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Autore: Blue Eich    17/08/2015    7 recensioni
Ella strizzò forte gli occhi e serrò le labbra, come a volersi proteggere. «No… No…» mugugnò, con voce strozzata. Il suo corpo era scosso dai tremori. Aveva paura. Paura di essere anche solo sfiorata di nuovo.
[Come si sentirebbe Vera se avesse subito una violenza sessuale da parte di qualcuno, e come reagirebbe Drew allo scoprirlo?]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drew, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime
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Rosebud

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Drew aveva capito subito che qualcosa non andava: bastava fare due più due. Qualche giorno prima aveva visto un uomo che, con un perfido sorriso, aveva bussato alla porta della camera di Vera, al Centro Medico per Pokémon. Poi la ritrovava nel giardino di un ospedale. Fissava dritta davanti a sé ed era… Scossa. Ogni rumore e ogni minimo cambiamento attorno a lei, come il fruscio dell'erba o il passaggio di una macchina, la facevano sussultare.

«Vera?»

Anche al sentirsi chiamare sussultò. Alzò gli occhi, che sembravano così sperduti, per poi riabbassarli subito. «Ciao…»

«Che ci fai qui?»

«Prendo un po' d'aria.»

«No, intendo, qui.» Drew rivolse lo sguardo alla struttura bianca alle loro spalle.

Al che, Vera serrò le labbra e non volle dire nulla. Regnò un pesante silenzio in risposta.

«Vera, dimmi cos'è successo.»

La Coordinatrice, con l'impeto di un fiume in piena, venne invasa dai ricordi. I suoi occhi erano ancora più intimoriti di prima e… Vacui. Le cui pupille, lucide e spaurite, tremavano, così come le mani. Fragili, l'esatto contrario di quelle avide che l'avevano stretta con violenza e le avevano sbottonato il vestito. Mani che fremevano impazienti, insieme a quel ghigno e quello sguardo folle.

Il verde andò subito davanti a lei e la prese per le spalle. «Cosa ti hanno fatto?!»

Ella strizzò forte gli occhi e serrò le labbra, come a volersi proteggere. «NoNo…» mugugnò, con voce strozzata. Il suo corpo era scosso dai tremori. Aveva paura. Paura di essere anche solo sfiorata di nuovo. «Non voglioNo…» fece ancora, schermandosi il petto con le braccia.

La mano di Drew rimase ferma, protesa verso di lei. Improvvisamente vide chiara la situazione. Ma dovette mettere da parte la voglia di spaccare la faccia a quell'essere infimo, così spregevole da non meritare nemmeno di essere definito umano. Prima c'era qualcosa di più importante: la sua Vera, che ora singhiozzava, immobile e indifesa, con solo la voglia di scappare, lontano da tutti e da tutto.

«Ehi» le disse, con voce vellutata.

La ragazza alzò di nuovo il viso rigato dalle lacrime e venne avvolta in un abbraccio. «Lasciami!» gridò, cercando di sottrarsi. La voragine che era rimasta assopita si era riaperta ancor più di prima, un dolore talmente forte che avrebbe desiderato solo piantarsi un pugnale nel petto, almeno sarebbe cessato, si sarebbe sentita meglio. La vergogna la stava assalendo: era di nuovo nuda, priva della sua dignità, come se quella scena si stesse ripetendo.

Ma il rivale non aveva intenzione di demordere. Anzi, continuò a stringerla, incassando senza batter ciglio i pugni frustrati che gli stava dando. Poi, pian piano, la forza dei colpi diminuì, mentre i suoi singhiozzi si facevano più intensi e le lacrime le pizzicavano gli occhi.

«Va tutto bene

Al suono di quella frase, rimase paralizzata. I suoi sensi smisero di reagire. D'un tratto, sentì un piacevole tepore invaderla. Si sentiva protetta, come fosse dentro il bocciolo di una rosa; tutto il resto non esisteva né aveva importanza.

«Stai tranquilla.» Guidata dalla voce soave di Drew, Vera iniziò a condurre le braccia tremanti alla sua vita, dove piano si poggiarono. Quei ricordi orribili sembravano volati via dal suo cuore, or leggero e libero come un palloncino.

«D-Drew?» chiamò poi, rompendo quel silenzio surreale.

«Uhm?»

«Resta con me» sussurrò, aggrappandosi lievemente alla sua giacca, come a volerlo sentire più vicino di quanto già non fosse. Assicurarsi che non andasse via… Lasciandola sola, di nuovo nell'oblio.

Drew, sorpreso da quella richiesta, fece un sorriso, quasi intenerito. «Certo, sciocca.»

 

La mattina seguente, Vera si svegliò con la luce accecante del mattino che filtrava attraverso le tende bianche. Era tutto bianco, in quella stanza. C'era una sola nota di colore che spiccava: la rosa cremisi poggiata sul comodino. Era un rosso così vivace che le dava di nuovo la voglia di vivere e le faceva spuntare un sorriso: una firma anonima, ma che tanto anonima in fondo non era, un piccolo gesto per far sentire la propria galante presenza.

 


 

 Angolo Autrice
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Bonjour!
Ammetto di aver pubblicato questa cosa ambigua perché costretta, e spero di attirare qualche lettore.
Ricordate, popolo:
la Contest domina sempre e comunque!
Spero che qualcuno si farà avanti per recensire, lol. Alla prossima!
-H.H.-

 
   
 
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