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Autore: ValeryJackson    14/08/2015    5 recensioni
[ Snowbarry l friendship!centric l Au/What if ]
"Ci sono persone a questo mondo che non puoi far altro che amare, non importa cosa tu voglia o quale sia il rapporto che vi lega. [...]
Per Barry, Caitlin era una di quelle persone."


E se fosse stata Caitlin la migliore amica di Barry? E se il ragazzo si fosse reso conto troppo tardi di essere innamorato di lei?
L'amicizia è sempre una scelta, certo. Ma che mi dite dell'amore?

«Fino alla fine, e anche oltre, Mr.Allen.» 
«Fino alla fine, e anche oltre, Dottor Snow.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ogni mattina da quando Caitlin si era trasferita nel suo attuale appartamento, Barry aveva l’abitudine di aspettarla fuori dal cancello, con il caffè preferito di lei – ancora caldo stretto in una mano.
Un espresso con latte, ghiaccio, vaniglia, sciroppo d’acero e topping al caramello. Il ragazzo andava a comprarli non appena usciva di casa, e si affrettava da lei di modo che la mora non iniziasse la giornata senza.
Faceva ormai parte della loro routine, sorseggiare le proprie bevande fianco a fianco mentre si dirigevano verso i rispettivi impegni.
Quel dì non faceva eccezione.
Barry dovette aspettare solo i fatidici sette minuti, prima che la porta si spalancasse.
La ragazza indossava un paio di pantaloni gessati blu scuro, ed una giacca dello stesso colore. Ai piedi aveva dei tacchi vertiginosi, e con i capelli meticolosamente raccolti in un’ordinata coda di cavallo aveva un’aria del tutto professionale. Peccato solo per la sciarpa che aveva più volte arrotolato attorno al collo, e per gli enormi occhiali da sole che si era infilata per poter nascondere al meglio le occhiaie.
Non appena la vide, la bocca del moro si distese in un sorriso.
«Buongiorno!» trillò, al ché lei sobbalzò, facendo una smorfia contrariata.
«Troppo forte» si lamentò, e il ragazzo non poté fare a meno di ridacchiare, divertito.
«Volevo solo essere sicuro che avessi ancora il pieno controllo delle tue capacità mentali» fece spallucce, porgendole il bicchiere di cartone.
Caitlin bevve un sorso, arricciando di poco il naso. «Diciamo semplicemente che invidio la tua incapacità di non ubriacarti» annunciò, leggermente corrucciata. «Non ricordo nulla di ieri sera.»
«Ah, sì?» fece lui, fingendosi sorpreso. «Sai che ti dico? Forse è la cosa migliore.» Portò le labbra al proprio bicchiere, per poi canticchiare sommessamente: «Summer lovin’….»
«Oh, Dio, quello me lo ricordo» affermò imbarazzata la mora, e Barry si lasciò andare ad una sonora risata, che ben presto coinvolse anche lei.
Il giovane si era offerto di accompagnarla a piedi fino ai Laboratori S.T.A.R., e al di là delle proteste della ragazza, pareva irremovibile dalla sua decisione.
«Così non arriverai tardi a lavoro?» gli fece notare lei, con tono saccente. «Di nuovo.»
«Sono il loro miglior scienziato» le ricordò quindi lui, con tranquillità. «Il Capitano Singh non mi licenzierebbe mai.»
La Snow sbuffò dal naso. «Ma potrebbe dimezzarti lo stipendio» gli rammentò. «Soprattutto se continui ad inventarti delle scuse inverosimili. Sai qual è stata l’ultima, vero?»
«Un guasto al motore della macchina, già.»
«E sai perché era poco credibile?»
Barry sospirò, facendo roteare gli occhi. «Perché io non ho una macchina.»
«Esatto!» Caitlin gli diede un pugno sul braccio, in un gesto affettuoso. «È da quando la tua vecchia macchina è spirata sulla Paper Avenue che non guidi più. Una patente buttata nel gabinetto.»
«Almeno io non sono stato bocciato tre volte all’esame di guida, dico bene?» la punzecchiò a quel punto lui, al ché lei gli lanciò un’occhiata indignata.
«Questo era proprio un colpo basso, Mister. Allen!» esclamò, lasciandogli uno schiaffo sulla spalla che lui accolse con un risolino.
