-Polvere d'Angelo-
Con cautela Heather mostrò a Courtney che cosa succede quando le emozioni s'intensificano tramutandosi in gemiti inizialmente a labbra serrate.
Fu qualcosa di integralmente discordante con il piacere che quel ragazzo dalla ex cresta verde le faceva assaggiare. La mora d'occhi color della terra si sentiva attraversata come da dei fulmini prolungati che, irradiandosi fino al retro della nuca, producevano una situazione talmente compiacente da stringere gli occhi e divaricando le labbra impugnare il copri lenzuolo serramene tra le dita.
Avvertì dei piccoli baci nella sua parte più intima, più nascosta, più eclissata.
Le labbra di Heather così dannatamente morbide riaffiorarono in lei quei ricordi che da un po' di tempo non l'abbandonavano, erano ricorrenti, in particolare dopo le accese discussioni con quel punk del suo ragazzo; perché era così difficile accettare l'idea che una donna per essere felice non dovesse bisogno di un uomo?
Piccole forme geometriche dai colori sgargianti si aprivano e si chiudevano evidenziate da uno sfondo nero, diventando poi puntini bianchi di quando premi i palmi sugli occhi. Courtney riusciva solo a respirare una forma di godimento di cui solo l'altra ne era a conoscenza.
Quel respiro corto e ansimante era paragonabile all'immettere del sangue nelle vene, colpevole dell'arrossamento sulle guance della perfettina che, ovviamente, Heather intercettò comunque e sogghignando amorosamente le offrì delle carezze lungo i fianchi.
Era così incantevole la sua Courtney tanto che un pensiero sfiorò la mente della mora, una risposta incontrollata e innata aveva elargito lo schizzo di energia necessario per accendere la lampadina: Heather era lieta di donare piacere a Courtney.
La forza di volontà amalgamata alla gioia nel fare un'azione è il mix perfetto per completare il raggiungimento di un obbiettivo, ed Heather ne aveva uno nuovo, il quale per una volta non era trovare nuovi modi di mandare a quel paese Al.
Alzò lo sguardo, fece una carrellata sul corpo ambrato di Courtney, un ultimo gemito corto e affannoso, affogato dal piacere e Heather si sentì le dita più strette; le fece raggiungere l'estasi.
Sollevò una palpebra appiccicata, poi l'altra con il doppio della fatica precedente. Sbadigliò con fauci aperte, i canini ben in vista, come era solito fare allungò la mano alla sua destra facendola scorrere sulle pieghe del lenzuolo alla ricerca di Courtney.
"Ma dove..." per un momento, solo uno nella sua mente varcò la preoccupazione: lei se n'era andata, il proprio mondo fondato su irreali orgasmi fittizi era un fallimento, una stupida droga che rendeva larve umane, citando le parole della ragazza dalla pelle abbronzata. Cercò di non scomporsi e scuotendo la testa quel pensiero rimbalzò fuori.
Fece ruotare gli occhi formando una parabolica sul soffitto dando uno sguardo all'orologio digitale sul comodino, lampeggiavano in una luce verde acceso in contrasto, sul piccolo rettangolo scuro, le .
"Oh, spero che ci sarà carne al sangue con patate per pranzo." esordì sbadigliando nuovamente accompagnando le braccia dietro le orecchie alle quali però non sopraggiungeva il familiare rumore della ventola accesa.
Ci mise un po' Duncan a svegliarsi completamente, il sonno l'aveva catturato trascinando l'orologio avanti di quasi un'ora.
Ripeté il rituale mattiniero per una seconda volta dimenticando però di aver già svolto la stessa azione tre quarti d'ora prima. Si alzò un po' dondolante, riuscendo solo a scivolare con un piede sul tappeto e pestando il gomito sulla sponda in legno chiaro del letto matrimoniale.
Chiunque fosse stato in quella casa insieme a lui avrebbe potuto sentire una bestemmia urlata a denti stretti seguita da un grugnito che lo accompagnò fino alla porta del bagno.
