Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Aya88    15/08/2015    0 recensioni
A volte il passato può essere doloroso, ma si cerca ugualmente di andare avanti e si può giungere a pensare di averlo superato. Quando però ritorna insieme alla sofferenza e ai sentimenti negativi che l'avevano caratterizzato, le certezze acquisite crollano e per non crollare con esse è indispensabile il sostegno di chi ci sta accanto.
E' questo quello che capiranno i protagonisti, chi in un modo, chi in un altro, tra indagini poliziesche e banchi di scuola.
Prima long-fic, spero possa piacere a qualcuno.
Paring: KakaSakuNaru, InoShika, TsunadeJiraiya, AsumaKurenai.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO XI



Qualche timido raggio di sole invernale le illuminava i capelli sciolti sulle spalle, creando un affascinante gioco di riflessi dorati. Quella mattina Shikamaru sarebbe rimasto ad osservarla per ore se avesse potuto. Le scostò alcune ciocche dal viso, accarezzando con lo sguardo i lineamenti delicati immersi nell’incoscienza del sonno, gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte in un’espressione serena. La netta sensazione di aver perso tempo, causando sofferenze e turbamenti inutili ad entrambi, lo colpì per l’ennesima volta, ma la scacciò velocemente lasciando spazio ai ricordi vividi della notte appena trascorsa.

Le sfiorò la guancia con le dita, iniziando a percorrere con calma il suo profilo, l’incavo del collo, la spalla e il braccio disteso lungo il fianco. Appena notò piccoli segnali di risveglio si abbassò per darle un bacio a fior di labbra, poi azzardò ad approfondirlo ottenendo la reazione sperata: il soffio di un sorriso e l’incontro delle loro lingue. Sentì subito le mani affusolate di Ino muoversi; immergersi prima nei suoi capelli, poi scendere lente lungo la schiena per stringerlo in un abbraccio che aveva un senso di liberazione e aspettativa. Non avevano bisogno di parole per essere sicuri di condividere in quegli istanti la stessa felicità. Si baciarono senza fretta, confondendo i loro respiri in uno solo e scambiandosi brevi sguardi di intesa, mentre si dedicavano carezze reciproche. Avrebbero volentieri trascurato gli impegni giornalieri se solo non avessero avuto la consapevolezza della loro importanza. 
Con un sospiro a metà tra la soddisfazione e la rassegnazione, Ino acconsentì all’interruzione di quei piacevoli momenti, si lasciò avvolgere dalle braccia di lui e reclinò il capo sul suo petto, sfiorandone con le dita la peluria leggera e la pelle accaldata. Non ricordava più per quanto tempo avesse desiderato di risvegliarsi così al suo fianco, stretta al suo corpo nudo e con le sue mani tra i capelli. Di sicuro non avrebbe mai immaginato che potesse avvenire in modo movimentato.    
“Non ti facevo così intraprendente di primo mattino.” Sussurrò esternando in parte i suoi pensieri, una nota di ironia nella voce e un sorriso canzonatorio sulle labbra.
“Neanch’io.” Rispose Shikamaru con sincerità, ignorando la frecciatina.
Sorpresa e incuriosita dalla sua replica, la poliziotta si sollevò su un gomito per guardarlo dritto negli occhi scuri.
“Quindi abbiamo scoperto qualcosa sul DNA Nara.” Affermò divertita.
Si protese poi a baciarlo di nuovo, facendo scorrere lentamente una mano sui suoi pettorali fino a toccargli il viso. L’ispettore strinse le dita di lei tra le sue, prolungando il più possibile quel nuovo contatto, dopodiché le permise di alzarsi anche se con un pizzico di disappunto. Per un attimo sperò con tutto se stesso che la giornata di lavoro si concludesse in fretta e pacificamente, così da potersi ritrovare di nuovo sdraiato in un letto con lei senza alcun tipo di pensiero. Le parole di Ino gli ricordarono però che quel giorno non si prospettava affatto tranquillo.         
“Ora conviene muoverci o arriviamo in ritardo. E oggi non posso proprio, devo beccare Sai. Non vorrei che si sia dimenticato che oggi pomeriggio ci dobbiamo incontrare.” Disse Ino mentre si vestiva.  
