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Autore: Letizia25    17/08/2015    1 recensioni
«Com’è la vita?»
«La vita è bellissima già per il semplice fatto di esistere, per il fatto di poter dire: “Sono parte di qualcosa di meraviglioso”. Perché la vita è bellissima, nonostante tutti i problemi che possano presentarsi durante il cammino. La vita è un continuo cadere e rialzarsi, a volte da soli, a volte grazie agli altri. La vita è colore, è quell’unico arcobaleno che, qualche volta, comprende anche il nero. La vita è scoprire, emozionarsi, piangere, ridere, soffrire. La vita è originalità, è unica. La vita è pazzia pura.»
*
«Ti prego Ashton, insegnami a vivere!»
«Ma non so come si fa.»
«Allora lo capiremo insieme.»
*
Il destino si divertirà a far incontrare due mondi apparentemente diversi, ma accomunati da tante, troppe cose. Due ragazzi si si ritroveranno a lottare insieme contro qualcosa che all’apparenza sembra impossibile da affrontare. Ma poi l'amore si mette in mette in mezzo.
E sarà proprio l’amore ad aiutarli a superare qualsiasi cosa, insieme.
*
Una storia che parla di quanto sia importante vivere al massimo ogni singolo giorno che ci è dato da vivere, perché la vita è una sola e non va sprecata, mai.
*
Trailer: http://youtu.be/1rNyxp_yUAI
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sto scrivendo una storia a 4 mani con Nameless_Sam, una mia amica :).
Si chiama Can you keep me safe tonight? e la trovate sul suo profilo.
Se avete voglia di andare a leggere e farci sapere cosa ne pensate, ci fareste felicissime, sul serio!
Vi lascio il link del trailer (https://www.youtube.com/watch?v=6SIgzZVoKfs) e della storia (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3192273&i=1). 
Buona lettura!


23.
Sfumature
 
 

