Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil
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Autore: Laly_94    17/08/2015    1 recensioni
I Pierce The Veil non sono più una band da cinque anni ormai, e Vic ogni giorno si fa strada nella sua vita con il peso del senso di colpa sulle sue spalle, la sua vita gli fa schifo e vorrebbe aver lottato ai tempi.
Lila è una ragazza normale, bassa e banale, arrabbiata e in cerca di vendetta, ha una forza e una potenza che superano ogni limite.
L'incontro può solo scatenare un uragano.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vic Fuentes
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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4 – She Had A Beautiful Heart That You Shattered Like Glass

Passò velocemente il sabato sera di Vic, e anche la domenica, e, malgrado le ricerche non trovarono la ragazzina, certo avevano davvero poco, quasi niente, ma se Mike ci credeva e voleva aiutarlo allora anche lui ci avrebbe dato dentro.
Erano stati ore a osservare le telecamere di sicurezza del negozio, avevano esaminato anche quelle esterne per capire dove si dirigeva, ma erano sempre a un punto morto.
Però non aveva ancora perso le speranze, il lunedì arrivò velocemente portando una bella pioggia estiva, due in due settimane era un record!
A Lila piaceva molto la pioggia, per quello, quando poteva camminava apposta di prendere la macchina.
Quel giorno era obbligata a tornare a lavoro, sua nonna era ancora in coma, non dava cenno di svegliarsi, e lei non poteva stare tutto il tempo lì, doveva guadagnarsi la vita no?
Sarebbe andata dopo il lavoro e sarebbe rimasta tutto il pomeriggio, l’infermiera aveva detto che i medici le volevano parlare, quindi sarebbe andata lì, e avrebbe sentito il parere dei medici.
Però ora doveva lavorare, aveva preso servizio da pochi minuti quando incontrò qualcuno.
Non c’era molto lavoro alla cassa, due casse aperte erano tante, figurarsi tre!
Così era andata a rilevare i prezzi, si era piegata per rivelare il prezzo degli spaghetti quando un ragazzo le cadde addosso, letteralmente.
Probabilmente era inciampato e lei essendo piegata se lo era ritrovato sopra, quando aprì gli occhi e scoprì chi era le venne automatico dire: -ma che diavolo di problemi avete tu e tuo fratello?!-
Lui si alzò con fatica aiutandola ad alzarsi, ma appenala vide bene si bloccò e la squadrò, poi la sua faccia si tramutò in qualcosa di diverso, sembrava che avesse trovato la scatola di Pandora.
-tu conosci mio fratello?- chiese.
Lei non sapeva che rispondere, in più non aveva tempo da perdere.
-scusa, ti ho scambiato per un’altra persona.- disse, si stava allontanando quando lui esclamò il suo nome.
-Lila!- disse nel mezzo del corridoio, come diavolo… ah sì! Il diavolo di cartellino con il nome!
Lei si bloccò, sentire il suo nome uscire da quella bocca era qualcosa di meraviglioso, quante volte lo aveva sognato?
Le mani iniziarono a tremare, infatti si voltò verso di lui e le nascose dietro alla schiena come se nulla fosse.
-dimmi.- disse lei tentando di sembrare tranquilla.
-non ti avevo mai visto qui!-
-ci lavoro da un anno… neanche io ho mai visto te!-
-ci credo! Sono sempre in magazzino!-
Lei annuì segnandosi mentalmente di non passare mai dal magazzino.
-beh Lila… io devo continuare a lavorare…-
-anche io!- disse lei allontanandosi.
-non siamo tutti dei falliti!- continuò lei poi a bassa voce, non abbastanza bassa però perché lui la sentì, e sorrise scuotendo la testa.
Doveva tornare a casa, doveva avvisare suo fratello che gli voleva parlare, doveva raccontargli quello che sapeva, aveva scoperto più lui in un minuto e mezzo che suo fratello in due giorni, quello lo fece ridere.
E scoppiò a ridere, al che una signora che passava di lì lo guardò strano, ma a lui non importava, avrebbe fatto felice suo fratello.