Ci volle esattamente un quarto d’ora di camminata, per poter giungere dalla dimora di lei a destinazione.
Quella degli S.T.A.R. Labs era una delle strutture più imponenti di tutta Central City. Si innalzava per ben sei piani, ognuno dei quali – si diceva - era diviso in settori ben specifici, dove si svolgevano le più disparate mansioni.
Nessuno dei due amici vi era mai entrato, se non prendendo parte alle visite guidate che ti mostravano solo una piccola parte di quello che era l’imponente universo costruito da Harrison Wells.
Al solo essere costretta a chinare il capo per poter scorgere la vetta dell’edificio, la ragazza sentì le proprie ginocchia cedere.
Per quanto tempo aveva sognato di poter inspirare a pieni polmoni quell’aria meccanica ed esultare: «Finalmente a casa»?
Troppo, e forse era proprio la consapevolezza di essere ad un passo dalla realizzazione dei propri obbiettivi ad invogliarla a voltare le spalle a quel posto e scappare via di corsa.
Era terrorizzata dall’idea di entrare lì piena di speranze, e uscirne a mani vuote.
Barry, al quale era bastato uno sguardo per interpretare i pensieri dell’amica, le accarezzò dolcemente un braccio.
«Ehi» le sussurrò, per poi intrecciare le dita alla sue. «Guardami.»
La Snow obbedì, incastrando le proprie iridi velate di lacrime a quelle smeraldine di lui.
«Come ti senti?»
La mora tentò di abbozzare un sorriso, invano. «Vuoi conoscere il mio stato fisico, o emotivo?»
«Andrà tutto bene, d’accordo?» la tranquillizzò il ragazzo, spostandole teneramente una ciocca di capelli dalla fronte. «Quel lavoro è già tuo.»
«Vorrei poterti credere, Barry. Ma la verità è che me la sto facendo sotto.»
«Questo è normale» le assicurò. «Ma non permettere a questa paura di prendere il sopravvento. Sei la migliore nel tuo campo, e questo lo sappiamo entrambi. E al di là di come andrà a finire, cerca di uscire da quella porta con la certezza di aver dato il massimo.»
Caitlin annuì, riconoscente.
«Coraggio, vieni qui» le intimò poi lui, attirandola a sé per stringerla in un confortante abbraccio. La ragazza nascose il viso nell’incavo del suo collo, ispirando a fondo quell’odore di colonia per lei ormai familiare.
Barry era sempre stato un punto fermo, nella sua vita. Il suo porto sicuro. Ed era in momenti del genere che si rendeva conto di quanto il destino fosse stato sublime, scegliendo di porre al suo fianco una persona che la completasse come lui.
«Mi auguri buona fortuna, Mister. Allen» mormorò flebilmente, al ché lui le posò un lieve bacio sul capelli.
«Dimostri a tutti chi è che comanda, Dottor Snow.»
Dopo di ché si separarono; e lei, prima di andarsene, si sfilò la sciarpa e gli occhiali, porgendoglieli senza dire una parola.
«Solita ora al bar, giusto?» domandò, e il giovane assentì, con un sorriso.
Poi la mora raddrizzò la schiena, gonfiando il petto fino a minacciare di farlo scoppiare.
Si avviò verso l’edificio con passo sicuro, e nonostante il suo cuore minacciasse di implodere per l’adrenalina, nulla nel suo portamento tradiva l’ansia che invece la seguiva come un mantello.
Quando uno degli uomini della sicurezza le indicò galantemente le due ante di vetro per mostrarle da dove dovesse passare, Caitlin capì di essere sul punto di compiere quel passo che – forse- le avrebbe cambiato la vita per sempre.
Esitò, indecisa e timorosa.
Poi lo fece.
E, quando le porte si richiusero con un fruscio metallico dietro di lei, le fu chiaro che da quell’istante non le restava altro che una tortuosa discesa.
 
~
 
Come volevasi dimostrare, Barry arrivò a lavoro con un dignitoso ritardo.
Tirare in ballo le consuete visite dal medico della nonna era uno ottimo modo per uscire dall’ufficio del capo senza che questi lo rimproverasse.
Purtroppo, però, c’era pur sempre uno scotto da pagare per il tempo perso a correre da una parte all’altra della città.