Ormai anche giugno era arrivato a Sydney, portando con sé il freddo dell’inverno e l’inizio delle vacanze.
Erano sei mesi ormai che Ashton e Kay stavano insieme. E ad entrambi sembrava ancora di star vivendo un sogno, bellissimo, unico; un sogno a cui non avevano mai pensato concretamente ma che avevano accettato a cuore aperto non appena era arrivato nelle loro vite, sconvolgendole, cambiandole totalmente, in un modo che mai avrebbero immaginato.
Sei mesi che si erano rivelati i migliori di tutta la loro vita. Perché ad entrambi sembrava quasi che, prima di conoscere l’altro, non avessero mai vissuto davvero, non si fossero mai sentiti vivi come lo erano adesso, condividendo ogni cosa con la persona più importante di tutte. Giorno dopo giorno diventavano più intimi; si conoscevano sempre meglio e si accorgevano di particolari nuovi che li lasciavano sempre sorpresi, come se non bastasse una vita intera per conoscere ogni singola parte della persona con cui si decide di stare.
I primi mesi erano stati quelli più difficili di tutti, soprattutto perché entrambi non si erano mai innamorati davvero e non avevano la benché minima idea di come diversi comportare, di cosa dover parlare, di cosa dover far attenzione. E di silenzi lunghi ed imbarazzanti tra di loro ce n'erano stati davvero tanti, così tanti che gli erano serviti da lezione. Perché avevano capito che non serviva a niente farsi mille e mille problemi e che non avrebbero risolto mai niente preoccupandosi di come il loro rapporto sarebbe cambiato, dato che – a conti fatti – tra Ashton e Kay non era cambiato assolutamente niente. Semplicemente, quel sentimento che lentamente era nato e cresciuto dentro di loro alla fine era venuto fuori, con quella forza dirompente che aveva catturato entrambi, senza dar loro la possibilità di opporsi.
Ogni giorno era sempre più bello di quello precedente, ricco di quelle piccole cose che facevano sempre spuntare un sorriso e qualche volta pure piccole discussioni, che tuttavia non riuscivano a durare a lungo, soprattutto non quando uno «Scusa.», un abbraccio o un bacio riuscivano sempre a sistemare le cose.
Andava bene. Andava tutto bene. Persino il rapporto con i loro genitori era migliorato, era cresciuto.
Ashton con i suoi aveva finalmente conversazioni normali che duravano tantissimo e toccavano gli argomenti più disparati, lasciando sempre un sorriso sulle labbra. Anche perché i signori Irwin erano davvero felici che loro figlio e Kay stessero insieme. Adoravano la mora ed ogni volta che andava a trovare Ashton a casa era sempre una festa, perché pure Lauren e Harry si trovavano bene con la ragazza. Ed il riccio non avrebbe potuto chiedere nulla di più. Perché, finalmente, le cose avevano iniziato a girare nel verso giusto.
Kay con sua madre, invece, continuava ancora a faticare. Perché ci vuole tempo per costruire un rapporto tra due persone, soprattutto quando una delle due manca per quasi tredici anni. Quegli stessi tredici anni che non sarebbero mai tornati indietro, tempo ormai perso per entrambe. Eppure, nonostante gli anni che le avevano tenute divise e nonostante il dolore di quella mancanza che probabilmente Grace non avrebbe mai superato, lentamente madre e figlia si stavano riavvicinando. Alcuni atteggiamenti erano così spontanei che facevano pensare in un recupero molto veloce; però i lunghi momenti di silenzio non mancavano, quel silenzio sordo, pesante, che nessuna delle due era in grado di mandar via, per lo meno non ancora, non da sole.
La ragazza non era arrabbiata con sua madre, come molti si sarebbero aspettati. Non era arrabbiata prima di tutto perché non la conosceva davvero e non era la persona adatta per giudicare le sue scelte. E poi perché, se fosse stata al suo posto, sapeva che avrebbe fatto esattamente la stessa cosa, pur di aiutare sua figlia a vivere una vita migliore, lontano dal dolore.
Né Kay né Grace avevano intenzione di affrettare le cose. Avevano imparato sulla propria pelle cosa volesse dire dare tempo al tempo. Stavano prendendo le cose con calma e con pazienza, com’era giusto che fosse. Si stavano riscoprendo lentamente, un passo alla volta. Era un cammino lento, stancante, così pieno di alti e bassi che spesso sembrava impossibile andare avanti. Però ce la stavano facendo, Grace e Kay, insieme, come quella famiglia che lentamente tornavano ad essere.
Una famiglia a cui ogni tanto si aggiungeva pure Ashton, con cui Grace aveva istaurato un bellissimo rapporto. Non si parlavano spesso, ma le poche volte che accadeva – quando lui aveva tempo ed accompagnava Kay dalla madre – si ritrovavano tutti e tre a chiacchierare per ore. Si ringraziavano tacitamente a vicenda; lui la ringraziava per aver messo al mondo una persona bellissima come Kay, lei lo ringraziava per aver donato a sua figlia quella felicità che le era sempre mancata.
E pure Kay aveva un ottimo rapporto con i genitori del riccio – e pure con i piccoli di casa Irwin. Certo, il suo imbarazzo ancora non era del tutto andato via, però si trovava davvero molto bene con loro. Ed ogni volta che stava con loro capiva da chi Ashton avesse preso la sua gentilezza smisurata ed il suo cuore immenso.
 
