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Autore: Lady R Of Rage    15/08/2015    0 recensioni
Una nuova scuola elementare sta per essere aperta in un quartiere povero di Los Angeles.
Questa notizia è una gioia per i bambini, ma una minaccia per la malavita. Una malavita che non ha scrupoli, nè pietà.
Non basta essere benefattori, per essere al sicuro. Non basta lo status, per ottenere la salvezza.
Non basta essere i Black Eyed Peas, per sfuggire alla vendetta.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Prima di procedere alla pubblicazione di questa storia, un paio di doverose precisazioni:
1. Sì, lo so che questa storia è ferma da almeno due anni. Il punto è che non mi sentivo per niente ispirata. Il fatto che da anni i Black Eyed Peas non fanno roba tutti insieme, poi, non aiuta affatto. Poi, tra il rilascio della canzone Yesterday su iTunes e con una serie di eventi personali che mi hanno riportata da loro, ho deciso di riprendere a scriverla. 
2. Questa storia è settata nel 2011. Un sacco di cose sui Black Eyed Peas sono cambiate da allora, quindi mi sembra doveroso precisare che:
- Will.i.am non ha mai rilasciato #willpower, né alcuno dei suoi singoli, non è mai stato giudice a The Voice UK, non ha mai mandato su Marte la sonda Curiosity e non ha mai fatto tutte quelle cavolate tecnologiche, tipo gli Smartwatch o il progetto EKOCycle. 
- Apl.de.ap non ha mai rilasciato Goin'Out e non è mai stato giudice a The Voice Philippines 
- Taboo non ha mai rilasciato Zumbao, non è mai apparso in Cosa Aspettarsi Quando Si Aspetta; riguardo ai suoi figli, Joshua ha 20 anni, Jalen 5 e Journey 1 (circa, se mi sbaglio avvisatemi)
- Fergie non ha mai rilasciato La Love e Axl Jack Duhamel non è mai venuto al mondo
Detto questo, continuiamo. 

Senza Tregua 

Nel pulmino nero che li riportava all'albergo, i Black Eyed Peas non scambiarono una parola l'uno con l'altro. 
Fergie aveva gli occhi iniettati di sangue dal tanto piangere, e la gola talmente secca che le sembrava di avere del cotone sotto la lingua. Era stanca e desiderava dormire, ma non osava chiudere gli occhi: continuava a rivedere, all'infinito, il corpo esanime del suo Josh sul lettino dell'ospedale. Al solo pensiero la vista le si annebbiava e un nodo grosso e pesante le stringeva la gola mozzandole il respiro.  
La strada era trafficata, rumorosa, e ogni viso sconosciuto le pareva un nemico. Provò a guardare in basso, lontano dalla strada e verso le proprie ginocchia, e nel farlo si accorse che le tremavano le gambe. Guardò a sinistra: c'era Apl.de.ap, che stava parlando sommessamente al cellulare con qualcuno. Il suo volto squadrato era duro come pietra, e l'espressione accigliata che gli incurvava i lineamenti le metteva i brividi. Taboo stava invece alla sua destra; era più pallido del normale e giocherellava nervosamente con la catena che portava al collo, tormentandola ossessivamente con le mani guantate. Probabilmente pensava a Jaymie, sua moglie, o ai suoi figli. Fergie aveva conosciuto Jaymie in passato, era una donna dolcissima, sensibile e incapace di nuocere a una mosca: i mafiosi di Los Angeles avrebbero avuto gioco facile nel distruggerla. 
Will.i.am stava seduto accanto al posto di guida, occupato da un serio uomo della sicurezza che lei conosceva appena. Il suo volto dai tratti morbidi era sfigurato dalla ferita alla tempia, che si era trasformata in una crosta grossa e sgraziata. Era crollato nel sonno e sembrava un bambino addormentato tra le braccia della madre, tanto rilassati erano i suoi occhi e basso il suo respiro. 