Il ragazzo si rese conto di quante mansioni avesse da svolgere solo quando il suo orologio biologico lo avvertì che stava per avvicinarsi l’ora di pranzo.
Buttando un’occhiata distratta alle lancette, decise di avvertire Caitlin che non sarebbe arrivato in tempo all'appuntamento.
La risposta dell’amica arrivò repentina, avvisandolo che lei lo avrebbe aspettato direttamente lì. Quando lui le chiese come fosse andato il colloquio, però, non ricevette più alcun messaggio.
Il giovane Allen non sapeva come interpretare quell’ostinato silenzio, e la curiosità lo tormentò tanto a lungo che quando timbrò il permesso per poter sostare due ore giunse al Jitters Café di corsa.
Lei, come d’accordo, era già lì. Seduta al loro solito posto, il tavolo che faceva angolo accanto alle finestre, sotto una gigantografia di una ciambella con gambe e braccia.
Era voltata di spalle, ma non appena il moro aprì la porta con uno scampanellio, fu come se la ragazza avvertisse la sua presenza.
Bastò un attimo, un semplice scambio di sguardi, e Barry vide il sorriso della giovane prima che questo si posasse sulle sue labbra.
La Snow si alzò di scatto in piedi, affrettandosi verso di lui; e quando fu abbastanza vicina gli buttò le braccia al collo, al ché il ragazzo la sollevò da terra, stringendole con gioia i fianchi.
«Lo sapevo!» esultò contro la pelle del suo collo, e Caitlin si lasciò andare ad una risata, fresca e cristallina.
«Allora, cos’è successo?» le domandò poi, mentre – entrambi emozionati – si accomodavano l’uno di fronte all’altra.
«È stato tutto così surreale che neanche me lo ricordo» ridacchiò la mora, che subito dopo, però, si portò una mano alla fronte, con aria incredula. «Quando sono arrivata lì, c’erano altri sette ragazzi pronti a fare il colloquio. Per un secondo, sono stata sul punto di girare sui tacchi e filarmela. Ma poi la segretaria del Dottor. Wells ha chiamato il mio nome, e così ho deciso che peggio di un rifiuto non potevo ricevere. E poi… lui ha letto il mio curriculum, le mie referenze, abbiamo parlato dei miei progetti… e quando mi ha stretto la mano mi ha detto che domani mi aspetta alle otto in punto ai Laboratori.»
«Aspetta» la interruppe Barry. «Questo vuol dire che…?»
«Mi hanno assunta!» proruppe la ragazza, ignorando le occhiatacce stizzite degli altri clienti. «Così, nell’arco di mezz’ora. Wells dice che sa riconoscere il potenziale di una persona dal modo in cui pianifica il proprio futuro. Non so cosa questo voglia dire, esattamente, ma da oggi ho finalmente un lavoro. Un lavoro che mi piace!»
Il ragazzo allungò una mano sul tavolo, per poter stringere quella affusolata di lei. «Sono fiero di te» mormorò, accarezzandole delicatamente con il pollice la piccola cicatrice che c’era sul suo polso. Ormai era un riflesso quasi incontrollato, quello di sfiorargliela come a voler constatare che ci fosse ancora.
Quella piccola increspatura sulla pelle candida di lei rappresentava, in un certo senso, l’inizio della loro amicizia. Avevano scalato insieme quella quercia, da bambini, e quella era la dimostrazione di quanto era accaduto.
Non era stato tutto frutto della sua immaginazione; quel marchio semi-invisibile ne era la prova.
«Credo sia il momento giusto per ordinare un Double Bomb.»
A quelle parole della mora, Barry sgranò gli occhi, sorpreso. «Ne sei sicura?»
«Oh, sì!»
Caitlin fece un cenno con la mano in direzione del bancone, nella speranza di attirare l’attenzione di una delle cameriere.
La prima a notarla fu una loro conoscenza di vecchia data, che si avvicinò con passo lento e sinuoso.
Iris West aveva frequentato i loro stessi corsi per tutto il periodo delle medie e del liceo. Con la sua pelle color cioccolato e il suo sorriso smagliante si era ben presto guadagnata la simpatia di Barry, un po’ meno quella della Snow. Le due ragazze non condividevano molti interessi in comune, e questo impediva loro di avere una conversazione che durasse più di due minuti.