Quel pomeriggio, Ashton e Kay erano comodamente seduti sui morbidi divani del soggiorno di Grace da qualche minuto, quando quest’ultima si ripresentò dalla cucina – dove era andata subito poco dopo l’arrivo dei ragazzi – con un piccolo vassoio in mano, su cui facevano la loro figura un bricco pieno di cioccolata calda ed un dolce dall’aspetto delizioso.
«Hai fatto la torta alle mele.» constatò Kay con un sorriso, non appena percepì quell’odore che riusciva a riconoscere subito. Dopotutto, quello era il suo dolce preferito.
Grace annuì sorridente e servì a tutti e tre quel piccolo spuntino improvvisato.
«Giusto per scaldarci un po’.» asserì divertita, facendo ridere i due ragazzi. In fondo, aveva ragione; quel giorno le temperature erano davvero basse, sembrava di essere già in pieno invero e non al suo inizio. Per questo Ashton non perse tempo e beve quella bevanda deliziosa, che lo fece rabbrividire un po’. Aveva davvero freddo, ed era grato a Grace per aver pensato a quella piccolezza che sia lui – che Kay – avevano gradito ed apprezzato con tutto il cuore. Perché con quella donna era sempre così: faceva sentire benvenuto chiunque mettesse piede in casa sua, anche solo per un minuto. E tutti e tre sapevano che quel cambiamento in positivo, quel ritorno alle vecchie abitudini prima che tutto cambiasse, era dovuto al fatto che madre e figlia stessero lentamente recuperando il tempo perduto.
«Avrei una proposta da farvi.» chiese ad un tratto Grace, interrompendo quel poco di gradevole silenzio che era calato tra loro. Perché erano mesi che aveva in mente un’idea, ma prima di allora non si era mai soffermata a pensare a quanto divertente sarebbe potuta essere se messa in atto sul serio. Divertente e bellissima, piena di risate e di gioia. O almeno, la donna sperava che lo fosse. Perché ci teneva tanto e sapeva che - molto probabilmente – un’occasione simile a sua figlia avrebbe fatto piacere
«Di che si tratta?» chiese subito Ashton, senza tener a freno la sua curiosità che fece sorridere le altre due.
Kay invece non rispose. Era concentrata a capire che cosa avesse pensato sua madre tanto da arrivare a parlarne addirittura con loro. Era curiosa, anzi, curiosissima. Ma non lo avrebbe mai ammesso. O almeno non in quel momento. Perché in fondo era ancora presto per prendersi determinate liberta, per come la vedeva lei.
«Da un po’ di tempo stavo pensando che alcune stanze al piano di sopra avrebbero bisogno di una mano di vernice. Quindi… Vi andrebbe di darmi una mano?»
«A dipingere casa tua?» chiese stavolta Kay, non riuscendo a capire il comportamento della madre. «Ci sono gli imbianchini che lo fanno di mestiere.»
Grace sorrise. Sapeva che la figlia avrebbe risposto in quel modo. Dopotutto, era anche figlia di suo padre.
«Lo so, ma farli venire in casa costa molto ed io non posso permettermelo.» spiegò allora, sincera. «Se volete, potete invitare anche gli altri e lavorare tutti insieme.»
Ashton avrebbe voluto accettare subito quella proposta. Gli sembrava un’ottima idea per passare tutti un po’ di tempo insieme come non capitava da un po’; non sarebbe stato male. Allora si voltò verso la mora, ma l’espressione che la ragazza aveva sul volto lo fece preoccupare, e neppure poco. Kay infatti era scettica, non si fidava. Cercava di dare un nome a quella strana sensazione che le si era piazzata nel cuore alla proposta della madre. Come avrebbe dovuto comportarsi? Che cosa avrebbe dovuto fare e dire agli altri?
«Sarà un’occasione come un’altra per divertirvi e per portare un po’ di gioventù qua dentro.» proseguì Grace sorridendo allegra. «In fondo, a nessuno piace stare da solo sul serio.»
Quella risposta, bastò per aiutare la ragazza a prendere una decisione, mentre con la mano accarezzava delicatamente quella di Ashton, che già con quel gesto aveva capito che cosa sarebbe successo di lì a poco.
 