Fergie sospirò, a bassa voce per non turbare ulteriormente i compagni e amici. Forse Will aveva ragione. Forse dormire era la cosa migliore da fare. Chiudere gli occhi, abbandonarsi, dimenticare i guai. Fare finta di nulla, non avere nulla a cui pensare...
"Forse rivedrò Josh"  pensó. "Qui, nei miei sogni... nessuno può portarmelo via."
Reclinò la testa sullo schienale del sedile, e senza neanche rendersene conto crollò in un sonno profondo e completo. 
Gli amici la trovarono così quando il pulmino si fermò sotto l'Hotel Ivory, il lussuoso albergo dove alloggiavano, e nessuno di loro osò chiamarla o scuoterla.   
-È stanca.- disse Will a bassa voce. -Portiamola nella sua camera: avrà bisogno di riposare dopo quello che è successo a Josh.-
L'uomo della sicurezza si offrì di trasportare Fergie di peso fino alla sua Suite, ma Will, Apl e Taboo lo allontanarono: le recenti circostanze non acuivano certo la loro fiducia negli sconosciuti. 
Taboo era il più alto del trio e fu dunque lui a sollevare di peso l'amica dormiente, che bassa com’era non rappresentava certo un carico ingrato, e a trasportarla in braccio fino alla sua stanza, mentre Will e Apl si occupavano di tenere aperte le porte. 
La adagiarono delicatamente sul suo letto, in mezzo ai cuscini; la coprirono con una coperta e si allontanarono in punta di piedi verso le loro stanze: avevano anche loro bisogno di riposo. 

Fergie dormì per due ore, e quando si risvegliò era già calata la sera. Per un attimo fu confusa nel ritrovarsi nella sua stanza, ma non impiegò molto a rimettere insieme i ricordi del suo dormiveglia, che comprendevano le voci dei suoi amici, le luci soffuse della hall, e un dolce dondolio tra due braccia forzute. Mentre si incamminava lentamente verso il terrazzo si ripromise di ringraziare degnamente i suoi amici. 
Il crepuscolo di Los Angeles che illuminava la sua finestra era un'esplosione di rossi, rosa, gialli e azzurri delicati come piume, e guardarlo la fece sentire più sicura. Nella suite regnava il silenzio più assoluto. 
Dopo aver dormito, e aver smaltito completamente lo shock della mattinata, Fergie si sentiva molto meglio, e decise di rimettersi in ordine. Occupò la mezz'ora successiva immersa nella vasca da bagno, i lunghi capelli biondi sciolti mollemente attorno al collo sottile e la testa presa da mille pensieri, tra i quali campeggiava come un sogno ricorrente il suo amato Josh.
"Non gli piacerebbe se mi trascurassi" pensó. Lui amava dirle che era bellissima. Per qualche ragione questo le faceva pensare che, se avesse continuato a esserlo anche senza che lui potesse ammirarla, sarebbe tornato da lei più facilmente. 
Poi, mentre si asciugava la chioma, sentì il bisogno di qualcosa di fresco da bere; chiamò così il servizio in camera e chiese una Schweppes ghiacciata. 
Dieci minuti dopo, mentre Fergie si stava dando la seconda passata di mascara sugli occhi, suonò il campanello della suite. La donna si era rivestita; indossava un maglione bianco e dei pantaloni palazzo color pesca. Si avvicinò pigramente alla porta e domandò chi fosse. 
-Servizio in camera.- disse una voce maschile. 
-Avanti- rispose Fergie, aprendo la porta. 
L'uomo che entrò spingendo un carrello era alto, muscoloso e dalla pelle olivastra, e la cartilagine del suo naso appariva rotta più volte. Fergie si sedette sul letto mentre lui chiudeva la porta. L'uomo versò la bibita in un bicchiere di vetro, poi si mise in piedi accanto a lei come in attesa di qualcosa. 
-Aspetti un secondo.- disse Fergie voltandosi per prendere il portamonete. 
