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Autore: RiverWood    16/08/2015    1 recensioni
"Da quando sono nata mi sveglio ogni giorno in un corpo diverso. Per un giorno, solo per uno, prendo in prestito la vita di qualcun altro. Nuova famiglia, nuovi amici, nuova casa e nuova scuola. La mia vita? Quella non esiste. E' una mera illusione cui ho smesso di credere."
Quando però, L, conosce Camila, tornare a vagare nella propria esistenza diventa impossibile. Per la prima volta scopre cos'è l'amore e cerca di combattere la propria condizione; e Camila a sua volta s'innamora della profondità dell'anima di L.
L'unica cosa che non sparisce dopo ogni giorno, l'unica cosa che resta sempre la stessa.
Nel tentativo di poter stabilire un contatto con lei, L inizia a lasciare frammenti del suo passaggio nella vita degli altri.
Un lusso che non si è mai potuta permettere e a qualcuno non passa inosservata...
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10.

 

Giorno 6005.

 

Quando mi sveglio mi ritrovo nel corpo di Beyoncé.

 

D'accordo, non la vera Beyoncé, ma in un corpo altrettanto fantastico. A dir la verità, quando ho aperto gli occhi non ho visto altro che sagome sfocate e pallini che volteggiavano fuori posto. Ho tastato il comodino alla ricerca di un paio d'occhiali, ma non c'era nulla. Così mi sono trascinata fino in bagno e lì ho finalmente trovato delle lenti a contatto. Quando mi sono guardata allo specchio, sono rimasta quasi folgorata.

 

Oggi non sono bella. Oggi sono meravigliosa. Bellissima, davvero. non c'è una sola parte di me che non vada bene, ogni curva è al posto giusto.

Di norma sono più contenta quando non risulto troppo attraente: le attenzioni insistenti m'infastidiscono.Preferisco restare nella media. La mia esistenza è stata perennemente costituita dalla media di qualcosa. Dall'essere trasparente ma visibile al tempo stesso. In ogni caso, ci tengo a dare un'impressione positiva di me.

 

La vita di Normani Kordei Hamilton non è però definita dal fascino. Nonostante sia una delle ragazze più belle in cui mi sia mai potuta ritrovare, comprendo che c'è dell'altro in lei. Suppongo che quando si tratti di bellezza si parli di un fattore del tutto naturale, ma essere così favolosi non è un puro caso: un corpo così e un viso del genere richiedono parecchia cura.

 

Accedo in Normani, e scopro di trovarmi appena fuori Miami. Quindi a pochissimi chilometri da Camila. Normani però non è originaria di Miami, ma di Atlanta.

 

Controllo le e-mail e trovo un nuovo messaggio da parte di Camila.

 

"L,

spero che tu sia nei paraggi oggi, perché ho il pomeriggio libero e la macchina tutta per me. Ti va di fare un giro?

 

Camila."

 

Una delle giornate migliori che siano mai cominciate. Certo che ho voglia di rivederla. Le rispondo di sì.Mille volte sì.

 

I genitori di Normani resteranno fuori per il week-end, ma posso notare che non è qualcosa di anormale perla ragazza. Molte volte è rimasta da sola in queste occasioni, e sospetto che essere al comando non sia qualcosa che le dispiaccia.

Mi preparo curando alcuni dettagli molto più del solito; sono intrigata dalla prospettiva di condurre una vita come quella di Normani, anche solo per un giorno. Controllo un paio di cose sul suo account di posta elettronica e mi chiedo se i suoi amici siano quei tipici ragazzi che la considerano indiscutibilmente bella ma carente in tutto il resto. Normani non è affatto una ragazza superficiale, ma per gli altri quando l'aspetto fisico è indubbiamente meraviglioso, molte altre cose diventano discutibili.

 

Camila suona dalla sua macchina. Esco esento un brivido di eccitazione scorrermi addosso: sono emozionata di rivederla. Sono felice.

 

Mi chiedo se sarà sempre così, se sentirò sempre quel tuffo al cuore ogni volta che i miei occhi si poseranno su di lei. Se il fiato mi si mozzerà in gola nel riscontrare quanto sia fortunata ad amare una ragazza del genere.

 

Salgo in macchina e Camila scoppia a ridere.

 

<< Fai sul serio? >>chiede.