Shikamaru rimase a fissare i suoi movimenti accompagnati dal lieve ondeggiare dei capelli, lottando contro l’agitazione che l’aveva assalito con prepotenza. Credeva di aver accettato l’idea di quella missione improvvisata, invece essa riusciva ancora a preoccuparlo più di quanto immaginasse. Trasse un sospiro, sforzandosi di razionalizzare e recuperare il controllo su se stesso e sulla situazione. In quanto ispettore, aveva la possibilità di organizzare nel modo più sicuro possibile l’incontro della collega con lo studente ed era quello che avrebbe fatto, senza cedere a nessuna protesta.   
“Allora, hai intenzione di vestirti anche tu oppure no?” Chiese Ino girandosi all’improvviso verso di lui.
Shikamaru non rispose, ma al suo silenzio faceva da contrappunto una rapida elaborazione mentale sulla strategia più adatta per la riuscita della sua idea. Il corrugarsi repentino delle sopracciglia di Ino e il suo sguardo indagatore puntato addosso lo spinsero però a rimandare la sua pianificazione, restio a sostenere una eventuale discussione proprio in quel momento. Emise un mugugno di assenso e si decise finalmente ad alzarsi.
 


Il silenzio non gli si addiceva; sentir pronunciare da Naruto solo qualche parola era talmente insolito da apparire addirittura bizzarro. Se non ne avesse conosciuto le ragioni, Sakura sarebbe potuta anche scoppiare a ridere; invece il borbottio ancora incerto della caffettiera amplificava l’ansia che il suo atteggiamento le trasmetteva. Quando era arrivato l’aveva salutata con un lieve bacio sulle labbra, prima di esternare in un veloce e frammentario resoconto i dubbi e i timori che gli aveva lasciato l’incontro della sera prima con Sasuke. Si era poi seduto al tavolo della cucina, accettando la proposta di un caffè caldo, ed era rimasto lì a rimuginare, alcuni fogli tra le mani e un’espressione pensierosa sul viso.
Col diffondersi dell’aroma intenso della bevanda, Sakura tolse la caffettiera dal fornello e riempì due tazzine, accompagnando quei gesti automatici con il desiderio di tranquillizzarlo. Anche se si conoscevano poco, confidava nella professionalità e nel buon senso dell’ispettore Uchiha. Nonostante le questioni personali, era sicura che non avrebbe messo in pericolo se stesso e tanti mesi d’indagini, così come ne era perfettamente consapevole anche Naruto. Doveva solo trovare il modo per rinsaldare in lui una simile certezza.
Lo raggiunse e appoggiò un vassoio a pochi centimetri dal suo naso, distogliendolo senza alcun preavviso dalle sue meditazioni e riservandogli un’occhiata velata di disappunto.
“Allora, hai finito di pensare? Sono sicura che tra qualche altro istante potrebbe sbucare lo stesso Sasuke a dirti che sei troppo silenzioso!” Esordì con tono di finto rimprovero.
Il compagno la fissò sorpreso per tutto il tempo necessario a metabolizzare il significato delle sue parole, poi si scusò abbozzando un sorriso.
“Mi dispiace, stamattina non sono di compagnia. Comunque sì, lo so, Sasuke ci penserà una volta in più prima di commettere qualche cavolata. Tuttavia quando si tratta di suo fratello diventa sempre tutto più difficile e non riesco a non preoccuparmi.” Spiegò prima di accantonare i fogli che stava esaminando.
“Anche se non conosco tutta la situazione, posso capire perché tu sia preoccupato.” Replicò la giovane donna dopo qualche istante, recuperando la sua tazzina. “Però se ti ha dato la sua parola, credo che dovresti fidarti di lui.”
“Uhm, Sasuke non dà parole, ma soltanto mugugni di assenso.” Commentò l’ispettore con aria distratta, lo sguardo perso nel liquido scuro.
Bevve in due sorsi veloci il caffè e tornò ad incrociare lo sguardo della collega.
“In ogni caso lo terrò a bada nei prossimi giorni.” Disse con voce sicura e un’espressione incoraggiante.
Sakura si chiese come diavolo fosse riuscito a ribaltare la situazione; sembrava essere lei e non lui ad aver bisogno di qualche rassicurazione. Si lasciò andare a un sospiro interiore, un misto di sollievo e rassegnazione, poi, finalmente più serena, si concentrò sui suoi ragionamenti.  