Ma non fece in tempo a voltarsi di nuovo che la mole dell'omone la sovrastò completamente bloccandola faccia in giù sul letto. 
Fergie urlò. L'uomo le diede un violento pugno in mezzo alla schiena che la lasciò per un attimo senza fiato. Poi una mano grande e forte le afferrò la nuca e spinse il suo viso verso il cuscino, soffocando il suo secondo urlo. 
-Zitta, puttanella, zitta!- grugnì la voce dello sconosciuto. Il suo perfetto accento inglese contrastava orribilmente con i suoi gesti e le sue parole. 
Fergie faticava a respirare: l'imbottitura del cuscino non le impediva soltanto di vedere, ma le bloccava naso e bocca impedendole di strillare. La presa dell'uomo misterioso sopra di lei era forte e nettamente superiore ai suoi tentativi di sfuggirgli. Non poté fare altro che divincolarsi come un'anguilla, cercando di riguadagnare almeno un po‘ di visuale. 
Sentì il rumore di una chiusura lampo che si apriva, e un terrore cieco si impossessò di lei. Il suo piede trovò la lampada del comodino, e Fergie colse l'occasione colpendola con un calcio violento.
La lampada cadde sul parquet ed esplose in mille pezzi con un forte rumore di rottura. L'uomo trasalì, colto di sorpresa. Fergie riuscì a liberare la testa per un attimo. Vide che la chiusura lampo aperta non era quella dei pantaloni dell'uomo, ma di un grosso contenitore squadrato rivestito di stoffa rossa. Era completamente aperto e grande abbastanza da contenere una persona minuta come lei.
L'uomo la afferrò di nuovo, e la immobilizzò nella stretta poderosa delle sue braccia. Fergie fece in tempo a gridare solo un'altra volta prima che lo sconosciuto non le infilasse in bocca, di prepotenza, uno dei tovaglioli. 
-Ho detto zitta, brutta baldracca.- sibilò. 
Fergie sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime. L'uomo afferrò il telecomando della radio e la accese col volume al massimo: così, anche se fosse riuscita a gridare, nessuno l'avrebbe udita. Poi sollevò di peso Fergie, che pure si agitava come un'anguilla, e la mise sdraiata sullo stomaco sulle sue ginocchia. Fergie udì la musica diffondersi a tutto volume dallo stereo; era una delle loro canzoni, Shut Up. "Ah, l'ironia" pensò. 
-Adesso ce ne andiamo, puttanella.-. L'uomo estrasse un rotolo di scotch da pacchi e ne tagliò via una striscia coi denti. 
Mentre la sollevava sopra le braccia immobilizzate di Fergie, pronto per legarla, la porta della suite si aprì con uno schianto fragoroso. 
Nel corridoio apparvero Will, Apl e Taboo, reggendo un estintore tra le braccia come un ariete medievale. 
L'uomo si bloccò per un attimo, sorpreso, e nell'arco di pochi secondi ebbe i tre uomini addosso. Fergie rotolò sul terreno tra gemiti soffocati; Will la raggiunse e la aiutò ad alzarsi. 
Appena ebbe la bocca libera, Fergie si abbandonò tra le braccia dell'amico. 
-Oddio, Will...- gemette, la fronte madida di sudore. Will la strinse a sé allontanandosi dalla colluttazione. 
Intanto Apl e Taboo duellavano contro l'uomo sconosciuto: mentre il primo lo bloccava sul petto, il secondo lo tempestava di calci alle gambe, e nei suoi movimenti rapidi era ben visibile la sua conoscenza delle arti marziali. L'uomo ruggiva, grugniva, sbavava e si agitava come un animale preso al laccio, con tale forza che i due rapper sembravano faticare ogni secondo di più. 
Poi l'uomo riuscì a liberarsi una mano, e colpì la guancia di Apl con un gancio improvviso, ma talmente forte da aprirgli nello zigomo uno squarcio sanguinante. Il filippino vacillò portando due mani alla mascella. Taboo se ne accorse troppo tardi: un calcio fortissimo lo raggiunse sotto il mento e lo spedì a terra di fianco al letto di Fergie. 
