Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: theheartinthehand    17/08/2015    1 recensioni
Prima che fossero attaccati dal Titano Femmina; dopo la reclutazione dei ragazzi; e se Armin non avesse detto quella frase a Jean per primo? "Se qualcuno non sacrifica niente, non salverà mai niente."
Levi mostra le sue emozioni davanti ad Armin, una nuova recluta della Legione Esplorativa. Prima di quello, nessuno dei due aveva mai notato molto l'altro.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin, Arlart, Eren, Jaeger, Hanji, Zoe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Levi si chiuse la porta alle spalle, sospirando. Quel giorno avevano perso 45 soldati; non molti ma neanche così pochi. Ogni volta provavano ad affrontare i Titani, ogni volta Loro dominavano e ogni volta era una sconfitta. Sebbene avessero quell'Eren in squadra, capace di trasformarsi in Titano, insieme a una ragazza dal talento immano, le morti non mancavano di certo. Quando il corvino vedeva morire i suoi fedeli soldati e compagni si incupiva, senza nascondere le sue emozioni di puro disprezzo e odio verso i Titani e la rabbia che provava alla morte delle reclute. Si cfkhiedeva com'era possibile che ogni giorno secondo lui sembrava peggio invece che meglio. "Ancora una sconfitta, eh?" sospirò il biondo dagli occhi azzurri seduto sul suo letto "Le mie speranze van via scemando." disse il corvino, mentre il ragazzo si alzò. Levi gli si avvicinò. "Sebbene abbiamo il tuo caro amico in squadra, siamo comunque in difficoltá." La nuova recluta abbassó lo sguardo, tacendo, come segno di apprensione. "Armin, giusto? Da quando ci siamo accorti che Eren non riesce più a trasformarsi, abbiamo seri problemi. Stiamo rivalutando la situazione e la missione di riconquistare il Muro Maria." "Non ci sará un motivo per la quale Eren non riesce più a trasformarsi? Magari ha bisogno di concentrarsi su qualcosa, mentre provoca ferite a lui stesso." provó Armin, iniziando a gesticolare. "Forse potresti avere ragione, ma su cosa? Non abbiamo la minima idea su cosa basarci." "Potrei pensarci io." propose il ragazzino, dopo qualche secondo di silenzio. Sul viso di Levi si dipinse un sorriso derisorio e divertito. "Tu? Una nuova recluta? Lascia le cose agli esperti, ragazzino." "Posso farlo! Dopotutto, ho escogitato diversi piani in diverse vicende, ho ragionato diverse volte per arrivare a delle conclusioni, posso farcela!" Levi ruotò gli occhi e gli mise le mani sulle spalle, guardandolo negli occhi. "Non voglio che tu ti faccia male. Se Eren riuscisse a trasformarsi e perdesse nuovamente il controllo, potrebbe addirittura ucciderti." Armin strinse i denti, abbassando lo sguardo per qualche secondo. Poi lo rialzò. "Non ne vale la pena tentare per una vita?" "Non dire stupidaggini! Davvero pensi che col tuo sacrificio tutto si risolverá? Ti sbagli! Potrebbero morire anche altre centinaia di persone, invece!" Il biondo si incantò a fissare le iridi del Caporale, ma dopo un po' riuscì a sbattere le palpebre per riprendersi. "E cosa dovremo fare allora?!" "Non lo so, cazzo! Io non voglio che muoia altra gente, altri soldati, altri compagni e amici! Sono stufo di vedere le persone a cui tengo date in pasto a dei giganti che ci torturano solo per puro divertimento! La Legione Esplorativa é stata creata per proteggere, non per uccidere! Ed é ció che farò!" si sfogò il Caporale, alzando la voce. "Sai... qualcuno che non sacrifica niente, non riuscirá mai a salvare niente." sussurró il biondo, abbassando lo sguardo. "Cosa?" "Colui che non vuole sacrificare niente non salverà niente!" esclamò Armin, scostandosi dalle braccia del corvino. "Migliaia di vite sono andate perdute in battaglia, Levi! Se non continui a rischiare per trovare una risposta, invece di migliaia ne saranno milioni, in più morti inutilmente! Sai meglio di me che ogni soldato non vuole morire senza aver compiuto qualcosa di utile per l'umanitá, lo sai eccome! Dobbiamo prendere un altro respiro e