“Con molta probabilità Tsunade riceverà già oggi i risultati delle analisi della scientifica e, se l’esito è quello che speriamo, sono pronto a scommettere che è proprio l’Alba la discoteca da cui proviene la droga. Se sarà così, non potrò nascondere la questione di Itachi.” Spiegò Naruto con perfetta calma.
“Credi che sia davvero il caso di informare il commissario? Potrebbe decidere anche di escluderlo dalle indagini per il suo coinvolgimento.” Obiettò la collega.
“No, non lo farà, Sasuke è pur sempre uno dei migliori poliziotti del commissariato, oltre al fatto che ha condotto le indagini fin dall’inizio. Quello che è sicuro è che eviterà di affidargli compiti individuali ed è meglio così per lui e per le nostre indagini.”
“Forse hai ragione. Comunque, secondo te, l’Alba può essere davvero uno dei poli dello spaccio? Sulla lista dei dipendenti non c’era nessuno che avesse dei precedenti penali. Certo, il cognome del fratello di Sasuke era diverso, però considerando i suoi precedenti potrebbe essere solo il suo caso.”  
L’ispettore rimase per qualche istante in silenzio, come intento a raccogliere i diversi pensieri che gli attraversavano la mente, poi riprese i fogli abbandonati e glieli passò.
“Potrebbe essere solo il suo caso, ma anche quello di parte dei dipendenti. Dato che non riuscivo a dormire, ieri notte ho provato a fare qualche ricerca in più e in breve per alcuni non sono riuscito a trovare nemmeno un’informazione personale. È come se non esistessero. Mi viene da pensare che siano identità false.“
Sakura lo ascoltò con attenzione, mentre leggeva il contenuto delle pagine che aveva tra le mani. C’erano alcuni nomi cerchiati in rosso e delle annotazioni, tra cui le balzò subito agli occhi quella relativa all’uomo con cui avevano parlato all’Alba.
“Non ci avevo affatto pensato. In effetti Ino disse che il ragazzo che spaccia all’interno della scuola aveva accennato ad un certo Sasori. Ma quante probabilità ci sono che siano la stessa persona?”
“Forse poche, però se ricordo bene la foto dello studente hanno lo stesso colore di capelli. Probabilmente è un dettaglio, ma se avessero qualche legame di parentela che spiegherebbe anche il coinvolgimento del ragazzo nello spaccio?” Ipotizzò l’altro.
“Potrebbe anche essere. Dopo mando un messaggio a Ino e vediamo se oggi riesce a scoprire qualcosa che possa confermare questa ipotesi.” Affermò la poliziotta, per poi sollevare un altro dubbio. “Per quanto riguarda le identità false, invece, se così fosse, come ti spieghi che nessuno abbia mai scoperto nulla? Cioè le discoteche sono pur sempre dei luoghi che vengono controllati spesso, tanto più per questioni di droga. Possibile che l’Alba abbia superato indenne ogni controllo?”
“Ci ho pensato anch’io, in realtà, e non so se sono giunto ad una spiegazione plausibile. Però tempo fa Sasuke mi disse che nella storia di spaccio in cui era coinvolto il fratello c’era di mezzo la criminalità organizzata.” Rispose Naruto con sguardo improvvisamente più serio.  
Nel sentir pronunciare le ultime parole la giovane donna avvertì una corda del suo animo tremare con forza, procurandole un dolore sordo, ben noto ma come ogni volta inatteso. Strinse d’istinto i pugni, mentre ricordi e pensieri si intrecciavano confusamente nella sua mente. Non aveva affatto bisogno che il compagno completasse il ragionamento; conosceva in prima persona di cosa fosse in grado la malavita e che potesse riuscire a nascondere i suoi sporchi affari era così ovvio da risultare odioso. Ingoiò un moto di rabbia, incapace di parlare. Si accorse di aver abbassato il viso solo quando sentì la mano di Naruto, calda e protettiva, posarsi sulla sua e stringerle le dita.
“Anche se c’entrasse in qualche modo la criminalità organizzata, questa volta non riuscirà a passarla liscia.” Asserì deciso, una viva luce di determinazione negli occhi. “E dato che abbiamo parlato anche troppo delle indagini, ora direi che potremmo scendere al bar a mangiare qualcosa.”
Proseguì alzandosi e rivolgendole un ampio sorriso.
