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Autore: Zappa    15/08/2015    3 recensioni
"Lasciate ogni speranza, voi ch'e entrate, perché, probabilmente, non ci uscirete tanto facilmente..."
Alcuni episodi di vita quotidiana con Vegeta.
ATTENZIONE: imbarazzo e demenza OVER NINETHOUSAND!
Buona lettura, più o meno.
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Avviso: I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama, che ne detiene tutti i diritti.

Queste storie non sono state scritte a scopo di lucro.


Il sole era sorto anche quella mattina sulla bella cittadina dell'Ovest e gli uccellini avevano iniziato a deliziare i passanti con le loro melodie.

Il sole era sorto anche quella mattina sulla bella cittadina dell'Ovest da un bel po' in realtà, ma lui, proprio non ne voleva sapere di alzarsi.

Socchiudendo un occhio, inquadrò fuori dalla finestra un allegro fringuello che, sul ramo dell'alberello, cinguettava deliziato, la sua bella melodia.

Prendendo la mira con la radiosveglia andò ad abbattere l'innocente uccellino che posava ancora sull'albero, e, già incazzato di prima mattina, tornò a seppellirsi sotto le coperte.

Fu allora che un delizioso raggio di sole cuccò sotto le coperte per svegliarlo completamente: risorgendo dalle tenebre e scaraventando per la stanza lenzuola, letto e mobilia compresi, il nostro nobile nano si alzò e sbracciò verso la porta, per dirigersi in cucina.

La cucina di casa Brief aveva uno stile tutto moderno e splendente. Al centro della stanza, spiccava un delizioso piano con gas e fornelli fornito di manopole in oro zecchino, mentre ai lati, un lavandino d'argento e un frigo con una capienza da carrarmato chiudevano la stanza, circondati da ampi piani in marmo sempre ricchi di qualsivoglia frutta e verdura. *

Ma ora, agli occhi dell'ospite, la cucina parve irrimediabilmente vuota e non una tortina, né uno yogurt Activia con il bifidus actiregularis, né un buon panino al prosciutto si presentarono agli occhi del carnivoro, facendogli schizzare il Nazismo alle stelle.

Donna!” azzardò l'uomo delle caverne. Come cavolo si chiama quella terrestre con la tinta...?

DOVE E' LA MIA COLAZIONNNE?”

Vegeta allora, non ricevendo risposta, dopo aver cercato in ogni anfratto della deliziosa cucina di marmo, ora in parte bruciacchiata e senza mezze ante per la delicatezza del suo tocco, si diresse a grandi passi nei laboratori, dove sapeva, la scienziata pazza lavorasse. Così, scardinò le porte del laboratorio, facendo poi saltare la corrente e bruciando mezzi microcip dei computer d'alta tecnologia che costellavano la stanza, incontrando infine la postazione della scienziata.

La donna che cercava, ehm, pardon... Bulma alzò lo sguardo dal computer, sfoggiando un sorriso che si sarebbe potuto definire radioso, se non fosse stato per il fatto che non stesse affatto sorridendo.

In preda ad una crisi esistenziale, Bulma s'avvicinò a Vegeta con il fumo che le usciva dalle orecchie e, pronta a sfoggiare la migliore artiglieria, crollò in un pianto disperato sulla spalla di un ancor più disperato Saiyan.

LA PARRUCCHIERA HA SBAGLIATO TINTA!”

Vegeta fissò per un attimo la scienziata in preda a crisi adolescenziali, della serie m'è spuntato un brufolo sul naso, mo' sembro Maga Magò, indeciso se iniziare a bestemmiare perché non era stato ancora saziato, o perché quella donna aveva leggermente colorato di nero la sua maglietta preferita bianca con la sbavatura del mascara.

Optò, infine, per un diplomatico silenzio.

PERCHE' SONO COSI' SFORTUNATAAAA!”

Bofonchiò, poi, Bulma tirando su con il nasino e fissando con i suoi occhioni da cerbiatto quelli di Vegeta.

DICO: GUARDA I MIEI CAPELLI! SONO VERDIII”

Vegeta, allora, osservò meglio la capigliatura ribelle della ribelle Bulma: in effetti i suoi capelli, più che assomigliare ad una cascata fresca di montagna, sembravano un'alga dde mare, buttata lì per sbaglio. Alzando poi le spalle rispose con un: “Per me, sono uguali”

Bulma lo guardò piuttosto confusa e speranzosa.

Fanno schifo come sempre...” pronunciò con finezza il Principe.

La pazza lo fissò, basita, senza parole. Eee tte pareva se nun mee disceva qualcosa dde carino.

Be', allora sai cosa?” Pronunciò riprendendo forza l'azzurra.

E' giunto il momento.”

Questa volta fu Vegeta a rimanere senza parole: la vide, infatti, prendere una sedia e metterci sopra in piedi e assumere una posa di trionfo, come se avesse appena conquistato Roma o vinto alla lotteria del paese.

E' giunto il momento di prendere in mano il mio destino e combatterlo! E' giunto il momento di agire! E' giunto il momento di... NON SO CHE CAZZO INVENTARMI PER ESSERE CARINAAA” e giù pianti disperati, che sopraggiunsero alle orecchie dell'irritato Principe.