Lo sconosciuto si rialzò, squadrando crudelmente i due Peas rimasti illesi. Will spinse Fergie dietro di sé, e cercò di sostenere il suo sguardo nonostante i suoi occhi ne tradissero la paura. 
L'uomo fece un passo verso di loro e Will scattò: spinse Fergie dall'altro lato della stanza, verso il bagno, e si gettò contro l'energumeno prima che potesse afferrarla. Entrambi gli uomini ruzzolarono a terra con un forte rumore, coperto soltanto dalla musica che si diffondeva fortissima dalle casse. 
L'uomo si voltò verso il bagno, ma trovò di fronte a sé soltanto una porta chiusa. Iniziò a dare spallate alla porta, cercando di rompere il chiavistello che Fergie aveva chiuso. Will rotolò sul terreno mettendosi a quattro zampe; nel frattempo Apl e Taboo si rimisero in piedi preparandosi a un nuovo scontro. 
Poi videro lo sconosciuto sputare per terra, e masticare una bestemmia tra i denti giallognoli. Raggiunse in una falcata il carretto del servizio in camera, e prima che uno dei tre Peas riuscisse a fare alcunché estrasse un lungo coltello. 
La vista della lama parve annichilire il trio. Taboo afferrò un braccio di Apl, che non ci vedeva, e arretrò verso il muro. Will non fece in tempo: lo sconosciuto lo afferrò per la camicia e puntò il coltello sul suo collo nudo. 
-Adesso...- l'uomo scandì lentamente le parole stringendo la presa sul colletto della camicia di Will  -Adesso fate i bravi, e vi fate legare...-
Will sentì un conato di vomito salirgli lungo la gola. La mano dello sconosciuto puzzava orribilmente di sudore. Apl e Taboo si strinsero maggiormente l'uno all'altro, troppo spaventati anche solo per parlare. 
Improvvisamente l'uomo gridò, un grido atroce e allucinante che fece nuovamente trasalire i tre amici. Iniziò a muoversi scompostamente per la stanza, urlando come se lo stessero scuoiando, abbattendo l'arredamento della stanza con violenti colpi di mano. Will gattonò all'indietro, tremando. Appena si voltò la sua bocca si spalancò dalla sorpresa. 
Fergie stava sopra di lui, aggrappata al suo collo con le sue braccia minute, stringendo più che poteva. Nella mano destra stringeva una boccetta di plastica aperta, e il suo contenuto si spandeva sugli occhi dell'uomo strappandogli urla sempre maggiori. L'uomo si mosse alla cieca, strepitando, finché inciampó nella gamba di Will e cadde a terra trascinandosi dietro Fergie. 
Apl e Taboo afferrarono le braccia dell'uomo appena questi diede segno di volersi alzare da terra. Mentre si divincolava, urlando sempre di più, Will lo colpì alla testa con la bottiglia di vetro della Schweppes, e finalmente smise di muoversi. 

Angolo della Cuin:
Buonasera a tutti. 
Ho detto tutto quello che dovevo dire all'inizio, quindi sarò breve. Questo è un capitolo un po ' di transizione, quindi spero che anche se gli eventi non sono cruciali non risultino comunque noiosi.
Ho cercato di impegnarmi il più possibile nella caratterizzazione di Fergie, ma ho lo stesso paura di averla resa troppo superficiale o troppo dipendente dai colleghi maschi. Mi sono un po ' ispirata dalla (meravigliosa) Catelyn Tully-Stark delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma sono comunque sospettosa. Di nuovo, se c'è qualcosa che non vi convince fatemi sapere. 
Scusate anche se i titoli non sono a colori. Sto scrivendo dal tablet e da là, per qualche ragione, non riesco a regolarli. Spero di risolvere il prima possibile. 
Grazie mille e a presto. 
MiticaBEP97 
  
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