Sakura sorrise di rimando, la tristezza e la tensione attenuate dalla sensibilità e dalla bontà della persona che aveva davanti. Lo ringraziò mentalmente e si alzò a sua volta accettando la sua proposta.  
    

     

Nel bar di fronte al commissariato regnava una piacevole quiete. Superate ormai le primissime ore della mattina, con il loro consueto affollarsi di studenti e impiegati, erano poche le persone che entravano per prendere un caffè o qualcosa da mangiare, chiacchierando magari con un amico. Chiusa nel suo ufficio tra rapporti e riunioni o in giro per le strade di Konoha ad indagare, per Tsunade era raro potersi rilassare; ma in quei minuti di attesa, scanditi da quel lento e irregolare flusso di clienti, vi stava quasi riuscendo, se non fosse stato per un pensiero che era diventato in breve tempo un estenuante tarlo fisso. Sapeva di non poter più tergiversare, di dover dare una risposta chiara a Jiraya, solo che trovarne una soddisfacente sembrava un’impresa impossibile. Ricordava in modo vivido la rassegnazione venata di delusione che aveva attraversato il suo sguardo, e il solo pensarci contribuiva ad alimentare la rabbia verso se stessa. Odiava non capirsi, tanto più se ciò implicava far soffrire qualcun altro. Non poteva negare di aver provato piacere di fronte alla proposta di matrimonio, ma allo nello stesso tempo un peso invisibile le opprimeva la bocca dello stomaco ogni volta che la mente le riproponeva la fatidica domanda. Se solo fosse riuscita a dargli un nome, avrebbe trovato il nodo della matassa. Trasse un sospiro di stanchezza, appoggiandosi di più contro lo schienale della sedia, la tazza di tè stretta tra le mani. Nell’ultimo giorno, pressata dalle aspettative di Jiraya, aveva vagliato diverse ipotesi, con più insistenza di quanto non avesse fatto nell’ultimo periodo della loro relazione, abituata ormai alla routine quotidiana della loro vita insieme. In un ennesimo tentativo di giungere ad una conclusione, lasciò che quelle congetture sfilassero di nuovo davanti ai suoi occhi, confondendosi ai fili di fumo emanati dalla bevanda ancora calda. L’unico problema era che sembravano averne la stessa inconsistenza. La paura che potesse cambiare qualcosa nel loro rapporto, la difficoltà di conciliare il matrimonio con le rispettive carriere, una inconscia incertezza dei propri sentimenti, queste e altre possibilità a cui aveva pensato, continuavano ad apparirle lontane dalla realtà del suo animo.
Sbuffò con forza, avvicinando la tazza alle labbra, poi soffiò sul liquido ambrato e ne bevve un sorso con calma. Davvero trovava inconcepibile l’esitazione che la bloccava. Già una volta le era stato chiesto di sposarsi e non aveva avuto tante difficoltà a prendere una decisione. Certo, allora era molto più giovane, ma non per quel motivo meno consapevole dell’importanza e delle implicazioni di un matrimonio. Inoltre, per quanto non le piacesse operare confronti, non aveva amato Dan più di quanto non amasse Jiraya. Incapace di trovare una differenza con il passato, si perse a fissare i suoi lineamenti tremolanti nel tè, mentre spinta dal groviglio dei suoi pensieri o da un sottile gioco dell’inconscio la sua mente volava indietro nel tempo. A sostituire la sua immagine riflessa e i piccoli suoni del bar sopraggiunsero il viso sorridente di Dan, il tono pacato della sua voce, il momento in cui le aveva chiesto di essere sua moglie. Sebbene fossero trascorsi tantissimi anni, ricordava in modo nitido la felicità di quegli istanti; peccato però le fosse impossibile riviverla a pieno. Rafforzò la presa intorno alla tazza, mordendosi il labbro inferiore. Il tempo guarirà tutte le ferite, le avevano detto, eppure non era un’illusione il dolore silenzioso che ancora provava; la morte di Dan in una delicata operazione di polizia sarebbe rimasta per sempre una cicatrice indelebile del suo cuore. Per non cedere alla tristezza si sforzò di interrompere quel flusso di sensazioni, chiudendo gli occhi e continuando a sorseggiare il suo tè. Lasciarsi travolgere dal passato quando doveva decidere del suo futuro era solo controproducente. Fu la voce profonda di Jiraya che la strappò una volta per tutte alle sue meditazioni.