non girarci indietro, perchè il passato, sebbene ci possa dare una lezione importante, puó anche ostacolarci! Capisci, Levi?" urlò il biondo, mentre dai suoi occhi iniziavano a sgorgare fuori grandi lacrime. Il Caporale restò immobile, sorpreso da quella scena: una neo recluta gli stava urlando addosso, perlodipiù piangendo. Sentì come se il suo cuore si stesse riscaldando, e fece un passo avanti. "S-Se restiamo con le mani in mano, n-noi... non saremo utili all'umanitá!" continuó, adesso singhiozzando. Levi allungó le braccia, stringendolo in un abbraccio. Armin affondò il suo viso nel petto del Caporale, stringendo la maglia in due pugni. Con una mano il corvino gli accarezzó i capelli color oro. "Non piangere, sebbene ti senta come se il mondo stesse crollando." Armin sorrise amaramente. "Guarda chi me lo dice. Anche tu stai piangendo." Dopo quella osservazione, il Caporale portó la mano che stava tra i capelli del ragazzino sulle sue guance, notando che erano bagnate. Poco dopo gli uscì un singhiozzo, e strinse maggiormente il piccoletto tra le sue braccia. "Come siamo finiti così?" si ritrovó a pensare il più grande, mentre stringeva il più piccolo e tutti e due piangevano. "Forse tutti e due abbiamo perso troppe persone care. Abbiamo visto troppe volte la morte in faccia, sfiorandola per poi schivandola di colpo, senza accorgercene. Sará mai possibile andare avanti, anche dopo le sue parole?" "Vuoi... vuoi restare per un po' qui con me?" Era una domanda, non una richiesta. Domandarlo era stato molto imbarazzante.Iniziava, poi, a pensare di starsi aprendo troppo con quello sfogo di parole e lacrime e quella domanda. "Se a te non dispiace." Il piccolo tiró su col naso e strinse il Caporale e in quel momento quest'ultimo si rese conto di quanto fosse tenero e si dimenticò di tutto. Riuscì a staccarsi da lui, prendendolo per mano, e guidandolo al suo letto. "Stenditi pure, abbiamo bisogno entrambi di riposare." "E tu dove dormirai?" chiese il biondo, sedendosi sul letto. "Affianco a te" sorrise il corvino, appoggiando un ginocchio sul materasso e avvicinandosi al viso della recluta. "Sbaglio o hai bisogno di essere un po' consolato?" Il biondo arrossì leggermente, asciugandosi le lacrime sulle guance con il palmo della mano. "Sbaglio o anche tu ne hai bisogno?" ribattè e Levi accennó un sorriso. "Forse sì, forse no" rispose, togliendo il ginocchio dal materasso "Adesso stenditi, io vado a lavarmi un attimo la faccia." "Va bene" Armin si stese e in quel momento a Levi sembrava davvero indifeso, con quel fragile corpo e gli occhi rossi rivolti verso di lui. "Ma fa presto." Il Caporale annuì e andò in bagno. Aprì il rubinetto e prese tra le mani, messe a cucchiaio sotto, molta acqua, e se la lanciò sul viso. Si guardó allo specchio. Aveva gli occhi rossi. Com'era possibile che quel piccoletto lo avesse fatto piangere, facendogli seguire le loro stesse emozioni? Entrambi, poi, avevano molto in comune - perchè sì, ciò che provi è molto importante, sebbene Levi debba nascondere dietro una facciata fredda le sue emozioni. E non intendeva che gli altri non avevano paura di perdere le persone a loro care, no; ma loro, sebbene le avessero perse, continuavano ad andare avanti, disperati, cercando una via verso la libertá. Molti soldati impazzivano e scappavano mentre loro rimanevano fermi, col viso abbassato e i pugni stretti, alla loro postazione. Non era di certo poco. Si asciugò il viso e ritornò dal biondino. Era girato su un fianco verso di lui, la testa appoggiata sulle braccia, gli occhi puntati su i suoi. Ancora una volta, il corvino sentì il suo cuore riscaldarsi. Si stese vicino a lui, su un fianco, in modo che i visi si scrutassero. In silenzio, Levi puntò il gomito sul materasso e poggiò la testa sulla mano, continuando ad osservarlo. All'improvviso Armin abbassò lo sguardo, le gote leggermente arrossate. Levi lo guardò incuriosito, portando una mano sotto il suo mento e alzandoglielo. "Non riesci a riposare? Domani subito