 

Non capisco se sia seria o no all'inizio. Poi comprendo.

 

<< Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando >> fingo indifferenza.

<< Ah no? >> replica lei con un sopracciglio inarcato.

 

Ha ancora il sorriso stampato sulle labbra e sono sinceramente lieta di vederla così a suo agio da scherzare con me.

 

<< Cerca di capirmi, sei la prima persona a vedermi in più di un corpo e a sapere chi io sia in realtà. Non ci sono esattamente abituata >>.

 

Ci facciamo entrambe più serie.

 

<< Hai ragione, scusami. È che...è solo difficile avere un'immagine precisa di te nella mia testa.Voglio dire guardati, oggi sei assolutamente bellissima. Devo continuare a modificarla >> scuote la testa.

<< Potrei quasi ritenermi offesa dalle tue parole. Stai forse insinuando che a casa di Nora non ero abbastanza bella? >> non so nemmeno dove trovo il coraggio di scherzare sull'accaduto di quella sera, ma lo faccio.

 

Un modo un po' drastico di allentare la tensione. Camila mi lancia uno sguardo allusivo.

 

<< L tu eri... >> ma non continua la frase. << Credo solo che alla mia immaginazione serva un po' di tempo per essere più flessibile in quest'ambito>>.

 

Annuisco comprendendo cosa vuole dire.

 

<< Allora, dove andiamo oggi? >> chiedo posando le mani sulle mie gambe.

<< Andiamo in montagna >> risponde mettendo in moto la macchina.

<< Montagna? >>.

 

Lei si limita a scrollare le spalle.

 

<< Siamo già state all'oceano, quindi perché no? >>.

 

C'è qualcosa di diverso rispetto all'ultima volta che ci siamo viste. Qualcosa di strano. Ma ho l'impressione che anche se lo chiedessi, Camila non mi darebbe una risposta. Canticchia la canzone che passa in radio, ma non lo fa a voce alta e non m'invita a seguirla con il ritmo. Continua a lanciare delle occhiate furtive alla mia mano libera, come se volesse stringerla, ma decidesse di non farlo. Si morde il labbro inferiore,come se volesse dirmi qualcosa, ma ci ripensasse all'ultimo secondo.

 

Rifletto su ciò che ha detto all'inizio. Forse è proprio questo il problema di essere meravigliosi: l'essere intoccabili. L'altra faccia della medaglia. Ma questo potrebbe essere il problema di Normani, il mio essenzialmente è diverso. Mi ritrovo ogni giorno in un corpo diverso: dentro è custodita la mia storia, ma dall'esterno non trapela nulla.

 

Vorrei che Camila mi guardasse molto più profondamente di così.

 

Arriviamo presso un boschetto in una zona di montagna. Resto sorpresa quando scopro che Camila ha portato con sé tutto l'occorrente per un vero e proprio pic-nic. Il posto che scegliamo è un po' appartato e mi chiedo se finalmente potremmo avere una vera conversazione lì. Il silenzio imbarazzante che c'era in macchina sembrava spaccarmi i timpani.

La vedo estrarre tutto dal cestino da pic-nic che ha con sé e ci stendiamo su una grande coperta godendoci i raggi del sole che penetrano tra le fronde degli alberi.

 

<< Cosa c'è? >> domando sentendo lo sguardo di Camila fisso su di me.

 

Ho gli occhi chiusi ma le sue iridi stanno scandagliando il mio profilo silenziosamente.

 

<< Perché me lo chiedi? >>replica lei.

<< Non è carino rispondere aduna domanda con un'altra domanda >> le faccio presente stirando le labbra in un sorriso sincero.

 

Camila ridacchia anche e alla fine si arrende.

 

<< D'accordo. Mi chiedevo solo dove fosse? >>.

 

Non sono sicura di aver capito bene.

 

<< Dove fosse chi? >> chiedo confusa.

<< La ragazza dagli occhi smeraldo. Tu >> risponde a voce più bassa nonostante ci troviamo da sole. Lo dice come se fosse un segreto che non dev'essere assolutamente rivelato.

 

Oh. Oh...

 

Sospiro e riapro gli occhi.

 

<< Non lo so >> ammetto. << Non so cosa succede quando perdo il controllo e mi risveglio in un altro corpo >> vorrei davvero avere una spiegazione migliore per lei, per me... ma non ce l'ho.

