il the nelle cucine non scarseggia più come prima, qualcuno è arrivato a bussare alla porta.

Levi ha il capo chino su documenti di cui non sta capendo niente, utili solo a fingere dinanzi agli altri che la sua mente sia occupata. Quando quei due colpi risuonano delicati contro l’infisso in legno,  Levi sobbalza sorpreso, poiché non sentiva più suono simile da sette giorni, e per un attimo la malata speranza che sia Petra a richiedere di poter entrare recando con sé una tazza di the e la pace che solo il suo sorriso sapeva dargli arriva a bussare prepotente contro lo stipite del suo cuore cicatrizzato e abbandonato. Ma poi i colpi si ripetono e Levi si rende conto che non può essere Petra, perché nessuno bussa con la delicatezza che le apparteneva, perché solo lei riusciva ad influire un tocco di dolcezza tra quei tre colpetti decisi.

“Avanti.” Getta là con inconsistenza pur di placare quei rumori che riportano realtà ormai distorta.
Hanji apre la porta senza incertezza, entrando nella stanza e posando il vassoio in ceramica con la tazza colma di the sulla scrivania di Levi. Il capitano alza poco lo sguardo, giusto quel che basta per scorgere la figura della donna, per poi puntarlo sulla tazza fumante dinanzi ai suoi occhi. Sospettoso i suoi occhi di fuliggine si sporgono verso il bordo del recipiente, osservando inerme il liquido scuro ondeggiare placidamente in moti fisici tutti suoi. Poi con un gesto deciso scansa il vassoio dalla sua vista, spingendolo sin allo spigolo della scrivania, rischiando per un attimo di rovesciare tutto in terra e di sporcare il pavimento lindo sotto i suoi piedi.

“Non lo voglio.” Esclama con indifferenza, senza staccare mai gli occhi dai fogli colmi di cifre e morti. Sente Hanji sospirare dietro di lui e già se la immagina appuntare le mani ai fianchi, come una vecchia massaia depressa.

“Guarda che è del normalissimo the, non ti avvelena mica se lo bevi!” esclama piccata, alzando di scatto il mento verso l’uomo. Levi rimane zitto per alcuni secondi, e Hanji è quasi tentata di prendere il vassoio e portarlo via, rinunciando all’impresa.

“Non è il the di Petra.” Osserva finalmente il capitano con voce fredda eppure, se Petra fosse stata presente, avrebbe percepito senza ombra di dubbio quella minima inflessione di malinconia nella sua voce. Hanji resta immobile, lo sguardo perso di chi non sa cosa dire e la sorpresa del sentire il capitano pronunciare finalmente il suo nome dopo sette giorni di silenzio dalla sua morte.

“Levi.” Lo richiama d’un tratto la donna, la voce comprensiva come una mamma.

“So cosa stai passando,capisco che è difficile perché te lo giuro, è difficile per tutti noi, ma …”

“Ma?” la incalza retorico Levi, curioso di sapere quale prossima stronzata uscirà dalla bocca della donna.

“Ma non hai pianto.” Dice seria. Levi sgrana impercettibilmente gli occhi persi tra le righe di quel foglio ormai dimenticato.

“Cosa vorresti dire?”

“Voglio dire che ti ho visto quando sei tornato dalla spedizione ed ero presente anche quando abbiamo commemorato tutta la tua squadra qui, l’altra sera. E tu non hai pianto.”

“E allora?”

“E allora so che per te mostrare emozioni è un verbo praticamente sconosciuto, ma Dio, la amavi, ce ne siamo accorti tutti! Come fai a non sentire il bisogno di sfogarti con qualcuno?” chiede Hanji incredula, sapendo di aver azzardato tanto in quella conversazione. Levi ha gli occhi stanchi e vuoti, i pugni stretti e la voglia di gridare che sovrasta il suo freddo autocontrollo.

“Io non piango.” Risponde serio, senza emozione.

“Ma perché …”

“Perché se iniziassi a piangere credo che non smetterei mai!”  grida d’un tratto, inaspettatamente, alzandosi di scatto in piedi e volgendo lo sguardo verso la donna. Hanji lo fissa inebetita, l’incredulità che la divora dinanzi agli occhi vagamente lucidi di Levi, i pugni stretti fino rimarcare le vene del dorso della mano, il respiro un po’ più pesante di chi ha un peso che gli opprime il cuore, impedendogli di prendere aria. Senza dire nulla, Hanji si avvicina alla scrivania dove il vassoio e il the sono rimasti abbandonati, si volta verso la porta e se ne va, chiudendosela alle spalle, perché ha capito di aver fatto centro e che ora Levi ha bisogno di sfogarsi da solo, anche solo per quella volta. Levi invece ha gli occhi fissi al pavimento dove intravede una minuscola macchiolina nera e per la prima volta non se ne cura, fregandosene della pulizia. Uscendo, Hanji ha anche spento la luce, come se avesse percepito la sua vergogna nel voler piangere e il suo desiderio di non vedere in faccia la realtà attraverso luce artificiale, ma sotto il riflesso della luna, che quella notte è bella piena.


“Capitano, ha visto?”

“Che cosa, Petra?”

“La luna! È piena, è così grande, luminosa … così bella!”

“Come te.”

“Come, Heichou?”

“Niente, Petra. Dicevo che hai ragione, è proprio bella la luna …”
 

Levi si sente un idiota a fissare la luna adesso, immerso nell’oscurità e in quelle lacrime che piano piano cominciano a scendere dalle sue iridi in cui l’immagine della sua Petra si sovrappone a quella del satellite latteo.

“Ne è passato di tempo senza di te, Petra. Sai, sono successe molte cose da quando te ne sei andata, addirittura Hanji ha cercato di prepararmi il the!” Levi si sente un completo idiota a parlare a mezza voce ad un riflesso immaginario sulla superficie lunare.

“Non potresti fare un salto qui, eh? Tornare indietro per un po’, se proprio non puoi per sempre, per insegnare ad Hanji a fare il the come lo facevi tu. E se ti avanza tempo potresti restare un po’ con me, sorridermi un’ultima volta … per me. E forse io potrei confessarti ciò che provavo davvero quando tu mi guardavi, anche se sarebbe inutile, ma almeno per togliermi questo maledetto peso che mi sta straziando. Pensa, faccio fatica perfino a respirare …” Levi sussurra piano, quasi non parla, ma sa che Petra lo ha sentito comunque, perché è convinto si trovi proprio là, seduta sulla luna con le gambe a penzoloni e quei suoi occhi da bambina troppo grandi e troppo sinceri che lo hanno sempre reso impotente.

“Comunque non preoccuparti, adesso. Riposati, se puoi, che amare me non è stato facile … magari poi ne riparleremo, eh? Se vuoi ti racconterò tutto quando ci rivedremo di nuovo …” pensa, stringendo le labbra dove una lacrima ha arrestato il suo incedere, seccandosi maligna sulla sua guancia, rendendola salata sotto gli occhi color miele di Petra, che lo osservano dolcemente dalla luna
.
 

“It’s been a long day without you, my friend
And I’ll tell you alla about it when I see you again
We’ve come a long way from where we began
Oh I’ll tell you all about it when I see you again
When I see you again …”

 
 
Nota autrice:
Salve! È la prima storia che scrivo in questo fandom, perciò sono un po’ timorosa, temo di aver reso Levi troppo OOC … ma diciamo che questa storia premeva per essere scritta da un bel po’, visto che Petra e Levi sono i miei personaggi preferiti in AoT (la Rivetra per me è la perfezione) e così mi sono buttata anche io in questa sezione. Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere che ne pensate! :)
Alla prossima!
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