“Io lo lascerei raffreddare, una scottatura sulla lingua potrebbe causare qualche problema tecnico.“ Esordì l’uomo accomodandosi di fronte a lei.  
In condizioni normali, Tsunade gli avrebbe scoccato un’occhiataccia, ma in quel momento la sua battuta maliziosa le comunicò un improvviso senso di leggerezza. Un sorriso accennato comparve sulle sue labbra, nascosto da un “idiota” borbottato.
“Piuttosto di dire cavolate faresti meglio a parlare di lavoro.” Replicò riappoggiando la tazza sul tavolino del bar, mentre ancora una volta lo ringraziava mentalmente di non farle pesare la sua indecisione.
“Già, prima il dovere e poi il piacere, come si suol dire.” Affermò il nuovo arrivato con finta sottomissione, poi fece scorrere verso di lei una cartellina scura.
La donna la scrutò per un secondo, conscia che il contenuto avrebbe potuto rappresentare la svolta di lunghi mesi di lavoro, dopodiché allungò la mano per afferrarla e la aprì senza perdere ulteriore tempo. Il suo sguardò si posò subito sugli ideogrammi che le annunciavano il risultato delle analisi; rilesse quelle parole più di una volta per essere sicura di non sbagliarsi, ma l’esito era e restava positivo. Tirò un sospiro di soddisfazione e richiuse con un gesto rapido il documento;  finalmente avevano un elemento che avrebbe aumentato le loro possibilità di successo, una volta incrociato con gli altri tasselli del puzzle.
“Ora dovresti ringraziarmi per averti portato buone notizie.” Disse Jiraya intromettendosi ancora una volta nei suoi pensieri.
Tsunade incrociò il suo sguardo, sollevando un angolo della bocca in una smorfia a metà tra il divertimento e la rassegnazione.          
“Lo farò non appena avrai davvero buone notizie. Questo è solo un primo passo, alla fin dei conti.” Ribatté.
“Uhm, a tempo debito ti toccherà farlo come si deve allora.” L’avvisò l’uomo, per poi concentrarsi definitivamente sulle questioni lavorative. “Comunque mi sembra che sia ben più di un primo passo, no?”
“È un inizio, poi dobbiamo scoprire con sicurezza il locale da dove proviene la droga, facendo qualche supplemento di indagine, e capire se tutto ciò può davvero condurci più facilmente alla fine delle indagini.” Spiegò il commissario con tono calmo, incrociando le dita sul tavolo, come era suo solito nei momenti di concentrazione.
“Ho capito, avete ancora un bel po’ di lavoro da fare, tuttavia se tutto procede per il verso giusto avrete la possibilità di ottenere buoni risultati per Konoha, con buona pace del sindaco.” Commentò Jiraya nel tentativo di incoraggiarla.
Tsunade gli rivolse un mezzo sorriso di ringraziamento, ma nello stesso tempo non poté trattenersi dall’indugiare sul pensiero improvviso che era sopraggiunto a turbare i suoi progetti per il futuro delle indagini.
“Già, mi chiedo però se abbiamo tutti i mezzi a disposizione per una eventuale retata. Sarebbe seccante dover chiedere aiuto dopo tutto la fatica che abbiamo fatto, ma d’altra parte potremmo non avere altra scelta, soprattutto se ci toccasse sovrapporre le operazioni.”    
“Sovrapporre?” Domandò l’uomo aggrottando le sopracciglia. “Ok, credo di essermi perso qualche passaggio, comunque nel caso servisse davvero una mano in più ricordati della scientifica. Ogni tanto un po’ di lavoro attivo non ci dispiace.” Continuò, con una nota di orgoglio nella voce e un’espressione compiaciuta sul viso, che disorientarono la poliziotta.
Di fronte a quella proposta la donna rimase infatti in silenzio, colta da un improvviso senso di vuoto. Incapace sulle prime di coglierne la ragione, strinse le dita in un gesto istintivo, come a proteggersi dalla voragine ignota su cui si sentiva da un istante all’altro in bilico. Si rese conto di aver trattenuto il respiro solo quando Jiraya la chiamò per nome e le domandò se ci fosse qualche problema. Per non farlo preoccupare mormorò qualche parola di diniego, mentre cercava di ricomporsi da quell’attimo di confusione. Benché poco convinto il compagno annuì lasciando cadere la questione, deciso però ad approfondire in un secondo momento.