L’afroamericana aveva studiato Giornalismo fino a laurearvisi, ma purtroppo quello non era un campo molto prospero, lì a Central City; per questo si era accontentata di un onesto posto al bar, in attesa dell’occasione giusta per riscattarsi.
Il giovane Allen ammirava molto quel suo spirito di rivalsa, e dato che il padre di lei era anche uno dei suoi superiori al dipartimento di polizia, più volte si erano ritrovati a condividere pensieri e progetti futuri.
«Che cosa vi porto, ragazzi?» si informò la ragazza, avvicinando la punta della penna al proprio taccuino.
«Per me un caffè macchiato, grazie» fece Barry.
«Per me invece un cappuccino con panna, scaglie di cioccolato, caramello, mousse al pistacchio e foglie di menta.»
Iris inarcò le sopracciglia, rileggendo meravigliata gli ingredienti elencati. «Li vuoi tutti in un’unica tazza?» si stupì.
«Esattamente.»
«Okay…» Per quanto fosse perplessa, non lo diede affatto a vedere. Si limitò a sorridere cordiale, infilandosi la penna nel taschino della camicia.
Tornò dopo soli cinque minuti, con entrambe le tazze in bilico su un vassoio arancione.
«A te la tua bomba calorica» scherzò, offrendola gentilmente a Caitlin. «E a te il tuo caffè macchiato» sorrise a Barry. Glielo sistemò davanti con più cura del necessario, per poi incrociare timidamente le sue iridi chiare. «Avete bisogno d’altro?»
«Per adesso no» scrollò il capo lui. «Grazie, Iris.»
La ragazza gli regalò con complice occhiolino. «Quando vuoi.»
Mentre tornava elegantemente alle proprie mansioni, la Snow la seguì attentamente con lo sguardo, rivolgendo poi tutta la propria attenzione alla panna che strabordava.
«A quanto pare qualcuno ha fatto colpo» commentò con scarso entusiasmo, al ché il ragazzo la guardò, confuso.
«Eh?»
La mora indicò l’altra con un cenno del capo. «Miss. Gambe Lunghe» spiegò, e a quel punto il giovane prese a boccheggiare, interdetto.
«Iris?» esclamò. «Ma no! Cosa te lo fa pensare?»
«Oh, ti prego! Non ci vuole un genio per capirlo!» lo prese in giro lei, e se possibile, Barry diventò più rosso delle scarpe che indossava.
«A me non piace lei, però» tentò di giustificarsi. «Cioè, così come a lei non piaccio io.»
«Vedremo» si limitò a cantilenare la Snow, le labbra incurvate in un sorrisetto malandrino.
Il giovane spostò rapidamente lo sguardo dalla migliore amica alla ragazza che se n’era da poco andata, chiedendosi che cosa fosse successo, sotto il suo naso, mentre lui non faceva altro che ordinare un banale caffè.
Quando affermavano che le ragazze erano un enorme punto di domanda, dovevano imparare ad aggiungere in seguito: NB. Non dire, né fare nulla di compromettente in loro presenza. Se possibile, non respirare neanche. Qualsiasi tuo gesto involontario potrebbe essere interpretato con delle diverse intenzioni.
Ah, se solo Caitlin avesse saputo la verità! Come avrebbe reagito? 
Si sarebbe resa conto di provare a sua volta un sentimento più intimo e profondo, o avrebbe preso le distanze, decisa a troncare ogni rapporto?
Barry si era sempre vantato di conoscere l’amica alla perfezione; era convinto di poterle leggere nel pensiero, di sapere esattamente quale azione decidesse di compiere prima che lei anche solo scegliesse di farla.
Eppure, non era mai stato in grado di dare una risposta a quel quesito che lo tormentava da anni.
Avrebbe dovuto rischiare? E se alla fine avesse perso tutto?
La posto in gioco era molto alta, ormai. E poi ne sarebbe davvero valsa la pena?
Due dita schioccarono repentine davanti al suo viso, distogliendolo bruscamente dai suoi pensieri.
«Terra chiama Allen!» scherzò la mora, fissandolo con un cipiglio interrogativo. «Va tutto bene?»