dopo pranzo dobbiamo andare in esplorazione, dovresti provarci." "No. Non riesco" sussurrò in uno sbuffo il più piccolo, costretto a puntare i suoi occhi in quelli penetranti dell'altro. Levi scostò lo sguardo dagli occhi dell'altro per un attimo, per poi riportarlo. "Prima avevo detto che avevi bisogno di essere consolato, o sbaglio?" "E io avevo risposto che anche tu ne avevi bisogno, o sbaglio?" rispose il biondo, accennando un sorriso. "Come vorresti essere consolato?" "Coccole." farfugliò a bassa voce il più piccolo. Il tono era troppo basso per capirlo. "Come scusa?" "Voglio le coccole." Levi, dopo quella frase, rischiò di arrossire dopo ben 20 anni in cui non arrossiva. Fece di tutto per non arrossire e, con lo sguardo nuovamente abbassato, portò un braccio a circondare il bacino del più piccolo, e lo attirò a sè. Quest'ultimo, leggermente sollevato, affondò il viso nel petto del ragazzo, mentre il corvino lo affondò sulla sua spalla, inebriandosi del profumo di cannella del piccolo. Chiuse gli occhi e sospirò. Domani avrebbe nuovamente avuto una facciata fredda agli occhi degli altri, sarebbe dovuto essere impassibile davanti alle loro morti. Sebbene questo pensiero gli fece passare mille brividi per la spina dorsale, si ordinò di non pensarci e strinse quel fragile corpicino di più a sè.                               ***** Levi aprò gli occhi e scorse fuori il cielo incupito della notte. Avevano dormito molto. Prese in considerazione di svegliare il ragazzo per mandarlo nella sua camera ma, dopo aver visto il suo viso finalmente sereno, il solo pensiero lo fece sentire in colpa e richiuse gli occhi. Istintivamente, quasi senza accorgersene, incroció le sue dita con quelle del ragazzo, e si addormentò nuovamente.                                ***** Quando riaprì gli occhi, questa volta era mattina. Armin stava ancora dormendo profondamente tra le sue braccia. Solo in un secondo momento il corvino si rese conto delle loro mani incrociate e, soprattutto, di quanto i loro visi fossero vicini. Questa volta si concesse, dopo venti anni, di arrossire - non riuscì neanche ad elaborare la situazione che era giá rosso come un peperone - e ringraziò che il ragazzino stesse ancora dormendo e non lo potesse vedere. Sentendo gli sbuffi dei respiri del biondo contro le sue labbra, il corvino le apri per cercare di respirare profondamente calmarsi. Dopo un'infinitá di tempo - per lui - passata tra una lezione di yoga mentale e l'osservare il viso dell'altro riuscì a calmarsi. Il biondo aprì gli occhi e quando quei occhi color cielo si incatenarono con i suoi il corvino sentì il cuore fare un sobbalzo. Si osservarono per un lasso di tempo, il respiro di uno contro le labbra dell'altro. Armin sorrise. "Buongiorno." sussurrò, per poi restare in silenzio. "Buongiorno, ragazzino." Levi cercò di riportare il suo viso la facciata fredda, non riuscendosi. Fece invece diverse facce buffe che fecero ridere di una risata cristallina il piccoletto. "Scusa, non dovevo ridere." Per un attimo, Armin si era ricordato che quello che aveva davanti era il suo Caporale, quello sempre indifferente a tutto e tutti. Levi non rispose e lo osservò mentre lentamente si staccava da lui, sbadigliando. Le mani incrociate si allontanarono pian piano e lui sentì un vuoto. "Dobbiamo andare a fare colazione." Per un secondo, per lui, sembrò una scusa, come per voler dire: "Non volevo staccarmi da te ma se non andassimo a fare colazione ci staccherebbero la testa."  