“Ok, io allora torno a lavoro. Se ti serve altro per le indagini, fammi sapere. E fai raffreddare quel tè prima di finire di berlo.” Disse facendole l’occhiolino, poi si alzò, la salutò con un breve cenno della mano e lasciò il locale.  
Tsunade lo guardò andar via pensierosa, chiedendosi cosa di preciso nelle parole o nell’atteggiamento di Jiraya avesse scatenato la sua reazione. Che fosse stata la tranquillità e la sicurezza nel farle una proposta così delicata? Ma in fondo poteva considerare delicato qualcosa che faceva semplicemente parte del loro lavoro? Il rischio era certamente insito nella loro vita da poliziotti, ma a volte trovava difficile pensarci senza avvertire un groppo in gola. Deglutì provando invano a liberarsene, mentre il ricordo di Dan giungeva di nuovo come un fulmine a ciel sereno; e quando nella nebbia della memoria il suo corpo inerte in un letto d’ospedale assunse le sembianze dell’uomo seduto di fronte a lei fino a pochi istanti prima, le sembrò che il mondo le crollasse addosso. Serrò gli occhi e strinse i pugni per soffocare la paura. Dopo lunghe e inconcludenti riflessioni aveva trovato senza volerlo ciò che cercava; ogni tassello era tornato al proprio posto dando un senso compiuto a domande, dubbi ed incertezze. Tornò a fissare la sua tazza di tè con sguardo distante. La risposta era semplice, ma di una semplicità paralizzante, tanto che la sua parte razionale si era impegnata ad evitarla a lungo. Il timore di perderlo proprio in coincidenza del matrimonio come era successo con Dan era così forte che l’aveva seppellito nel profondo del suo cuore pur di non doverlo affrontare. Sospirò sentendosi incredibilmente stupida; non poteva negare né a Jiraya né a se stessa una tappa importante del loro rapporto per qualcosa che in fondo poteva succedere in ogni momento. Giunta finalmente ad una conclusione, provò un profondo senso di sollievo e riuscì a dedicarsi una volta per tutte alla bevanda che aveva ordinato, conscia di doversi chiarire con il compagno appena possibile.          



Appena era arrivato in commissariato, Sasuke si era rifugiato nell’archivio alla ricerca di solitudine.
Dopo la notizia ricevuta da Naruto sentiva il bisogno di stare da solo per pensare e contenere il subbuglio di sentimenti che l’accompagnava dalla sera prima.
Finalmente, dopo lunghi anni, le lettere anonime che l’informavano della presenza di Itachi a Konoha si erano rivelate veritiere. Nell’ultimo periodo aveva iniziato a dubitare della loro fondatezza, ma nell’istante preciso in cui l’amico gli aveva comunicato di aver visto suo fratello ogni perplessità era sparita del nulla. Poco importavano la stranezza di quelle lettere o i vani tentativi di trovare un riscontro nei rapporti di vecchi casi di droga e nelle conoscenze di diversi informatori; ciò che contava era solo la certezza di avere quasi raggiunto l’obiettivo da cui era nata la scelta di diventare un poliziotto: presto avrebbe arrestato l’uomo che gli aveva stravolto la vita.
Nella notte appena trascorsa si era sforzato di reprimere il desiderio di precipitarsi subito a cercarlo, sostituendo a fatica la frustrazione e la rabbia per non poter agire con un miscuglio di trepidazione ed esaltazione. Voleva guardarlo dritto negli occhi, rinfacciargli tutta la delusione e la sofferenza che ancora stringevano il suo cuore in una morsa e chiudergli le manette intorno ai polsi. Desiderava giustizia per la morte di suo padre e il dolore silenzioso di sua madre, ripulire il nome della sua famiglia e porre fine ad un capitolo del suo passato.     
Con Itachi in galera avrebbe poi potuto guardare avanti, anche se in quel momento il futuro gli appariva ancora incerto. Non sapeva come si sarebbe sentito dopo la fine di quel lungo inseguimento, né tanto meno cosa avrebbe fatto. Qualche volta l’aveva sfiorato l’idea di riprendere in gestione l’azienda di suo padre, ma la consapevolezza di aver iniziato ad amare la vita in polizia aveva reso tale ipotesi sempre più sporadica.
