Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Promisen    16/08/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Ascolta, e se ti aiutassi a cercare quella persona?"
Queste parole fecero sussultare l'elfa scura, appena rientrò per portare il cibo al mezzelfo. Si sedette di fronte a lui mentre quest'ultimo iniziò a mangiare con voracità.
"Da quanto tempo non mangiavi?" Disse la donna con un tono divertito e sorpreso.
"Scusami, credo di aver perso tutte le energie durante la bufera di neve"
"Pensa a recuperare energie adesso. Quando avrai finito ti darò anche qualche moneta per poter riposare in un albergo. Non puoi rimanere qui troppo, sai già che ho fatto..."
"Sì," disse il mezzelfo, posando il cucchiaio e rimandando per il momento il suo pasto. "Ma io voglio aiutarti a cercare quella persona. Ti prego, mi hai salvato la vita, permettimi di aiutarti almeno in questo."
L'elfa scura restò in silenzio con il volto triste. "Non dovrei cercarli," disse, stringendo forte le mani sulle proprie cosce e sulla stoffa del vestito. La sua voce diventava sempre più stentata e sofferente. Sigur aveva compreso che quindi erano due le persone che cercava, avrebbe voluto chiederle conferma, ma non si sentiva di interromperla in quel momento.
"Non dovrei...rischio solo di mettere a repentaglio tutti quelli che vivono qui con me, ma vedi..."
La donna passò dolcemente una mano sul ciuffo biondo del mezzelfo. "Nella neve, i tuoi capelli sembravano bianchi, e i capelli bianchi sono una singolarità di noi elfi scuri. Io...cerco i miei figli."
Sigur spalancò gli occhi. Era madre? Così giovane? Come aveva perso i figli? Cos'era successo?
Un'infinità di domande gli balenarono in testa. Domande che non avrebbe mai potuto chiedere, era chiaro che non avrebbe ricevuto risposta. Si rese conto che quello che la donna gli stava confessando era fin troppo.
"Uno dovrebbe avere la tua età," continuò,"l'altro a quest'ora dovrebbe essere poco più di un ragazzino...e io..." Improvvisamente scoppiò a piangere. Un pianto disperato; un pianto che provava ad essere contenuto a denti stretti, ma che usciva solo con più forza.
"E' stata colpa mia! Io...se solo quel giorno avessi seguito la mia volontà, adesso loro sarebbero ancora con me! Non posso perdonarmelo...potrebbero essere morti e io...non posso...non..."
Le lacrime interrompevano il suo discorso, e Sigur non riusciva più a lasciarla parlare. Per lui era troppo quel dolore. Non ci pensò molto, semplicemente l'abbracciò; la strinse a sé con tutta la forza che aveva. La donna sussultò sorpresa, poi lo strinse e pianse tutta la sua sofferenza sulla spalla del giovane. Persino Sigur sentiva gli occhi gonfiarsi. Stava piangendo? Non se ne accorse fin quando le sue guance non vennero rigate da calde lacrime.
"Mi hai salvato la vita...io farò di tutto per poter trovare i tuoi bambini. Te lo prometto..."
"Tu...tu davvero lo faresti?"
"Sono la tua vita loro, non è così? Questo è il vero modo con cui posso ricambiare quel che hai fatto..." Le parole di Sigur ruppero quel controllo precario che aveva assunto la donna, che scoppiò nuovamente a piangere.
"Ti prego...trova i miei bambini! Gerwyn,Akai...ti prego, trovali!"
"Te lo prometto," sussurrò Sigur, con le lacrime agli occhi.
 

"Andiamo, Akyrien da quattro soldi, fammi vedere cosa sai fare!"
La voce di Nariemel echeggiava dalla larga stanza dove lei e Gerwyn stavano avendo l'ennesimo allenamento del mese. I due si allenavano tutti i giorni per quasi tutto il giorno, e la stanchezza di quell'allenamento si leggeva molto più negli occhi dell'elfo scuro che dell'elfa, ma era presente in entrambi.
Le spade sguainate; gli occhi fissi gli uni con gli altri; i muscoli flessi e pronti ad esplodere.
"Fingi che io sia il vero nemico, altrimenti questo allenamento ti porterà alla morte, perché io non scherzo!" Queste furono le stesse parole che disse l'elfa a Gerwyn durante il primo allenamento, e quest'ultimo ebbe la possibilità di provarne la credibilità; le numerose cicatrici che aveva accumulato in tutto il corpo erano la prova. Nariemel, invece, non era stata colpita neanche una volta dal ragazzo, né messa in difficoltà.