ma, ovviamente, non lo era. Armin si alzò dal letto e Levi continuò ad osservarlo, in silenzio. "Che aspetta? Farebbe meglio a sbrigarsi, Caporale!" Dopo aver sentito questa frase, sentì un colpo al cuore, come se una freccia lo oltrepassasse, ma cercò di non darlo a vedere e si alzò. "Sì, sbrighiamoci." Levi gli prestò un cambio e si cambiarono velocemente. Poi si sedette sul letto, pensieroso. "Cosa fa? Dobbiamo andare, si sbriga!" "Io resto un attimo qui a rimuginare delle cose" rispose, accarezzando le lenzuola del materasso. "Va bene" Armin fece per uscire, quando si bloccó alla soglia. "Senti, Levi - permettimi un attimo di parlarti personalmente di nuovo..." Levi sbattè le palpebre e lo guardò mentre invece il biondo gli dava le spalle. Il piccolo prese il silenzio del Caporale come segno di assenso. "Quando sentirai un peso enorme sulle spalle, ricordati che non sei solo. Ricordati che io ci sono. Ricorda che i tuoi compagni ci sono. Ricorda che tutti siamo qui e ci fidiamo di te. Se cadi tu, cadiamo tutti. Quando ti sentirai come intrappolato tra delle mura, cerca di distruggerle. Noi ti aiuteremo. Ricordatene, Levi. Tu non sei solo, ci siamo noi al tuo fianco. Ci sono io. Ricorda queste parole quando ti sentirai crollare." E detto questo, il biondo se ne andò. Il Caporale affondò il viso tra le lenzuola, dove ancora c'era stampato il profumo di quel ragazzino, e chiuse gli occhi.                                ***** La colazione fu veloce e subito dopo Hanji e lui iniziarono a fare esperimenti su Eren. "Vai nel pozzo e prova a trasformarti. Almeno, se ci riuscirai, resterai bloccato." Fu un totale disastro. Eren si procurò diverso dolore, ma comunque non riusciva a trasformarsi. Ci riprovarono ancora e ancora, ma nulla. Il Caporale Levi sospirò e si allontanò. Non sapeva come fare, non aveva idee. Supponendo che il biondo avesse ragione con le sue ipotesi... il biondo, giusto. Colui con cui aveva passato una notte, colui che lo aveva fatto arrossire dopo venti anni, colui che gli aveva assicurato della sua presenza. Colui, Armin Arlert. Non riusciva a farlo ragionare, in quel momento. "Che cazzo fai?!" sentì un urlo provenire da un soldato e si girò. Eren si era trasformato. Una buona notizia, dopotutto, se non gli stessero puntando le armi addosso. Gli si avvicinò e lo scrutò con il suo sguardo impassibile. "Ragazzi, calmatevi." "Lui vuole ucciderci! Cosa gli è saltato in mente?! Trasformarsi senza permesso... Inaccettabile!" sbraitò uno, stringendo le armi. Eren, nel frattempo, cercò di staccare il braccio dal corpo del Titano. Hanji si avvicinò al braccio, invece, del Titano. "Che bello! Posso toccare Eren, vero?" "Ma-" "Ahia,scotta!" Dopo detto questo, Eren riuscì a staccare il braccio e quindi allontanarsi dal corpo del mezzo Titano. Così iniziò a bruciarsi. "Noo! Volevo dargli ancora un'occhiata!" si lamentò la ragazza, per poi aggiustarsi gli occhiali. "Ma che fai, Hanji?! Sei pazza!" "Forza, ragazzi, calmiamoci." sorrise la ragazza, guardandosi intorno. Notò un cucchiaio tra le dita del Titano ma non lo fece, per il momento, notare.                              ***** Hanji mostrò il cucchiaino ai suoi compagni. "Il cucchiaino non é nè bruciato nè ammaccato. Me lo sapete spiegare?" chiese agli altri, che restarono in silenzio. "Magari cercava di raccoglierlo!" rispose Armin, con gli occhi spalancati. "Esatto!" disse Hanji. Nel frattempo, il Caporale osservava silenziosamente il biondo, incantato dai suoi lineamenti. Non riusciva ancora a biascicare parola. "Adesso che ci penso, ogni volta che si è trasformato Eren aveva un obbiettivo: uccidere i Titani, proteggerci dal colpo di cannone, raccogliere un cucchiaio..." continuò e Levi sembró riprendersi. "Perciò Eren si può trasformare solo con un obbiettivo preciso nella sua mente, questo intendi?" "Esattamente!" rispose il biondo, e Levi ricordò le sue parole del giorno prima: "Non ci sará un motivo per la quale Eren non riesce più a trasformarsi? Magari ha bisogno di concentrarsi su qualcosa, mentre provoca ferite a lui stesso." Dopotutto, quel principino aveva ragione.              Note Ricordo che Levi/Rivaille ha ben 35 anni ( O.O ) E niente, questa coppia era da provare :3  Shonen-ai non pieno,ma spero vi sia piaciuto comunque ♡ Credo che ne farò un seguito... spero che, se ci sará, voi la seguiate! Alla prossima! [In più, se recensite, ne sarei davvero molto ma molto felice c:]
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: theheartinthehand