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Autore: homuraxmadoka    15/08/2015    3 recensioni
Mentre Rizzoli & Isles stanno lavorando ad un caso, una vicenda del passato della detective torna a turbare la sua vita. Tra azione, battute e conflitti interiori sui loro reciproci sentimenti, Jane e Maura dovranno fare i conti con un nuovo personaggio, che si rivelerà essere un vero e proprio mostro. E la posta in gioco stavolta è altissima. Riusciranno le nostre eroine ad uscirne incolumi ancora una volta?
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la prima volta dopo tre mesi di frequentazione che Maura consentiva al suo corteggiatore di fermarsi da lei, ma lungi dall’alimentare le sue false speranze, doveva parlargli di una questione molto delicata, che certamente avrebbe lasciato prendere una piega diversa al loro rapporto. Forse era incauto da parte sua lasciare che un estraneo entrasse in casa, soprattutto alla luce dei fatti successi, e realizzò che se ci fosse stata Jane in quel momento, sicuramente non avrebbe approvato, ma il rimorso per l’immediata rottura con l’uomo era troppo forte da sopportare per una persona gentile e sensibile come lei; sperò quindi che l’offerta di un buon bicchiere di vino, le potesse facilitare il gravoso compito. Jonathan dal suo canto, da gentiluomo quale si era dimostrato fino ad allora, lasciò accomodare la dottoressa e si occupò personalmente di prendere il vino, dalla riserva, aprirlo per lasciarlo respirare e versarlo infine in due calici, presi appositamente dal mobile in cucina: - Un bel bicchiere di Bordeaux è quello che ci vuole per festeggiare, in questi casi! - disse l’uomo, che continuò: - Certo, non valeva la pena aprire quella bottiglia di Chateau Lafite che tieni gelosamente custodita in cantina… Ma ti capisco: è un pezzo da collezione, costa un occhio della testa e tu, insieme a Malcom Forbes, sei tra i pochi fortunatissimi possessori di un cimelio di così grande valore! - Maura sorrise, piacevolmente colpita nel constatare la profonda conoscenza che l’uomo aveva nell’ambito dei vini; ma ancor più dal fatto che conoscesse persino la collocazione dei suoi oggetti in casa, senza che ci fosse bisogno che glieli indicasse. Ci erano voluti mesi per far si che Jane imparasse anche solo in quale scompartimento del frigorifero sistemare le birre, e lui invece si muoveva con disinvoltura, da perfetto padrone di casa, come se conoscesse già tutto di lei. Per un solo breve momento si immaginò la sua vita accanto a lui, trovandola estremamente semplice, ordinata, piacevole e non poté fare a meno di paragonare quel tipo di vita, alla vita che invece già conduceva con Jane: frenetica, dinamica, dura ma soddisfacente, pericolosa ma divertente e soprattutto mai noiosa. La vita con Jane la faceva sentire davvero viva, libera di essere se stessa al di fuori delle costrizioni e degli imbrigliamenti sociali; e poi era di Jane che si stava parlando, della persona per cui batteva il suo cuore. Alla luce di quelle considerazioni si rese subito conto che non c’era paragone che tenesse: centinaia di migliaia di volte meglio la sua Jane, che un damerino educato e talvolta fin troppo formale da risultare addirittura monotono. Ed in fin dei conti, neppure le importava più che Jane sapesse o meno sistemare le birre in frigo, perché era comunque bello battibeccare con lei per poi fare la pace subito dopo. - Allora Maura, cosa ne diresti di dare una svolta al nostro rapporto stasera? - interruppe il flusso dei suoi pensieri l’uomo. - Ecco vedi, John... Ho riflettuto molto sul nostro rapporto e insomma... Tu sei una persona stupenda, un uomo come pochi, ma tra noi non può funzionare... Sono innamorata di un'altra persona e non posso più continuare questa farsa; farei del male a te, all’altra persona ed anche a me stessa ... - parlò impacciata Maura, con lo sguardo basso per paura di affrontare quello dell’altro, ma non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse facendo l'uomo, immobile, ancora di spalle, tra il frigorifero e il ripiano della cucina. Improvvisamente però, la sua attenzione