«Sì» mentì lui, sorseggiando rumorosamente il suo già freddo caffè. «Perché me lo chiedi?»
«Non lo so» fece spallucce la ragazza. «Sembravi assorto.» Lo studiò per un attimo, con circospezione. «Non hai neanche ascoltato la mia domanda.»
«Ero distratto, mi dispiace.»
«Mi dici dove sono i miei occhiali?»
Solo allora il ragazzo strizzò gli occhi, passandosi amareggiato una mano tra i capelli. «Cavolo. Li ho dimenticati sulla scrivania!»
«Beh, allora andiamo a prenderli» propose la Snow, ripulendo con il cucchiaino gli ultimi strati di mousse sul fondo della tazza.
«D’accordo. Vado a pagare.»
«Sta fermo» lo ammonì lei. «Oggi offro io» annunciò, guadagnandosi un’occhiata dubbiosa dal moro. «Che c’è? Questo è il mio giorno speciale. E poi voglio provare l’ebbrezza di spendere tanti soldi miei, ora che finalmente ne avrò l’opportunità.»
 
~
 
Caitlin aveva sempre amato mettere piede nel distretto di polizia.
Non soltanto perché – come da anni affermava – gli uomini in divisa avevano, ai suoi occhi, un fascino del tutto particolare; ma anche perché le piaceva inalare quell’aria di coraggio e determinazione che ogni agente, inconsciamente, emanava.
Che facessero parte del servizio attivo, che si limitassero a star seduti dietro lo schermo di un computer o che si occupassero dell’ambito scientifico di ogni caso, quelle persone erano degli eroi.
A detta sua, non era da tutti imporsi di rischiare a volte la vita per quello che era un bene comune. Ci voleva fegato, forza di volontà, ma soprattutto una notevole dose di altruismo che ai tempi d’oggi continua a scarseggiare.
Non appena le porte di metallo dell’ascensore si spalancarono, la ragazza prese un profondo respiro.
«Adoro questo posto» commentò, guardandosi intorno con familiarità.
«Bentornata nel mio mondo» celiò Barry con un cenno del capo, abbozzando un sorrisetto sghembo. Dopo di ché la condusse verso il proprio ufficio.
«Non lasciarti spaventare dal disordine» la avvertì.
«Se non ti conoscessi, penserei che stai scherzando.»
«Ci sono solo un paio di scartoffie in giro» sminuì quindi lui. «E alcuni fascicoli importanti. Altri invece da buttare, ma conto di fare una bella pulizia entro la fine di questo…»
Qualsiasi parola avesse sperato di sillabare gli morì in gola nell’istante stesso in cui mise piede nel proprio studio, e si ritrovò davanti una figura già conosciuta. Con i capelli baciati dal sole tirati indietro da un cerchietto grigio e il fedele smartphone stretto in una mano, la ragazza al centro della stanza sorrise, smagliante.
«Io lo trovo un disordine molto organizzato, invece» giurò, sotto lo sguardo atterrito di un giovane Allen del tutto sorpreso. Piacevolmente sorpreso.
Prese fiato per dire qualcosa, ma prima che potesse formulare un pensiero la bionda fece un passo avanti, porgendo la mano aperta a Caitlin.
«Felicity Smoak» si presentò, con cortesia.
La mora gliela strinse con calore. «Caitlin Snow.»
«Barry Allen» soggiunse quindi il ragazzo, per poi rendersi conto di ciò che aveva appena enunciato. «Ma questo lo sapevate già entrambe, ovviamente» si affrettò a continuare, dandosi mentalmente dell’idiota. «Cait, Felicity è…»
«La ragazza del bar» finì lei per lui. «Sì, me la ricordo.»
«Che cosa ci fai qui?» chiese a quel punto il moro. «Cioè, non che io non sia felice di vederti. Sono solo un po’ stupito, non mi aspettavo di trovarti qui, intenta a…»
«Ricordi quel caso di cui ti avevo parlato?» si informò subito la giovane con gli occhiali.
«Sì» annuì lui, corrucciato. «Posso fare qualcosa per te?»
«Veramente» lo corresse lei. «Credo che voi abbiate un urgente bisogno del mio aiuto.» 
