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Autore: _DangerDays_    16/08/2015    3 recensioni
[Principalmente Ereri. Accenni di varie altre ship. Scuola superiore. AU.]
“Levi era oltraggiato.
Non riusciva a capire ancora come lui era finito ad indagare in una stupida scuola superiore. In fondo era un agente.”
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Prima storia in assoluto in questo fandom, spero di esserne “degna”. Inoltre vi prego di scusarmi se i personaggi sono un po' OOC. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mini prologo.

-Agente Akerman.- salutò il superiore di Levi Akerman, Erwin Smith.

-Buongiono, capo. Ha chiesto di vedermi?-

-Sì. Avrei un lavoro da affidarti.- disse Erwin, guardandosi le mani. Era sempre stato un brav'uomo e un buon agente, nonché molto simile, sotto certi aspetti, al suo sottoposto.

-Dica, capitano, l'ascolto.- ribatté Levi.

-Abbiamo scoperto che c'è un giro di droga gestito da un professore da queste parti. Non sappiamo chi sia o in quale scuola sia, ma stiamo indagando, per questo mi servirebbe il tuo aiuto. Hanji è già andata a fare alcune domande in una scuola non molto lontana da qua.-

Levi era abbastanza perplesso. Se si trattava solo di alcune domande, poteva benissimo affidare il compito di riferirglielo a un altro agente. Era raro che il comandante Erwin desse di persona i comandi.

-Comandante, se si tratta solo di qualche domanda…- l'altro lo interruppe.

-Purtroppo, Levi, nel tuo caso non si tratta solo di qualche domanda.-

 

 

Capitolo uno.

Levi era oltraggiato.

Non riusciva a capire ancora come lui era finito ad indagare in una stupida scuola superiore. In fondo era un agente, e di sicuro il suo grado non era basso.

Spinse più forte il piccolo auricolare nell'orecchio, con un espressione che avrebbe fatto venire a tutti la voglia di stare a un minimo di dieci metri di distanza da lui.

-Superiore Erwin, mi potrebbe ricordare come mai avete scelto me?- sussurrò. Sentì nel suo orecchio una risata metallica, e poi la voce del suo superiore giunse a lui distorta. “Te l'ho detto mille volte Levi, perché tu sei quello che assomiglia di più a un ragazzo. E non osare contraddirmi.”

L'agente non rispose. Si trovava davanti alla porta d'ingresso del liceo. Esso era una struttura imponente e davvero molto grande. Le pareti erano dipinte di azzurro molto chiaro, e il tutto non era rovinato neanche un po', nonostante la posizione in altura.

Il suono della campanella gli invase le orecchie, e si affrettò ad entrare. Rimase leggermente stupito dall'ordine dell'ingresso. C'era un bancone dove probabilmente si davano le combinazioni degli armadietti e gli orari delle lezioni ai nuovi arrivati.

Fortunatamente per lui, Levi aveva già avvertito il preside della sua missione, ragion per cui non dovette fare nessuna delle due cose, avendo già sia la combinazione che gli orari. Si diresse spedito verso l'ala dell'edificio dove credeva che ci fosse il suo armadietto.

Evidentemente fece male i conti, perché si ritrovò a vagare senza una meta precisa fuori dalle aule che intanto si erano riempite, lasciandolo quindi da solo nei corridoi. Quando da una delle tante porte uscì un ragazzo. Levi non gli prestò molta attenzione, anche perché si stava dirigendo in bagno. Notò solo che era più alto di lui, e digrignò i denti continuando a guardare sui numeri degli armadietti davanti a lui. Circa due minuti dopo il ragazzetto uscì dal bagno. Stava per aprire la porta della sua aula quando si girò verso Levi e disse:

-Sei nuovo? Non ti ho mai visto, prima-. Levi in tutta risposta gorgogliò un sì distratto. Non gli erano mai piaciuti particolarmente i bambini.

-Piacere, io sono Eren Jeager- si presentò lui, porgendogli la mano. Levi a questo punto si girò e rispose alla stretta di mano, annunciando un “Levi Akerman” e continuando a osservare tutti i numeri degli armadietti che, purtroppo per lui, non corrispondevano a quello che gli aveva riferito il preside. Fece un'espressione esasperata.

-Cerchi il tuo armadietto?- chiese Eren, evidentemente curioso.

Certo che parla sempre. -Sì- rispose secco.

-Che numero è?- si interessò ulteriormente il più giovane.

-Ottocentoquindici-

-Il mio è ottocentoventi! Se vuoi ti accompagno.- disse amichevolmente.

Levi dovette cedere. Tutto per trovare quell'armadietto. -E va bene- concesse.

Nel tragitto -che Levi scoprì essere davvero breve, giusto un paio di corridoi- per arrivare alla loro meta, il più grande osservò Eren.

Come aveva notato prima, era più alto di lui. Aveva una zazzera di capelli castani e i suoi occhi erano verdi con delle piacevoli sfumature azzurre. Era magro, ma decisamente non era muscoloso. Indossava la divisa della scuola, come lui. La divisa era davvero semplice: sostanzialmente, la scuola donava solo la camicia e il maglione, dove c'era lo stemma -due ali incrociate, una blu e una bianca- e i pantaloni potevano essere jeans e anche semplici pantaloni. Anche per le ragazze era così, con l'eccezione che loro potevano mettere anche la gonna con i calzettoni sotto.