Pensa Vegeta, pensa... cosa piace alla strega? Mo' qui ce rimetti la colazione... E mo' ar Principe glie vienne l'illuminazione...

E se andassimo a fare shopping?”


Camminava ormai da una buona mezz'ora per i piani dell'immenso palazzo, trascinandosi dietro alla pazza squilibrata della scienziata (uhh, ho fatto la rima) che ora aveva ripresa la giuoia di vivere e aveva svaligiato qualche negozietto sfizioso di scarpe.

Mannaggia a Freezer, pensò Sua Maestà: si era infilato in un bel guaio. Non che di solito non si infilasse in guai - sappiamo tutti, infatti, della sua anima attaccabrighe - ma stavolta non aveva neanche fatto colazione! Ehh, nun se fà!

(Gente, sono in vena di romanesco. E mo' ve lo sorbite e zitti tutti. Anche tu, la dietro, in terza fila. Silenzio.)

Dunque, dicevo...

Il nostro amato Principe stette per aprir bocca, quando la vipera si girò verso di lui con un sorriso bonario: “Andiamo a fare colazione, dolcetto?”

Sorvolando poi sul dolcetto, i due ribaldi andarono ad accomodarsi su un tavolino fuori da un bar: Bulma ordinò un caffettino e Vegeta, con galanteria, urlò alla povera cameriera sottopagata quindicenne di servirgli tutto il menù. Tre volte.

Alla fine della colazione, il bar dovette chiudere per esaurimento scorte e Bulma e Vegeta si allontanarono tranquilli, sotto le pressioni di tutti i camerieri che, infuriati, si lamentarono di aver perso il lavoro e discutevano sulla necessità di dover ricorrere ad un sindacato, per tutelare i propri diritti in caso di pazzo omicida aspirapolvere che spazza via tutto il cibo.

I nostri goliardici amici passarono poi per molti negozi, svaligiando e torturando, da parte di Vegeta, i commessi con richieste assurde come vorrei un paio di scarpe a prolusione, con pelle vera di rinoceronte, oppure ma perché non avete la taglia alieno xxxlyq, un negozio come il vostro dovrebbe essere ben rifornito.

Passando in libreria poi, Vegeta fece fuggire tutti i clienti e i bimbi che sedevano all'area giochi, perché si mise a sfogliare un atlante dell'universo e commentò con sempre maggiore ironia le varie informazioni sui pianeti e le stelle del cielo. Quando poi, Bulma, sentendolo ridere, s'avvicinò per dare un'occhiata a cosa stesse leggendo, scoppiò anche lei in risate isteriche, spaventando a morte il commesso, che si nascondeva dietro la cassa, pregando in tutte le lingue, la salvezza.

Trafugarono ancora diversi negozi e non ultimo, la gelateria dove Vegeta pretese di leccare direttamente il gelato dalle vaschette. E in quel negozio il commesso chiuse i battenti appena alle dieci del mattino.

Bulma, che ancora rideva alla scena di un Vegeta iracondo e completamente ricoperto di gelato a causa delle urla isteriche del gelataio, che era poi fuggito dalla gelateria in fiamme, sorrise all'indirizzo di Vegeta.

Come era strano adesso Vegeta. Sembrava quasi, e dico quasi, umano.

Era - pfff... è difficile da dire, scusate – carino nel suo modo di fare: nel suo minacciare la gente di morte, nel suo schizzare improvviso e rovesciare tavoli, nel suo scaraventare dall'altro lato nel negozio commessi troppo invadenti, nel suo sorridere con quei denti affilati come rasoi, stile Dracula...

Che se ne stesse... come si dice?

Oh, no, no. Impossibile. Non può essere che io... Ahaha, no, non è vero. Ma dai, non ci credo. Eh no. Eh no, invece. Eh, è non poss... EH, BASTA!

ARRIVA AL SODO. EH, CAPPERI.

Che se ne stesse innamorando?

Si fermò poi un attimo a contemplarlo: stava picchiando un malcapitato che aveva osato imbrattargli con il suo gelato la punta del suo stivaletto.

Che classe... che sexy.

Era pure riuscito a farle tornare il buonumore! Ora si era scordata della sua tinta sbagliata di capelli e ora aveva un sorriso che le apriva metà faccia talmente era stata contenta di aver trascorso un pomeriggio di shopping con il Principe. E la cosa strana era che si era proposto lui stesso di accompagnarla!

Che carino, che animo nobile, che...

Ehi, donna!”

Fermò il suo soliloquio e sfoggiò il migliore dei sorrisi.

Dimmi, mio bel Princ...”

Il tuo gelato ha il colore dei tuoi capelli.”

Osservò il gelato: era color … muffa.


Dannazione.


* Per maggiori informazioni e curiosità per l'acquisto della cucina rivolgersi al numero 0123 123! (I pop-eye the sailor maaan)



Angolo dell'autrice ce ce ce


Shalve a tutti!

Sono tornata con... questo.

Spero che vi piaccia e se vi piace vi chiedo di lasciarmi il vostro parere per sapere se ve piace come sto annando.

Grazie a tutti quelli che capitano per caso sulla mia pagina, grazie a quelli che leggono, a quelli che leggono e commentano e a quelli che fanno per professione i gelatai.


Alla prossima! :D


   
 
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