Avete presente quella sensazione di lieve stordimento che avete quando vi svegliate su una barca in mezzo al mare circondata da perfetti sconosciuti che ti guardano come se fossi un alieno piovuto dal cielo?
Beh, io sì e non è affatto piacevole.
Successe una sera, intorno alle due di notte: ero ancora sveglia e pimpante per terminare la mia maratona di One Piece; stavo guardando l'episodio 705 e stavo frignando sul letto per le dimostrazioni di affetto di Cora-san nei confronti di Law (e già qui dimostro tutta la mia sanità mentale).
Successe in quel momento: un attimo prima mi stavo soffiando il naso nel buio della mia cameretta, quello dopo ero distesa su un ponte sommersa dalla luce del sole.
Sogno, fantasia, commozione cerebrale o semplice overdose di Ciobar?
Stavo ancora decidendo se avessi qualche trauma al cervello dovuto alle lunghe ore passate a guardare settecento episodi filati quando qualcuno mi toccò la spalla con un bastoncino di legno.
"Secondo voi è ancora viva?" chiese uno.
"Ma certo, i morti non respirano!" rispose un altro.
"Fai poco lo spiritoso potrebbe essere uno zombie..."
Sbattei più volte le palpebre cercando di abituarmi alla luce e capire chi mi stesse intorno: per la miseria, non riuscivo a riconoscere le voci!
Mi alzai a sedere col risultato che la testa iniziò a girarmi, ma la scossi e mi guardai intorno abituandomi in fretta alla forte luce che mi circondava.
"Non ditemi che è successo di nuovo!" esclamò qualcuno "È la seconda volta, porca miseria! Tiratela su e portartela dentro."
Delle mani mi afferrarono le braccia e mi tirarono in piedi poi venni quasi trascinata in una cabina, fatta sedere su una sedia e costretta a bere un forte infuso di tè ai gelsomini.
"Non hai la nausea, vero? Perché l'ultimo che è stato qui ha vomitato per due ore filate, non vorrei ripetere l'esperienza."
Quasi sputai il tè sul tavolo per la sorpresa: quella voce la conoscevo!
Alzai gli occhi e vidi l'inconfondibile maschera azzurra di Killer, che comunque non riusciva a nascondere il lungo pizzetto biondo che spuntava dal mento.
"Io ti conosco!" esclamai "Tu sei Killer!"
"Oh, beh... almeno non sei svenuta" mi rispose con un alzata di spalle.
Mi guardai intorno e riconobbi alcuni membri della ciurma di Kid. Mi fu subito tutto più chiaro: ero preda del "Morbo del Mangaka", ovvero lo splendido trauma cerebrale che dura una notte e che ti fa sognare di essere entrata nel tuo manga preferito.
Se la mettiamo così la prossima volta mi faccio la maratona Assassination Classroom!
"Se stai pensando che si tratti di un sogno ti sbagli" esclamò l'altera voce di Eustass Kid, il Capitano "Sei davvero qui, nel nostro mondo, quello che voi chiamate... mange o qualcosa del genere."
Lo guardai male: "Si chiamano manga!"
"Come ti pare!" rispose lui scocciato "Quindi immagino tu sappia già chi sono io."
"Certo che lo so" risposi, offesa: non sia mai che venga messa in dubbio la mia conoscenza su One Piece.
L'unica cosa che mi preoccupò, però, fu la sua affermazione che non fosse un sogno... e se fossi davvero finita nella serie?
"Allora" cominciò il rosso sedendosi davanti a me sul tavolo di metallo di quella che riconobbi come la sua cabina di comando, accavallando le gambe "Tu vieni da un mondo dove noi veniamo considerati i disegni di uno svitato, giusto?"
Annuii sorseggiando il mio tè: era davvero buono!
"Due anni fa un ragazzo è piovuto dal cielo e ci ha detto questo: 'Vengo da un altro mondo, non so come ci sono finito qui, ma sono contento: voi siete i miei idoli!'"