L'obiettivo vero di Gerwyn, che quasi aveva dimenticato fosse un allenamento, era quello di ferirla almeno una volta, perché se qualcuno può sanguinare, allora può morire.
La prima mossa fu quella di Gerwyn, che esplose in uno scatto che lasciò una nuvola di terra dietro di sé. Non poteva fare a meno di urlare ogni volta che combatteva, ne aveva bisogno, al contrario di Nariemel che era in completo silenzio durante tutta la battaglia; il ragazzo pensava fosse questa la loro grande differenza: lui esplodeva, lei organizzava la rabbia nei fendenti e movimenti giusti.
Sii imprevedibile, pensava il ragazzo mentre saltò e fece una giravolta su sè stesso, rotando la lama della spada come una trottola orizzontale diretta verso la spalla dell'elfa. Parata. L'elfa non ebbe il minimo problema a predire la mossa del ragazzo, che venne subito punita con un sonoro pugno nello stomaco.
"GWAH!"
"Troppo lento," diceva la donna: parlava solo per spiegare i difetti al ragazzo durante la battaglia. "Mi hai mostrato l'attacco che stavi per fare prima che il fendente arrivasse: questo è un errore."
Nariemel restava con il pugno affondato nello stomaco di Gerwyn, che si staccò velocemente, lanciando una falciata verso il viso di lei prima di cadere a terra. Falciata che lei schivò.
"Nulla da dire qui, apparte il fatto che...sei caduto!" e a quell'ultima esclamazione diede un forte calcio al viso del ragazzo, che rotolo all'indietro dolorante. Nariemel sospirò, poi rinfoderò la spada e prese due pugnali, scattando verso di lui, intenta ad infilzarlo mentre era steso.
L'elfo scuro spalancò gli occhi ed evitò i coltelli rotolando sul fianco e rialzandosi con un salto agile- salto che gli era stato insegnato da Nariemel-.
Sorrise, era riuscito almeno ad imparare quel salto che sembrava tanto difficile all'inizio. In realtà era migliorato molto, ma lui non poteva rendersene conto. Nariemel invece aveva notato quanto la velocità di apprendimento di quell'elfo fosse assurda: ben presto sarebbe stato pronto.
L'elfa venne colta di sorpresa da un attacco che mai si sarebbe aspettata. Gerwyn le aveva lanciato la spada contro. Che razza di attacco stupido era? Disarmarsi in questo modo.
Schivò la spada, spostando agilmente il viso, ma in quel momento vide che Gerwyn si era avvicinato a lei con uno scatto degno di nota, e stava per piazzarle una gomitata nello stomaco, che lei coprì in fretta con le braccia. Ora avrebbe parato quel colpo e gliel'avrebbe fatta pagare per così poca accortezza. Ma non fu così che andò.
Quella di Gerwyn non era una ginocchiata, ma aveva alzato la gamba, predicendo la parata di Nariemel, e usò quella gamba per scalare le braccia dell'elfa come uno scalino. Questo la fece vacillare per un secondo; tempo che diede la possibilità a Gerwyn di colpirla per la prima volta con un calcio ben assestato al mento. Il suo primo, glorioso colpo.
L'ha colpita, pensava Domen che osservava spesso i due combattere. Anche lui dava consigli su come far migliorare il ragazzo, e quel colpo forse significava che stava funzionando. Non era stata fortuna: era stato programmato. L'uomo sorrise, chiudendo gli occhi. "Ottimo lavoro, Gerwyn."
Eppure...
Quella vita in quel luogo stava iniziando a diventare insopportabile. Facevano un gran lavoro, è vero, stavano andando alla grande. Eppure tutto questo veniva limitato soltanto al loro piccolo spazio in quella grotta, che per quanto possa essere vasta e spaziosa, restava inevitabilmente un piccolo spazio.
Avevano una missione, ma quella missione era ardua da portare avanti fuori le mura di pietra che circondavano ogni loro giornata. I pochi uomini che potevano permettersi di mandare all'esterno, non facevano più ritorno. Gli dei solo sapevano se erano morti o stati corrotti, o magari semplicemente scappati. Se quest'ultima ipotesi era esatta, a loro non sarebbe rimasto più molto tempo e ben presto si sarebbero ritrovati in un enorme pericolo. Uno scacco matto.
 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Promisen