fu catturata da un gesto inaspettato quanto sconcertante: Jonathan, preso da una strana ed inspiegabile rabbia, scagliò in terra la bottiglia di vino e i due calici appena riempiti, frantumandoli; il liquido rosso rubino andò a macchiare velocemente le piastrelle del pavimento. Istantaneamente alla dottoressa ritornò in mente la scena del caffè versato, per il quale incolpò ingiustamente l’amica. L’uomo allora estrasse un coltello dal ceppo che aveva dinnanzi e voltandosi verso Maura, con gli occhi iniettati di sangue, le si avvicinò minaccioso: - Ma non mi dire: stiamo parlando di Rizzoli? - Maura lo fissò, impietrita dalla paura; i suoi pensieri si susseguivano veloci e frastornanti; solo in quel momento il puzzle andò ricomponendosi: la persona che si era introdotta in casa era lui, ecco perché conosceva con precisione cosa prendere e dove. D'altronde lui era un poliziotto e sapeva benissimo che la detective l'aveva fatta mettere sotto scorta, per questo, da quando Jane lo aveva quasi beccato nella penombra del salotto, e Frankie si era appostato sotto casa, nessuno più vi si intrufolò; sapeva anche dell’ammirazione morbosa che nutriva Tim nei suoi riguardi, così evidente da poterla manipolare per costituirne il capro espiatorio ideale. E probabilmente sapeva anche del contrordine che la detective aveva firmato, cosicché adesso, era completamente sola tra le grinfie del suo aguzzino. Lo sguardo di Jonathan non le sembrò neanche più quello di una persona normale, ed il ricordo di una persona formale ma gentile, si sgretolò immediatamente per far posto a quello di uno psicopatico sadico, che sicuramente avrebbe finito col farle del male. La dottoressa si diede ripetutamente della stupida, aveva fatto un grossolano errore di valutazione: se solo si fosse affidata all'istinto di Jane... - Ce ne hai messo di tempo per confrontarti con i tuoi reali sentimenti per Rizzoli! E’ strano che due professioniste così brillanti e preparate risolvano con successo casi complicati con l’ausilio di pochissime prove, ma che siano totalmente incapaci di fare chiarezza nella loro vita privata, da non rendersi conto di un sentimento palese al mondo intero tranne che a loro due! - la derise tronfio Jonathan. Per quanto irritanti risultassero le parole di quel pazzo, Maura ammise controvoglia che aveva ragione: aveva aspettato fin troppo per mettere al corrente Jane dei suoi sentimenti; avrebbe dovuto riparare a tutto ciò, sempre che avesse avuto ancora del tempo a disposizione e sorrise amaramente rendendosi conto che forse non disponeva più di tutto quel tempo. - Ho un conto in sospeso con la tua cara detective… Mi ha portato via la cosa più importante che avevo… Ma ora è giunto il momento di ricambiare il favore e tu, mia cara Maura, sei per me la vendetta ideale... - sorrise con malvagità l’uomo, sollevando il coltello in aria, pronto a scagliare un fendente verso la donna. In quel preciso istante però, Jane si avventò su di lui ingaggiando un estenuante corpo a corpo. - Dovevo immaginarlo che avresti fatto una delle tue solite entrate trionfali! E’ un vizio il tuo quello di infrangere i miei sogni di gloria! - disse Jonathan, mentre tentava di infilzare la detective. - E tu pensavi davvero che ti permettessi di torcerle anche solo un capello? Avrei dovuto impedirti di trascorrere tutto quel tempo con Maura, anche prendendoti a calci nelle gengive! Sei sempre stato un lurido bastardo, non avresti mai potuto essere diverso da ciò che sei! - replicò Jane assestandogli un pugno sul naso, mettendo fine al duello. L’uomo allentò la presa per tamponarsi il sangue che gocciolava, ma proprio mentre Jane fece per rialzarsi, per tranquillizzare Maura, sentì un dolore lancinante alla gamba: il folle l’aveva ferita. - Tu, detective Rizzoli, mi hai portato via tutto ciò che di più caro avevo al mondo! - - Ah si? E cosa? La tua carriera? Il tuo ego? I tuoi soldi? Il tuo voler prevaricare sugli altri? - elencò ironica la detective, stringendosi tra le mani la gamba sanguinante. - La mia Alice! - parlò tutto d’un fiato lui. - Ti sbagli! Tua moglie non ti ha lasciato per la