 

Non ancora.

 

Camila annuisce, cerca di comprendermi.

 

<< Cosa senti quando... insomma, quando passi da un corpo all'altro così bruscamente? >>.

 

Nessuno mi ha mai fatto queste domande, non mi sono mai preoccupata di dover dare una qualche risposta del genere un giorno. Eppure eccoci qui adesso.

 

<< È la sensazione più dolorosa che si possa provare. Il calore è tale da poter andare in autocombustione, gli strappi sono intensi... è come se la tua pelle venisse davvero strappata. La mente diventa completamente bianca, non riesci a pensare a nulla, tutto sembra fuori fuoco >> spiego.

 

È persa in un silenzio impenetrabile dopo le mie parole, mi sento quasi in dovere e allo stesso tempo colpevole di doverlo rompere.

 

<< Camila... >> dico cautamente << quella sera io->>

<< No, non dire nulla. Non è necessario che ti giustifichi >> scuote la testa e forza un sorriso.

 

Capisco che questo è il ritmo che seguirà per l'intera giornata; anche se Camila sentirà di averbisogno di me, di volermi avere vicina, non lo darà a vedere. Non mi cercherà, almeno per oggi.

 

<< Prima il dolce? >> le chiedo con un sopracciglio alzato quando la vedo preparare quella che ha tutta l'aria di essere una banana split.

 

Annuisce e accenna un altro sorriso,questa volta più dolce.

 

<< Decisione filosofica o...? >> sono curiosa dal suo strano atteggiamento e dai suoi modi di fare.

 

Voglio scoprire quanto più posso su di lei. Il tempo in sua presenza non è mai abbastanza, e non voglio lasciare sfuggire neanche un secondo oggi.

 

<< Qualcosa del genere. Vedi, ho questa strana teoria secondo la quale beh se all'improvviso succedesse una catastrofe naturale e dovessi morire senza aver mangiato la cosa che più mi piace? Aspettiamo un intero pasto per arrivarci, senza effettivamente sapere se arriveremo alla fine >>risponde non smettendo di lanciarmi occhiate.

 

Devo avere davvero un'espressione buffa, poiché scoppia a ridere. M'inebrio del suono della sua risata. Vorrei che non smettesse di farlo. Vorrei vedere sempre il sorriso raggiungere e illuminare i suoi occhi.

 

<< Dovresti vederti in questo momento, L! >> esclama.

<< Lo trovi divertente? >> mi fingo offesa.

<< Assolutamente sì >>.

 

Torna più seria quando le chiedo.

 

<< Dici sul serio? Sai, riguardo alla tua teoria... >>

<< No, ma lo faccio spesso e sono semplicemente stanca della domanda. Lo faccio perché mi va >>si stringe nelle spalle.

<< La tua ipotesi non è del tutto errata comunque, altamente improbabile, ma non errata >>appuro sorridendo anche io.

 

Mangiamo continuando a chiacchierare,ma affrontiamo il punto della situazione solo dopo esserci incamminate per una passeggiata in riva ad uno stagno nei dintorni.

 

<< L, ho bisogno di sapere cosa vuoi da me >> mi dice.

 

Non riesco a decifrare bene il suo tono. Non è arrabbiata, ma nemmeno felice. Vorrei stringerle la mano, ma non lo faccio.

 

<< Voglio stare insieme a te >> semplice. Non ho nemmeno bisogno di pensarci.

<< Ma noi non possiamo stare insieme. Lo sai, vero? >>.

 

Mi fermo, lei si ferma con me. Lancio un sassolino al centro dello stagno e fisso i cerchi concentrici che si vengono a formare sulla superficie.

 

<< No, a dire il vero non lo so Camila >>.

 

Fa scivolare una mano dietro le mie spalle e poggia la fronte sul mio petto. Sento il suo respiro contro la pelle. Non sono io in questo momento, si tratta di Normani, ma non importa. Ho quasi paura che riesca il sentire il cuore che vuole schizzarmi fuori dal petto.

 

<< È così, L. Devi accettarlo tu e devo farlo anche io. Possiamo affezionarci l'una all'altra, ma non possiamo stare insieme >>.

<< Perché no? >> domando testarda.