"Vorrei tanto sapere chi è stato l'idiota che ha avuto la brillante idea di mettere un tappetino del cazzo ai piedi del let-" Ma non fece in tempo a finire la frase che appena la sua mano fece inclinare la maniglia di quella porta a vetro gratinata essa si staccò e con lei, ancora una volta, i piedi di Duncan dal pavimento.
Lavato, asciutto, pettinato e con qualche livido sul polso l'ex punk riuscì a conquistare la cucina, o stabilita da lui la mangiatoia rendendosi conto che magari avrebbe dovuto ascoltare quel presagio, il quale gli era balenato in mente per ben due volte.
Afferrò il cellulare sibilando nella mente a causa di una leve scossa di dolore vicino all'interno pollice.
Doveva sapere dov'era e che cosa stava succedendo.
Una mano si infilò nella tasca dei suoi pantaloncini, invece l'altra sbloccava lo schermo di un Samsung scassato, sgranò gli occhi nel preciso istante in cui cliccò la chat con Court, tuttavia non era per quest'ultima azione l'origine della sua ansia palpitante. "Dove cazzo è! D.o.v.e. p.o.r.c.a. p.u.t.t.a.n.a. É!" aspirò fuori dalla tasca il portafoglio con l'apprensione di chi detona una bomba e quel che è peggio, i cavi non hanno colore.
Aprì il portafoglio, ispezionò ogni piccola taschina, ogni più microscopico angolo e fece il giro della casa per ben tre volte, rovesciò il letto e prese a calci il comodino, esso per vendetta gli regalò un nuovo livido sul piede. Fu il caos.
"No no no no no no! Deve essere per forza da qualche parte i-insomma... l'avevo qui, non può essere andata lontano! Maledizione non ha mica le gambe!" il ragazzo dai capelli color della pece si era seduto per terra, in un angolo a caso dell'appartamento, completamente divorato da una sottospecie di crisi d'astinenza.
Non fu complesso arrivare ad un'unica soluzione: Courtney.
Sembrava quasi una foto l'immagine di Heather e Courtney che segretamente dormivano appagate l'una tra le braccia dell'altra.
La mora la teneva stretta al soffice e candido seno, una mano si posava docile sulla schiena e l'altra le caldeggiava i capelli. Entrambe coperte fino alle spalle, o quasi, da quel lenzuolo rosso porpora assente ormai dal profumo di Al: quel misto fra playboy e Armani era come se fosse evaporato, trasferito altrove, o forse era solo Heather che non lo percepiva più.
Non fu un raggio di sole a destare il sonno della mezza asiatica, bensì una vibrazione sul comodino scortata da un nip nip fu l'inaugurazione di quello che sarebbe potuto divenire un pomeriggio dinamicamente vivo e acceso.
≪Senti Court. Ti conviene dirmi subito dove sei. Chiaro?!
Ho messo a soqquadro la casa, pensi che i tuoi stupidi scherzi siano divertenti?!
Ma che cazzo! La ero te la sei messa nel cervello?!≫ ₁₃.₄₂
Aggrottò le sopracciglia la mora alzando un lembo del labbro superiore.
Duncan... come si permetteva di trattare così la propria ragazza?
Colei che cercava da sempre, in tutti i modi, di farlo uscire da quel tunnel artificiale, un teatro dal sipario aperto in cui recitavano fittizie ombre su uno scenario psichedelico.
Non ci mise molto a prendere l'iniziativa.
≪Ma che cazzo? Ora fai anche la spiritosa?!
Senti signorina non ho tutto il giorno, dimmi dove sei che ti vengo a prendere.
Okay, va bene, ieri sera magari non avrei dovuto dirti di si, ma cavolo! Arrivare a derubarmi.
Cos'è uno scherzo?≫ ₁₃.₄₃
Vediamo quanto resisti. Sei un fallito Duncan.≫✔✔