tua mancata promozione, ma perché ha capito che eri uno psicopatico! Era ovvio che volesse prendere le distanze da uno come te! - - Sta zitta! Non è vero! Tu non sai niente! Noi ci amavamo! - - Mi risulta davvero difficile associare la parola amore ad un essere come te! E comunque ci sono decine di denunce a tuo carico per violenza entro le mura domestiche, stalking, e perfino un ordine restrittivo che ti vietava di avvicinarti a casa sua! - lo provocò Jane. - Casa mia, vorrai dire! Per colpa sua dormivo in auto! La mia vita ricca, piena di soddisfazioni lavorative, di tutti gli agi e i comfort distrutta in un momento da te, puttana che non sei altro,che mi sei passata davanti in graduatoria in quel dannatissimo concorso! Tu! Sei tu il principio di tutto ed ora io porrò fine a tutti i miei disagi esistenziali riprendendomi ciò che è mio, e stavolta non sbaglierò! - farfugliò l’uomo in preda ai suoi deliri psicotici. - Sii realista Brooks! Apri gli occhi! Sei ancora in tempo per uscire da questa situazione nel modo più indolore possibile! - cercò di rabbonirlo Jane, che nel frattempo era riuscita ad avvicinarsi a Maura. - Tutte uguali voi donne! Tutte abili affabulatrici, ma alla fine siete vipere dal morso velenoso! E alle vipere va schiacciata la testa! Come a quella stronza, ad esempio! Mi ha lasciato perché non poteva più avere un tenore di vita elevato! Non poteva più avere scarpe e vestiti firmati, vacanze extralusso nei posti più belli del mondo, la Cadillac nuova sempre tirata a lucido e non poteva più spendere vagonate di soldi nell’ organizzazione di quei suoi ridicoli eventi di beneficenza! Chi è la vittima, io o lei? Dimmi, detective Rizzoli! - - Tu, Jonathan avevi il vizio del gioco e sperperavi tutto il tuo stipendio alle corse dei cavalli. Eri anche entrato in un giro di scommesse clandestine! E non dire che non è così, sei stato perfino indagato! - gli rinfacciò Jane, snocciolando una ad una tutte le informazioni che aveva reperito sul suo conto. - Per forza! Non riuscivo più a portare i soldi a casa! - si giustificò l’altro. - Se invece di giocarteli i soldi, avresti pensato a condurre una vita semplice e dignitosa con tua moglie, forse a quest’ora sarebbe ancora viva! E comunque non puoi paragonare il profittarsi della tua condizione economica da parte di tua moglie, con tutte le atrocità che hai attuato nei suoi riguardi! Sei un poliziotto, dovresti conoscere la scala di gravità dei reati! Tu l’hai picchiata, molestata, perseguitata, ti sei insinuato in casa sua di notte…. E hai fatto saltare tutto in aria simulando una fuga di gas! Era questa la fine che stavi progettando anche per Maura? Certo che si, perché il tuo fascicolo “ Vegeance ” parla chiaro: la parola d’ordine è vendetta contro Jane Rizzoli! - concluse la detective trattandolo con ripugnanza. Al suono di quelle parole Brooks parve incattivirsi ancora di più. Maura, che fino ad allora era in stato di shock, si rese conto che tutto stava degenerando troppo velocemente; prese Jane per un braccio attirandola verso di se per difenderla, qualora ce ne fosse stato bisogno, ma anche con la segreta speranza che la piantasse di controbattere, aumentando ulteriormente la psicosi dell’altro. - Si beh, ho fatto un lavoro pulito e scrupoloso! Degno del più abile dei criminali, e fuorviante anche per il più abile dei detective! Alice meritava di morire! Così come adesso morirete voi! E’ un peccato però, sai…. Sei davvero in gamba come dicono, se sei riuscita a scoprire tutto questo! - disse ridendo, compiaciuto delle sue malefatte, mentre si allontanava, apprestandosi ad aprire la manopola del gas. Bastò poco a Jane per divincolarsi dalla stretta di Maura ed avventarglisi nuovamente contro, ma la lotta stavolta fu decisamente impari: data la ferita della donna, lui ebbe subito la meglio e sbarazzandosi del peso del corpo della detective che lo ostacolava, approfittò per sfilarle la pistola di ordinanza dalla fondina. Si avvicinò minaccioso con la pistola puntata verso Maura e sorridendo sprezzante disse: - Ora farò vedere a Rizzoli cosa vuol dire perdere tutto ciò a cui