<< Perché no? Vuoi scherzare? Oggi sei lei e domani chi sarai? Un giorno potresti svegliarti all'altro capo del mondo, potresti semplicemente non esserci per me. Non credo di potermi innamorare di te, non così almeno >>.

<< Per quale motivo? Cosa c'è che non va in me? >>.

<< Non c'è niente che non va in te! È il contesto ad essere un problema, lo capisci? Sei tu ma non sei tu. Ho la continua impressione d'incontrare qualcuno di diverso ogni volta. Superare le apparenze non è così semplice come sembra, L >> sbotta esasperata passandosi una mano tra i capelli.

<< Non devi guardare lei. Guarda me, Camila. Concentrati su di me >> tento di nuovo.

<< Dannazione, ti sei vista oggi? Non potrei mai immaginare di stare con una ragazza così perfetta, non riesco a farlo... >>.

<< Ma tu mi hai vista. Hai visto come sono fatta davvero, hai visto molto più delle mie apparenze di chiunque altro, hai visto chi sono >> lo so che non può bastarle.

 

Davvero, lo so. Ma devo provarci. Non posso nemmeno ponderare per un secondo l'idea di lasciarla andare.

 

<< È stato troppo poco, L. Non posso sperare di vederti riapparire, trascorrere un paio d'ore con la vera te e lasciare che tutto continui come se niente fosse. E poi c'è Austin, devo pensare anche a lui >>.

<< No che non devi >> ribatto convinta.

<< E tu come puoi dirlo con certezza? Soltanto perché hai trascorso un giorno dentro di lui? Come puoi pretendere di conoscere una persona in questo modo? >>.

<< Io l'ho visto da dentro. Tanto importa a te di lui, tanto poco a lui importa di te >> affermo.

 

Credo che Camila lo sappia ma si rifiuti di accettarlo. Ha puntato così tanto su di Austin che ormai parte della sua vita senza di lui le sembrerebbe vuota. Almeno all'inizio... fin quando non si accorgerebbe di aver fatto la cosa giusta.

 

<< Smettila! Non sai nulla! >> fa per allontanarsi da me, ma la fermo per un braccio.

 

Non mi rendo nemmeno conto di quello che sto per dire, fin quando le parole non escono fuori di getto.

 

<< Credi che se dovesse vedermi così, se m'incontrasse in questo corpo, sarebbe capace di dedicarti attenzioni? Sarebbe capace di tenere le mani a posto? >> domando provocandola.

<< Non farebbe nulla del genere >> risponde, ma la sua espressione vacilla un po' e i suoi occhi si spostano sul terreno.

<< Ah no? >> continuo.

<< Sai cosa? Se ci tieni tanto, te lo dimostrerò >> mi ferma lei.

 

E prima che possa rendermene conto, sta chiamando Austin, dicendogli d'incontrarsi per cenare insieme fuori in centro.

 

<< Cosa accidenti stai facendo, Camila? >> le chiedo una volta conclusa la telefonata.

So cosa sta facendo, non intendo il senso letterale della domanda. Mi riferisco più al suo comportamento. Mi chiedo se sia davvero colpa mia. Mi chiedo se sia stata io a farle questo indirettamente.

 

Lei si prende la testa tra le mani e la scuote.

 

<< Non lo so... non lo so >>.

 

Riprendiamo a parlare di cose reali,evitando il vero problema. Non vogliamo ricordarlo ancora una volta a noi stesse.

 

Mi chiede quando è successo la prima volta. La prima volta che ho sentito di avere un corpo mio.

Glielo racconto, gli parlo di Mike e del fatto che intende aiutarmi.

 

<< Tu credi... >> deglutisce prima di formulare la domanda << credi che un giorno sarai abbastanza forte da riuscire a restarvi dentro? >>.

 

Mi prende un po' alla sprovvista doverle rispondere, ma non posso negare di essermelo chiesta.

 

<< Non lo so >> scrollo le spalle << Mi accorgo che dura un po' di più ogni volta che succede, ma non so con precisione quando accade e dove finisce quandone esco fuori >>.

<< Ma quando eri piccola, non riuscivi a capirlo? Intendo, il passaggio da un corpo all'altro >>.

<< Non ho molti ricordi di quando ero piccola; le vite che ho vissuto sono moltissime, conservo pochi ricordi significativi ad essere sincera. Ricordo che non volevo dormire la notte, perché sapevo che il giorno dopo non ci sarei più stata. Continuavo a chiedermi se si trattasse di una loro illusione del domani o se ci fosse qualcosa di sbagliato in me >>.