Arrivarono agli armadietti, e Levi raggiunse subito il suo, aprendolo e iniziando a metterci i libri dentro. Si fermò e si girò verso Eren.

-Grazie-

Eren ridacchiò. -Certo che sei proprio espressivo- disse sarcastico, per poi aggiungere -di nulla, comunque.- Levi nascose il disappunto e si avviò nella sua classe senza neanche degnarlo di uno sguardo.

-Aspetta, Akerman!- gridò il ragazzo. L'altro si fermò, senza però girarsi.

-Sì?- rispose.

-Oggi vieni a pranzo con me e i miei amici- e ovviamente non era una domanda. Levi pensò che era passato molto tempo da quando qualcuno che non fosse un suo superiore gli aveva dato un impegno.

 

Tra una lezione e l'altra, arrivò la tanto attesa ora di pranzo. Uscito dall'aula si vuide travolgere da un ragazzino biondo alta poco più di lui, che gli prese il polso. Levi era sicuro di non averlo mai visto in vita sua. Ma odiava il contatto umano, e questo bastò per fargli uscire di bocca un acido “ma si può sapere chi sei tu?”

Il ragazzo si girò verso di lui. Aveva gli occhi azzurri. -Ma certo, tu non sai chi sono- disse più a se stesso che a Levi. -Sono Armin, un amico di Eren. Lui mi ha detto di portarti a pranzo con noi.-

-E come facevi a sapere che ero io?- chiese sospettoso. Armin indicò una ragazza dalla classe da cui Levi era appena uscita. Portava i capelli castani legati a coda di cavallo con due ciocche che le scendevano ai lati del volto. I suoi occhi erano grandi e di un marrone chiaro, e indossava un paio di leggins sotto il maglione.

-Quella è Sasha Braus. Le ho chiesto se quello nuovo era stato in classe con lei e lei ha detto di sì, e mi ha detto il tuo nome. Sai, Sasha è simpatica…- Armin parlò senza fermarsi un attimo per tutto il tragitto verso la mensa. Levi iniziava a non farcela più.

 

La mensa era quello di più grande Levi avesse mai visto. Era una vastissima sala, con tavoli di varie grandezze sistemati a file. A un lato della sala c'era un bancone dove si prendeva il cibo, ed esso era pieno di pasta di vario genere, hamburger, pane e insalata.

Armin e Levi presero il loro pranzo, poi il più giovane lo trascinò ad un tavolo dove erano sedute sei persone, compreso Eren e la ragazza di prima, Sasha. Vicino al ragazzo era seduta una ragazza con dei capelli corti e castani e degli occhi grigi quasi come i suoi, che poi si presentò come Mikasa. Di fronte a quest'ultima era seduto un ragazzo con dei capelli biondo cenere e degli occhi tra il marrone e il verde, il suo nome era Jean. Armin prese posto davanti a Eren.

Sasha sedeva affianco a Mikasa, e davanti a lei, china a parlare, c'era una delle ragazza più belle che Levi avesse mai visto. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, e irradiava una sorta di allegria, lei era Christa.

Davanti invece a dove si sedette Levi, c'era una ragazza con il medesimo colore degli occhi e dei capelli di Christa, solo che sembrava molto più triste, il suo nome era Annie. Il ragazzo non vi badò molto e si mise a mangiare, senza ascoltare le conversazioni di qui ragazzi, notando solo passivamente il battibecco nato tra Eren e Jean. Passò qualche minuto, quando Levi si sentì chiamare.

-Da dove vieni, Levi?- domandò curiosa Sasha.

-Mi sono appena trasferito qui- rispose evasivamente lui.

La ragazza sorrise. -Cosa ti piace fare?- domandò poi allegra.

-Pulire.- rispose distaccato Levi. Appena pronunciò quella parola, Eren si voltò di scatto, pronunciano un “cosa? Ma sei serio?!”

-Ovvio, Eren- rispose il più grande chiamandolo per nome -io non scherzo mai.-

Eren rise e scrollò le spalle -Va bene, amico.-

L'ora della mensa finì, e tutti i ragazzi furono felici di potersene andare.

 

Tornato a casa, Levi era esausto. Si era dimenticato quanto fosse faticoso andare a scuola. Si fece un caffè e stava per addormentarsi, quando qualcuno lo chiamò. Guardò il telefono intento a ignorare la chiamata, quando notò che era del suo capo, Erwin.

-Come è andata?- chiese la voce metallica di lui.

-Bene. Sto tenendo d'occhio qul professore, ma sembra che non faccia nulla di sospetto.-

-Ricordati che prima di passare alle conclusioni ci devi stare sei mesi.-

Levi sospirò -Sì, lo so-

-Che stavi facendo?- chiese il capo.

-Nulla di importante, perché?-

-Non dovresti fare i compiti?- chiese divertito Erwin, che non lasciò a Levi neanche il tempo di rispondere, e staccò.

 

Perché proprio a me? Pensò un'altra volta Levi, prima di abbandonare la testa allo schienale della poltrona.
 

L'autrice dice:

Ehi ragazzi! Come ho scritto nell'a descrizione, questa è la prima storia che pubblico in questo fandom. Questa prima parte è più che altro un'introduzione. Volevo solo avvertirvi di una cosa: non aggiornerò la storia finché non avrò scritto almeno altri due capitoli. Vi prego, capitemi e datemi tempo per questa volta. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete. 
Grazie,
BG_01

 

  
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