Alzai le sopracciglia e squadrai Kid da cima a fondo: "Senza offesa, mi stai simpatico certo, ma preferisco Law" dissi con nonchalance.
Accanto a me Killer diede un colpo di tosse che poteva benissimo dissimulare una risata; il rosso gli lanciò un occhiataccia e mi trafisse con i suoi gelidi occhi gialli... mai più spaventosi di quelli di Mihawk.
"Comunque, quel ragazzo come ci è tornato a casa?" chiesi.
"Non ci è tornato, non ha trovato il modo. Ora vive all'Arcipelago Sabaody per quel ne so" mi rispose con un ringhio.
Impallidii. Se quel ragazzo non aveva trovato il modo per tornare a casa come avrei fatto io?
"Adesso stammi a sentire mocciosa, io non voglio avere problemi né addossarmi il tuo inutile destino. Quindi alla prossima isola scendi e a mai più rivederci" illustrò lui.
Sì, beh, Kid ha sempre avuto un carattere antipatico e un po' scontroso, nonché sadico e omicida, ma io non mi lascio spaventare così. Anzi, col cavolo che scendo e vago come un idiota lontano dai luoghi prescelti per le avventure dei miei eroi.
"No, stammi a sentire tu piratucolo dei miei stivali, io non vado da nessuna parte!" sbottai "Puoi anche sbattermi giù dalla nave a calci in culo o crocifiggermi ma io, finché non avrò trovato un modo per tornare a casa, da qui non mi muovo!"
Lo vidi spalancare gli occhi per la sorpresa e Killer spostò lo sguardo da me a lui prima di intervenire, piegandosi lievemente su di me.
"Se sai chi è lui non ti conviene parlargli così" mi sussurrò.
"Ma chissene frega, non ho paura di un ammasso di inchiostro creato da uno svitato!" risposi con enfasi, sbattendo la tazza sul tavolo e seminando tè al gelsomino ovunque "Con tutto il rispetto per Oda, s'intende!" aggiunsi, più calma.
Kid assottigliò le pupille e mise giù le gambe con inaudita lentezza, sporgendosi verso di me: "Invece credo dovresti averne" sibilò.
"Sfidami!" risposi con un ringhio. Non mi sono mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno e di certo non comincerò ora.
Ci guardiamo storto per un lunghissimo istante, infine lui sorride sinistramente "Mi stai simpatica" asserì infine lui raddrizzandosi, lasciandomi sbigottita.
"Mi prendi per il culo?" domandai.
"No, però non puoi rimanere quì. Cosa avresti intenzione di fare?" mi chiese.
Restai in silenzio: non lo sapevo nemmeno io.
"Ehm... non lo so" ammisi, lasciandoli tutti di sasso.
"Cioè... fai una scenata del genere e non sai nemmeno tu che fare?" mi chiese Killer.
"Beh... sì" risposi, ammettendo di essere patetica.
"Oh, Santo Nettuno" sospirò il rosso.
Ma non mi demoralizzai "Ehi, sono qui solo da cinque minuti... dammi il tempo di riflettere!" protestai.
"Piuttosto, dimmi un po' come ti chiami, mocciosa" esalò lui.
Feci una smorfia: mocciosa? Avevo ventidue anni per la miseria! "Caroline" risposi, secca.
"Beh, fammi sapere quando avrai le idee chiare, Caroline."
Ok, ti faccio uno squillo...








Angolo dell'Autrice psicologicamente insana:
Sì, ragazzi, ho scritto una storia in cui entro nel manga di One Piece e incontro il mio rosso metallaro preferito!
Ora vi starete chiedendo: perché Kid? No? Beh, ve lo dico lo stesso: Rufy&Co., Law, Doflamingo ecc... beh, sono tutti troppo banali. Io volevo un incontro originale, quindi ho optato per Eustass Kid!
Sono un genio, lo so.
Un genio psicologicamente insano...
(Chiedo venia se il primo capitolo fa un pò schifo, mi rifarò nei prossimi)
Caroline.