«Caspita, non mi ricordavo quanto fosse grande questo posto!» esclamò Calum, non appena tutto il gruppo mise piede in casa di Grace dopo che Kay aveva fatto loro la proposta di lavorare lì la settimana prima.
Il moro era stato lì così tante volte da piccolo. Poi però le circostanze glielo avevano impedito. E adesso eccolo lì, Calum Hood, a cercare qualsiasi cosa, anche la più piccola, che lo aiutasse a ricordare anche solo un piccolo particolare della sua infanzia passata con sua cugina. E qualcosa alla mente tornava, ma era così frammentato che il ragazzo non sapeva da che parte cominciare.
«Mi era mancato, venire qui.» ammise, semplicemente, mentre passava lentamente la punta delle dita sul muro, con gli occhi scuri che non riuscivano a staccarsi da quelli di Kay. Perché fa sempre uno strano effetto tornare dopo tanto tempo in posti dove si aveva riposto gran parte del proprio cuore. E per Calum, quella casa aveva un posto tutto speciale dentro di lui.
«Anche a me era mancato tutto questo.» asserì Kay sorridendogli ed abbracciandolo forte. Gli voleva bene, gli voleva bene davvero. Ed in quegli ultimi mesi si era davvero resa conto di quanto importante fosse stato nella sua vita prima che Ashton comparisse. Era stato la sua ancora per tante di quelle volte che lei ormai aveva perso il conto da tempo. E non poteva fare altro se non ringraziarlo, con tutto il cuore, per esserci sempre stato, per non averla mai abbandonata, per esser stato quella famiglia che aveva perso nella frazione di un secondo.
«Benvenuti, ragazzi!» la voce di Grace fece sobbalzare un poco tutti i presenti, non appena la donne entrò in salotto per salutare gli ospiti. Ed i ragazzi per poco non rimasero senza parole. Perché pure loro si ricordavano della madre di Kay; in fondo avevano spesso trascorso lì la loro infanzia. Solo che… Ritrovarsi tutti insieme così, dopo così tanto tempo, era… Sorprendente.
«Ciao Grace.» le disse Tara sorridendo e si avvicinò alla donna per salutarla con un lieve abbraccio. 
«Ti troviamo bene.» proseguì Elen, che non perse tempo e si aggiunse a quel piccolo gesto di affetto. 
«Ci sei mancata davvero tanto.» concluse Nathalie, che si limitò ad accarezzarle affettuosamente una spalla.
Grace le osservò a lungo, una per una, con gli occhi lucidi, ormai prossimo al pianto, a causa quella sorpresa, di quel semplice gesto a cui non avrebbe mai pensato di poter ricevere dopo tutti quegli anni. 
Si limitò a stringerle debolmente, le braccia tremanti ed il corpo che cercava a tutti i costi di trattenere le lacrime. Era felice, davvero. E non riusciva proprio a spiegarsi il perché. 
Non appena le ragazze le lasciarono un po' di spazio, pure i ragazzi si fecero avanti; Ashton, che come al solito la salutò con un veloce bacio sulla guancia, prima di lasciare che gli altri si facessero avanti. 
Luke e Michael si avvicinarono timidi; avevano troppa paura di fare anche solo il minimo passo falso. Erano anni che non parlavano con la madre della loro migliore amica - per quell'avvenimento che tutti loro conoscevano e che avevano capito fosse anche la causa del comportamento freddo e scostante di Kay, un comportamento che finalmente era cambiato, tornando quello di un tempo. Semplicemente le sorrisero, con lo sguardo un poco basso. 
«Ciao Grace.» la salutarono a voce bassa, facendola sorridere intenerita. 
«Ragazzi, come siete cresciuti!» commentò, felice di vederli tutti in buona salute e cambiati, pronti per entrare nella difficile vita degli adulti. Tutti risero divertiti.
Poi fu il turno di Calum. E non appena i loro occhi si incontrarono, zia e nipote non riuscirono a trattenere le lacrime. Lacrime di gioia, di sorpresa, di nostalgia. Lacrime che dimostrarono ad entrambi che l'affetto che li legava in passato non era svanito. Non si dissero niente. Semplicemente, si abbracciarono forte, a lungo, increduli di vedere l'altro stare così bene. Soprattutto Calum, che aveva avuto paura di non ritrovare la zia a cui era tanto affezionato. 
E mente pezzi di passato tornavano ad unirsi, vite tornavano ad intrecciarsi le une alle altre, Kay rimase in un angolo, senza parole, basita, sorpresa dal gesto dei suoi amici verso sua madre. Rimase in silenzio, con il cuore gonfio di gioia, di nostalgia, di incredulità davanti a quello spettacolo che la vita le aveva appena mostrato. Perché quando l'amore si incontra in un solo posto, la vita si mostra in tutta la sua bellezza. 
«Ehi, amore.» la richiamò Ashton, il sorriso sulle labbra e le braccia che andarono a stringere delicatamente il corpo della ragazza. Perché il riccio aveva la netta sensazione che la mora non avrebbe resistito da sola ulteriormente. Era troppo per lei. Lo sarebbe stato in ogni caso, perché era ancora troppo presto. 
«Voi siete pazzi.» asserì la ragazza guardando il riccio con gli occhi lucidi e arrossati, mentre grosse lacrime le scendevano lentamente sulle guance, bruciando. Piangeva, Kay, perché sapeva che i ragazzi non avevano la benché minima idea di quanto quel loro gesto avrebbe fatto piacere a Grace. E Kay non poteva non ringraziare il cielo per averle dato degli amici meravigliosi come loro. 
Ashton le sorrise e le diede un lieve bacio sulle labbra, mentre con le mani si intrufolò sotto la felpa della mora, accarezzandone la pelle tiepida or presa dai brividi a causa delle sue mani lievemente più fredde per via della stagione in cui si trovavano. Kay si lasciò accarezzare per un po', beandosi di quel calore tiepido che dal cuore riusciva a scaldarle ogni cellula. 
Poi si divisero. E non appena gli occhi scuri della mora incontrarono quelli chiari della madre, entrambe si sorrisero. Perché sapevano troppo bene quanto gradito fosse stato quell'incontro. 
«Le stanze da sistemare sono al piano di sopra. I mobili sono già stati sposati e...»
«Mamma, non hai il turno di pomeriggio oggi?» domandò Kay ad un tratto, ricordandosi dei turni che la madre aveva ripreso a fare alla casa di riposo in fondo alla via, dove aveva sempre lavorato. 
A quella domanda, Grace sgranò gli occhi e corse in corridoio per mettersi il cappotto indosso. 
«Me n'ero completamente dimenticata.» ammise sorridendo e con gli occhi ancora un poco lucidi. «Quando finite, basta che chiudiate la porta.»
Kay le sorrise e la donna si avviò, lasciando che in casa piombasse un silenzio quasi tombale, carico di così tante parole che non sarebbe bastata una giornata intera per dirle tutte. 
La mora si voltò verso i suoi amici e sorrise felice, prima di ripetere quel «Siete tutti matti!» che li fece ridere di cuore.
«Non puoi dire che non ti vogliamo bene.» le disse Tara, facendole l'occhiolino e facendola annuire.
«Venite su. Abbiamo delle stanze da imbiancare.» li incitò allora Ashton, che non stava più nella pelle all'idea di cominciare quel lavoro tutti insieme. 
Gli altri lo seguirono su per le scale, mente Kay e Calum rimasero ultimi. 
Si guardarono negli occhi per la frazione di un secondo. Poi si abbracciarono, e si strinsero forte, quasi a volersi dimostrare a vicenda che tutto quello che stava accadendo era reale e non solo più un sogno che sembrava impossibile, irrealizzabile. 
«Ti voglio bene, Cal.»
«Ti voglio bene anch'io, Kay.»
 