 

Camila non m'interrompe, non dice nulla. Resta in ascolto con il viso inclinato leggermente, come se mi stesse studiando meglio.

 

<< Una bambina di pochi anni probabilmente non si accorge nemmeno di essersi assentata per un giorno >> commenta.

<< Probabile >>.

<< Austin nemmeno >>.

 

La fisso con più attenzione.

 

<< Dopo che mi hai rivelato la verità, non ho potuto fare a meno di chiedergli cosa si ricordasse di quel giorno all'oceano >> dice.

<< E lui? >>.

<< Non obietta quando gliene parlo, ma non ricorda dei dettagli. A dire il vero ricorda poco di quel giorno >>.

<< La sua mente deve aver elaborato qualcosa che gli permettesse di giustificare il trascorrere del tempo, senza veramente sapere cosa stesse succedendo >> ipotizzo.

 

Restiamo in silenzio mentre passo le dita sulla superficie dell'acqua. Camila mi guarda e potrei giurare di vedere un accenno di sorriso sincero sul suo volto.

 

<< Sei mai stata innamorata, L? >> mi chiede all'improvviso.

 

Mi siedo sulla riva.

 

<< Non so se lo si possa definire essere innamorati, ma la relazione più vicina all'amore che ho avuto è stata con Maya >>.

<< Mi parli di lei? >> la sua voce non ha tracce di un qualche sentimento in particolare, solo genuina curiosità.

<< L'ho conosciuta circa un anno e mezzo fa. A volte ho l'impressione che i miei ricordi di lei svaniscano nel nulla, ma sono ancora lì. Non posso dimenticarla. Beh, io lavoravo in un negozio di musica, o almeno Casey lavorava lì, la ragazza in cui mi trovavo quel giorno. Nonostante Maya avesse l'abitudine di comprare spesso dei cd, non si erano mai incontrate, o non avevano mai prestato attenzione l'una all'altra. Non so di preciso cosa successe quella volta, ma ci fu... la scintilla. Credo sia giusto definirla in questo modo, non saprei come altro descriverla. Maya finì per trascorrere tutto il pomeriggio al negozio con me. Ascoltammo della musica, parlammo, le raccontai qualcosa di Casey, qualcosa di davvero mio e lei fece lo stesso. Ma mi disse anche che suo padre aveva ricevuto da tempo una proposta di trasferimento nel proprio lavoro e l'aveva accettata; Maya sarebbe partita il giorno seguente. Le dissi che volevo continuare a sentirla, per me sarebbe stata la situazione ideale: una relazione a distanza senza bisogno di doversi raggiungere di continuo. Lei non era convinta della cosa, così le proposi semplicemente un'amicizia. Ci sentivamo con assiduità e, con il tempo, iniziò anche per lei a diventare qualcosa di più di una pura amicizia >>.

 

Camila mi ascolta silenziosamente, senza interrompermi. Poi prende parola.

 

<< Non hai mai ponderato di dirle la verità? >> domanda.

<< L'ho fatto, ma non credevo che lei potesse sopportare un peso del genere. Così ad un certo punto,quando mi propose di andarla a trovare, le dissi che mi vedevo con un'altra persona. Utilizzai le informazioni del corpo in cui mi trovavo quel giorno. Non ci siamo più sentite da quella volta >>.

<< Accidenti... mi dispiace molto per lei >> commenta sinceramente alla fine del mio racconto.

 

Annuisco amareggiata nel ricordare come ho dovuto mettere fine alla strana relazione che io e Maya avevamo.

 

<< Già, anche a me. È uno dei motivi per cui non mi sono mai più lasciata influenzare da qualcun altro o sono entrata direttamente nella sua vita cercando di sconvolgerla. Almeno... fino a quando non ho incontrato te >>.

 

Vedo Camila arrossire ma cercare di mascherare l'imbarazzo.

 

<< Lo hai mai raccontato a qualcun altro? >> mi chiede.

<< No, giuro. Tu sei la prima in assoluto >> è la verità. Sa che può fidarsi di me. Il problema è che non sono sicura che ancora riesca a farlo.