Gli porse una cartellina gialla, all’interno della quale si elencavano su numerosi fogli una serie di delitti che – si supponeva – erano stati fatti dalla stessa persona.
«Il Detective West è amico del Capitano Lance, di Starling. Gli ha chiesto una mano per questi casi che da mesi non riuscite a risolvere, e lui ha accettato, dato che aveva bisogno di saldare un debito per quella volta in cui il Detective ha contribuito all’arresto di Mick Rory. Visto che poi la figlia del Capitano è un’ex fidanzata del mio… capo, Oliver Queen, quest’ultimo si è offerto di dare il proprio contributo, e così…» Si indicò con un ostentato gesto teatrale. «Eccomi qui.» 
«Quindi da oggi saremo una coppia?» domandò Barry, per poi arrossire violentemente. «Voglio dire, cioè… intendo sul lavoro. Saremo una coppia… di lavoro. Due persone che stanno insieme per… lavorare.»
Capì di star facendo la figura dello stupido quando Caitlin, alle sue spalle, si batté un pugno sulla fronte, scrollando afflitta il capo.
Felicity, ad ogni modo, non parve notare quel suo palese imbarazzo. E se ci fece caso, finse di non prestarci attenzione. «Una coppia per lavoro, sì. Perché noi lavoreremo… in coppia.»
I due ragazzi si sorrisero, e quando le loro iridi chiare si incrociarono rimasero ad osservarsi qualche secondo più del necessario.
«Merda! Avevo dimenticato di avere un impegno improrogabile!» sbottò all’improvviso la Snow, facendo sobbalzare gli altri due. «Devo proprio andare, mi dispiace» si scusò, raccogliendo i propri effetti personali dall’enorme scrivania quadrata e dirigendosi verso la porta. «È stato un piacere conoscerti, Felicity, davvero» la salutò. «Cercate di non lavorare troppo, mi raccomando!»
Prima di uscire, si chinò verso Barry, sollevandosi appena sulle punte per far sì che solo lui fosse in grado di sentirla. «Buona fortuna» sibilò maliziosa, le labbra che gli sfioravano l’orecchio, mentre lo faceva.
Quando il corvino e la bionda rimasero inavvertitamente soli, tra loro calò un silenzio del tutto carico di disagio. Al giovane Allen non capitava spesso di avere una seconda uscita con una ragazza conosciuta la sera prima, specialmente quando suddetto incontro avveniva in un bar dove l’80% dei presenti era ubriaco.  
Anche la Smoak non sembrava molto a proprio agio, dinanzi a lui, e studiando il modo nervoso in cui spostava continuamente il peso da un piede all’altro, il ragazzo capì che – molto probabilmente – lui e lei erano molto più simili di quanto immaginassero.
«Allora» esordì, sgranchendosi la voce nonostante non ne avesse davvero bisogno. «Ti va un gelato?»
 
~
 
Passare il proprio tempo in compagnia di Felicity era molto più piacevole di quanto avrebbe potuto sperare.
Superato l’impaccio iniziale, che impediva ad entrambi di formulare correttamente una frase senza ingarbugliarsi nelle loro stesse parole, i due ragazzi avevano scoperto di avere moltissime cose in comune.
Entrambi amavano i Netflix, le parole crociate e tutta la filmografia di Star Wars.
Lei aveva una laurea al MIT (Massachusetts Institute of Technology), un quoziente intellettivo di 103, e aveva iniziato a lavorare per le Queen Industries solo cinque anni prima, quando non erano ancora state affidate nelle mani dell’inesperto Oliver.
Barry, entusiasta, le raccontò della sua, di carriera: di come la sua domanda fosse stata subito accolta dal distretto di polizia; del modo in cui, grazie alla sua bravura, fosse riuscito a risalire ben presto la scalinata sociale, diventando uno degli esperti forensi più rispettati dai detective, seppure tra i più giovani; di quanto gli piacesse lavorare nella scientifica.
Ascoltandolo, Felicity non pareva affatto annoiata. Era davvero interessata a ciò che diceva, e sembrava una dei pochi in grado di capire le sue battute nerd, ogni volta che queste includevano la teoria di Einstein per l’energia cinetica.
«Dunque» fece ad un tratto lui, buttando il cono ormai vuoto in un cassonetto. «Com’è vivere a Starilng City?»