Vic intanto si stava annoiando, il lunedì mattina non lavorava, questo di solito lo faceva dormire ma no, era sveglio ormai da ore, sdraiato nel letto a osservare il soffitto, non pensava a niente in particolare, sapeva che si doveva alzare, che si doveva fare una doccia che doveva preparare il pranzo e che poi doveva andare a lavorare, però non aveva voglia di fare niente di tutto quello.
Non aveva voglia di alzarsi e di camminare sulle sue gambe, non aveva voglia di preparare il pranzo perché tanto l’avrebbe bruciato, non aveva voglia di fare la doccia perché l’acqua sarebbe scesa o troppo fredda o troppo calda, in realtà non pensava neanche che le sue gambe avrebbero retto il peso del suo corpo.
Rimase ore e ore nel letto a pensare a tutto e a niente, e quando si fece quasi mezzogiorno decise di alzarsi perché suo fratello doveva pur mangiare!
Alzandosi prese il telefono sul comodino e si diresse in cucina, iniziò col preparare l’acqua per la pasta e tirò fuori un sugo precotto dal mobile, poi si sedette al tavolo e sbloccò il telefono, aveva un solo messaggio, da suo fratello, lo aprì e lo lesse.
Vic ho qualcosa da dirti, fatti trovare pronto,
lavato e pulito che ti porto in un posto…
P.S. arrivo a casa un po’ tardi.
Vic lasciò cadere la testa sul tavolo attento a non farsi male, e rimase così per un po’.
Anche il peso che gravava sul suo collo era troppo, e non perché fosse intelligente, anzi, tutto il contrario!
Riuscì a cucinare una pasta appena mangiabile entro le 12.30, appena mangiabile perché nel frattempo era andato a farsi una doccia veloce e la pasta aveva fatto in tempo a scuocersi, era tanto che non si era disintegrata!
Suo fratello arrivò proprio quando stava tentando di rimediare al danno che aveva fatto.
-fratellino ho una grande notizia da darti!-
-okay, ma prima mangiamo!- disse Vic porgendogli il piatto con la pasta.
Mike afferrò il piatto e lo appoggiò nel lavandino, poi prese il fratello sotto braccio e lo trascinò all’uscita, si beccò un bel vaffanculo! Pensare che si era alzato solo per fargli da mangiare!
-ti porto fuori a mangiare sciocchino!- disse Mike mentre lui si metteva le scarpe…
-sciocchino?- chiese Vic alquanto sorpreso, suo fratello era educato così poche volte che quasi sembrava impossibile che quella parola fosse uscita proprio dalla sua bocca.
Arrivati al mcdonald’s entrarono e ordinarono, quando furono al tavolo Vic non fece a meno di pensare che magari avrebbero potuto godersi un pasto più salutare, ma i soldi erano quello che erano, al massimo potevano permettersi una pizza, niente di più, ma trovare una pizzeria buona in quel posto era come infilare una mano nel culo di una gallina sperando di trovarci un uovo d’oro.
-allora… tutto questo mistero per…?- chiese Vic, ormai era assalito dalla curiosità, anche se non lo dava a vedere…
-ho trovato la tua donna!- disse Mike infilandosi una patatina in bocca tutto eccitato.
Vic credeva di non aver capito bene, all’improvviso però, la sua testa non era più un peso, si sentiva… leggero.
-come hai fatto se eri a lavoro?-
-stavo sistemando una cosa che si erano dimenticati di portare in reparto dal magazzino, e una commessa era piegata con il rilevatore e io ci sono caduto sopra e… era lei!-
-ci sei caduto sopra?-
-ma tu solo questo hai sentito? Sveglia! Ho trovato la tua Lila!-
-si… si chiama Lila?- chiese, e il fratello annuì addentando il panino.
Continuava a non avere fame, infatti non aveva ancora toccato cibo, stava tentando di elaborare quello che gli era stato detto.
-eh… cosa le hai detto?-
Mike spiegò dall’inizio alla fine quello che era accaduto, raccontò tutto nei dettagli e quando Vic sentì le ultime parole del fratello rimase pietrificato, manco ci fosse Medusa che gli sventolava in faccia i suoi serpentelli.
-lei… lei mi odia… ecco perché.- quella consapevolezza gli fece salire la nausea.
Solo pochi anni prima le aveva detto che era una fallita, e quello era solo il minimo!
Cazzo, si ricordava quel giorno come se fosse successo solo poco prima invece… dopo cinque anni…