Prima di cedere a riflessioni premature, accantonò quegli interrogativi e si concentrò su quanto sarebbe accaduto nelle ore e nei giorni successivi. Se le analisi della scientifica e l’interrogatorio di Kiba Inuzuka avessero confermato le loro aspettative, nessun altro ostacolo si sarebbe più frapposto tra lui e Itachi. Sebbene lo seccasse profondamente, sarebbe stato costretto ad informare il commissario e i colleghi delle vicende della sua famiglia, ma era sicuro che ciò non gli avrebbe impedito di partecipare attivamente alle indagini. Era un suo diritto, così come era lui il primo ad avere tutto l’interesse a non compromettere la buona riuscita del loro lavoro. Qualunque cosa pensasse Naruto, era perfettamente in grado di controllare le sue azioni, nonostante la tempesta che gli si scatenava dentro al solo pensiero di trovarsi davanti suo fratello.
Trasse un profondo sospiro, raccogliendo tutta la calma di cui disponeva per cominciare a lavorare. Si alzò dalla scrivania abitualmente occupata da Izo-san e si recò nel suo ufficio, dove incontrò Kakashi seduto a sfogliare alcuni documenti. L’uomo si accorse quasi subito della sua presenza, alzò lo sguardo e lo salutò.
“Ben arrivato, ti stavo aspettando.” Disse serio.
Sasuke inarcò le sopracciglia in un’espressione interrogativa prima che una luce di comprensione balenasse nei suoi occhi: era la notizia che attendeva ed era arrivata così velocemente da coglierlo alla sprovvista. Un brivido di esultanza corse lungo la sua schiena, ma si impegnò a celarlo sotto un’apparente tranquillità.
“Mi ha chiamato Tsunade-sama pochi minuti fa. Sono arrivate le analisi sulla droga e a quanto pare le due dosi che abbiamo trovato sono compatibili.” Lo informò il collega, indicando con un rapido cenno i fogli che stava leggendo. “Ho recuperato anche una copia del rapporto della stradale. Conoscere qualche dettaglio sulla dinamica dell’incidente potrebbe esserci utile se sarà necessario mettere sotto pressione Kiba Inuzuka, dopotutto dovrà confermarci aspetti non esattamente piacevoli.”
“E i risultati dell’autopsia sul ragazzo morto?” Chiese l’ispettore Uchiha con tono inespressivo.
“Shizune ancora non li ha portati, ma mi ha detto che lo avrebbe fatto in mattinata. In ogni caso credo sia difficile che il ragazzo non fosse sotto effetti di stupefacenti.” Rispose Kakashi.
“Forse, ma meglio avere un riscontro prima dell’interrogatorio. Chiama la dottoressa e dille di comunicarci i risultati il prima possibile. Io cerco di contattare l’Inuzuka per farlo venire oggi pomeriggio.” Affermò Sasuke in modo asciutto, poi uscì dall’ufficio.
Sebbene l’Uchiha avesse sempre dei modi molto perentori e sbrigativi, il collega rimase ugualmente a fissarlo perplesso. Non si sarebbe aspettato un atteggiamento così freddo e una sparizione così improvvisa. Ebbe l’impressione che dovesse esserci qualcosa che lo turbasse, ma conscio di poter fare ben poco tornò a esaminare il rapporto di Tenzo.     
 

Note dell'autrice                                

Dovrei nascondermi per sfuggire ai pomodori, me ne rendo conto uu

Chiedo immensamente scusa per questo enorme ritarado (tre anni... se solo ci penso mi ansio da sola), ma tra fine università, un po' di lavoro in altri lidi, studio matto e disperato e il magnifico tfa (se non sapete cosa sia, vuol dire che siete ancora sani mentalmente) non sono più ruscita a concentrarmi su questa storia. Cercherò di rimediare comunque, evitando altri ritardi di questo tipo.
Accantonate le scuse, parliamo del capitolo. C'è qualche scoperta e qualche informazione in più, ma fondamentalmente è un capitolo di transizione. Nei prossimi in compenso succederà di tutto, dato che da qui inizia la parte conclusiva della storia.
Spero che il capitolo non vi abbia proprio annoiato e che il prossimo non arrivi in tempi biblici.
Un grazie a storyteller lover per il betaggio sempre veloce e a chi continuerà a seguire la storia.             

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Aya88