 

Il fatto che io mi fidi ciecamente di lei non presuppone che lei debba fare altrettanto di riflesso. Non è in questo modo che funziona la fiducia.

 

Continuiamo a conversare scoprendo sempre più cose l'una dell'altra. Scopro attraverso Camila cosa significhi trovarsi ogni giorno a far parte della stessa famiglia.Accorgersi che i drammi o le gioie del giorno precedente non svaniscono in quello dopo. E lei scopre che riesco a compiere grandi distanze soltanto se il corpo in cui mi trovo compie grandi distanze.

Resto meravigliata nel constatare chela sua singola esistenza sia piena di sfaccettature, quasi quanto lamia che è molteplice.

 

Arriviamo all'appuntamento con Austin; Camila seguirà le nostre interazioni da lontano, io dovrò fingermi una sua amica che riconosce Austin per caso e si ferma a parlare con lui. Spero che basti poco per farlo capitolare perché non desidero alcun contatto prolungato con lui.

 

Lo scorgo dalla vetrata del locale e dentro. Ordino qualcosa da bere mentre sento lo sguardo di

Camila incollato alla mia schiena. Adocchio Austin che aspetta impazientemente. Batte di continuo il piede a terra e controlla l'orario sul telefono ogni dieci secondi.Sembra davvero nervoso. Probabilmente non è tipico di Camila ritardare agli appuntamenti, men che meno con lui.

Mi avvicino al suo tavolo.

 

<< Scusami, tu sei Austin? Austin Mahone? >> chiedo fingendo sorpresa.

 

Lui annuisce annoiato, ma quando si volta a squadrarmi devo quasi raccogliere la sua mascella a terra.

 

<< Sono io >> conferma riprendendo la sua solita spavalda facciata.

<< Camila mi ha parlato tanto dite, io sono una sua amica d'infanzia >> mento, ma Austin è più concentrato a far scorrere i suoi occhi lungo il mio corpo.

<< Con chi ho il piacere di parlare? >> chiede sfoderando un sorriso attraente.

<< Normani >> gli porgo la mano per gentilezza e subito lui la stringe, soffermandosi più del dovuto e lasciando una lieve carezza sul dorso.

<< Posso sedermi? Ti dispiace? >> ricambio il suo sorriso anch'io.

 

Lui accenna un no con la testa.

 

<< Non mi dispiace affatto, ma in realtà sto proprio aspettando Camila >>.

<< Oh, che coincidenza: Camila mi ha scritto un messaggio proprio qualche minuto fa dicendomi che non riesce a rintracciarti, ma ha avuto un imprevisto e non potrà venire>>.

 

Austin solleva un sopracciglio ma non fa obiezioni. Probabilmente in questo momento si sente più fortunato poiché potrà trascorrere del tempo con me che con la sua ragazza.

 

<< D'accordo allora. Già che siamo qui, ti unisci a me per cena? >> accetto.

 

Potrei perfino capire cosa ha attratto Camila di lui, ma non riesco a capacitarmi che stia facendo una cosa del genere senza problemi nei confronti suoi.

 

Austin mi chiede come io e la sua ragazza ci siamo conosciute, per quale motivo non mi ha mai vista prima d'ora, quanto resterò in città. Invento che sono soltanto venuta per trascorrere una settimana tranquilla di vacanza, ma il giorno dopo dovrò ripartire per un provino a New York. So benissimo di potermi permettere una bugia del genere, e lo sa anche Austin, soltanto che non sospetta minimamente che non sia vero.

Per moltissime persone, Camila compresa, il mentire è un'azione che richiede meditazione prima. Non è così semplice. Ma per me, mentire è parte della mia vita quotidiana, dovuto alla mia particolare condizione. Ho imparato ad adattarmi e a superare gli ostacoli che giornalmente mi si presentano davanti... ma questo richiede un alto numero di menzogne che si sovrappongono sulle mie spalle. Giorno dopo giorno.

 

Gli sfioro accidentalmente la mano. Po ila gamba sotto il tavolo. Poi gli sorrido battendo le ciglia in modo decisamente provocatorio. Sono sfacciata, ma attenta alla mia sfacciataggine. Voglio comunque far vedere a Camila (diversi tavoli indietro) che è lui a rispondere volontariamente alle mie avances. Si sporge, cerca il mio sguardo e mi sorride.