«Oh, normale» sminuì lei. «Sai com’è, è una bella città. Anche se la criminalità è un po’ un tasto dolente, purtroppo.»
«Vai in giro con la guardia del corpo?» ridacchiò il ragazzo, con sarcasmo.
«No, ma non sarebbe una cattiva idea. Quella di Oliver, John Diggle, è davvero un osso duro. Se cammini al fianco di un uomo così, puoi star sempre tranquillo.»
«Ho notato che non ti riferisci mai a lui con l’appellativo di ‘signore’» ragionò il moro. «Ad Oliver, intendo. Fai sempre fatica a chiamarlo ‘capo’.»
«Già» si corrucciò la Smoak, pensierosa. «In effetti non ci avevo mai fatto caso.»
«Dovete essere in buoni rapporti, o sbaglio?» chiese a quel punto lui, ma non appena pose quella domanda, la ragazza si rabbuiò. Capì di aver appena toccato un tasto dolente, ma nonostante non avesse idea di quale esso fosse, non poté fare a meno di sentirsi in colpa per aver spento quello spensierato sorriso.
«Scusa. Ho detto qualcosa di sbagliato?» si informò, con rammarico.
Prendendo un profondo sospiro, Felicity tentò di tornare in sé. E con la sua solita e contagiosa energia, accennò un verso di scherno. «Nulla di cui valga la pena parlare» liquidò con un cenno. «È la prima volta che vengo a Central City» ammise poi, pur di cambiare discorso. «Cosa mi consiglieresti di vedere, se avessi voglia di fare la turista?»
A quelle parole, Barry ghignò, malandrino. «Seguimi» le intimò quindi, porgendole galantemente la mano, che lei afferrò. «Per oggi sarò la tua guida personale.»

Angolo Scrittrice. 
Buonsalve a tutti, ragazzi! 
Vi chiedevate che fine avessi fatto, ed eccomi qui, ad aggiornare nuovamente questa storia. 
Devo ammettere che questo capitolo è stato un vero parto partorito [-cit. la mia prof di francese]
Mi sono resa conto che - abituata a narrare in chiave fantasy - faccio davvero fatica a scrivere storie che invece raccontano della vita di tutti i giorni, e che parlano di azione quotidiane, normali. 
Ergo, portare avanti questa storia sarà una vera sfida, per me, ma ho intenzione di non mollare. Ho contato circa 13 capitoli in tutto, che però arriveranno senza un esatto ordine logico, anche se posso assicurarvi che ne pubblicherò minimo uno a settimana, questo poco ma sicuro. 
Che mi dite del seguente? La trama sta finalmente cominciando a prendere forma, yee.  
Scopriamo dei nuovi gesti che fanno parte della routine dei nostri due protagonisti, come ad esempio il fatto che Barry le porti il caffé a casa, o il loro tavolo da Jitters. 
Entrano in azione, poi, Iris, che qui (a differenza della serie) è ben conscia dell'attrazione che prova per il giovane Allen; e Felicity, della quale ora conosciamo la ragione che l'ha spinta ad arrivare a Central City. 
Sembra andare molto d'accordo con il nostro Barry, non vi pare? 
E cosa mi dite di Caitlin? Il suo colloquio è andato bene, quindi non ci resta che vedere cosa accadrà, ora, agli S.T.A.R. Labs. 
Qualche idea? 
Anche se non ne vado molto fiera, spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto. Ci ho messo un po' per buttar giù i pensieri, perché sapevo già cosa voler scrivere, ma non come scrivere. Vi ho fatto aspettare più di quanto giurato, e mi dispiace, ma mi auguro comunque che ne sia valsa la pena. 
Per chi già mi conosce, sa che io ho un'infinita lista di angeli che su questo sito mi accompagnano e sostengono. Beh, è arrivato il momento di ringraziare i Valery's Angels di questa sezione. Grazie a:
Francesca lol, Sarah Lorence, _percabethforever, Amica Al  e beautiful lie per aver commentato il prologo, e ancora: Francesca  lol, Sara Lorence e beautiful lie  per aver recensito lo scorso. 
Siete la mia forza, davvero. 
Spero di non deludervi mai!
Un bacione enorme, guys. 
Al prossimo capitolo! 

ValeryJackson

  
  
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