tieni! - - Fermati, per favore! Ti prego, possiamo aiutarti se collabori! - lo supplicò tra le lacrime Maura, ma lui, infuriato perché Jane aveva mandato a monte i suoi piani, premette senza pietà il grilletto due volte. Maura chiuse gli occhi ed attese la sua fine in silenzio, ma in pochi attimi si accorse di essere ancora lucida e reattiva agli stimoli esterni, li riaprì dunque velocemente, e solo allora constatò che Jane si era frapposta tra lei e quei due maledetti colpi di pistola. La mora stava sorridendole come per tranquillizzarla, mentre si accasciò su di lei; dal suo petto sgorgava caldo e copioso il fluido sangue. - Nooooooo! - l’urlo straziante di Maura echeggiò nella stanza come una nenia funebre. La dottoressa chinò il capo fin sul petto della donna sporcandosi i capelli e immediatamente tentò di prestare il primo soccorso a quello che aveva tutta l’aria di essere un caso disperato. Tra le lacrime e con le mani sporche di sangue che premevano sulle ferite per evitare un’emorragia, Jane riaprì gli occhi e abbozzandole un sorriso, tentò di sdrammatizzare: - In fondo ho sempre sostenuto che il beige del tuo divano spiccava di più se a terra vi fosse stato un bel tappeto rosso! - Maura abbozzò anch’ella un sorriso ed istintivamente portò una mano al di sotto della camicia di Jane, cercando frenetica tracce della presenza del giubbotto antiproiettile. - Avevo fretta di venire da te… Ho dimenticato di metterlo… - le sussurrò la mora dolcemente. Il pianto di Maura aumentò di intensità: era colpa sua se Jane era in quello stato; avrebbe dovuto fidarsi di lei; avrebbe dovuto immaginare che il profondo legame che aveva con lei, l’avrebbe spinta a sacrificare anche la sua stessa vita. Se solo fosse stata più razionale e non avesse cercato di farla ingelosire a tutti i costi, intraprendendo la frequentazione con Brooks, forse a quest’ora sarebbero state sedute sul divano a bersi una birra e a chiacchierare tranquillamente, anziché in pericolo di vita. Presa dal rimorso, ma anche dalla disperazione per ’eventualità che Jane potesse non farcela, Maura le carezzò dolcemente il viso sofferente, ma un fremito scosse la detective, il cui respiro si fece sempre più affannoso: - Maura ascolta, io ti…. - tentò di parlare, ma perse definitivamente i sensi. - Jane! Jane!!! Ti supplico, non lasciarmi! Resta con me! - la scuoteva isterica Maura tra le lacrime, tentando invano di rianimarla, e tutto ormai, compresa la sua stessa esistenza, le sembrò vuoto e privo di senso. - E ora che non c’è più il tuo angelo custode a proteggerti, spedirò all’inferno anche a te! Scusami, niente di personale. La mia rabbia era contro Rizzoli, ma tu ormai sai troppo e non posso permetterti di incastrarmi! - disse il folle, e fu pronto a fare fuoco. Maura chiuse gli occhi ed aspettò la sua fine incollata al corpo esanime dell’amica, come se da quel contatto potesse trarre ancora ultime scariche di forza vitale, abbandonandosi contemporaneamente al freddo abbraccio della morte insieme alla donna che avrebbe sempre voluto amare, ma che il destino aveva deciso di portarle via precocemente. - Non temere Jane,ci sono io con te… Sempre e per sempre… - sussurrò rannicchiandosi su di lei, poggiando la sua fronte contro quella dell’altra; quindi udì nitidamente due spari. Con un tonfo sordo Brooks cadde esanime in terra, dietro di lui Korsak, la cui canna di pistola era ancora fumante. - Tutto bene Maura? - accorse immediatamente preoccupato, aiutandola a rialzarsi. - Sergente! Non sono mai stata così felice di vederla! Grazie al cielo è arrivato in tempo! - lo abbracciò riconoscente Maura, tirando un sospiro di sollievo, ma immediatamente dopo ordinò: - Un’autoambulanza, presto! Jane è in condizioni critiche, il suo cuore potrebbe smettere di battere da un momento all’altro! - Si asciugò le lacrime dandosi un contegno e tornò a vestire i panni della donna forte e distaccata, solo ed esclusivamente per poter salvare la vita della persona per lei più importante, nel tentativo di recuperare insieme tutto il tempo finora perduto.
  
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