E da quel pomeriggio i giorni di vacanza passarono e finirono. I ragazzi lavorarono insieme più tempo possibile per dare un po' di colore a quelle pareti tinte di un bianco spento e ormai vecchio, che mostrava senza ombra di dubbio i segni del tempo, della malinconia di Grace, della tristezza che aveva vissuto in quella casa per troppo a lungo.
Ogni giorno era diverso da quello precedente. Si divertivano, ridevano, scherzavano; a volte invece restavano in un religioso silenzio, che tuttavia non riusciva mai a durare a lungo, sempre spezzato dalle battute più strambe che riuscivano a tirar fuori. Sicuramente non erano mancate le discussioni - alcune addirittura spesso pesanti - che fortunatamente si risolvevano entro fine giornata. 
Ogni giorno era fatto di una sfumatura diversa di colore. Sfumature portate proprio da loro e dai loro sentimenti, dalle loro emozioni. Era un continuo arcobaleno in mutamento, che sembrava non aver mai una fine, quasi volesse dimostrare quante facce la vita possa avere e presentare. 
Ed era bello. Era bello vedere tutte quelle sfumature mischiarsi, unirsi, creando sempre qualcosa di nuovo; sfumature che Kay amava più di ogni altra cosa al mondo e che – neppure lei sapeva come – riproduceva nei disegni che faceva sulle pareti dipinte di colori accesi. 
Dipingeva la vita, o almeno umilmente ci provava. Proprio come le aveva insegnato suo padre. Proprio come lui amava fare. Proprio come amava fare anche lei.






Letizia
Ciao a tutti! Dai dai, che qui le cose tra tutti stanno andando davvero bene! E sinceramente non potrei chiedere niente di meglio per questi personaggi, che finalmente possono vedere la loro vita con il sorriso ;).
Grazie per ogni cosa e scusate se non mi trattengo, ma la batteria del mio PC è al limite :/.
Grazie ancora per tutto, vi voglio davvero troppo bene! <3
Un bacione, Letizia <3

 
   
 
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