Flashback
Vic aveva bevuto un po’ troppo quella sera, e non avrebbe dovuto, sapeva di avere sempre le fotocamere attaccate al culo e ne aveva abbastanza, fu quello forse che scatenò una rabbia ceca nel suo corpo.
Bastò poco, una spinta da parte di un fotografo, l’alcool, gli diede alla testa, strappò la macchina fotografica dalle mani di quell’uomo e la scaraventò atterra con talmente tanta forza che i pezzi volarono dappertutto, non avendone abbastanza però si avvicinò di più all’uomo.
Era basso Vic rispetto all’uomo, ma era più forte e molto più arrabbiato.
Un pugno alla mascella ben assestato e lo mise fuori combattimento quando l’uomo era atterra gli scaraventò anche un calcio nelle parti intime, lasciandolo steso per un bel po’, arrivò la polizia, l’ambulanza, e altri paparazzi e giornalisti, tutti a inquadrarlo a fotografarlo a parlare di lui.
L’agente di polizia lo ammanettò e lui non fece opposizione, prima di salire sulla volante però si fermò davanti a una videocamera, il cameraman stava registrando, erano in diretta su chissà quale canale nazionale.
-tutti voi! Siete delle merde! Mi fate schifo e la vita fa schifo! Non c’è niente di bello quindi… ammazzatevi! Anche quei caproni arrapati che ci seguono! Siete tutti dei falliti! Meritate di soffrire e anche di morire!-
Fine flashback

Dopo quell’episodio era rimasto sei mesi in una casa psichiatrica perché pensavano fosse pazzo, i Pierce the Veil erano morti e... va beh il resto non è necessario raccontarlo.
Aveva fatto male inconsciamente a così tante persone!
-Vic ci sei?- chiese Mike sventolandogli la mano davanti agli occhi.
-sì, scusa… stavo… pensando… dicevi?-
-dicevo che so dove abita! L’ho seguita! Possiamo andare a trovarla, o aspettare che esce e…- Vic lo bloccò subito.
-no, non lo faremo, non lo farò.- si alzò e si diresse verso l’uscita.
-ma dove vai?- gli urlò dietro il fratello.
-a fare quattro passi! Devo lavorare e poi… ci vediamo a casa.- rispose tranquillo, uscì da quel posto e prese la via più breve per il negozio.

Lila era arrivata da poco in ospedale quando l’infermiera e un dottore entrarono nella stanza e la fecero uscire per il controllo, pochi minuti dopo furono fuori entrambi, il dottore le si avvicinò.
-salve signorina, devo finire il giro di visite e so che lei è molto impegnata, ma conto di vederla oggi alle sedici nel mio ufficio in fondo al corridoio.-
Lei annuì e il dottore si allontanò, guardò l’orologio, erano solo le tre, chissà cosa le avrebbe detto, chissà cosa sarebbe successo.
Mentre era seduta vicino alla nonna pensava agli eventi di quei giorni, in soli quattro giorni la sua vita era cambiata talmente tanto che sembrava la vita di qualcun altro.
Quando però ripensò a Mike Fuentes che aveva appena incontrato e aveva scoperto che lavorava nel suo stesso posto non poté fare a meno di pensare a suo fratello e al fatto che due giorni prima si dovevano vedere a pranzo, con tutto quello che le era successo se ne era anche dimenticata!
E ora lui la odiava, non che le importasse qualcosa.
Quel flusso di pensieri la portarono velocemente alle quattro, quando il dottore la fece accomodare nel suo ufficio le mani iniziarono a tremare, era pronta al peggio.
-signorina, abbiamo fatto delle visite a sua nonna e sono spiacente di comunicarle che non sono andate bene, non riscontriamo più nessuna attività cerebrale e… attualmente è in vita solo perché è attaccata alla macchina.- elaborò subito tutto quello che il dottore le disse, e la reazione fu pronta.
-non ci sono più possibilità che si svegli, giusto?- chiese tentando di sembrare tranquilla.
-come le ho già detto sua nonna non ha attività cerebrale, è clinicamente morta, e come parente più prossima deve decidere lei cosa fare.- disse il medico porgendole davanti delle carte.
-non deve farlo subito, legga bene quello che c’è scritto e faccia quello che si sente.-
Lei afferrò le carte e iniziò a leggere lì, davanti al dottore che le aveva dato la notizia che le stava per cambiare la vita per sempre.
  
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