Quando, appena dopo cena, mi prende una mano tra le sue, mi sento incredibilmente sporca. Non sta succedendo nulla di davvero sconvolgente, ma il solo pensiero di lui e me mi nausea. Come può trattarla così? Dimmi che lo vedi, Camila. Dimmi che capisci che è sbagliato quello che provi per lui. Dimmi che tene rendi conto.

 

Austin mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si sporge per baciarmi. In quel momento, il mio telefono squilla. Meglio, il telefono di Normani. Austin grugnisce infastidito a causa dell'interruzione. Io sfodero un finto sorriso colpevole e dispiaciuto al tempo stesso. Mi aspetto che si tratti di Camila. Le avevo passato il numero di Normani per qualsiasi eventualità durante la cena. Lo avevo fatto perché volevo comunque essere sicura di poter avere un contatto con lei. Ma non è Camila . Il nome che lampeggia sullo schermo è "Dinah".

 

Dinah? Aspetta... io lo conosco questo nome. Dinah.

 

Ma certo che sì! Si tratta della migliore amica di Camila. Un momento, questo significa che anche Normani conosce Dinah. Mi dico che non è poi così strano, può essere una semplice coincidenza. Dinah conosce Normani, ma Normani non conosce Camila. Che strana situazione. Decido che non è esattamente il momento giusto per pormi certe domande.

 

<< Devo andare, è mia madre che mi chiede di rientrare e riportarle la macchina >>.

 

Altra bugia. Non mi sento in colpa nemmeno per un secondo. Tutto ciò che voglio è allontanarmi da Austin il prima possibile. Raccolgo le mie cose ed esco dal ristorante.

 

Pochi secondi dopo mi raggiunge Camila. Ha il volto basso e gli occhi scuri. Mi riaccompagna a casa ma non accenna una sola parola. Quando mi accorgo che ormai siamo quasi arrivate, mi volto a guardarla.

 

<< Scusami... non volevo >>dico, ma lei scuote la testa.

<< No, non scusarti. È colpa mia, avrei dovuto immaginare una cosa simile >>.

<< Camila... >> tento, ma lei mi blocca un'altra volta.

<< L, oggi ho passato una bella giornata con te. Dico sul serio. D'accordo, non tutto è andato perfettamente e alcune delle nostre idee e dei nostri pensieri sono ancora lontani l'uno dall'altro, ma niente è come lo immaginiamo. Per oggi è bastato. Tu sei stata la mia nota felice della giornata,  non roviniamola... per favore >> il suo tono è supplicante.

 

Non posso negarle nulla. Non ho idea di cosa dirà ad Austin o come si comporterà con lui da adesso. Ma rientro dentro casa senza aver avuto la possibilità di baciarla o di tenerle la mano.

Anche a me oggi è bastato. Mi basta sempre quando c'è lei, perché è lei che voglio. Ma ha ragione, non è stato perfetto come lo avevo immaginato.

 

 

 

 

 

 

 

Note conclusive: Saaaalve :') per prima cosa vorrei scusarmi per via del ritardo assurdo di questo capitolo. Volevo soltanto essere sicura di trovare una soluzione affinché non si leggesse male come quello dell'altra volta. Adesso sto postando da pc diverso e spero che in questo modo la cosa possa cambiare. 

Duuuunque, in questo capitolo abbiamo trovato Normani, non ci sono stati né Ally, né Mike ma torneranno presto.... eeeee se vi dicessi che L potrebbe iniziare a ricordare qualcosa? Della vera sé s'intende :')

Vedremo nel prossimo.

Curiosità/chiarimenti/note varie:

1. Il titolo del capitolo è anche il titolo di una canzone, "Don't say anything" di Trent Dabbs. La melodia e il testo mi ricordavano particolarmente la scena finale in cui Camila dice ad L che lei è stata la sua nota positiva della giornata.

2. Austin non ci sarà ancora a lungo. 

3. Abbiamo visto che Normani conosce Dinah... adesso dobbiamo capire in che modo :')

4. Ci sono stati due personaggi "nuovi" in questo capitolo: Casey, ma non è ispirata ad una persona realmente esistente, e Maya. Maya è ispirata all'attrice Maya Mitchell (che tra l'altro è un'amica di Lauren).

 

Credo sia tutto qui :') rileggerò/correggerò il capitolo eeeee see you!

  
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